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De Belli...

Ultimo Aggiornamento: 17/04/2008 20:46
24/02/2006 23:34
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Inserite quì i resoconti delle vostre campagne, descrivendo le battaglie e tutto il resto...comincio io...

Postate qua tutti i racconti delle vostre campagne preferite...comincio io:

La conquista delle due gallie (Cisalpina e Transalpina)

Anno 254 a.C.
Gli stendardi con l'aquila romana si issavano da una parte all'altra del mediterraneo, e gli sconfitti cartaginesi si apprestavano, per quanto pattuito, ad abbandonare le isole del mediterraneo, la prima guerra punica era finita...e roma era vittoriosa!
Ma la pace non era destinata a durare, dopo 10 anni di logorante guerra le casse dello stato piangevano e a nord i galli si stavano rendendo conto della difficile situazione in cui si trovava la città eterna e preparavano un attacco.
Nell'estate 250 a.C. i Galli si decisero, ed un'armata di 1200 uomini assediarono la debole città di arretium, che all'interno contava 160 astati e 80 principi, comandati dal prode Lucius Aemilius.
I Galli attaccarono e dopo un'accanita resistenza la città cadde in mano barbara.
Nel frattempo le spie romane visualizzarono nei pressi di aquileia 3500 Galli in avvicinamento, la sconfitta pareva ormai certa.
I pochi veterani rimasti della guerra cartaginesi si apprestarono a tornare in patria, mentre i galli espugnarono la praticamente sguarnita arminium.
Nel frattempo una piccola legione di 600 uomini giungeva dal sud italia a Roma, mentre i veterani erano sbarcati vicino a genua comandati da Marcus Laevinius, un ottimo comandante precedentemente distintosi in azioni militari, e riuscirono a fermare un avanzata di 1400 galli, ma con molte perdite che ridussero i veterani a 96 soldati.
La vittoria concesse una tregua di 3 turni senza attacchi, e una legione di 800 soldati si riunì sotto il comando di Placus Aemilius, un giovane comandante genio Militare e competente di strategia.
La legione si mise in marcia ed incontrò subito 3 armate per un totale di 3400 galli.
La battaglia si svolse nei pressi della pianura dell'etruria, la legione si schierò sulle tre linee, con 2 unità di equiti, per evitare l'accerchiamento, i galli li attaccarono da tre lati, i romani vedendosi chiusi in una morsa disposero gli astati davanti, la doppia linea di principi ai fianchi e i triari alle spalle chiudendo il cerchio, mentre la cavalleria e i veliti si disposero all’interno.
La battaglia cominciò, i galli si lanciarono sulla formazione, il terreno tremò sotto i loro piedi mentre come un’onda si infrangevano sullo scoglio, rappresentato dai romani, che animati dalla voce del generale resistevano al facile desiderio di abbandonare la posizione e salvarsi nella foresta poco più distante.
Passarono all’incirca 10 minuti e i galli erano stremati, mentre le file romane si andavano sempre più assottigliando, ma nelle file dei barbari la convinzione dell’imbattibilità del nemico si diffondeva, causando non poco panico.
Placus comprese quanto la situazione fosse caotica per i nemici, e decise di liberare la cavalleria sui lati, dove le sue file erano più forti, la mossa fece dilagare il panico nelle file nemiche che iniziarono una fuga sfrenata, allora i principi, liberati dal nemico che in fuga veniva massacrato dalla cavalleria, accerchiarono la restante formazione, mandando in rotta tutto l’esercito…era fatta!
L’indomani la notizia venne portata in senato, dove i senatori accolsero benevolmente la vittoria riportata dal console, che ben conscio della momentanea incertezza del nemico marciava su arretium…per riconquistarla.
Sei mesi dopo arretium venne conquistata dalle aquile romane, che inflissero un duro colpo ai galli, che avevano cominciato a tramandare storie sull’imbattibilità del generale, giudicandolo un flagello inviato dagli dei.
Dopo la presa di arretium i legionari effettivi che potevano partire erano unicamente 450, un esercito insufficiente per contrastare la immensa offensiva gallica che si stava scatenando, quattro eserciti marciavano contro roma, e il tempo stingeva,
Grazie ai soldi derivati dalla vendita degli schiavi barbari catturati nelle due battaglie il senato riuscì a far giungere 160 astati, 80 principi, 80 triari e 54 equiti, per un totale di 374 soldati.
Si misero in marcia 800 soldati circa, e incontrarono ben 5000 Galli su un’ altura nei pressi di arreretium, nella battagli più importante del secolo.
I Galli erano guidati da Beleno, il loro signore della guerra, un veterano capace di infondere una immensa fiducia nei suoi sudditi.
I romani si intimorivano vedendo quell’orda, simile ad uno sciame d’api avvicinarsi, con velocità immensa, li avrebbero fronteggiati al calar delle tenebre.
Placus sapeva che doveva puntare sul fatto che i galli erano enormemente intimoriti dalla sua persona, che sarebbe servita per dare il colpo di grazia al vacillante morale, ma la situazione era tutt’altro che facile.
Il generale dispose le sue unità a mezzaluna, con astati al centro, principi ai lati degli astati e i triari agli estremi, tenendo due reggimenti, uno di astati e uno di principi, dietro le linee per opporsi ad un accerchiamento, inoltre dispose 108 cavalieri e 76 principi in una foresta ai lati del campo.
La battaglia era cominciata…i Galli si riversarono sullo schieramento, che vacillava come un’anfora d’acqua durante un terremoto.
Passarono 5 minuti e i legionari sembravano cedere, ma placus montò a cavallo issando la spada che al cielo brillava, come benedetta dagli dei, e con la mano sinistra impugnò il corno, e suonandolo fragorosamente rinvigorì le sue truppe e fece vacillare il nemico.
Ma sembrava non bastare, i Galli erano stanchi ma non mollavano, allora fece fare una finta fuga ai reggimenti di supporto, che si allargarono fino ad essere persi di vista dai nemici.
Placus prese nuovamente il corno e lo suonò 3 volte, con brevi interruzioni, al che la cavalleria nella foresta, seguita dai principi iniziarono ad uscire dalla foreste correndo contro il nemico e suonando corni per intimorirli…poco dopo tornarono anche le truppe di ricognizione, e completarono l’accerchiamento.
Ma la vittoria era tutt’altro che vicina, infatti le linee dell’accerchiamento erano fragili, e sembravano in procinto di spezzarsi, tenute in vita da un'unica persona, che li spronava.
La battaglia durava da molto tempo, ed i romani, che tenevano duro, iniziavano a farsi prendere dal panico, allora placus notò che la situazione era prossima ad una svolta decisiva, suonando i corni si lanciò con le sue fedeli guardie nella mischia.
I Galli si spaventarono a morte ma tennero duro, mentre i romani, si lanciarono in una disperata controffensiva, mentre il sole iniziava a sorgere.
Dopo un’ora circa di battaglia accadde una cosa del tutto inaspettata…la testa del sovrano gallico caddè al suolo, Placus la recuperò e la issò al cielo, ed allora il panico dilagò fra i Galli.
La battaglia venne vinta, i romani pagarono cara la vittoria, perdendo ben 500 valorosi legionari, i Galli persero 4869 soldati, ed i restanti si sciolsero e tornarono ai campi.
Nei sei mesi successivi Arretium e Bonomia vennero prese senza incontrare resistenza.
Il senato inviò 300 buoni legionari al condottiero, imponendogli di proseguire, Placus conquistò Patavium incontrando blanda resistenza, e di seguito conquistò medilanum, mentre il senato inviò una piccola armata a Genua per prenderla.
Il giorno dopo un diplomatico gallico accettò le condizioni di pace impostegli dal condottiero, che comportavano la cessione di Massila e Narbo.
Così Placus Aemilius conquistò le gallie, diventando una leggenda, un esempio da seguire per tutti i romani.


Spero che sia stato di vostro gradimento...ci sintonizzerempo prossimamente (molto prossimamente) con la conquista della macedonia, operata dallo stesso generale.

P.S: Ovviamente alcune cose le ho inventate (come il fatto che alza la testa del re barbaro morto al cielo oppure che gli equiti suonano il corno alla carica) ma le fondamenta sono di rtw\rtr.

Cosa ne pensate della campagna?

[Modificato da TGD5511 24/02/2006 23.46]

25/02/2006 01:01
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La guerra ormai era inevitabile, i galli premevano sui confini settentrionali dell'impero..fino ad ora si erano limitati a picoole scaramucce contro manipoli dell esercito romano,ma si stava arrivando a una svolta cruciale per la storia di roma. Infatti sei mesi prima la spia Decio Curzio era tornata dal fronte con la notizia di enormi armate galliche in procinto di attaccare.Il senato decise di mandare a difendere il passo occidentale delle alpi che portava alla liguria il generale Servio Galeno finora distintosi per aver brillantemente stroncato ogni rivolta e banda di briganti..ma nonostante i preparativi il comandante poteva contare solo su 727 uomini tra hastati,triarii,principi,arcieri e cavalleria mentre i barbari avevano ben tre armate da 4000 uominin l'una.
Quando arrivo il momento dello scontro Il generale Galeno decise di attestarsi in modo da avere entrambi i fianchi protteti con gli astati in prima linea,principi e triarii in seconda e terza come da tradizione romana,gli arcieri dietro tutti con l'ordine di non incendiare le frecce per conservare una buona cadenza di tiro. I Galli nella speranza di compiere una carneficina si lanciarono di corsa sul pendio che conduceva all armata romana stancandosi inutilmente..all'impatto gli astati non cedettero di un millimetro,spronati dal generale,ma a causa della pressione dei nemici si ritirarono lasciando il combattimento nelle mani dei principi i quali a loro volta vennero aiutati dai triarii...all'improvviso dall esercito barbaro si sollevò un lamento,il loro generale era stato trafitto al cuore da una freccia ed era morto sul colpo..Galeno intuendo la possibilità di infliggere il colpo di grazia al nemico ordinò alla cavalleria di attaccare e questa riuscì a mandare in rotta i Glli e li sterminò praticamente tutti durante la loro fuga..
Il generale tornò vittorioso all'Urbe ma qui venne informato che un suo parente nello stupido tentativo di raggingere la gloria aveva attaccato un armata dei Germani ed era stato massacrato,quindi ora Roma aveva un altro nemico...Galeno fu mandato ad arginare l'insione proveniente ora dal nord mentre il senato giurò di difendere i territori nord occidentali dagli assalti gallici...


Che ne dite?per sbaglio ho davvero attacato un unità germanica.. [SM=x506675] [SM=x506675] [SM=x506675]
25/02/2006 11:32
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Re:

Scritto da: @Asdrubale@ 25/02/2006 1.01
La guerra ormai era inevitabile, i galli premevano sui confini settentrionali dell'impero..fino ad ora si erano limitati a picoole scaramucce contro manipoli dell esercito romano,ma si stava arrivando a una svolta cruciale per la storia di roma. Infatti sei mesi prima la spia Decio Curzio era tornata dal fronte con la notizia di enormi armate galliche in procinto di attaccare.Il senato decise di mandare a difendere il passo occidentale delle alpi che portava alla liguria il generale Servio Galeno finora distintosi per aver brillantemente stroncato ogni rivolta e banda di briganti..ma nonostante i preparativi il comandante poteva contare solo su 727 uomini tra hastati,triarii,principi,arcieri e cavalleria mentre i barbari avevano ben tre armate da 4000 uominin l'una.
Quando arrivo il momento dello scontro Il generale Galeno decise di attestarsi in modo da avere entrambi i fianchi protteti con gli astati in prima linea,principi e triarii in seconda e terza come da tradizione romana,gli arcieri dietro tutti con l'ordine di non incendiare le frecce per conservare una buona cadenza di tiro. I Galli nella speranza di compiere una carneficina si lanciarono di corsa sul pendio che conduceva all armata romana stancandosi inutilmente..all'impatto gli astati non cedettero di un millimetro,spronati dal generale,ma a causa della pressione dei nemici si ritirarono lasciando il combattimento nelle mani dei principi i quali a loro volta vennero aiutati dai triarii...all'improvviso dall esercito barbaro si sollevò un lamento,il loro generale era stato trafitto al cuore da una freccia ed era morto sul colpo..Galeno intuendo la possibilità di infliggere il colpo di grazia al nemico ordinò alla cavalleria di attaccare e questa riuscì a mandare in rotta i Glli e li sterminò praticamente tutti durante la loro fuga..
Il generale tornò vittorioso all'Urbe ma qui venne informato che un suo parente nello stupido tentativo di raggingere la gloria aveva attaccato un armata dei Germani ed era stato massacrato,quindi ora Roma aveva un altro nemico...Galeno fu mandato ad arginare l'insione proveniente ora dal nord mentre il senato giurò di difendere i territori nord occidentali dagli assalti gallici...


Che ne dite?per sbaglio ho davvero attacato un unità germanica.. [SM=x506675] [SM=x506675] [SM=x506675]


Bella [SM=x506651]
Ma scusa, è impossibile che i galli avessero quattro armate da 4000 uomini l'una, sono troppi i soldati... magari avevano quattro armate per un totale di 4000 uomini come nel mio?
[SM=x506627]


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"Per garantire che resteremo sempre uniti, che parleremo sempre con un'unica voce e che agiremo con un'unica mano la Repubblica dovrà cambiare. Dobbiamo evolverci, dobbiamo crescere. Siamo diventati un Impero di fatto, diventiamo un Impero anche di nome!
Siamo il primo Impero Galattico!
Siamo un Impero che continuerà a essere governato da questo nobile consesso!
Siamo un Impero che non ripeterà i maneggi politici e la corruzione che ci hanno feriti così profondamente!
Siamo un Impero che sarà governato da un unico sovrano eletto a vita!
Siamo un Impero governato da una maggioranza!
Un Impero governato da una nuova costituzione!
Un Impero di leggi,non di politici!
Un Impero votato alla salvaguardia della società onesta. Di una società unita e sicura!
Siamo un Impero che durerà diecimila anni!"

Discorso di Creazione dell'Impero, 19 BBY
Imperatore Palpatine



25/02/2006 12:21
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Tribunus
forse ho esagerato un poò,xò io gioco con la grandezza delle unità al max(160 uomini per unità,o 241 per i guerrieri base e i contadini)...
25/02/2006 16:03
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Non ci credi che ci possano essere eserciti cosi' enormi?fatti una partita a SPQR 5 a VH con unita' enormi,vedrai eserciti di 10000 galli!Ti do' giusto un assaggino:
Sto giocando coi corneli e ho quasi spazzato via i cartaginesi.Ora ho deciso di sbarcare in gallia,dato che i juli hanno conquistato solo mediolanum e bononia,ma non riescono a decollare,dato la superpotenza gallica.dunque ho deciso di dare una mano ai fedeli alleati:raduno ben 4 eserciti ben completi di principes,triarii,cavalleria e unita' da tiro a comando di due generali giovani desiderosi di fama e gloria:sbarco in liguria alla conquista di genova con uno dei 4 eserciti,dato che sembra che ci sia una guarnigione 'tranquilla' in citta',infatti la conquisto facilmente.un altro esercito lo mando via terra attraverso i territori degli alleati juli,gli altri due eserciti li dirogo verso massilia via mare,al prossimo turno sbarco..clicco fine turno,subito rivolta a genova,si crea un mega esercito gallico con unita' upgradate (color oro!),in piu' dal profondo della gallia spunta un altro esercito di quasi 4000 galli!attacano subito il mio esercito 'cacciato' da genova: le forze sono 2.800 romani contro 7.300 galli,con unita' con esperienza!!!per fortuna ci sono ancora le navi a riva:fuggo via alle navi,sarebbe stato un massacro!sbarco con i due miei migliori eserciti e attacco massilia: la conquisto con poche difficolta',questa volta massacro tutti,costruisco un forte prima del ponte e ci posiziono uno dei miei eserciti di guarnigione pronto al contrattacco attesissimo gallico
fine turno:vedo passare al di la' del fiume due mega eserciti galli,ma non mi attacano,strano si dirigono nei loro territori!riconquisto genova e porto un mio terzo esercito a massilia.vado subito all offensiva,attacco un esercito non tanto grande al di la' del fiume,lo anniento.a questo punto un evento stranissimo:i galli mi chiedono la tregua.non l ho mai provato a fare,ma questa volta ho chiesto in cambio della tregua la cessione di gergovia: sentite sentite,accettano! ma io riattacco subito,perke' sono ROMA e conquisto narbo martius. [SM=g27980]
ma allora sono propio dei polli questi galli!ma l occhio gallico e' molto piu' lungo di quanto pare.costruisco due forti in posizioni strategiche e ci pongo 2 eserciti.fine turno: l apocalisse!rivolta a gergovia che si trasforma in un esercito enorme, dal nord scende il signore gallico in persona con altri 4 eserciti cazzutissimi:il capo gallico punta a massilia con un altro esercito,2 mi attaccano un forte e si scatena una mega battaglia che vi posto in quest 'immagine.Considerate che nell immagine non si vede ma il signore gallico con un altro esercito sta puntando a massilia.in piu' tutte le citta' galliche sono piene di eserciti!!loro tengono testa a Roma,Cartagine e Germania contemporaneamente!! [SM=g27981] [SM=g27981]



'Desti,desti cavalieri di Rohan!!Lance saranno scosse,scudi frantumati!Un giorno di spade!Un alba rossa prima che sorga il sole!!
Cavalcate ora!Mooorteeee!!!!'


25/02/2006 17:59
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Praefectus Castrorum
L´impero macedone 1 capitolo
Fu antigono chi inizio la ripresa della macedonia.
Alleatosi coi traci, i greci, timorosi del rinascente regno macedone e questa nuova alleanza, attacarono per sorpresa corinto. Fu un grande errore, le falangi macedone decimavano gli opliti greci in qualunque battaglia. In 2 anni sparta cadde, e Atene non rresisterebbe a lungo il blocco del suo porto. Nel 265, Atene ed Sparta caddero in mani della macedonia, che in un atto clemente,la popolazione di entrambe le citta fu lasciata vivere tranquillamente nelle sue case.
Antigono inizio la creazione di due possenti eserciti, uno andrebbe alle legittime terre conquistate da Alessandro Magno in Asia, l´altro rimarrebbe in grecia come difesa dinanzi al pericolo romano. Inoltre fu creata una potentissima flotta per distruggere i pirati e le navi greche.
In una strana mossa, Antigono diede la pace alle polis greche, permetendole di respirare quando stavano per morire, solo avevano Rodi come citta, inoltre Antigono restitui Sparta ed Atene in un nuovo atto di benignita.
Fu tradito 6 mesi dopo, quando Cleomene di sparta attacco Corinto. Antigono in persona scese da Pella per assediare Atene con le prime unita del nuovo esercito che stava creando, intanto il suo figlio attacco e vinse l´esercito di Cleomene nei pressi di Corinto, subito dopo assedio Sparta. Un terzo ma piccolo esercito sbarco a rodi e fu cosi come nel 260, Antigono conquisto la grecia per sempre, gli ultimi a resistere furono i ribelli spartani.
La popolazione, per il suo vigliacco comportamento dopo la clemenzia del glorioso regno macedone fu schiavizzata.

Antigono riforzo l´economia con la creazione di miniere d´oro e favorendo il commercio. Furono stabiliti tratti commerciali con Roma, Cartagine, Egitto, la lontana Gallia e i barbari daci ma i seleucidi, dando ragioni suficiente ad antigono per iniziare la conquista dell asia, rifiutarono di avere rapporti commerciali con la macedonia sempre rifiutando di parlare.
Antigono voleva finire il suo nuovo esercito, il primo obiettivo sarebbe conquistare Bisanzio per controllare in quel modo lo stretto dei dardanelli e percio il comercio di gran parte del mediterraneo orientale.
Il secondo esercito, aveva come obiettivo conquistare Creta ed Epiro, come difesa ad un eventuale attacco del pericolo romano.

Continuera
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_________________________________
Come i nostri predecessori gli indiani ci accomuna un certo timore del sesso un eccesso di lamentazione per i morti e un costante interesse per sogni e visioni- JIM MORRISON



01/03/2006 00:17
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Immunes
LA CONQUISTA DI CARTAGINE (leggetela vi prego!)
Inverno 254 a.c.

Nonostante fosse pieno inverno,il sole batteva forte sull accampamento nelle pianure davanti ad Hadrumentum.La tenda del generale Flavius Scipio
si ergeva nel mezzo del campo su una piccola altura,dominando l intera piana in cui erano accampati circa 5.800 uomini.Erano passati ormai 6 lunghi anni
da quando Flavius Scipio,a comando di tre legioni,pari complessivamente circa a 7.200 uomini,sbarco' sulle coste africane,bramoso di gloria e di potere e
di sottomettere definitivamente l eterna nemica Cartagine,in guerra ormai da 16 anni.Sono stati sei lunghi anni di cruente battaglie,che hanno dato successi e gloria
al giovane generale Flavius e alle sue fedeli legioni,ormai costituite per la maggior parte di veterani:gli artigli dell aquila romana si stendono ormai su Hadrumentum,Utica,Thapsus
e Hippo Regius.Citta' dopo citta' ,Flavius aveva imposto le leggi romane,non prima di aver sterminato la popolazione di ognuna di esse,lasciando solo donne,vecchi e bambini;tantoche'
gli fu apostrofato il soprannome di 'sanguinario'. Ma c'era un ultima impresa,l ultima roccaforte del nemico,la piu' temibile.Bisognava infliggere il colpo di grazia,un colpo al cuore dell impero
cartaginese,ormai al tramonto.Non era solo la battaglia decisiva,non era solo distruggere la capitale del nemico,ma era qualcosa di piu' grande.Un impresa che doveva far tremare il mondo intero!
Perche' davanti alle mura di Cartagine si decideva il destino del mondo ,si gettavano le fondamenta del piu' grande impero conosciuto!
Flavius ero seduto a sorseggiare del vino da un calice dorato,insieme ai suoi fedeli capitani,quando all entrata della sua tenda si presento' l emissario del Senato.Portava con se' una pergamena.
La apri',sotto lo stendardo romano dell aquila,dopo i consueti saluti, c'erano scritte poche parole :
DELENDA EST CARTHAGO.
Gli occhi di Flavius si accesero di colpo alla vista della pergamena:sembrava di intravedere attraverso i suoi occhi gia' la citta' in fiamme;nella tenda ci furono pochi secondi di assoluto silenzio.
Poi il generale si volse verso i suoi capitani,li guardo' e con aria eccitata come non mai gli disse: '' E' giunta l ora!''
Abbasso' il capo ,come se volesse dare un segnale e subito i capitani uscirono dalla tenda,salirono sui loro cavalli e raggiunsero le proprie coorti.
Nelle pianure davanti ad Hadrumentum erano accampati due delle tre legioni di Flavius: erano composte da Hastati,Principi,Triarii,Veliti,con unita' da tiro e cavalieri a seguito.La terza legione costituita
da truppe giovani e meno esperte che avevano sostutuito i caduti e i feriti delle battaglie precedenti,era stanziata piu' a nord.Flavius immediatamente ordino' ad un emissario di raggiungerla,per dar l ordine
di marciare velocemente e unirsi al resto dell esercito.All alba del giorno dopo l intero esercito di circa 7.300 uomini era pronto,l intera pianura era un mare di uomini;le armature luccicavano sotto il sole africano.
I soldati erano ansiosi,eccitati e pronti a dar battaglia!
L esercito di Flavius giunse davanti le mura di cartagine la mattina dopo.Il generale ordino' alle tre legioni di posizionarsi su tre lati diversi della citta',in modo da schiacciare su tutti i lati l esercito nemico.
Le spie riferirono che la citta' era difesa da circa 3.300 uomini: erano le truppe migliori,le piu' esperte,le miglior equipaggiate.Sulle mura erano posizionati arcieri e schermigliatori,lancieri, fanti libici
e iberici.Ma quello che preoccupava Flavius era cio' che poteva trovare al di la' delle mura: i generali cartaginesi erano astuti.Avrebbero anteposto all avanzata oltre mura le potenti falangi del sacro culto,la punta
di diamante dell esercito cartaginese.Poi c erano gli elefanti,che finora Flavius avevo affrontato in campo aperto,opponendogli i veliti:per cui aveva timore di che macello avrebbero potuto compiere queste creature
nelle strette vie della citta'!
Dopo aver esortato i suoi uomini,ricordando tutte le battaglie affrontate al suo fianco,diede l ordine di attaccare!
Ma mentre le torri e le scale si avvicinavano alle mura,subito un imprevisto stravolse i piani di Flavius:una flotta cartaginese era alle coste con un esercito di 2.400 uomini!Era sfuggita al blocco navale imposto ai porti
iberici e a marcia forzata era giunta alle coste di Cartagine.Quest'ultimo esercito spunto' alle spalle di quel che rimaneva di una legione sul lato sinistro della citta',portando scompiglio e terrore tra le truppe! Infatti
ormai la fanteria era impegnata sulle mura e sotto le mura erano rimaste solo 2 coorti di astati e 1 di triarii,oltre a circa 300 cavalieri e un centinaio di veliti.
Per di piu' l esercito cartaginese appena giunto era formato principalmente da cavalieri,che spazzarono via le 2 coorti di astati e di triarii,gia' in rotta alla sola vista del nemico.
I trecento cavalieri cercarono inutilmente di frenare la carica della potente cavalleria cartaginese,tentando uno scontro frontale.Furono massacrati tutti.
Cosi' Flavius che era rimasto nella pianura dovette rinunciare di attaccare le mura centrali della citta'e a comando di 480 triarii e 6 coorti di principi marcio' verso la parte sinistra delle mure,dove i cartaginesi stavano
massacrando i suoi uomini ormai esausti.Intanto la terza legione era impegnata sul lato destro di Cartagine,e sulle mura stava avendo la meglio,quando il generale cartaginese compi' una mossa imprevista: le unita' di principi e astati
erano intendi a assalire le mura con torri e scale,per cui una parte,anche se minore,di loro era posizionata ancora al di la' delle mura.Ad un tratto la porta della citta' si apri' e uno dei generali cartaginesi a comando dei suoi uomini
e con 12 elefanti carico' le schiere dei fanti romani,causando incenti perdite.Ma per fortuna dei romani,erano posizionati circa trecento veliti nei pressi delle mura,che scagliarono centinaia di giavellotti contro gli elefanti che cascarono
a terra,schiacciando sotto di essi i fanti romani impegnati a fronteggiarli.Dei dodici elefanti ne rimasero due che imperversando portarono morte nelle file sia romane che cartaginesi:lo stesso generale cartaginese venne infilzato dal
corno di uno di essi!Dunque il lato destro e' conquistato,e i fanti romani si spostarono percorrendo le stesse mura sul fronte centrale,portando soccorso ai compagni.
Flavius ormai era a contatto con l esercito nemico,schiero' su una lunga fila i triarii,e dietro di essi i principi.
L impatto fu terrificante.la potente cavalleria cartaginese si infilzo' contro le lance dei triarii,l impatto dei cavalli con gli scudi emise un frastuono che si avverti' in tutta la citta',e poi si udirono come un canto di morte
i lamenti dei cavalli che impotenti si trovarono di fronte un muro di lance e inermi e sanguinanti cadevano a terra.Poi venne l impatto con gli scudi dei lanceri libici che venivano protetti ai fianchi dai fanti iberici.Subito Flavius
urlo' ai principi con voce ferrea: ''Tiro a volontaaa!!!'' e una pioggia di pilum si scaglio' nelle file dei cartaginesi,infilzandosi nelle armature e nelle cotte color porpora dei lanceri libici.Caddero a decine.Intanto sul lato sinistro
ormai le mura erano conquistate,ed erano stati posizionati circa 300 arcieri.Infatti Flavius si posiziono' proprio nelle vicinanze delle mura,in modo che l esercito nemico era a portata delle frecce,una volta conquistate le mura.E cosi'
una pioggia di frecce caddero al fianco della linea nemica,decimandola.Ormai l esercito nemico era esausto e ando' in rotta.Flavius suono' la carica e li raggiunse con la sua cavalleria,infilzandoli uno per uno.
Le mura erano conquistate,l esercito di rinforzo annientato,ma la citta' era ancora in piedi.Sotto le mura,dietro la porta principale c'erano ancora circa 400 cartaginesi:indossavano una grossa armatura color bronzo,con grossi scudi tondi che luccicavano
sotto il sole;avevano degli elmi che coprivano l intero volto,si intravedevano solo gli occhi,e il loro sguardo incudeva terrore ai nemici.Le loro lance erano lunghe,pronte ad infilzare chiunque si opponesse alla loro avanzata:erano gli uomini del Sacro Culto,il corpo
d elite delle esercito cartaginese.In piu' dalla piazza centrale della citta' proveniva un tremore che scuoteva le mura e le fondamenta di Cartagine: tum tum tum tum,si faceva sempre piu' forte,si avvicinava sempre piu': erano le creature piu' terrificanti che si possano
incontrare in un campo di battaglia,erano gli elefanti corazzati!!Dicevano che solo i versi che emettevano queste enormi creature incutevano terrore agli avversari.
Purtroppo i principi e gi astati avevavo consumato tutti i pilum,che sarebbero stati utili agli uomini posizionati sulle mure.Per cui Flavius ordino' a tutti gli uomini di scendere dalle mura,lasciando solo gli arcieri e un paio di coorti: l impatto col nemico sarebbe stato frontale,contando
sulla superiorita' numerica e sul supporto degli arcieri.Davanti la porta di Cartagine Flavius dietro l intero esercito esclamo' a gran voce:
'' Romani,qualsiasi cosa si cela dietro quella porta, potra' cadere sotto il ferro della vostra spada!!Rimandate quelle creature negli abissi!E' l ultimo ostacolo per la vittoria e la gloria!!Annientateli!!''
Delle grida di carica si levarono dalle schiere romane!La porta' si apri', i principi e gli astati si piombano a capofitto contro le file del Sacro culto.La spinta dell intero esercito schiaccio' i cartaginesi contro le mura delle case.Sembrava che i romani avessero la meglio,ma i potenti soldati
del sacro culto erano duri a morire.Poi venne impetuosa la carica degli elefanti.spazzando via tutto quello che trovavano,come un onda anomala che si propaga incontrastata sulla terra!Flavius,atterrito alla vista dei suoi uomini spazzati via come mosche,per evitare che l intero esercito vada in rotta ordino'
agli arcieri sulle mura di lanciare le frecce incendiarie,nonostante molti romani sarebbe caduti sotto il fuoco amico!!Gli elefanti alla vista del fuoco subito indietreggiarono allontanandosi dalla mischia.Ma i veliti posizionati nelle retrovie,scagliarono i restanti giavellotti contro di essi,uccidendone gran parte.
Ormai i cartaginesi erano stremati.La superiorita' del numero dei romani prevalse sulla potenza e sul coraggio delle legioni del Sacro Culto,che vennro sterminate.

''ROMA HA VINTO''!!!



'Desti,desti cavalieri di Rohan!!Lance saranno scosse,scudi frantumati!Un giorno di spade!Un alba rossa prima che sorga il sole!!
Cavalcate ora!Mooorteeee!!!!'


01/03/2006 00:20
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ANNO 231 A.C.
Campagna Italica
Dopo essersi assicurato il dominio incontrastato dell'adriatico conquistando Dalmazia e Illiria Abreas, erede della casata di Macedonia, 35 anni, detto dai soldati l'invincibile, parte dal porto di thermon alla volta di Taranto, deciso all'invasione dell'Italia e alla distruzione dei romani. Appena sbarcato, a nord della città, affronta l'erede Marco Valerio, a capo di un'armata di 1200 uomini e supportato da 330 uomini di rinforzo dalla città. Abreas dispone però dei migliori combattenti di macedonia, 1000 soldati addestrati a sparta o a tessalonica e spazza via l'armata romana mandandola in rotta e mandando l'erede a trovare i suoi cari negli inferi. Taranto è conquistata. Truppe subito riaddestrate e inviate a crotone che viene espugnata con facilità per l'avventatezza del capitano a guardia della città di tentare di tendere un agguato ai macedoni in marcia rinforzati da contingenti di sanniti e frombolieri. Un'altra strage. I rinforzi provenienti dalla macedonia e le truppe reclutate in Italia permettono ad Abreas di muoversi verso Capua, usandola come trampolino per il futuro assalto a Roma. I Corneli oppongono una fortissima resistenza coadiuvati dai Giuli, che non perdono occasione di inviare armate molto nutrite ad attaccare Taranto che però vengono sempre intercettate grazie anche al massiccio uso di spie e assassini sul territorio. Ma anche dopo la conquista di Capua seguita a una battaglia alle porte della città vinta grazie a una furiosa carica guidata da Abreas dopo l'aggiramento delle linee romane si palesava l'impossibilià per un solo generale di tenere un fronte così vasto. Da Sparta viene inviato il 28enne Perdicca, uomo proviente dalla truppa, distintosi nelle guerre di conquista contro i greci e i pontici in Anatolia. Il fronte si stabilizza e le vittorie rinfrancano le nuove reclute e induriscono i veterani rendendo le armate romane inoffensive. Ma i Corneli, forse consigliati da Montogomery ( [SM=g27962] ) sbarcano con il capofazione e l'erede vicino a Crotone e mettono sotto assedio la città. L'erede Licinio Cornelio marcia verso Taranto, ma viene intercettato da Perdicca sulle montagne con un'imboscata di peltasti, sanniti, arcieri e cavalleria. Nessun sopravvissuto su 670 uomini. Il capofazione viene aggirato e preso alle spalle. Da una parte Perdicca con mercenari, cavalleria, truppe leggere e rinforzati da e falangi di picchieri reali e 3 di picchieri falangiti, 1035 uomini in tutto, dall'altra un'armata piena di Corneli, 1540, guidati dal capofazione 70enne. Usando la tattica di Alessandro, Perdicca aggira con la cavalleria lo schieramento nemico mentre le falangi inchiodano le coorti romane. Una freccia colpisce il capofazione dei Corneli che si batteva come un leone (alla faccia dei reumatismi e la prostata...), le coorti vengono schiacciate tra falangiti e cavalieri, bersagliati da frecce e pietre. Vittoria netta. Perdicca perde solo 134 soldati rispetto ai 1281 morti da parte romana e l'armata in rotta. Intanto viene preparata l'invasione della Sicilia mentre Abreas sfrutta gli ozi di Capua per radunare più truppe possibili per attaccare l'Urbe.....
a breve la prossima puntata
07/03/2006 17:31
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De bello Germanico
Imperator:Quinto – Gneo
Legio: X Phoenix - III germanica

Annus consolatibus Flavio Victor 245 ac.

Nel 245 ac. La legione X Phoenix comandata dal generale Quinto, Marcia verso mattum borgo di origine germanica ma in mano ai ribelli slavi,la legione costruisce un forte nei pressi di una selva su di un ripiano. I germani mandano delle vedette a spiare l’accampamento romano,scoprono con timore la nostra potenza. Intanto il diplomatico Aurelio cerca di convincere gli slavi a donarci la città, per fare questo però loro richiedono 10000 denari. Intanto il generale gneo arriva in germania con un'altra legione. Stavolta i germani decidono di scendere in campo.nei pressi della citta di tetuoburgo avviene lo scontro. La legione germanica resiste grazie ai princeps che assalgono il nemico alle spalle,ma la cavalleria germanica carica le linee di arcieri, fortunatamente 2 centurie di triarii sono nelle vicinanze e caricano la cavalleria riducendola a brandelli.Nella piana principale le orde germaniche sembrano avere la meglio sulla legione romana, che in netta inferiorità sembra cedere ma il generale gneo manda la cavalleria costituita da 3 centurie di equites, in soccorso cosi i germani vengono accerchiati,ma la battaglia dura per molto i germani tengono e sembrano anche avere la meglio quando una freccia vagante colpisce a morte il generale nemico, i germani iniziano a disperdersi nella piana, solo i lancieri resistono ma un ultima carica di mercenari gallici spezza ogni speranza di vittoria ai germani lasciando cosi un solo grido nella piana “Roma Victor”. La legio Phoenix decide di muoversi verso il cuore della Germania dopo aver corrotto 3 città e conquistate altre 3 grazie al valore di Quinto muove verso la capitale dei germani. Qui pero si scopre che i germani hanno 2 unità da 1500 uomini ciascuna troppi per un'unica legione,quindi dei soldati partono alla ricerca della Legio Germanica,dopo aver affrontato indenni un imboscata raggiungono l’accampamento della legione e gli porgono la richiesta d’aiuto. Dopo 2 turni i germani attaccano la Phoenix X che si difende strenuamente sfruttando tutti gli errori dell’avversario, ma ciò non basta infatti il grosso delle truppe germaniche ingaggia la Phoenix sembra tutto finito ma ad un tratto Si sentono dei tamburi e dei canti di guerra,la Phoenix pensa che siano altri germani….. ma quando scorge il primo vessillo scopre con stupore l’aquila imperiale sugli stendardi e sugli slifer questa scritta “III germanica coorth rom.” La Phoenix animata da nuovo coraggio ingaggia i germani riuscendoli ad sconfiggere ma un malefico germanico colpisce a morte il generale quinto che stava salvando dei legionari dalla furia dei berserker da solo, con un ultimo sospiro dice ai suoi uomini “forza e onore”, intanto la legione germanica III uccide le truppe sul fianco e si unisce ai superstiti della Phoenix per caricare l’ultima resistenza germanica,nella mischia che segue gneo abbatte il vessillo imperiale germanico,ma mentre lo sta abbattendo, il re nemico lo carica alle spalle,soltanto il prode luogotenente di Quinto: Valeriano salva gneo abbattendo il re germanico betorige, ormai i germani scappano da tutte le parti vengono inseguiti e uccisi dai furiosi equites della Phoenix che non ne risparmiano nemmeno uno,quando il fumo si dirada i corpi dei legionari e dei barbari fanno da padroni sul campo di battaglia tutti sono impegnati nella ricerca di un corpi quello del generale Quinto,viene trovato accanto a molti corpi di germani. Il suo corpo viene bruciato nella piana e vi si pone sopra lo stendardo romano a ricordare il più grande generale del nord. Dopo il funerale i romani conquistano campus chattum facendo cosi scomparire i germani dalla faccia della terra. Alla fine della campagna il territorio romano è esteso da croton alla città al confine con la sarmatia. Le due legioni vengono unite fino a formare un'unica legione detta legione del nord. Chi comanda questa legione può dirsi veramente l’uomo con più potere in tutta Roma. Dopo 2 anni pero il popolo romano chiede altre terre e il 56 enne Gneo decide di mariciare verso la sarmatia, ma questa è un'altra storia……..

Le guerre germaniche 245-237 Ac
[SM=x506635] [SM=g27980] [SM=g27980] [SM=x506642] [SM=x506642] [SM=x506676] lurido germanico
"il cielo stellato sopra di me,la legge morale dentro di me" I.Kant (critica della ragion pratica)

"davanti a un gran signore io mi inchino ma il mio spirito non s'inchina"I.Kant (critica della ragion pratica)



27/04/2006 15:09
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Praefectus Fabrum
Servo del Lato oscuro
Eccolo... finalmente... dopo ben un mese di lavoro... Ladies and gentlemen...De bello gallico!
Eccolo Caesar 663... credo nessuno lo leggerà... è molto lungo... tirate un lungo respiro...


Era passato appena un anno dalla cacciata dei galli dall'Italia, e Roma prosperava, e soprattutto possedeva tutti i porti italiani.
Ma la pace non era destinata a durare, ai romani venne riferito che la campagna dei germani contro i Galli, favorita dai romani, stava proseguendo per il meglio, e parte della Gallia nord-est era in mano germanica.
I romani erano consapevoli del fatto che i germani sarebbero potuti venire a meno alla parola data, e per prevenire l'attacco dei giganteschi uomini si decise di lanciarsi alla conquista della Gallia Elvetica, per tenere lontani i germani dai limes italici.
E così nel 261 a.C la X Tauros, comandata dal generale Quinto Giulio, eroe della guerra italica, si mise in marcia verso Iavavum, da poco caduta in mano ai ribelli.
L'abile Flavio Giulio, inviò il generale Amulio Giulio al comando della VII Italica in Gallia transalpina, anch'essa ribelle, con la scusa di prendere un importante avamposto nella guerra germanica che si prospettava.
Sei mesi dopo sia Massila che Iavavum caddero in mano ai romani, che portarono gli schiavi a Roma e ricavattero molti sesterzi dalla vendita dei servi.
La guerra gallica era scoppiata, Flavio Giulio, esponenete illustre del senato e capofazione della famiglia giulia ordinò a Quinto Giulio di avanzare verso Vinderecolum, ma lungo la sua strada incontrò Cumabeso di Alesia, e i due si socntrarono in aperta campagna.
I galli contavano 500 uomini in più, mentre i romani potevano contare su un geniale generale che li avrebbe condotti alla vittoria, si schierò con le tre linee, contando di non far scendere i triarii in campo, dispose sul fianco adiacente alla seconda linea i mercenari barbari, esperti e veloci, adatti per gli accerchiamenti.
I Galli si riversarono sullo schieramento romano, che fiero restò in piedi, mentre i cavalieri si allargavano dallo schieramento finendo dietro alle linee romane minacciandole.
Questo errore fornì al generale un vantaggio, dispose i triari verso i cavalieri nemici, attese che i galli fossero tutti impegnati nella lotta, e inviò gli equiti a sconfiggere gli schermagliatori e i barbari mercenari ad accerchiare.
Intanto i cavalieri barbari si erano lanciati presi dalla foga in un operazione suicida contro i triari, che con minime perdite mandarono in fuga i destrieri.
Una volta che gli schermagliatori furono in fuga, gli equiti attaccarono da dietro lo schiermento gallico mandandolo in panico assoluto.
Molti Galli, fra cui il generale, caddero in battaglia, unicamente 200\300 si salvarono su 3500.
Il capofazione romano, felice della piega che la guerra stava prendendo, disse in senato che era indispensabile prendere gergovia, maggiore caserma dei soldati gallici, illudendo i senatori che con la caduta della città i galli non vrebbero più costituito un problema per l'Italia.
In verità il capofazione dei giuli voleva impadronirsi della gallia per depredarla di tutti i tesori in essa contenuti, ma aveva bisogno di casus belli per cominciare la guerra.
La conquista di Gergovia aveva portato nelle casse dei Giuli oltre 15.000 sesterzi, ricavati dal saccheggiò della città, e allora reclutarono una nuova legione, la diedero al giovane comandante Manio Giulio, e l’esercito si mise in marcia verso la Gallia centrale.
Oramai la guerra era iniziata, e il senato diede carta bianca ai giuli, che affidarono il supremo comando dell’operazione a Quinto Giulio.
Amulio Giulio andò a conquistare Lungdum, cingendola d’assedio, mentre Quinto Giulio mosse verso Narbo, contenente 4000 soldati, e la mise sotto assedio con più di 3000 uomini.
Intanto la terza legione aveva preso le navi ed era sbarcata nei pressi di Narbo, ma invece di aiutare il generale amico impegnato nella ciclopica impresa, marciò versò Burdigala, nell’ ovest della gallia.
Durante la marcia incontrò sulla sua strada un esercito in controffensiva di 4000 Galli, e i due eserciti si fronteggiarono in un aglomerato di foreste intricate.
Il generale romano si dispose sulle classiche tre linee, ma, visto che possedeva 2 reggimenti di triari in più, mise 3 reggimenti di triari ben lontani dall’esercito, nascosti, con lo scopo di accerchiare.
I Galli caricarono lo schieramento, le cavallerie si scontrarono, dopo pochi minuti la seconda linea va in ausilio della prima rafforzandone le file.
La cavalleria gallica sta per sfondare, ma il generale va a dare supporto agli equiti e fa andare la cavalleria nemica in rotta.
Intanto i cavalieri vanno ad attaccare gli schermagliatori, mentre anche la terza linea si aggiungeva al combattimento.
I triari uscirono e si mossero per accerchiare, ma non erano molto veloci.
I romani stavano per fuggire quando udirono il mirabile suono del corno del generale, al che si ricompattarono e iniziarono a combattere.
I triari giunsero ed accerchiarono, ai triari si aggiunsero i cavalieri, che fecero dilagare il panico fra le file nemiche.
Ora nulla poteva più fermare l’avanzata dei romani in gallia, anche Burdigala stava per cadere, e così fece appena dopo sei mesi dalla precedente battaglia.
Narbo Maritius rimaneva in piedi di fornte alla minaccia romana, ma l’assedio non sarebbe durato ancora per molto, si diceva che la Gallia del nord (ciò che ne restava) avesse firmato la pace coi germani e che ora ben 7000 uomini stessero marciando verso il generale.
Le voci erano un po’ gonfiate, ma 5000 Galli arrivarono in soccorso dei 4000 assediati, formando un forte esercito.
Fra le fila dei romani questi erano presi dalla paura, i nemici erano 3 volte loro, la battaglia si sarebbe conclusa con un massacro, ma il generale era fiducioso di poter contare su abili veterani forgiati da battaglie contro barbari.
Gli eserciti si fronteggiarono in una fredda mattina d’inverno, con il fresso pungente che gelava le orecchie e gli animi.
Fra i romani la paura dilagava, l’orda nemica sembrava un enorme onda, e i latini sembravano un pesce.
Il generale romano aveva subito capito che l’unico modo per battere i due eserciti era sconfiggerli separatamente, e allora preparò un fantastica tattica.
Si dispose come al solito coi triari ai lati, e iniziò la battaglia, gli Dei gli inviarono un segno del destino, i rinforzi si erano attardati per via della neve, ora 5000 Galli affrontavano 3000 romani.
I romani subito si mossero per attaccare il nemico tagliandogli la strada a sud del campo di battaglia, e schierandosi frontalmente al nemico.
I galli presi dalla foga si avvicinarono correndo, quando scorsero gli alleati giungere al bordo del campo, non restarono ad aspettarli, ma caddero nella trappola che il generale voleva: attaccarono frontalmente il nemico.
Le prime linee dei battaglioni galliche vennero letteralmente distrutte dal pilum, e decimate attaccarono le prime linee nemiche, lo scontro non durò molto, e quando il primo battaglione andò in fuga, il panico iniziò a dilaniare, intanto gli equites (4 reggimenti) avevano abbattuto gli swordmen, e comandati dal generale in persona, che in testa alla colonna con le aquile guidava l’assalto, fecero mandare in rotta gli schermagliatori e chiusero l’accerchiamento.
Quella prima battaglia fu un vero e proprio massacro, circa 4800 Galli morirono, e i romani ebbero il tempo di ricompattarsi, il generale mandò due coorti di equiti a nascondersi fra la boscaglia per bloccare la via di fuga al nemico.
I galli attaccarono con una tremenda carica il nemico, la parte centrale dello schieramento romano finse la rotta, e i galli si amalgamarono per inseguirli, venendo chiusi dai principi e massacrati, la cavalleria si lanciò sul generale nemico che cadde.
Ora tutti i galli erano in fuga, i romani li inseguirono, ma i cavalieri (230 superstiti) caddero nell’imboscata della cavalleria nel bosco, vennero sterminati.
Il risultato fu 8950 Galli morti e 120 romani caduti, per le tribù galliche era la fine, erano stati privati di gran parte dei guerrieri, e solo gli edui, con una decina di migliaia di soldati, rimanevano in piedi.
Ora la Gallia si apprestava a cadere sotto i possenti colpi romani, quando accadde ciò che non sarebbe mai dovuto accadere, 40.000 Germani varcarono il fronte romano in Gallia elvetica e Gallia del nord.
A Roma la notizia dell’invasione non venne presa bene, la popolazione era terrorizzata all’idea di un invasione di questi giganti, la gente temeva per i propri parenti al fronte.
Il senato dovette concedere carta bianca al grande Quinto Giulio, eroe del popolo soprannominato Il Vittorioso nella guerra germanica.
Il generale prese subito la sua legione e si mosse verso Vinderecolum, cinta d’assedio da 8000 Germani, il generale non poteva cercare lo scontro diretto perché poteva contare solo sulla sua legione, ma doveva temporeggiare in attesa di un rinforzo, visto che le legioni usate in Gallia erano bloccate nelle rivoltose città.
Diede l’ordine di creare una nuova legione a Arretium, mentre i Germani si apprestavano a togliere l’assedio, il generale mosse anche contro i Germani d’assedio a Iavavum, minacciandolo di un attacco.
I germani lasciarono anche l’assedio di iavavum, mentre la nuova legione al comando del generale Cassio Emiliano iniziava una lunga marcia verso la Germania, intanto la legione di Quinto temporeggiava bloccando la strada agli assalitori, anch’essi avevano paura di perdere lo scontro diretto e cercavano quindi di eludere il generale, che precedentemente distintosi per alcune marcie forzate riusciva a far marciare i soldati molto velocemente.
Per un anno i generali delle rispettive fazioni andarono avanti a schermaglie poco decisive, con lo scopo di fiaccare il nemico, ma quando sopraggiunse il generale si compì uno dei più grandi atti della strategia militare mai esistito, davanti a Quinto Giulio, dando le spalle a un ponte stavano 9000 potenti guerrieri germanici, Cassio Emiliano sconfisse in due occasioni ben 6000 Germani con perdite irrilevanti, e riuscì a chiudere in una tenaglia le potenti armate germaniche.
Quinto Giulio era in se consapevole che quella battaglia avrebbe deciso le sorti della Gallia romana e forse della stessa Roma, ma era in se consapevole che contava su abili veterani forgiati da decine di battaglia.
Il generale romano si schierò con i triari ai lati, e guardò l’orda germanica avanzare.
La preoccupazione si poteva leggere negli occhi dei suoi legionari, il fatto di affrontare giganti guerrieri sanguinari e crudeli all’inverosimile li terrorizzava, non erano certamente in grado di affrontare i berseker nemici con quel morale, allora il generale montò a cavallo, issò l’aquila al cielo, si mise in testa allo schieramento:” Uomini! Oggi noi non combattiamo per il console, o per i vecchi del senato, ma noi combattiamo per Roma! Pensate, noi siamo l’ultima resistenza dell’Urbe in Gallia, se questi rozzi barbari ci batteranno, nulla potrà fermarli dal prendere Roma, dall’uccidere le nostre famiglie, i nostri figli, nel molestare le nostre mogli! Siamo l’orgoglio di Roma, se vinceremo, diventeremo eroi, come i legionari che combatterono a Benevento, o come i gloriosi caduti di Asculum, noi siamo i figli di Marte! Noi siamo i veri Romani! Siamo soliti a grandi imprese, fate che al sorgere del sole nessuno di quei selvaggi rimanga in piedi per raccontare la nostra impresa!”
Al che i romani issarono i gladi, serrarono gli elmi e le corazze, e udirono il generale, che concluse il discorso: “Impugnate i gladi, scacciate la paura e attaccate…CARICA!!!!!!!”
I romani si lanciarono con impeto verso i nemici, che risposero con un’altra carica, e gli schieramenti collisero, cominciando la battaglia.
Il fragore romano si infranse al pari con quello germanico, e dalla prima carica non uscì un vincitore, mentre la seconda linea lanciava pilum.
Il 47enne generale si mise in testa alla cavalleria e si scontrò con quella nemica, la cavalleria germanica, la più forte del mondo conosciuto, e la cavalleria romana, la cavalleria caratterizzata dall’ordine legionario, diedero inizio ad uno scontro molto lungo.
Dopo qualche decina di minuti le armate si equivalevano, il generale diede l’ordine di interscambiare la prima con la seconda linea, e i principi riuscirono a ribaltare la situazione volgendola a proprio favore, quando giunse un messo dell’armata alleata: “Siamo caduti vittime d’un imboscata nemica, l’abbiamo contrastata e i nemici spaventati si sono dati alla fuga, non li abbiamo inseguiti!”
Per il generale era un’ottima notizia, come prima l’ignoranza dei barbari aveva donato ai romani la vittoria, sarebbero stati distrutti separatamente senza difficoltà.
Quinto il vittorioso suonò il corno, fece issare l’aquila e si lanciò in mezzo alla mischia seminando il panico fra la cavalleria nemica.
Allora i romani compirono una svolta a U dietro le linee nemiche e le attaccarono da dietro al grido “ROMA VICTOR!” dell’esperto generale.
Tutti i Germani allora fuggirono, e allora i romani ebbero una facile missione di sterminio, vincendo un’altra grande battaglia.
La situazione si era dunque capovolta, i Germani erano stati respinti oltre il limes romano, ma avevano stretto un alleanza con i galli, e presidiavano i territori a nord della Gallia, urgeva dunque ricacciarli oltre il Reno per completare la conquista della terra d’oltralpe.
La fedele X Tauros, forgiata ormai da 20 anni di battaglie contro i barbari, si apprestò a marciare verso i territori germanici sulle sponde occidentali del reno, mentre l’altra legione di Cassio Emiliano marciava verso Alesia, dove puntava di abbattere l’ultima resistenza gallica per poi spianare la strada alle due nuove legioni che si stavano reclutando in Italia e che sarebbero giunte tre anni dopo.
Cassio scoprì che l’armata germanica che era fuggita, era rimasta vittima di un’imboscata da parte dei ribelli dei boschi che infestavano le regioni della Gallia.
Treverum venne cinta, e così anche l’imprendibile Alesia, i generali volevano sfruttare la situazione di stallo per far riposare le stremate legioni che ormai da diversi anni marciavano senza giorni di tregua.
Intanto le altre legioni come la Italica di Amulio Giulio erano bloccate in grandi città come lungdum, che non si erano ancora rassegnate alla dominazione romana.
La V legione fu intanto addestrata a Arretium, il comando dell’esercito venne affidato a Manio Giulio, buon generale di nobili origini, nipote del vittorioso, la legione si iniziò a mettere in marcia verso Burdigala, dove doveva incontrare un gruppo di ausiliari mercenari per attaccare ciò che restava delle tribù galliche da sud.
Nel settembre 250 a.C, la X legione Tauros venne attaccata da 5000 uomini, di cui 800 ausiliari Gallici.
La battaglia pareva veramente difficile se non impossibile, i romani fronteggiavano un esercito quasi numericamente doppio rispetto al suo, ma quella volta non erano stupidi e rozzi galli, ma forti guerrieri germani votati alla distruzione di roma dal loro signore della guerra Augetorige, grande capo le cui gesta terrorizzavano ancora le genti galliche e daciche.
I romani si disposero su una collina, in fondo al campo di battaglia, in una zona molto ripida, con le solite due linee.
Il generale aveva visto in faccia la morte già troppe volte, da quando 15 anni prima aveva brandito la spada del Pater Familias Flavio Giulio e aveva iniziato a combattere contro quelle dannate bestie dei galli.
I suoi uomini erano molto spaventati, l’idea di doversi trovare nuovamente a combattere, stavolta con la sconfitta certa, non li appagava molto, ma al contrario li rendeva insicuri, ma sempre legati fra loro, loro che combattevano insieme dalle prime guerre di liberazione dell’Italia dal dominio gallico.
Il generale montò a cavallo, i capelli ormai bianchi dalla vecchiaia, che scendeva anche sull’eroe delle Gallie, si riempivano di chicchi di neve, mentre serrava l’armatura, brandiva la spada e infilava l’elmo.
Come sempre si mise in testa allo schieramento e fece il suo discorso:” E’ ormai da 15 anni che combattiamo insieme in questi inospitali e freddi territori, voi ed io siamo feriti, e desideriamo più di ogni altra cosa tornare a casa per vedere le nostre care mogli dopo 15 lunghi inverni, e io vi prometto che se oggi vinceremo, potrete fare ritorno a casa, e ricordate, ho giurato che quando la mia X legione sarebbe caduta, io sarei caduta con lei, sarei morto combattendo, come si addice a un vero romano!... Per cui ora sappiate che la vittoria ci permetterà di tornare dalle nostre amate famiglie, per cui oggi noi VINCEREMO!”
Quinto era particolarmente bravo coi discorsi, tanto da essersi guadagnato l’appellativo di oratore, aveva incantato soldati e plebei con la sua saggia e sicura voce.
Si mise ai posti di comando e iniziò a scrutare il nemico… i 5000 si muovevano come un onda verso la collinetta, correndo come bestie, con l’unico istinto di fare del male.
Quando furono a tiro di veliti, questi cominciarono a tirare, seguiti poi dai frombolieri, causando non poche perdite al nemico.
Il generale aveva schierato anche una centuria di principi di riserva.
Quando i nemici giunsero a pochi metri dai romani, ormai stremati, incassarono una scarica di pilum, dopodichè cominciarono a combattere.
Poco a poco si accozzarono sulla prima linea romana, che sembrava come un elastico pronto a rompersi da un momento all’altro.
Il generale andò subito con i suoi uomini ad incitarli in nome di Roma.
Venti minuti dopo le linee erano ormai esigue, i germani si riversavano sulla formazione con violenza pazzesca, la seconda linea si unì al combattimento, ma nulla poteva più fermare i Germani, e specie i loro violenti berseker, che seminavano distruzione fra le linee.
Il generale romano capì che oramai non era possibile sconfiggere i germani frontalmente, ma poteva contare solo su un improvviso calo di morale, Quinto sapeva anche che la seconda linea avrebbe retto per molti minuti, poiché formata da veterani, mentre veniva incitata dal generale a pochi metri di distanza.
Il vittorioso vide che il centro dello schieramento nemico era stato trascurato, e una warband attaccava i principi in mezzo, allora inviò i 200 cavalieri ad attaccare il cuore dello schieramento nemico, che non resse all’urto e si diede alla fuga.
I cavalieri rientrarono dentro le proprie linee, mentre il morale nemico era notevolmente calato, i romani avevano chiuso i nemici in due parti, lasciandogli però una possibilità di fuga alle spalle.
Allora il generale si mosse con la cavalleria, e chiusero il cerchio, ma i cavalieri erano deboli, e non adatti a un lungo accerchiamento.
Ma a un certo punto accadde una cosa impensabile, si udì suonare fortemente il corno, e tutti i soldati videro che il Signore della guerra germanico era caduto in battaglia.
I Germani andarono in fuga, e i galli vennero contagiati, e fuggirono tutti.
Dalla battaglia non se ne salvò nessuno, o forse pochi germani, mentre il generale romano uccideva a volontà.
La battaglia fu sorprendentemente vinta dai romani che presero Treverum, e Quinto Giulio guadagnò molto consenso popolare dopo questa vittoria.
Ora il limes sul Reno era sicuro, e i germani erano divisi in due parti: la parte della odierna Germania a est del Reno e la parte della Gallia settentrionale.
Il mese successivo un esercito di 5000 Galli attaccò i 3000 romani che assediavano Alesia, i legionari della gens Giulia ottennero una relativamente semplice vittoria, che gli garantì la presa della città gallica.
Per un anno i romani si riposarono, a treverum i mastri fabbri avevano forgiato armi in bronzo per i legionari, che reclutata una guardia cittadina si riapprestavano a partire alla volta di un‘altra città germanica, che controllava lo stretto della manica, e con esso le comunicazioni con la penisola britannica, centro molto importante sul mar del nord.
I 1320 legionari romani esperti delle precedenti battaglie sbaragliarono 2000 Galli senza subire più di 100 perdite, e conquistarono la città.
Adesso, dopo venti lunghi anni di guerra strenuante, finalmente le legioni poterono marciare verso le ultime due province della Gallia.
La X Tauros cinse d’assedio l’ultima città germanica nell’odierna Francia, mentre la V legione, sotto il bravo Manio Giulio, assediava anche l’ultima città Gallica in Gallia nel nord ovest del grosso stato.
Era ormai tutto in procinto di finire, vent’anni prima due legioni calpestarono il suolo gallico, ed a un ventennio di distanza i Galli stessi stavano per cedere.
In Spagna, le popolazioni celto-iberiche spingevano sui pirenei per dare un aiuto agli assediati compagni, ma la III Gallica, legione formata da astati, veliti e equiti, una legione ausiliaria, presidiava efficacemente i pirenei.
E così, nel 245 a.C, le legioni riuscirono a completare la impossibile conquista della Gallia, e ciò va attribuito a un uomo, Quinto Giulio, che ,partendo con due legioni, riuscì a far crollare un regime che contava oltre 90.000 soldati e a respingere un’orda di 40.000 Germani.
Ma con i Galli non era ancora finito, la Gallia era stata conquistata, ma era rivoltosa, e in spagna i celti tramavano vendetta.



Campagna Gallica: 261 a.C. - 245 a.C.
27/04/2006 15:38
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Miles
Io l'ho letta, veramente eccezionale.
Ottima la descrizione delle battaglie, unite i movimenti strategici delle tue truppe.
Hai fatto una sintesi magnifica.
Ancora qualche turno e proverò ad eguaglare le tue descrizioni con la sintesi della mia campagna con i Macedono
[SM=x506651] [SM=x506651]
VENI VIDI VICI

Visitate la mia città: http://rommelville.myminicity.com/
grazie
27/04/2006 15:45
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Re:

Scritto da: Caesar633 27/04/2006 15.38
Io l'ho letta, veramente eccezionale.
Ottima la descrizione delle battaglie, unite i movimenti strategici delle tue truppe.
Hai fatto una sintesi magnifica.
Ancora qualche turno e proverò ad eguaglare le tue descrizioni con la sintesi della mia campagna con i Macedono
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Esageri... comunque fra poco dovrei riuscire a finire la biografia del mio generale, spero di rimanere sullo stesso livello d'altezza.
Ancora grazie per i complimenti...


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"Per garantire che resteremo sempre uniti, che parleremo sempre con un'unica voce e che agiremo con un'unica mano la Repubblica dovrà cambiare. Dobbiamo evolverci, dobbiamo crescere. Siamo diventati un Impero di fatto, diventiamo un Impero anche di nome!
Siamo il primo Impero Galattico!
Siamo un Impero che continuerà a essere governato da questo nobile consesso!
Siamo un Impero che non ripeterà i maneggi politici e la corruzione che ci hanno feriti così profondamente!
Siamo un Impero che sarà governato da un unico sovrano eletto a vita!
Siamo un Impero governato da una maggioranza!
Un Impero governato da una nuova costituzione!
Un Impero di leggi,non di politici!
Un Impero votato alla salvaguardia della società onesta. Di una società unita e sicura!
Siamo un Impero che durerà diecimila anni!"

Discorso di Creazione dell'Impero, 19 BBY
Imperatore Palpatine



30/04/2006 22:01
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Cneo Mela
Ecco... l'ultima mia "opera"... la leggerà solo Caesar 633 secondo me...

Cneo Mela

Ecco l'ultima mia "opera", anche se credo che la leggerà solo Caesar 633

Anno 169 a.C
I confini di Roma si estendono dalle sponde orientali dei balcani ai porti gallici occidentali, il neo impero è controllato da tre gens principali: la gens Valeria nei balcani, la gens Cornelia in Africa e la Gens Giulia in europa.
Ma una di queste gens sta attraversando un periodo di decadenza, la famiglia Giulia infatti, era sotto costante attacco degli iberi da occidente e dai britanni da nord.
I confini sembravano non poter reggere a lungo alle orde barbariche che si scagliavano contro i limes, e si diceva che di li a poco la gens si sarebbe disgregata.
Il 20 Giugno dello stesso anno, a mediolanum, accadde un fatto apparentemente insignificante, nasceva Cneo Mela, figlio di Antonio Mela, governatore delle provincie della gallia cisalpina e pretore del senato.
Tutti i romani aspettavano l'arrivo dell'erede di Cosso Antonio, che avrebbe saputo issare la spada al cielo e conquistare territori fino a dove batte il sole, come a suo tempo fece il vittorioso, e gli indovini dicevano che il momento era vicino.

Anno 153 a.C

La fine dell'impero in europa era vicino, gli iberi da est avevano sfondato il limes romano, e da est le orde scite arrecavano morte e dolore fra le legioni... la situazione era disperata.
Quello stesso anno brandiva la spada Cneo Mela, che già in accademia aveva dato prova di indubbie capacità militari.
Il generale diventò subito pretore delle provincie al fronte iberico, avviandosi verso una rosea carriera politica, e con quella stessa carica aveva ricevuto una debole legione di coscritti reclutata in Gallia Settentrionale, la legione era formata da 10 coorti della legione (sette originarie e tre Coorti della legione), tre reggimenti di ausiliari appiedati, due coorti di cavalieri romani.
Una volta preso il controllo della legione mosse velocemente verso Narbo Maritius, di recente passata sotto il controllo iberico, e nella Gallia Narbonensis si scontrò contro un enorme esercito iberico in controffensiva.
I romani erano 2148, mentre gli iberi 4000, la battaglia sembrava per Roma destinata a finire male.
I romani non si schierarono però con la solita formazione a scacchiera, ma bensì sfruttarono la solidità della legione per formare un'unica e lunga linea di legionari, con al centro le coorti della legione, e ai lati le coorti originarie, dietro ai lati dispose i cavalieri.
Gli iberi si schierarono massicci, con i guerrieri toro in terza linea, i fanatici in seconda e i guerrieri in prima, inoltre gli iberi possedevano anche 4 battaglioni di cavalieri, disposti su un solo lato.
Gli iberi si scagliarono con immenso fragore contro i romani, che subirono l'impatto della carica, ma loro erano i figli di marte e rinsaldarono le fila e cominciarono a combattere con tutte le forze.
Il generale si mise a capo della cavalleria, suonò il corno e si lanciò in una tremenda carica contro la cavalleria nemica, che combattè per pochi mi
nuti, dopodichè scappò in preda al panico assoluto.
Adesso il compito non era facile, il generale doveva agire con tempismo assoluto, doveva aspettare che i guerrieri toro attaccassero, e doveva sperare che le legioni non sarebbero andate in rotta.
I guerrieri toro entrarono in mischia ed allora il generale si lanciò attaccando le spalle alla formazione nemica.
La rotta fu simultanea, gli iberi iniziarono a imperversare cercando una via di fuga, bloccata dai possenti cavalli, che li uccidevano in massa.
Solo 120 cavalieri iberici si riuscirono a salvare, cingendosi d'assedio dentro Narbo Maritius, dove il generale li avrebbe presto seguiti.
Per i romani le perdite furono irrilevanti, solo 200 legionari appiedati.
All'urbe la notizia di tale vittoria venne presa molto bene dai cittadini, e dagli stessi senatori, che vedevano nella conquista dell'iberia una fonte di lucro, più che una conquista a scopo difensivo.
Il senato si sarebbe accorto molto più tardi dell'errore commesso lasciando carta bianca al geniale generale.
Narbo venne velocemente presa dalle legioni, che si rinsaldarono con levanti galli, e veloci raggiunsero i pirenei, dove incontrarono 3800 iberi, saldamente posizionati su di un alto colle.
Gli iberi erano convinti che il generale avesse commesso un banale errore, ma invece riuscì a trarre da quello un grande vantaggio in termini di tempo.
Mise gli onagri appena reclutati a minacciare gli iberi qualora si fossero mossi, l'onagro era supportato anche da arcieri romani.
Le pesanti legioni si poterono dunque mettere sullo stesso piano dei nemici, e il generale mise le legioni più forti dal alto rialzato: gli schieramenti collisero, i romani sembravano reggere mentre la cavalleria andava in cima al picco.
Il generale restò coi suoi uomini a rincuorarli, mentre sembravano non reggere, eccetto il lato destro che stava sfondando.
I cavalieri si lanciarono contro i nemici dal picco del monte, prendendo una spaventosa velocità, mentre i legionari a destra sfondavano e accerchiavano il centro nemico.
Gli Iberi fuggirono tutti, ma nessuno tornò dai proprio figli, poichè tutti finirono nell'ade, mentre i romani avevano aggiunto un nuovo tassello alle loro serie di vittorie.
I romani ebbero perdite irrilevanti (400 circa) mentre la situazione per gli Iberi si aggravava sempre più, il generale romano aveva marciato alla volta di Osca e grazie ad un ottimo uso degli onagri su tutte le torri era riuscito a fare diventare la battaglia quasi campale e a pari livello.
Il senato concesse carta bianca al senato per quanto concernesse la campagna iberica,e mentre marciava verso Numantia incontrò un esercito di 4300 iberi, in una pianura della celtiberia.
I romani erano fiduciosi sulle capacità del loro generale, e sapevano che se si fossero messi nelle sue mani nulla avrebbe potuto togliere loro la vittoria, il generale sapeva che qualora avesse vinto quasi tutta la penisola sarebbe caduta ai suoi piedi.
Il generale si schierò su due linee con al centro le coorti originarie e ai lati le coorti legionarie, la poca cavalleria la tenne adiacente allo schieramento, quasi volesse usarla come fanteria.
Gli iberi si riversarono sulla formazione, erano quasi tutti potenti guerrieri toro reduci dalla guerra contro i Galli.
I nemici caricarono frontalmente la formazione di fanteria e la cavalleria laterale, quest’ultima si divise in 2 parti, il generale e una coorte sembravano fuggire, mentre l’altra grazie ad un magistrale ciclo di cariche non perdeva terreno e subiva poche perdite, poi la cavalleria che si era allontanata riuscì a compiere una manovra a U che colse il nemico impreparato alle spalle, e questo iniziò a scappare.
Una coorte di cavalleria uccise i fuggitivi, mentre il generale con l’altra coorte si dispose dietro al nemico.
Fra le due file romane avvenne lo scambio fra le linee, e nuovi saldi soldati ricominciarono a combattere.
Dieci minuti dopo la coorte originaria stremata inscenò una finta fuga, lasciando un buco nello schieramento, allora gli iberi si riversarono dentro al buco, dove scoprirono di essere in un semicerchio, infatti la seconda linea aveva formato un immenso barattolo, per contenere i nemici, ai lati chiusero le prime file, e la cavalleria del generale più le due coorti provvide a chiudere alle spalle.
Roma era vittoriosa in Iberia! Ora nulla poteva fermare più il generale!
Numantia venne velocemente presa, e il generale, al comando di 900 uomini si lanciò alla conquista di Scallabis, che cadde in pochissimi mesi, seguita dalla conquista di Corduba.
Il generale marciò con 3200 legionari verso Cartago Nova, e nei pressi della città affrontò 3400 Iberi.
Il generale schierò la armata a scacchiera, puntando tutto sulla cavalleria che avrebbe accerchiato lo stremato nemico.
I barbari si lanciarono sulla prima linea, che resse all’urto e inizio a combattere, mentre la cavalleria si scontrava con la cavalleria nemica.
Dopo pochi minuti la cavalleria nemica andò in fuga, e le prime due linee si scambiarono, la vittoria era dunque certa, e il generale terminò la battaglia colpendo da dietro lo schieramento nemico.
Di Iberi sopravvissero solo 20 guerrieri che si sciolsero e tornarono ai campi, e il generale potè prendere Cartago nova senza alcun apparente problema, mentre gli Iberi, ridotti a Asturica, imploravano una pace o una situazione di protettorato.
Il generale romano non volle prendere in considerazione le richieste degli Iberi e si lanciò all’attacco di Asturica, che tempo un anno cadde dinnanzi ai piedi del potente condottiero!
E allora fu certo che Cneo fosse l’erede del grande Cosso Antonio, capace in solo 4 anni di concludere una guerra che si prolungava da oltre 50 anni.
Il ritorno da trionfatore a Roma fu stupendo: il generale passò per la via Appia mentre tutti i cittadini lo osannavano e lo ritenevano il figlio di Marte, sceso in terra per portare la supremazia romana, e a soli 20 anni il generale divenne leggenda.
Fu il più giovane condottiero romano ad ottenere un imperium, e il popolo insistè perché indossasse una corona d’alloro.
A quel punto il generale divenne console insieme a Druso Cornelio, e durante il mandato diede il permesso alle regioni nord della sua gens di creare nuove legioni.
Scaduto il mandato, la cui durata era stata ridotta ad un anno, prese il proconsolato delle provincie della Germania Inferiore e della Gallia belgica, e con una legione ben addestrata: 5 coorti cittadine, 8 coorti legionarie, 4 coorti pretoriane e 2 pretoriani a cavallo, si apprestò a sbarcare sul suolo Britannico, di fondamentale importanza per il controllo del mare di Roma.
Trovarono alcune navi britanniche a sbarrargli la strada, ma vennero facilmente eliminate, sbarcò quindi con la sua legione, subito una piccola resistenza di britanni tentò di bloccargli la strada, ma fuggi poco dopo aver visto l'imponenza romana.
Il generale puntava, visti gli scarsi rifornimenti, a ottenere una grande vittoria in centro britannia, dove avrebbe ucciso gran parte dei nativi, per poi conquistare le provincie centro-meridionali, per poter poi esercitare il potere del vincitore sul vinto con i britanni.
Entrò in Britannia, sconfisse agevolmente 500 nativi con perdite irrilevanti (9 uomini mi pare), e si accampò.
Un anno dopo 8000mila britanni erano pronti a cercare la pugna.
I romani erano avvantaggiati dal territorio, ma i britanni erano più del doppio, la sfida si mostrava interessante.
I romani si schierarono a scacchiera, con i pretoriani al centro, le coorti cittadine ai lati, e le coorti agli estremi, la cavalleria si schierò dietro le coorti legionarie.
I Britanni avanzarono, i carri si scontrarono con i pretoriani, rimediando una sconfitta schiacciante e ripiegando spaventati sul proprio schieramento, subendo perdite gravi.
Allora 300 britanni persero la vita, e gli altri si affrettarono ad attaccare frontalmente l'esercito nemico, ma stremati si infransero contro il pilum.
Ma comunque 6200 Britanni travolsero i romani, iniziando una dura lotta.
I Britanni erano privi di cavalleria, e quindi non vi fu un combattimento di cavallerie, e il generale la tenne tutta vicina a se.
Dopo 20 minuti la situazione per roma era un po’ complicata, i Britanni erano ridotti a solo 2800 fanti, mentre i romani erano 2800, ed erano molto spaventati dai nemici, che però iniziavano a deficiare di fiato.
Il generale allora inviò le due coorti cittadine messe come riserve, a caricare contro il centro dello schieramento nemico.
Il centro dello schieramento nemico collassò, ma il nemico possedeva dei soldati in riserva, allora il generale romano colse l’attimo lanciandosi a capo della cavalleria nel buco causato dal ritiro della parte centrale del nemico.
La cavalleria romana attaccò le riserve nemiche mandandole immediatamente in rotta, cogliendole di sorpresa.
Allora il nemico era sotto scacco, la cavalleria si lanciò contro le spalle e ai fianchi del nemico, accerchiandolo e sterminandolo.
Tutti i britanni fuggirono, e in appena un anno la britannia cadde, e anche la ribelle Irlanda venne presa.
Il generale tornò a 26 anni in Italia, stette per un anno a mediolanum dove si sposò con Lucia, poi prese di nuovo le legioni e iniziò una spedizione lampo in Dacia.
Sbarcò a Salona, di recente dominio romano, e mosse subito contro Salona, sbarazzandosi semplicemente di 4000 Daci, con le legioni veterane mosse verso Bylazora, ma nel viaggio si dovette scontrare contro una lega di Daci e Traci vicino alla città.
In totale erano 8500, e lui aveva solo 3700 uomini, ma era avantaggiato dalla sua posizione rialzata.
Si schierò a scacchiera, con la poca cavalleria ai fianchi, mentre i nemici formavano la solita orda disordinata messa a quadrato.
I Daci e i traci li attaccarono frontalmente con bastarni e guerrieri con spada barbarici.
I romani ressero all’urto, e, veterani di mille battaglie, cominciarono a combattere.
Dopo 30 minuti i daci e i Traci avevano subito molte perdite, ma i romani erano sul punto di collassare, allora il generale attuò la sua geniale tattica, fece andare in falsa fuga il centro dello schieramento, i nemici si riversarono nel buco, ma giuli chiusero grazie alla seconda linea un quadrato, che venne chiuso dalla cavalleria.
Fu un massacro, i romani presero Bylazora, e poi ridussero i daci in protettorato e ottenenero la inespugnabile Tylis in dono per la pace dai traci.
Dopo questa stupenda vittoria il generale, forte della legione formata da 3000 legionari super addestrati, di diresse in Italia.
Il popolo lo adorava, il patriziato provava un timore misto a stima nei suoi confronti, il generale però non lasciò l’esercito ad Arretium per prendere il suo imperium, ma avanzò fino al guado del rubicone, chiedendo al senato di arrendersi a lui, i senatori, molto orgogliosi, chiesero l’aiuto di Cassio Linario, grande generale, nella lotta contro il potente nemico.
I legionari della gens Giulia avanzarono contro i 6000 che stazionavano davanti a Roma, mentre dalle cittadine italiche e della Gallia cisalpina, 20.000 legionari cercarono di raggiungere il generale.
L’unica legione comandata dal generale colse l’attimo e attaccò i 6000 dell’SPQR, il rapporto era numericamente di 1 a 2, ma le legioni di Cneo il Grande, erede di Cosso Antonio, erano super addestrate e comandate da un grande generale, mentre i repubblicani erano comandati da generali incapaci che conoscevano la guerra solo attraverso i libri e le storie popolari.
Gli eserciti si schierarono su un’arteria consolare, con ai lati delle foreste, il generale della gens Giulia si schierò a scacchiera, e cercò di facilitarsi la vittoria nascondendo la cavalleria barbarica mercenaria nei boschi, sapendo che i nemici erano inesperti e combattevano con lo schema classico romano, che non teneva conto di imboscate.
L’esercito viola avanzò contro il nemico, quando furono a distanza ideale, gli arcieri cominciarono a schermagliare, i veterani dei Giuli vinsero, e iniziarono a bersagliare i legionari repubblicani.
Allora i massenzini attaccarono subito con la fanteria, che contava alcune coorti pretoriane e cittadine, e perfino le prime coorti con l’aquila, un simbolo dinnanzi al quale i romani si erano sempre dovuti chinare.
Le fanterie si caricarono rispettivamente, i legionari dell’SPQR erano addestratissimi, ma i Giuli erano esperti in combattimento, e sprezzanti del pericolo.
Le prime linee collisero violentemente, mentre le seconde tiravano pilum.
I Giuli mandarono anche alcuni legionari sui lati, dove sconfissero la cavalleria repubblicana, chiudendo ai lati lo schieramento nemico.
La terza linea andò dietro per accerchiare completamente il nemico, il generale si mise in testa alla colonna, mentre i cavalieri nascosti nei boschi caricavano alle spalle il nemico, privo di riserve.
Fu un massacro, il generale dell’SPQR fuggì spaventato per essere ucciso come un vile da un dardo dei propri legionari.
La disfatta aveva dimostrato che la gens Giulia era molto potente, e che il senato non era più capace di governare Roma, ed aveva generali incompetenti.
Il Magno avanzò fino all’Urbe, che, totalmente sguarnita gettò le armi dinnanzi al conquistatore.
Cneo Mela organizzò una grande marcia trionfale, intorno alla via Appia c’era gran parte del popolo di Roma, le legioni si erano disposti sui bordi della strada, dove la popolazione lo acclamava come un Dio, arrivò fino al palazzo del senato, dove gli venne consegnato l’imperium e la carica di dittatore a vita.
Aspettò i 20.000 uomini: 4000 vennero presi sotto la sua ala, mentre altre 4 legioni sarebbero andate in Dacia, una in mano all’ultimo dei Giuli, Marco Giulio, un’altra in mano a Tiberio Stilicone, un’altra in mano a Quinto Levino e l’ultima in mano a Secondo Emiliano.
In Italia i Corneli avevano due legioni in tutto, inesperte e in mano a dei generali completamente incompetenti.
I Valeri non erano messi molto bene, possedevano la Grecia e la macedonia, e neppure una legione in Italia, ma solo guardie cittadine.
Cneo Mela prese senza apparente difficoltà Capua, grazie agli onagri, che sfondarono abilmente le mura.
1000 Valeri, coalizzati con le due legioni dei Corneli, diedero battaglia al generale romano nei pressi di Croton, erano 4000 veterani contro 7000 reclute, di cui 1000 guardie cittadine.
I due eserciti si scontrarono in una pianura erbosa, con molte foreste, adatte ad imboscate.
I veterani si schierarono a scacchiera, in tre linee, con il centro dello schieramento arretrato, e la veterana cavalleria quasi a formare una quarta linea.
I nemici si schierarono come fanno di solito, a scacchiera normale, e come al solito non possedevano arcieri, e molta poca cavalleria.
Gli schieramenti si posero l’uno dinnanzi all’altro, scaricarono il pilum, e da questo i Giuli uscirono svantaggiati, allora il generale diede l’ordine alla fanteria di restare ferma.
I nemici caricarono, lo stolto generale dei Corneli trovò nella parte centrale dello schieramento un errore strategico, e fece attaccare maggiormente li.
Allora il generale, invece di mandare la seconda linea in supporto alla prima, la mandò esclusivamente ai lati dello schieramento nemico, mentre la terza eludeva la formazione.
La cavalleria si aprì come le ali di un uccello pronto a spiccare il volo, e sbaragliò la piccola riserva di cavalleria nemica mista a guardie cittadine dei Valeri.
I lati dello schieramento nemico collassarono, il centro dello schieramento di Cneo reggeva.
Allora la seconda e la terza linea accerchiarono le linee nemiche, mentre la cavalleria uccideva i fuggitivi.
Era dunque una magnifica vittoria, che aveva fatto morire solo 500 Giuli ma 7000 fra Corneli e Valeri.
Dopo appena un anno tutta l'italia s'inchinò dinnanzi alla nuova potenza del grande generale, che ora doveva sconfiggere il suo nemico maggiore.
Svuotò la Gallia, la Germania e la Britannia di tutte le truppe che contenevano, e, organizzò 9 legioni per un totale di 30.000 uomini per l'invasione dell'Africa.
20.000 uomini sarebbero sbarcati con lui nei pressi di cartagine, mentre la legione iberica e altre 2 legioni superavano Gibilterra e attaccavano i domini dei Corneli in Africa da ovest.
Lo sbarco avvenne il 30 Dicembre 138 a.C, vicino a Cartagine, Tapso e Leptis Magna.
Il generale, al comando di 4000 uomini, e seguito dai luogotenenti Cassio Secondo e Erennio l'Astuto, rispettivamente al comando di 4000 uomini cadauno, travolse il nemico, che si ritirò nella roccaforte di cartagine.
Lo sbarco aveva colto impreparato il generale, che però poteva disporre di ben 50.000 uomini, ma doveva riuscirli a radunare.
Tapsus venne cinta d'assedio, così come cartagine e leptis magna, ma 18.000 legionari continuarono l'avanzata.
4000 mossero verso le città dell'est dell'africa, mentre 14.000 proseguivano verso la città di Cirta, sperando di cogliere impreparato il nemico.
Un anno dopo Cirta, Cartago, Tapsus, Leptis Magna e Tingi erano capitolate dinnanzi ai rossi stendardi, e il generale chiamò adunata al centro dell'africa del nord.
Di 30.000 che erano partiti ne rimasero 20.000, e 40.000 erano i Corneli radunati in Numidia, fra il Sahara e la Gaetulia.
Il generale cominciò una discesa con tutte le armate adiacenti, si mise al comando dell'intero reparto di 4000 cavalieri barbari e romani.
Quand'ecco che l'ombra della sconfitta giunse alle 5 legioni, le 10 legioni dei Corneli, comandate da Cassio Linario, grande generale ormai divenuto cinquantenne, l'unico generale capace di vedersela con Cneo Mela nell'ora fatale.
A differenza delle altre volte, per il generale della gens Giulia, non lo poteva aiutare l'esperienza dei suoi legionari, visto che su 20.000 erano solo 3000.
Nel consiglio dei luogotenti del generale gli si consigliava di arretrare perdendo alcune città, e chiedendo l'aiuto dei 6000 legionari di stanza in Italia.
Cneo invece volle cogliere il momento, quella battaglia doveva essere decisiva per la sua vita... ed era sicuro ne sarebbe uscito vittorioso.
Gli eserciti si avvicinarono progressivamente, e giunsero alla pugna in un terreno desertico pianeggiante, dominato da un rilievo a sinistra.
Fu una battaglia epica con la E maiuscola, mai si era visto un così ampio potenziale umano in un'unica battaglia, e mai si erano visti così tanti soldati morire in tre soli giorni.
Il rapporto era decisamente di 1 a 5 per i Corneli, che contavano il doppio degli uomini, sia in fanteria che in cavalleria.
I Giuli si schierarono così: a sinistra il reparto di 4000 cavalieri comandati dal generale, al centro sinistra il reparto di 4000 legionari comandato da Cassio Secondo, a centro destra un altro reparto di fanteria pesante comandata da Erennio l'astuto e a destra un reparto di 3000 legionari pesanti e 1000 mercenari esperti nella guerra del deserto.
Il nemico poteva contare 27000 legionari, 5000 cavalieri e 8000 leggeri.
Mai si era vista una così lunga fila di uomini, tanta da occupare almeno tre quarti del campo di battaglia, la vittoria sembrava ovviamente certa per il generale delle gens cornelia, che contava il doppio dei soldati rispetto ai nemici.
Il generale della gens Giulia montò a cavallo, prese il corno legandoselo al collo, mise nella mano sinistra lo stendardo, si mise in testa allo schieramento e pronunciò uno storico discorso:
" Oggi combattiamo in questa giornata soleggiata, contro i nostri stessi fratelli... voglio che sappiate che combattiamo per liberare Roma dal giogo della corruzione senatoriale che la opprime negli ultimi trent'anni.
Ho combattuto per quasi 15 anni, e non ho mai perso una battaglia, voglio che abbiate piena fiducia in me, e sappiate che non potete perdere, perchè io sono il figlio di Marte, l' unico erede di Cosso Antonio, sono colui che prese Roma per mano in un momento buio e ha esteso moltissimo i confini dell'impero.
Poi quando sono tornato dalla Dacia, mi aspettavo di venire accolto a Roma come l'uomo che sono, ossia un conquistatore, ma mi hanno chiuso le porte, ed ho dovuto prendere una decisione difficile.
Potevo ritirarmi a mediolanum come uno degli uomini più ricchi della mia era, ma ho capito di avere un difficile compito, ossia di liberare Roma dalla corruzione che la opprime.
E dunque siamo quà, nel deserto, io per primo mi sono recato quì, mangiando come voi, camminando come voi sotto il sole cocente.
Oggi noi combattiamo, o vinciamo o moriamo, solo queste sono le possibilità, siamo giunti fino alla capitale nemica, e non abbiamo più viveri, qualora dovessimo perdere moriremo di fame.
Combattiamo per Roma per togliere il giogo tirrannico della corruzione, per l'aquila della mia gloriosa legione, che ha vinto in Spagna e che ha salvato l'urbe da un mero destino!
E se morirete io morirò con voi! PER ROMA E PER LE AQUILE LEGIONARIE....CAAAAAAAAAAAAAAAARICA!!!!!!"
La battaglia cominciò, i due schieramenti erano esitanti, il caldo picchiava sulle loro pesanti armature, ma avevano altro a cui pensare, la loro vita era in pericolo, e anche il destino di roma si sarebbe giocato in quel caldo e lontano deserto, l'ultimo posto dove qualsiasi romano avrebbe pensato di morire.
Finalmente dalla parte dei corneli i legionari tutti si cominciarono a muovere, anche i Giuli iniziarono a marciare verso il centro dello schieramento, dove si trovava la collinetta, essenziale per la cavalleria.
Le pesanti armature dei legionari producevano un fastidioso rumore, che rompeva il silenzio funebre che vi era nell'aria.
Poi gli schieramenti si trovarono l'uno dinnanzi all'altro, gli arcieri cominciarono a tirare, e si cominciarono a mietere le prime vittime.
Un quarto d'ora dopo, quando già 700 uomini per schieramento avevano trovato la strada dell'ade, le freccie si esaurirono, e si passò al lancio del pilum.
Questo diede un lieve vantaggio ai Giuli, che essendo quelli che dovevano essere caricati, ostruivano con il pilum, una carica compatta al nemico.
Il generale Cneo Mela, al comando della cavalleria, mosse verso la collinetta con la sua immensa ondata di cavalieri, mentre gli schieramenti venivano a collidere.
Le due ondate di uomini e cavall si mossero, e arrivarono a collidere, ma dalla parte della gens Giulia si scisse una piccola parte di 400 cavalieri che andò a colpire dal fianco il nemico.
Gli uomini cominciarono a combattere, strenuamente, per moltissimo tempo, e fu un immagine spaventosa.
Dopo tre ore la situazione per la gens Giulia era disastrosa, e gli uomini restavano saldi unicamente per quell'uomo, che era in mezzo a migliaia, ma che si riconosceva dallo stendardo, le prime linee dei Giuli erano quasi del tutto distrutte, per la netta superiorità del nemico, e la cavalleria stava venendo soverchiata.
Ma la situazione più critica era per la fanteria che non poteva resistere più di un ora, a differenza della cavalleria.
Il generale con 20 cavalieri scelti andò dietro le linee di fanteria, e si mise a incitare i suoi uomini:" Siamo romani... non possiamo cedere, non abbiamo mai ceduto e mai cederemo..." e si mise a chiamare per nome i centurioni più importanti, incitandoli a tenere salde le righe.
Allora i Giuli si rinforzarono, cominciarono a non perdere terreno, e a uccidere molti nemici, e allora diede l'ordine di suonare tutti i corni ai cornificer.
Il ruomore fu spaventoso, e spaventò i nemici, il generale si lanciò egli stesso in mischia contro la cavalleria nemica, rinforzando il morale dei suoi uomini, che fecero fuggire la cavalleria nemica.
I cavalieri Giuli erano dunque 2500, e dovevano sconfiggere adesso, per completare la tattica, una forte riserva di 3000 uomini nemici.
Ma la fortuna arrise al generale della gens Giulia, infatti la cavalleria ripiegò sulla propria riserva, abbattendo il morale della riserva dei Corneli e soprattutto scogliendone i ranghi.
Allora il generale, in testa alla cavalleria sulla collinetta si preparò alla carica :" PER UNA ROMA LIBERA! CAAAAAARICAAAAA!!!"
La riserva nemica andò in fuga, andando a finire sull'immensa linea di fanteria, abbattendone il morale.
Allora il generale dei Giuli evitò di inseguire, e si lanciò in una possente carica accerchiando 2 legioni del nemico.
Le due legioni più a sinistra dei corneli fuggirono, e allora vennero inseuite dalla cavalleria, mentre le legioni dei Giuli liberate dallo scontro col nemico lo accerchiavano.
Fu una stupenda vittoria, e soltanto 1000 cavalieri, fra cui Cassio Linario, dei corneli sopravvissero solo per essere uccise nell'assalto alla città.
L'Africa venne presa, e il generale rivolse i suoi sguardi alla Grecia, Macedonia ed Illiria, che stavano venendo conquistate dai legionari dei Giuli.
Il generale restò per sei mesi in Africa, e poi iniziò con 3 legioni a risalire il sahara, vicino a Cartagine c'era la sua immensa flotta, che l'avrebbe fatto arrivare in Macedonia in sei mesi, per riparare alla difficile situazione creatasi li.
Infatti i Valeri, dopo un dissesto iniziale, le ultime armate "Repubblicane", avevano travolto i Giuli in controffensiva, riconquistando Tessalonica e Larissa.
La legione di Secondo Emiliano, mista a quella di Tiberio Stilicone, riuscivano eroicamente a tenere a bada i nemici, che contavano 24.000 legionari.
In Italia si era indetta leva di massa, e in poco meno di sei mesi ben 4000 legionari, seppur inseperti, poterono prendere le navi per giungere a rinforzare la vacillante posizione Valeria in Grecia.
Un anno dopo la situazione era ancora più disperata, le linee dei Giuli erano arretrate fino a Salona, che, ultimo bastione di conquista dei Giuli in Illiria, minacciava di cadere, ma un evento molto importante cambiò totalmente quello che stava accadendo.
Le 4 legioni al comando di Cneo Mela non potevano sbarcare in Illiria, vista la imponenza della flotta nemica, ma una straordinaria tempesta colpì le navi di stanza a Apollonia, che subirono un importante sconfitta dalla flotta dei Giuli, che riuscì a sbarcare ad Apollonia, conquistandola agevolmente grazie agli onagri italici.
Le truppe che assediavano Salona dovettero ripiegare dietro le proprie linee, e il generale della gens Giulia partì con le quattro legioni in un difficile inseguimento.
I nemici subirono una sconfitta di minore importanza a Tessalonica, e lasciarono sguarnita anche Larissa, congiungendosi con altre cinque legioni a presidiare il passo che vi era dopo atene.
I Valeri erano quasi del tutto eliminati, ma la vittoria su di loro non era assolutamente facile, contavano due legioni in più, per un totale di 24.000 mila uomini, mentre i Giuli ne avevano solo 16.000.
Le armate dei Valeri erano comandate dal possente Fannio Valerio, con discrete abilità di comando e con grandissima influenza, la sua morte sarebbe stata presa male dalle sue truppe.
I Giuli avevano anche 4 elefanti mercenari, che avrebbero cambiato le sorti di 40.000 uomini.
Gli eserciti erano schierati in uno stretto che avvantaggiava i Valeri, poichè non dava la possibilità ai Giuli di agire sulle ali con la veterana e potente cavalleria.
Però Cneo riuscì ad ideare un'ottima strategia, che trovò i Valeri totalmente impreparati, infatti questi prevedevano di vincere la battaglia basandosi sulla loro maggiore potenza fanterica, mentre il generale dei Giuli voleva uccidere il generale nemico, per far fuggire le armate in preda al panico.
Gli schieramenti arrivarono a scontrarsi il 24 Marzo 133 a.C, i romani si schierarono con la scacchiera, ma in ultima linea mise il generale con la cavalleria.
Il nemico credette che lo schieramento dei Giuli fosse strutturato in modo da far ripiegare la cavalleria col generale non appena la sconfitta sarebbe stata imminente.
I Valeri, sicuri della loro superiorità e soprattutto dell'abilità del loro "Divino" generale si schierarono classicamente, senza il minimo di cavalleria, il generale guidava l'armata da in fondo allo schieramento, sicuro della vittoria.
Dopo le abituali e lunghe schermaglie, che videro uscire vincitori (come previsto) i Giuli, consci della loro maggiore esperienza.
Gli arcieri tirarono sulla fanteria Valeria, provocando minimi danni, e a giavellotti finiti si mise come riserva in fondo allo schieramento.
I Giuli avanzarono, la scarica di pilum colpì i due schieramenti, e come successe nella celebre battaglia di Gaetulia, il sole ne venne oscurato, provocando un effetto mistico.
Esaurito il pilum, i Giuli trassero il loro primo vantaggio, caricarono, e seppur non molto ordinatamente, sfruttarono un impeto che travolse le prime linee nemiche.
I nemici potevano vantare una linea in più, dovuta al fatto che la stretta gola impossibilitava gli eserciti a schierarsi per tutta la lunghezza del campo.
I Giuli contavano dei veterani della guerra d'Africa, ma ciò non era bastevole a equilibrare le forze, e una legione dei Giuli era appena stata reclutata in Italia.
Lo scontro continuò senza vincitori ne vinti per circa un ora e mezza, i Giuli avevano perso la prima linea e parte della seconda, mentre i Valeri tutte e due, ma la cavalleria e gli elefanti restavano in disparte.
Quando mezz'ora dopo dei Giuli restò solo la terza linea, mentre ai Valeri due linee, scattò l'audace strategia: gli elefanti irruppero nello schieramento nemico, provocando un buco e attaccando il centro della seconda linea nemica, subito dopo gli elefanti si ritirarono.
Allora il generale con la cavalleria si lanciò contro la seconda linea, travolgendola poichè stremata, ma non poteva batterla sul lungo andare, e allora attaccò il generale nemico.
Dopo un bel duello, la leggenda vuole che Fannio Valerio cadesse al suolo proprio in seguito a un colpo dell'antagonista Cneo Mela, che ne alzò lo stendardo, facendo capire ai suoi soldati e ai nemici che il generale era morto.
I suoi luogotenenti non poterono fare nulla per contenere la paura delle sue file, che fuggirono, venendo massacrati dalla cavalleria nemica.
Dunque la guerra civile era finita, le armate dei Giuli presero Corinto, e l'ultimo familiare Valerio, il giovane Caio Valerio, figlio di Fannio, gloriosamente caduto nella battagia di attica, si arrese ai Giuli chiedendo il protettorato, la richiesta venne rifiutata, e le rosse armate conquistarono Sparta, uccidendo l'erede mentre sperava di fuggire presso la porta, venendo ucciso da un giavellotto di un velite a presidio delle mura.
Il capolavoro della strategia era finito, il generale all'età di 37 anni aveva cambiato le sorti di Roma, togliendola da una difficile situazione, e portandola a una gloria mai vista, e soprattutto, per la prima volta unita sotto un'unica bandiera.
Ma la gloria per Roma non era finita, il generale sarebbe morto 30 anni più tardi, e in questo arco di tempo aveva fatto molte conquiste.
Con gli immensi profitti derivati dalle vittorie in tutto il mondo, le casse romane parevano interminabili, e in 3 anni di pace si dedicò all'incremento economico dell'impero, e anche a quello militare, poichè doveva sostituire le legioni perse e anche incrementare il numero di quelle precedentemente esistenti.
Quando venne l’inverno del 130 a.C, il numero di legioni da 7 era passato a 15: una legione in Iberia, due in Italia, 4 nel confine orientale dell’Africa, 4 sul confine dacico e tracio, 2 di stanza a presidio in Gallia, una in Germania e due di presidio in Britannia.
Allora prese qualche fedelissimo (240 pretoriani veterani di guerra Britannica e Dacia), e si mosse via nave verso la Macedonia, dove si mise a capo di una legione, e ordinò agli altri luogotenenti di seguirlo.
Giunse al confine col protettorato Dacico, a cui chiese il supporto contro i Traci, il generale al comando di una legione sconfisse agevolmente 3000 Traci vicino a Bizantium, e cinse d’assedio la città mentre Marco Giulio e Secondo Emiliano, veterani e abili generali prendevano campus lazyegus e, aiutati dai Daci anche Campus Getae.
Entro un anno la Tracia usciva sconfitta da un massacro, e il generale si mise al comando di una legione e chiese la resa al protettorato dacico, che rifiutò e si cinse d’assedio nella propria capitale Porrolissum, ma la resistenza di 600 Daci non potè eroicamente resistere ai 3000 del generale romano, che li massacrò.
Una volta annessa anche la Dacia all’impero decise di volgere il suo sguardo a oriente, verso le ricche terre un tempo seluicide ma ormai spartite fra deboli stati in perenne guerra fra loro come i Pontici, i Parti e gli Armeni.
La guerra aveva tutta l’aria di risultare comunque difficile, poiché gli stati erano sostenuti dal ricco e potente regno d’egitto, che all’apice della sua potenza aveva una vasta influenza sull’Asia minore, e la campagna non si sarebbe potuta svolgere in un’unica battaglia come le precedenti.
Il 2 Settembre 128 a.C, 6 legioni misero il piede sul suolo dell’Asia minore, le legioni erano comandate da: Secondo Emiliano, Tiberio Stilicone, Marco Giulio, Azio Fabrizio, Mario Turbo e ovviamente da Cneo Mela.
Una legione sbarcò in Lycia e cinse d’assedio Halicarnassus, un'altra in Ionia, assediando Sardis, un’altra in Prygia a prendere Pergamum, un'altra cinse Nicomendia, Ancyra venne assediata da Marco Giulio, mentre Cneo Mela si prese l’arduo compito di andare a Nicomedia.
In sei mesi le coste occidentali dell’Anatolia vennero prese dai romani, che avevano quasi annientato con questa rapida mossa il regno dei Pontici, che però aveva ancora il nucleo in Cappadocia e Assiria.
Allora i diplomatici romani andarono alla corte degli Armeni, dei Parti e degli Egizi.
Riuscirono a stipulare con l’Armenia un’alleanza e anche un patto di attacco combinato contro il Ponto.
Nei sei mesi successivi le armate romane si diressero verso la inespugnabile fortezza di Malaka, che non era espugnata da 200 anni, che aveva solide mura di pietra, mentre i formidabili cavalieri Armeni cingevano d’assedio Hatra.
Le altre legioni romane si stavano ammucchiando sul confine Partico, che scendeva fino a Dumatha, in Arabia meridionale.
Nonostante il rapido e formidabile inizio, la campagna sarebbe durata più di dieci anni.
Intanto cadde Malaka, dopo un assalto di Cneo Mela, e Hatra venne conquistata dai catafratti d’Armenia.
Il generale romano aveva stipulato un’alleanza con l’Armenia, poiché questa era la parte militarmente meno sviluppata, e alla lunga non avrebbe potuto tradire l’alleato.
Il generale con 4 legioni rimase sul fronte di Artaxarta, rivolto verso Media e Atropanete.
Un'altra legione mise in scacco la Babilonia.
Nel frattempo si stavano reclutando nuovi soldati per incrementare il numero delle legioni.
Intanto Marco Giulio con la VII legione e la VIII impegnate in oriente, era avanzato verso Phraaspa, cadendo vittima di un imboscata dei Parti, che si rivelò un vero disastro per i romani, che dovettero esitare per 2 anni sul fronte, e in quella letale imboscata perse la vita Marco Giulio.
Fu una disfatta spaventosa, il generale romano venne travolto dunque dagli eventi e da una reazione dei Parti che non si aspettava.
Fu costretto ad esitare attendendo le tre legioni (due europee e una asiatica), e perse dunque l’effetto sorpresa che sortì la distruzione del ponto in due anni e l’invasione delle legioni in territori non ancora predisposti alla guerra.
Dunque la campagna in oriente era destinata a diventare lunga ed estenuante, il generale inoltre aveva perso le aquile della legione e ciò fece anche vacillare il morale delle sue legioni.
Ma non poteva perdere 3 anni preziosi di campagna, allora si lanciò personalmente al comando della sua legione a bloccare il passo montano a sud di phraaspa, per evitare di far giungere validi soldati in quel piccolo insediamento.
Nel frattempo un’altra legione insediava l’insediamento, cercandolo di prendere per fame.
I Parti crearono un valido esercito per togliere il blocco montano dalla regione, e due eserciti da 6000 uomini attaccarono la legione di 4000 del generale romano nella prima vera battaglia della campagna in oriente (quelle pontiche non erano battaglie ma massacri).
Il generale aveva dinnanzi a se un nuovo tipo di combattimento… mai sperimentato dai romani.
Cneo aveva combattuto contro i barbari, che si schieravano disordinatamente molto vicini fra loro, aveva combattuto contro i romani, che combattevano con i ranghi molto compatti e con ordine spaventoso, senza fare largo uso di cavalleria.
Gli orientali si diceva invece che combattessero in maniera atipica, infatti facevano della cavalleria il loro punto forte, e soprattutto dei tiratori a cavallo, che indebolivano i reggimenti nemici per lasciare lavoro facile alla cavalleria ed alla fanteria, e si diceva possedessero un unità speciale di “Cavalieri di ferro”, enormi uomini che montavano alti destrieri, ed erano ricoperti da una corazza spessa, che li rendeva molto lenti ma faceva divenire la loro carica devastante, e si diceva capace persino di mandare in rotta un unità di legionari.
Come altra unità possedevano i carri falcati, il generale aveva già affrontato i carri affrontando i britanni, ma si diceva che questi avessero la possibilità di tirare frecce, e sebbene fossero meno duri all’impatto, possedevano ai lati degli spuntoni che permettevano di ledere colpendo di striscio il nemico.
Possedevano però della strana fanteria che, si diceva fosse numerosa ma veloce, adatta per tenere a bada il nemico mentre i cavalieri l’attaccavano da dietro.
Cneo allora si schierò in una maniera del tutto sperimentale, che si rivelò essere efficace.
Mise la fanteria schierata al solito modo, con gli ausiliari ai lati per proteggere i fianchi della legione dalla cavalleria.
Usò i pretoriani e le coorti cittadine nelle prime linee, perché sapeva che potevano fermare una carica dei carri e sopravvivere ad una pioggia di frecce.
La cavalleria la usò molto larga rispetto alla fanteria, con uno scopo ben preciso.
Schierò ovviamente gli arcieri nascosti fra la prima e la seconda linea.
Allora la battaglia cominciò, il nemico si era schierato con la fanteria al centro, i carri davanti, i catafratti poco più a destra della fanteria, gli arcieri a cavallo, la cosa che più temeva il generale dell’urbe, erano messi molto lontani dal resto dei soldati.
La battaglia cominciò, il nemico iniziò a bersagliare di frecce i legionari, che si ripararono con la formazione a testuggine, rimediando meno morti del previsto.
Dopo venti minuti le centurie della prima linea erano passate da contare 160 uomini a contarne 137 circa.
I carri allora caricarono la fanteria romana, non essendo al corrente del fatto che questi erano i maggiori fanti mai esistiti, ma paragonandoli ai fanti egizi.
Il signore romano, che si aspettava questa mossa, rispose in tutta calma, impedendo ai suoi di lanciare pilum e intimandogli solo di tenere le fila compatte.
I carri nemici compirono un ansa, ma i loro spuntoni vennero neutralizzati dai grossi scudi dei legionari.
Fecero così per altre sette volte, ed allora, esasperati, si lanciarono in una pazza carica frontale, che ebbe come finale una fuga imperversata che andò a ledere alla fanteria ma ancor di più ai catafratti, e colpì duramente il morale nemico.
Mentre il tiro degli arcieri a cavallo continuava ad infastidire i legionari messi a testuggine, i catafratti caricarono gli ausiliari, che inaspettatamente indietreggiarono, lasciando posto ai legionari, che investirono il nemico con una scarica di pilum.
La voglia di fuggire dinnanzi a quell’onda di ferro fu molta per i legionari, ma il loro sire era li a rassicurarli con ferma voce e carisma innato.
A quel punto la fanteria nemica caricò, mentre i catafratti stavano devastando il fianco destro romano.
Allora scattò l’audace tattica, la cavalleria mosse a U intorno al nemico, ma invece di caricare, temendo una probabile contro carica della cavalleria nemica, andò contro gli arcieri a cavallo, che come previsto si mossero verso l’interno del campo.
L’inseguimento portò la cavalleria nemica vicino alla prima linea romana, a tiro degli arcieri, che spuntarono fuori e travolsero i nudi cavalli che non portavano alcuna corazza, ne loro ne i cavalcatori, essendo abituati ad una lotta estraniati dal nemico.
Allora il reparto mobile del nemico si trovava fra due bivi, farsi massacrare o investire i propri amici.
Ovviamente scelsero la seconda, e riversarono sui catafratti, che vedendoli impauriti subirono un calo di morale.
Il generale romano, che aveva previsto questa mossa già al momento della pianificazione della tattica, per la sua innata lungimiranza, mandò i propri cavalieri ad attaccare alle spalle i catafratti, travolgendo anche gli arcieri a cavallo, il risultato fu una fuga disordinata del reparto di cavalleria partico.
Anche la fanteria nemica, il cui scopo era di tenere impegnata la fanteria romana, fuggì poichè soverchiata, anche il generale partico venne travolto dalla fuga, mentre tutti i reparti di cavalleria, compreso il generale, si gettavano all'inseguimento del nemico facendo in modo di non far fare ritorno a nessuno.
Nonostante il piano partico fosse eccellente, non potè sconfiggere il formidabile nemico, che uccidendo 6000 uomini perdendone solo 200 aveva compiuto un vero miracolo, e l'est tremava dinnanzi a lui adesso.
La sua maestria tecnica gli valeva l’adorazione delle folle e dei soldati e un timore dei nemici, che erano adesso ben accetti a tregue e a trattai svantaggiosi.
Il magno colse l’attimo e stipulò un vantaggioso trattato con i Parti che comportava una momentanea tregua in cambio di Media, che li avrebbe favoriti in una guerra con l’egitto.
Nel 121 a.C. un evento sconvolse la situazione già tesa che regnava sul medio oriente: un gruppo di ribelli nativi di Selucia, prese il controllo della città, precedentemente sotto il dominio Ptolemaico, e a questo seguì un inasprimento dei rapporti fra Egitto e Roma.
Infatti, Cneo Mela andò con i suoi onagri e occupò la città, non dichiarando apertamente guerra all’Egitto.
Ma questa era vicina, e le due potenze erano capaci di schierare in campo un numero mostruoso di soldati, e anche se Roma possedeva maggiori risorse umane, il numero delle legioni da mobilitare era di 20\25.
Nel frattempo erano giunte 3 legioni dall’Europa, e un totale di 8 legioni vennero disposte sul fronte egizio, mentre solo una rimaneva sul fronte Partico.
Insieme alle legioni erano arrivate anche delle spie abilissime reclutate nell’Urbe, insieme a degli assassini.
Iniziò per due anni una guerra di spionaggio, incentrato sulle reti stradali e sulla ribellione delle città, che indebolì molto le guarnigioni Egizie, ma ad Antiochia ci fu la goccia che fece traboccare il vaso, le spie romane inviate all’interno avevano sollevato il popolo, allora, quando l’ordine pubblico era già abbastanza basso, un assassino ricevette l’ordine di sabotare il gran tempio.
Le guardie lo acciuffarono, e in dieci giorni la guerra venne dichiarata.
Il generale era all’apice della sua potenza, cinquantenne ancora abile guerriero, ma senza un erede, che avrebbe avuto in seguito.
La guerra vide l’iniziale superiorità dei contingenti romani, che attaccavano il nemico da ovest in Africa, dove due legioni assaltavano, e a nord dall’Africa, dove ben 8 legioni vennero mobilitate.
Una legione assedi Antiochia, due circondarono Hatra, mentre ben 5 penetrarono nel territorio nemico, restando tutti vicini, impegnandosi in un'unica eventuale battaglia.
I diplomatici romani pagarono cospicue somme agli Armeni per costringere i Parti in una guerra, impossibilitandoli ad impegnarsi sul fronte romano.
Nel 118 a.C. le città assediate caddero, ma l’Egitto poteva opporre al nemico un potente e completo esercito, forte di cocchi e vasti contingenti di arcieri.
Intanto i contingenti armeni avevano travolto i Parti in Atropanete, e tre legioni presero sul momento Palmyra, e un altro contingente di 4000 uomini prendeva Sidon.
Ma la supremazia romana non era destinata a durare ancora molto, nel mite inverno del 118 a.C. ben 5 legioni si misero sotto il comando dei luogotenenti, ma tutte comandate supremamente dal leggendario Cneo Mela, e marciarono verso Gerusalemme, dove i legionari puntavano di cogliere l’esercito Egizio, costringendolo ad una ritirata.
Nel frattempo le 2 legioni dell’africa orientale erano state disintegrate dagli eserciti che si radunavano intorno ad Alexandria, pronti per sferrare un attacco spaventoso.
4 legioni assediarono Gerusalemme, mentre l’altra regione copriva il fianco orientale.
Nel 117 a.C. un atto diede una svolta decisiva alla guerra orientale, ben 40.000
Egizi attaccarono le legioni romane, nella celebre battaglia di Gerusalemme.
Il generale romano si mise a capo dei contingenti di cavalleria.
Si combatteva lungo un deserto sterminato, che durava per lunghi chilometri, fra il caldo spaventoso e la paura della battaglia.
I legionari si schierarono con la solita formazione, e con la cavalleria sul fianco destro, i nemici misero come al solito gli arcieri alle spalle e i lancieri misti ai fanti davanti, i tolemaici usavano anche truppe meno esperte.
Inoltre gli egizi disponevano di cocchi, cavalieri su cammello e a cavallo, che disposero sui fianchi.
La battaglia cominciò, il generale fece uno storico discorso :” Andiamo contro al nemico oggi, con un solo obbiettivo: VINCERE!
Se oggi vinceremo daremo a Roma la superiorità definitiva sul mediterraneo e sulle popolazioni civili, quindi oggi vinciamo…PER ROMA!”
La battaglia cominciò, i nemici avanzarono molto lentamente, i lancieri arrivarono allo scontro con le legioni, ma prima incassarono una scarica di pilum.
Gli arcieri oscuravano il sole con le loro frecce, mentre la cavalleria si lanciava alla carica di quella romana.
Cneo suonò il cornò, e fece imperversare i cocchi, che si ritirarono sulla cavalleria, subendo relative perdite.
Allora scattò la tattica: la cavalleria romana inscenò una finta fuga, fino ai limiti dei campi di battaglia, allora la cavalleria tolemaica andò a ripiegare sulla terza linea della legione, che non resse e si accozzò alla seconda.
Allora la cavalleria romana tornò dalla finta fuga, suonando i corni e urlando all’unanimità: “PER ROOOOOOMA!!!”
La carica fu devastante, ne conseguì una fuga della cavalleria egizia, che venne inseguita da quella romana, che poi fece una pulitissima manovra a U attorno alle linee nemiche, e al comando del generale si lanciò contro il nemico, colpendolo alle spalle e mandandolo in una fuga sparpagliata.
Pochi sopravvissero, e molti si dispersero fra la sabbia del deserto, mentre il destino dell’egitto era segnato, e i romani preparavano un trattato dove offrivano un condizione di protettorato particolare al nemico:
Gli Egizi si impegnavano a cedere tutte le regioni in loro proprietà fino a Petra, a diventare protettorato romano, e a pagare una somma di 1000 denari ogni turno per 25 anni.
E dunque, a 51 anni il generale aveva soggiogato il mondo intero, e ben poche fazioni non gli pagavano tributi.
Nel 116 a.C. dopo aver soggiogato parte del mondo intero, il generale tornò all’urbe, come il miglior generale che avesse mai calpestato il suolo della città eterna.
Con gli immensi guadagni derivati dalla guerra nel ricchissimo oriente, il generale dopo 30 di guerre che laceravano Roma, iniziò a fare opere pubbliche, infrastrutture economiche, e arene in tutte le città.
Finalmente, nell’inverno 115 a.C, dal matrimonio con Lucia, stretto a 26 anni, all’età di 54 anni ebbe un erede, Quinto Mela.
La pace prosperava nell’urbe, quando nel 106 a.C. il grande comandante dei romani si spense nel suo palazzo, sostituito a quello del senato.
La sua morte, avvenuta a 63 anni, lasciò un vuoto incolmabile a Roma, e, non potendo ancora legittimamente far prendere il potere al giovane Quinto, di soli 9 anni, al potere nell’urbe salì al trono il grande Tiberio Silicone, luogotenente del magno in Dacia e Africa, che avrebbe mantenuto il potere fino al 99 a.C, quando maturò il figlio legittimo.


Cneo Mela, 106 a.C. – 169 a.C.


Le sue maggiori battaglie:

Campus Narbonensis (Romani vs Iberi) 152 a.C. annus consolatibus Fannio Valerio

Battaglia di Numantia (Romani vs Iberi) 151 a.C. annus consolatibus Quinto Secondo

Battaglia di Cartago Nova (Romani vs Iberi) 150 a.C. annus consolatibus Fannio Valerio

Campus Britannicus (Romani vs Britanni) 147 a.C. annus consolatibus Cassio Linario

Bylazora (Romani vs Traci e Daci) 143 a.C. Annus consolatibus Marco Massenzio

Battaglia di Roma (Giuli vs SPQR) 141 a.C. Annus Consolatibus Quinto Secondo

Battaglia di Capua (Giuli vs Corneli e Valeri) 141 a.C. Annus Consolatibus Cneo Mela

Battaglia del Sahara (Giuli vs Corneli) 136 a.C. Annus Consolatibus Cneo Mela

Battaglia del Peloponneso (Giuli vs Valeri) 133 a.C. Annus Consolatibus Cneo Mela

Battaglia di Artaxarta (Impero Romano vs Regno di Partia) 125 a.C. Annus Consolatibus Cneo Mela

Battaglia di Gerusalemme (Impero Romano vs Impero Egizio) 117 a.C. Annus Consolatibus Cneo Mela
14/05/2006 13:04
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Miles
uao impressionante
è stata dura leggere tutto quello che hai scritto ma ci sono riuscito ,hai scritto tutto molto bene (lasciatelo dire da uno che ne ha letti di romanzi storici), vabé tralasciando due frasi che per stanchezza nello scivere magari hai messo "il senato lasciò carta bianca al senato"e"Sbarcò a Salona, di recente dominio romano, e mosse subito contro Salona"cmq apparte questo tutto bene ti meriti un applauso sei riuscito ad eguagliare un mio generale che ebbi tempo fa [SM=x506666] [SM=x506666] [SM=x506651] [SM=x506651]
il dado è tratto
14/05/2006 15:09
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Praefectus Fabrum
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Re: uao impressionante

Scritto da: layon 14/05/2006 13.04
è stata dura leggere tutto quello che hai scritto ma ci sono riuscito ,hai scritto tutto molto bene (lasciatelo dire da uno che ne ha letti di romanzi storici), vabé tralasciando due frasi che per stanchezza nello scivere magari hai messo "il senato lasciò carta bianca al senato"e"Sbarcò a Salona, di recente dominio romano, e mosse subito contro Salona"cmq apparte questo tutto bene ti meriti un applauso sei riuscito ad eguagliare un mio generale che ebbi tempo fa [SM=x506666] [SM=x506666] [SM=x506651] [SM=x506651]


Grazie... probabilmente gli errori li ho fatti per stanchezza... mi sono molto divertito a scrivere, solo che dopo un ora che si scrive la lucidità va per i fatti suoi [SM=g27964]


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"Per garantire che resteremo sempre uniti, che parleremo sempre con un'unica voce e che agiremo con un'unica mano la Repubblica dovrà cambiare. Dobbiamo evolverci, dobbiamo crescere. Siamo diventati un Impero di fatto, diventiamo un Impero anche di nome!
Siamo il primo Impero Galattico!
Siamo un Impero che continuerà a essere governato da questo nobile consesso!
Siamo un Impero che non ripeterà i maneggi politici e la corruzione che ci hanno feriti così profondamente!
Siamo un Impero che sarà governato da un unico sovrano eletto a vita!
Siamo un Impero governato da una maggioranza!
Un Impero governato da una nuova costituzione!
Un Impero di leggi,non di politici!
Un Impero votato alla salvaguardia della società onesta. Di una società unita e sicura!
Siamo un Impero che durerà diecimila anni!"

Discorso di Creazione dell'Impero, 19 BBY
Imperatore Palpatine



15/05/2006 14:37
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Non ti preoccupare per qualche frase sbagliata. [SM=g27964]
Hai fatto un ottimo lavoro. [SM=x506627]


16/05/2006 16:48
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Miles
veramente un'ottimo lavoro, la prosa è accativante e nonostante la lunghezza, hai scritto molto bene.
VENI VIDI VICI

Visitate la mia città: http://rommelville.myminicity.com/
grazie
12/06/2006 12:09
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Re:

Scritto da: TGD5511 24/02/2006 23.34
Inserite quì i resoconti delle vostre campagne, descrivendo le battaglie e tutto il resto...comincio io...

Postate qua tutti i racconti delle vostre campagne preferite...comincio io:

La conquista delle due gallie (Cisalpina e Transalpina)

Anno 254 a.C.
Gli stendardi con l'aquila romana si issavano da una parte all'altra del mediterraneo, e gli sconfitti cartaginesi si apprestavano, per quanto pattuito, ad abbandonare le isole del mediterraneo, la prima guerra punica era finita...e roma era vittoriosa!
Ma la pace non era destinata a durare, dopo 10 anni di logorante guerra le casse dello stato piangevano e a nord i galli si stavano rendendo conto della difficile situazione in cui si trovava la città eterna e preparavano un attacco.
Nell'estate 250 a.C. i Galli si decisero, ed un'armata di 1200 uomini assediarono la debole città di arretium, che all'interno contava 160 astati e 80 principi, comandati dal prode Lucius Aemilius.
I Galli attaccarono e dopo un'accanita resistenza la città cadde in mano barbara.
Nel frattempo le spie romane visualizzarono nei pressi di aquileia 3500 Galli in avvicinamento, la sconfitta pareva ormai certa.
I pochi veterani rimasti della guerra cartaginesi si apprestarono a tornare in patria, mentre i galli espugnarono la praticamente sguarnita arminium.
Nel frattempo una piccola legione di 600 uomini giungeva dal sud italia a Roma, mentre i veterani erano sbarcati vicino a genua comandati da Marcus Laevinius, un ottimo comandante precedentemente distintosi in azioni militari, e riuscirono a fermare un avanzata di 1400 galli, ma con molte perdite che ridussero i veterani a 96 soldati.
La vittoria concesse una tregua di 3 turni senza attacchi, e una legione di 800 soldati si riunì sotto il comando di Placus Aemilius, un giovane comandante genio Militare e competente di strategia.
La legione si mise in marcia ed incontrò subito 3 armate per un totale di 3400 galli.
La battaglia si svolse nei pressi della pianura dell'etruria, la legione si schierò sulle tre linee, con 2 unità di equiti, per evitare l'accerchiamento, i galli li attaccarono da tre lati, i romani vedendosi chiusi in una morsa disposero gli astati davanti, la doppia linea di principi ai fianchi e i triari alle spalle chiudendo il cerchio, mentre la cavalleria e i veliti si disposero all’interno.
La battaglia cominciò, i galli si lanciarono sulla formazione, il terreno tremò sotto i loro piedi mentre come un’onda si infrangevano sullo scoglio, rappresentato dai romani, che animati dalla voce del generale resistevano al facile desiderio di abbandonare la posizione e salvarsi nella foresta poco più distante.
Passarono all’incirca 10 minuti e i galli erano stremati, mentre le file romane si andavano sempre più assottigliando, ma nelle file dei barbari la convinzione dell’imbattibilità del nemico si diffondeva, causando non poco panico.
Placus comprese quanto la situazione fosse caotica per i nemici, e decise di liberare la cavalleria sui lati, dove le sue file erano più forti, la mossa fece dilagare il panico nelle file nemiche che iniziarono una fuga sfrenata, allora i principi, liberati dal nemico che in fuga veniva massacrato dalla cavalleria, accerchiarono la restante formazione, mandando in rotta tutto l’esercito…era fatta!
L’indomani la notizia venne portata in senato, dove i senatori accolsero benevolmente la vittoria riportata dal console, che ben conscio della momentanea incertezza del nemico marciava su arretium…per riconquistarla.
Sei mesi dopo arretium venne conquistata dalle aquile romane, che inflissero un duro colpo ai galli, che avevano cominciato a tramandare storie sull’imbattibilità del generale, giudicandolo un flagello inviato dagli dei.
Dopo la presa di arretium i legionari effettivi che potevano partire erano unicamente 450, un esercito insufficiente per contrastare la immensa offensiva gallica che si stava scatenando, quattro eserciti marciavano contro roma, e il tempo stingeva,
Grazie ai soldi derivati dalla vendita degli schiavi barbari catturati nelle due battaglie il senato riuscì a far giungere 160 astati, 80 principi, 80 triari e 54 equiti, per un totale di 374 soldati.
Si misero in marcia 800 soldati circa, e incontrarono ben 5000 Galli su un’ altura nei pressi di arreretium, nella battagli più importante del secolo.
I Galli erano guidati da Beleno, il loro signore della guerra, un veterano capace di infondere una immensa fiducia nei suoi sudditi.
I romani si intimorivano vedendo quell’orda, simile ad uno sciame d’api avvicinarsi, con velocità immensa, li avrebbero fronteggiati al calar delle tenebre.
Placus sapeva che doveva puntare sul fatto che i galli erano enormemente intimoriti dalla sua persona, che sarebbe servita per dare il colpo di grazia al vacillante morale, ma la situazione era tutt’altro che facile.
Il generale dispose le sue unità a mezzaluna, con astati al centro, principi ai lati degli astati e i triari agli estremi, tenendo due reggimenti, uno di astati e uno di principi, dietro le linee per opporsi ad un accerchiamento, inoltre dispose 108 cavalieri e 76 principi in una foresta ai lati del campo.
La battaglia era cominciata…i Galli si riversarono sullo schieramento, che vacillava come un’anfora d’acqua durante un terremoto.
Passarono 5 minuti e i legionari sembravano cedere, ma placus montò a cavallo issando la spada che al cielo brillava, come benedetta dagli dei, e con la mano sinistra impugnò il corno, e suonandolo fragorosamente rinvigorì le sue truppe e fece vacillare il nemico.
Ma sembrava non bastare, i Galli erano stanchi ma non mollavano, allora fece fare una finta fuga ai reggimenti di supporto, che si allargarono fino ad essere persi di vista dai nemici.
Placus prese nuovamente il corno e lo suonò 3 volte, con brevi interruzioni, al che la cavalleria nella foresta, seguita dai principi iniziarono ad uscire dalla foreste correndo contro il nemico e suonando corni per intimorirli…poco dopo tornarono anche le truppe di ricognizione, e completarono l’accerchiamento.
Ma la vittoria era tutt’altro che vicina, infatti le linee dell’accerchiamento erano fragili, e sembravano in procinto di spezzarsi, tenute in vita da un'unica persona, che li spronava.
La battaglia durava da molto tempo, ed i romani, che tenevano duro, iniziavano a farsi prendere dal panico, allora placus notò che la situazione era prossima ad una svolta decisiva, suonando i corni si lanciò con le sue fedeli guardie nella mischia.
I Galli si spaventarono a morte ma tennero duro, mentre i romani, si lanciarono in una disperata controffensiva, mentre il sole iniziava a sorgere.
Dopo un’ora circa di battaglia accadde una cosa del tutto inaspettata…la testa del sovrano gallico caddè al suolo, Placus la recuperò e la issò al cielo, ed allora il panico dilagò fra i Galli.
La battaglia venne vinta, i romani pagarono cara la vittoria, perdendo ben 500 valorosi legionari, i Galli persero 4869 soldati, ed i restanti si sciolsero e tornarono ai campi.
Nei sei mesi successivi Arretium e Bonomia vennero prese senza incontrare resistenza.
Il senato inviò 300 buoni legionari al condottiero, imponendogli di proseguire, Placus conquistò Patavium incontrando blanda resistenza, e di seguito conquistò medilanum, mentre il senato inviò una piccola armata a Genua per prenderla.
Il giorno dopo un diplomatico gallico accettò le condizioni di pace impostegli dal condottiero, che comportavano la cessione di Massila e Narbo.
Così Placus Aemilius conquistò le gallie, diventando una leggenda, un esempio da seguire per tutti i romani.


Spero che sia stato di vostro gradimento...ci sintonizzerempo prossimamente (molto prossimamente) con la conquista della macedonia, operata dallo stesso generale.

P.S: Ovviamente alcune cose le ho inventate (come il fatto che alza la testa del re barbaro morto al cielo oppure che gli equiti suonano il corno alla carica) ma le fondamenta sono di rtw\rtr.

Cosa ne pensate della campagna?

[Modificato da TGD5511 24/02/2006 23.46]



Ecco... già che ci sono vi posto una foto di Placus Aemilius ai tempi della presa di Hadrumentum (che sto giocando ora)

Era come ve lo immaginavate?


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"Per garantire che resteremo sempre uniti, che parleremo sempre con un'unica voce e che agiremo con un'unica mano la Repubblica dovrà cambiare. Dobbiamo evolverci, dobbiamo crescere. Siamo diventati un Impero di fatto, diventiamo un Impero anche di nome!
Siamo il primo Impero Galattico!
Siamo un Impero che continuerà a essere governato da questo nobile consesso!
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Complimenti, resoconto lunghissimo ma ben scritto


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Re:

Scritto da: Tymoleon 12/06/2006 13.38
Complimenti, resoconto lunghissimo ma ben scritto


Grazie mille [SM=x506651]


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Se a qualcuno interessa fra una settimana circa potrei postare la bio di un mio generale...


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Miles
- Roma Impera -
Tra breve sarà in pubblicazione la storia illustrata dedicata all'ascesa di Roma nei secoli dal titolo:

                                                            -Roma Impera -

Il mod usato è Roma Surrectum ed altri piccoli mod.
Verranno riportati i seguenti fatti (ma solo quelli riferiti a Roma):
- le battaglie più importanti combattute, con un breve resoconto
- le conquiste/perdite di città
- il susseguirsi dei vari Capifazione
- Patti di alleanza/tregua/tradimenti con altre fazioni


TITO LABIENO
- Legatum propraetore -
17/04/2008 18:35
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Centurio Primus Pilus
Voivoda
Perche'non postate un racconto su una vostra campagna a Barbarian Invasion?
17/04/2008 20:46
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Praefectus Fabrum
Pennywise
a me piacerebbe postare la mia campagna a SPQR:Total War con i Romani.Solo che non ho mai tempo di scrivere i resoconti. [SM=g8080] [SM=g8128] [SM=g8290]


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Stephen King's,IT,1990




Video in italiano:
http://it.youtube.com/watch?v=PBhNkRCmF58

Video in inglese:
http://www.youtube.com/watch?v=8S91U829Ld8&feature=related

"Sono il peggior incubo che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà, conosco le vostre paure, vi ammazzerò a uno a uno..." Pennywise Il Clown

"Io sono eterno, sono immortale, sono un Divoratore di mondi e di bambini, finirò per divorarvi tutti..." Pennywise Il Clown

"Credevate di esservi liberato di me?" Pennywise Il Clown

"Non lo vuoi un palloncino colorato?...galleggia...e se anche tu verrai quaggiù con me,galleggerai..." Pennywise Il Clown

"Beep-Beep, Richie!!" Pennywise Il Clown

"Quaggiù tutto vola..." Pennywise Il Clown

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