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SCRIVI LA TUA BATTAGLIA.!...competizione...

Ultimo Aggiornamento: 03/01/2005 12:51
24/10/2004 21:39
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Seleucidi (io) contro corneli (IA)
Mentre curavo le ricchissime città orientali e sviluppavo le altre, mi arriva un messaggio dell'esercito che mi avvisa che la città di Siwa, nel mezzo del deserto fra la Libia e l'Egitto, è stata assediata da un'armata romana della gens cornelia.
Allarmato preparo subito un'esercito sottraendo ed in parte producendo unità dalle città egizie. Intanto ad Antiochia, Hatra, Palmira, Gerusalemme, Sidon e Seleucia si stanno addestrando delle armate pronte a scendere in campo poichè temo si stia avvicinando il momento dello scontro definitivo con Roma.
Intanto però mi rendo conto di aver trascurato il confine africano poichè i corneli sono arrivati indisturbati in profondità nel mio territorio.
Dopo pochi turni tolgono l'assedio: la cosa mi spaventa in quanto tutto ciò mi puzza di imboscata ma vado avanti lo stesso. Mentre l'armata avanza ecco che nei pressi della città si fa avanti la prima armata dei corneli che viene ingaggiata in una battaglia piuttosto facile visto che loro si trovano a combattere frontalmente conla mia armata e lateralmente con l'armate del governavernatore di Siwa.
L'armata avanza verso il confine decisa a dimostrare ai romani che la lotta sarà dura ed ecco che, a pochi chilometri da esso, viene attaccata da un'armata romana.
Il compo di battaglia ha una particolarità: delle rocce in mezzo, che rendono il territorio inacessibile ed una collina proprio sul fianco dellarmata seleucida.
La battaglia comincia e subito la cavalleria ausiliaria tenta di ingaggiarmi ai lati e, dopo uno scambio con gli arcieri opportunamente spostati sui lati. quando la cavalleria ausiliaria ha finito i giavellotti, ecco che cerca di caricare i miei arcieri con discreto successo (arrivano a metterli in fuga poichè mi ero distratto a guardare una parte debole dello schieramento comunque le perdite sono basse) ma poi vengono letteralmente massacrati dai catafratti.
Intanto l'intero esercito romano si appresta ad attaccarmi ed io sono preoccupato perchè il lato destro dello schieramento è composto da legionari seleucidi rimasti decimati nella battagli precedente tuttavia dietro di loro ci sono gli elefanti e quindi, dopo aver spostato la cavalleria del generale come supporto, mi tranquilizzo.
intanto i romani attaccano: a sinistra gli astati, dopo un reciproco scambio di giavellotti, si scontrano con i miei legionari seleucidi che, nonostante fossero in minoranza, hanno la meglio. Al centro i principi caricano gli scudi argentei in flange ma, visto l'insucesso degli astati, si ritirano prima di venire massacrati. A destra attacco i triarii che, dopo un momento di vittoria iniziale, vengono travolti e messi in fuga dagli elefanti. La cavalleria nemica non si espone e cerca di defilarsi ma una un gruppo di miei cavalieri compagni li incorocia e li ingaggia furiosamente facendoli scomparire (dei miei però ne rimmarrà vivo solo uno). Alla fine, constatato che il nemico è rimasto senza cavalleria e si sta ritirando, mando tutta la mia cavalleria all'attacco e faccio una strage dei nemici in ritirata.
sono partito con 1066 uomini e me ne sono rimasti 1013 mentre i romani, che erano in 1299, sono rimasti appena in 342. queste unità verranno corrotte il turno successivo da un mio diplomatico e si toglieranno di mezzo.
25/10/2004 17:39
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Miles
Siracusa Primo pemeriggio.
Un plotone di sporchi romani si avvicina alla città il valoroso capitano Dioniso vede l'insegna dei Cornelii.
-Quei maledetti, quando capiranno che la Sicilia è Greca!?
l'esercito Romano viene da nord ed i loro gridi di guerra fanno tremare ogni singolo abitante di Siracusa
-Non preoccupatevi-disse Dioniso- la città non è mai caduta in mano romane e sicuramente non accadrà nemmeno oggi.
I romani sono ormai giunti a Siracusa son 1300 contro 1200 valorosi soldati greci.
Dioniso e i suoi fidi cavalieri si posizziona ai lati della porta principale mentre una parte del suo esercito si posiziona sulle mura insieme a 400 valorosi arceri e l'altra metà è pronta a dar battaglia ai maledetti romani.
Dioniso disse -Opliti non abbiate timore di Roma, arceri fate si che la mano non vi vibri nel momento di mandare quei cani nell'ade cavalieri infondete il vostro coraggio anche nelle vostre bestie e fate si di uccidere quanti più romani potete, saranno pure figli di Marte ma non possono nulla contro le nostre possenti falangi. EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEHHHHHHHHHHHHHHHH.
Ora anche i romani tremano, hanno montato due torri e un ariete e così inizio la battaglia. Dioniso disse -
Tempestateli di freccie. Poco dopo molti romani avevano raggiunto i loro antenati.
I prodi arceri riuscirono a distriggere l'ariete e una torre ma le altre due ormai erano sulle mura.
A questo punto dioniso disse- Non abbiate timore il nemico ha raggiunto le mura ma il li vi morirà.
Così in breve la battaglia infuria sulle murae gli arceri per non colpire i propri compagni sono costretti a brandire la spada ed a affrontare il nemico. La forza degli opliti è impareggiabile e i Romani stanno per ora perdendo la battaglia.
Ma all'improvviso un esercito Cartaginese forte di 500 uomini giunge dalla vicina città di Lybaenum
Dioniso per un attimo resta senza parole e per un attimo in lui sorge il dubbio poi non curante del pericolo disse- Cavalleria carica- i coraggiosi cavalieri così si lanciarono contro il nemico e con la tecnica del mordi e fuggi lo trettennero abbastanza a lungo da permettere agli opliti di sconfiggere i romani sulle mura e di distruggere le torri d'assedio. Quelli che erano rimasti a terra fuggirono ma furono tempestati da una pioggia infuocata di freccie.
Intanto i cartaginesi stavano per sconfiggere i greci così Dioniso disse-Uomini.........- ma si accorse che era rimasto solo lui. Così decise di attaccareper l'ultima volta e morire da eroe. Ma all'improvviso una marea di opliti giunse in suo soccorso e i cartaginesi furono annientati.
Era rimasto solo il generale romano che con le sue esigue cercò di attaccare il plotone greco ma fu spazzato via.
Ridotto alla fuga il generale fu raggiunto da Dioniso che con un preciso colpo gli trafisse il cuore.
Al termine il generale disse- Oggi è un gran giorno per la Grecia, dopo questa battaglia il nostro nome riecheggierà per sempre nei campi elisi.
Alla fine Dioniso divenne capo di tutti i greci e sotto il suo dominio tutta Roma tremo per il timore di un attacco greco.

Si vis pacem para bellum
Se vuoi la pace prepara la guerra
26/10/2004 17:52
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Miles
223 a.c Deserto Libico

La campagna contro Cartagine oramai dura da ben 20 anni.
Le mie legioni dopo interminabili sforzi e sacrifici sono sbarcate in suolo africano,il nemico cacciato dalla penisola Italica e dalle provincie iberiche si appresta a difendere il suo suolo natio.
Ho Radunato sotto il mio camando una forza di invasione notevole.
ma Cartagine non e ancora doma,e ha ancora forze a sufficienza per poter tentare di ribaltare la campagna.tutti e due gli eserciti sono ben consci che la battaglia che ci apprestiamo a combattere sara' la definitiva..
ed ecco che il pomeriggio del 223 finalmente le mie Armate si ritrovano di fronte le schiere Puniche,il nostro vantaggio consiste nell'asenza di Elefanti da parte nemica,anche se loro posseggono un numero leggermente superiore di forze,un abile Generale e truppe esperte.la giornata e' ventosa e calda...le le corazze scintillanti dei miei uomini sotto il sole d'africa fa intravedere al nemico le nostre posizioni,il campo e aperto,e dunque non ci sono possibilita di adempiere a tattiche o manovre particolari,qui ci si scontra in modo greco,uomo contro uomo,cosi' come sparta affronto' i Persiani alle Termopoli.
il nemico dispone di ottimi Falangiti combinati con cavalleria Numida e mercenari....il nostro schieramento e disposto a cuneo,con gli Astati pronti a sacrificarsi constro gli Opliti del Duce Punico..e i Prinicipi sui fianchi disposti un centinaio di metri piu' indietro,pronti a lavorare sui fianchi i mercenari di Cartagine...la nostra cavalleria e disposta come riserva dietro i vari reparti di fanteria,sono ben tre unita'.
ecco che un nuvolo di polvere si alza dalle colline sabbiose...sono gli opliti che marciano in modo lento,caotico ma inesorabile....cosi fanno anche le altre schiere nemiche.
avanzano in modo compatto e chiuso,ed ecco il segnale alle mie truppe,i corni suonano il passo di marcia per gli astati che impattano ferocemente contro il centro Cartaginese,cosi di seguito anche i miei due fianchi vengono a contatto con le ali nemiche,lo scontro e duro,cruento,questi uomini sono il meglio che le nostre legioni possono dare,gli astati dopo una eroica ma vana tensone vengono messi in rotta dai falangiti.ora il nemico ha effettuato cio che io avrei voluto fare,cioe' incunearmi fra loro...il momento era critico,poiche i Prinicpi stavano si',avendo la meglio contro i mercenari,ma i Cartaginesi erano riusciti a tenere i fianchi grazie ai rinforzi degli alleati Numidi,che con la loro cavalleria rendevano lo scontro ancora incerto sulle ali.....3 untita' di Falangi si apprestavano a convergere sulla mia ala destra,dove ancora quattro coorti di Principi stavano avendo la meglio,fortunatamente il nemico decise di non dar peso al mio fianco sinistro..ora era il momento di far partire le mie riserve,i reparti di cavalleria,ecco che lancio gli Equites,fintando un attacco centrale per poi aprirsi a ventaglio e caricare il fianco dei fanti opliti.presi dal panico i cartaginesi iniziano ad andare in Rotta,sul fianco destro il nemico e in panico...sul fronte sinistro e ancora battaglia accesa..e anzi,i Cartaginesi hanno ricevuto come rinforzo su quel lato proprio l'unita del loro Duce,cosi' con il rimanente delle forze a mia disposizione,attacco le schiere nemiche da tergo...e la vittoria...il nemico e in rotta,ma non posso inseguirlo,le mie truppe oramai stremate non hanno la forza di seguire i fugitivi,e la mia cavalleria e stata praticamente ridotta a poche decine di unita'.
ma la giornata e delle aquile Romane...schierammo aprossimativamente 1.200 uomini,loro 1.300 i caduti furono nelle nostre schiere almeno 900,i loro 1.100.
la battaglia ha deciso al fine anche l'esito della Campagna,poiche Cartagine alla fine,non aveva alcun esercito da poter schierare a difesa della sua Capitale.
Una vittoria per Roma e per le sue legioni.
Roma non fu fatta in un sol giorno.
26/10/2004 22:09
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Centurio
Bylazora
Giuli contro greci, assedio di Bylazora.

149 a.c. 12 settembre
"non saprei se sono più stupidi i greci o i macedoni, Claudio"
A parlare è cassio "il possente" giulio, vedendo le ordinate falangi calcaspidi portarsi sempre più vicine alle mura.
"penso i greci, signore". Claudio è un primipilo sulla quarantina, capelli leggermente brizzolati, più o meno come il suo comandante, ma con un occhio in meno.
"Greci o macedoni non importa. Potrebbe offendersi qualcuno se li impaliamo per le loro...come si chiamano..."
"sarisse, capo. No, non penso si possano offendere."
"bene. Dì agli arcieri di pattugliare le mura. Che la legione si tenga pronta. Ah, Claudio, un'ultima cosa. Ai greci piace il maiale?"
"Non penso, signore"
"io ti dico che gli piacerà".

149 a.c. 15 settembre
Claudio entra, con la solita calma, nell'ufficio di Cassio.
"I greci hanno bloccato gli accessi alla città. Si sono accampati davanti alle porte"
"Hai fatto sequestrare i maiali?"
"[SM=g27972] si signore"
"ottimo claudio. Ottimo."

149 a.c 4 ottobre. Le truppe romane sono schierate davanti le porte di Bylazora. Un postaccio dimenticato dagli dei, ma soprattutto dagli uomini, da quelli alleati, almeno.
Circa 800 legionari veterani, 150 arcieri e un centinaio di cavalieri su destrieri nella peggiore delle ipotesi, bolsi.
Di fronte a loro circa 1200 picchieri, innumerevoli cavalli e qualche arciere strappato alle sue caccie.
Squillano i corni romani.
Le disciplinate falangi si preparano a ricevere quello che lo sferragliare delle loriche parrebbe annunciare: la solita carica con la solita cavalleria ai lati.
Quand'ecco che un vago odore di arrosto pervade l'aria.
Centinaia di suini, più o meno pingui, sfrecciano per il campo, riempendo di puzzo e di fumo la breve terra di nessuno tra le due schiere.
I soldati greci ridono, sbattendo le...come si chiamavano?sarisse...giusto, sarisse... sugli scudi.
Mentre dei cavalli travolgono le loro retrovie, facendo volare i picchieri come coriandoli.

Quella sera a Bylazora si mangiò greco arrosto.
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"Amici, romani, concittadini,ascoltatemi!
Io vengo a seppellire, cesare, non a lodarlo..."

Shakespear, Giulio Cesare

"...breve anche la più lunga fama presso i posteri, tramandata da generazioni di omiciattoli destinati a morire senza neppure aver imparato a conoscere sè stessi, tantomeno chi è già morto da tempo"

Marco Aurelio Antonino, ta eis auton

LO BLOG DELLO VOSTRO LO RE

Crusader:Total War Battlepack

Crusader:Total War Patch 0.62 (NECESSARIA!!!)
27/10/2004 23:37
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Miles
Alla difesa di Atene
Appena giunto in Grecia, messo piede sulla terra ferma, mi venne incontro un mio ambasciatore.
Quest'ultimo mandato in quelle terre tempo addietro da mio padre, per instaurare rapporti economici e d'amicizia con quelle lontane e misteriose etnie.
Era molto Affezionato a mio padre e proprio lui, con aria esausta, mi riferi' quella infausta notizia...MIO padre era morto!!! Si...nella lontana Messana,adorato e rispettato dal popolo, aveva emanato le ultime leggi ed era morto col sorriso al cuore vedendo il suo primogenito,mio fratello, combattere e vincere nelle ostili terre africane e l'altro, io per l'appunto, intento in un lungo viaggio per creare colonie anche nelle terre greche.
Conquistata, nn senza fatica,la citta di Atene gli sporchi e vili Macedoni,che dapprima avevano siglato un trattato di nn belligeranza,mi attaccarono in forze con un contingente di 500 uomini. Più del triplo dei miei.
Il mio ambasciatore,pluridecorato ed esperto nell'arte nel trattare, nn seppe e nn potè far nulla contro l'efferata volontà di distruzione che animava le povere menti Macedoni.
Iniziò cosi' l'assedio della città; mio fratello impegnato in terre di Cartagine nn poteva certo inviare aiuti,a lui troppo preziosi. DA Messina e Siracusa intanto venivano inviati in fretta e furia vettovagliamenti e truppe fresche.
Dopo alcuni mesi dal MAre nn si vedevano vele amiche ma solo le nere vele macedoni che pattugliavano con insistenza l'imbocco al porto del Pireo.
La decisione era presa:"Gettiamo il cuore oltre l'ostacolo,miei generali. L'impresa è ardua, tre volte tanti i Macedoni si sono presentati alle nostre mura. Non diano loro la tripla soddisfazione di arrenderci alla loro prepotenza".[SM=g27978]

Il mattino seguente,nella piana circostante la città, si vedeva un esercito infinito: 6 contingenti di opliti 4 di cavalleria leggera e in mezzo il generale. Poi 4 arieti affiancatialtre truppe con equipaggiamento leggero.
Dalla nostra, disposti in bella mostra, un contingente di cavalleria leggera affiancato da uno di pari genere ma di minor esperienza, 5 contingenti di Guardie Cittadine esperte si ...ma molte decimate da pasate battaglie.
Davanti alla porta misi un contingente di Astati esperti e temibili, di fianco a loro 2 squadriglie di veliti e infine il piu temibile, un contingente di Principi[SM=g27980]
Gia baldanzoso, il generale nemico se la rideva con i suoi comandanti per la facile e probabile vittoria.
Gia pregustava: il succulento agnello alla Ateniese, il forte vino delle terre Attiche e le grandi pupe delle procaci donne ateniesi, che ritmando il loro sinuoso corpo avrebbero lasciato esangue il corpo di qualsiasi uomo.
Il sole batteva sui nostri capi e illuminava le lancie degli opliti macedoni ([SM=g27961]).
La prima mossa la fece l'esercito nemico e portò immediatamente i suoi 4 arieti,uno in prossimità della porta centrale e gli altri verso punti equidistanti ad abbattere le fragili murature Ateniesi.
POrtai,sorpreso dalla mossa, le mie truppe a cavallo tra la porta e il punto in cui un'altro ariete tentava lo sfondamento.
Dopo attimi terribili eco ciò che tutti si immaginavano, la porta aveva ceduto e cosi una dopo l'altre le mura si sbriciolarono sotto i colpi degli arieti.
I primi ad entrare furono gli opliti , 3squadriglie da una breccia e tre dalla porta.
La cavalleria greca d'impeto si getto oltre la breccia gettando scompiglio più tra le sue fila che tra le nostre.
La mia cavalleria ebbe subito l'ordine di schiacciare da dex e da six la marea infame di soldati Macedoni.
Intanto le mie guardie cittadine ingaggiarono un serrato corpo a corpo con le prime fila macedoni. Per dar morale e spessore all'azione mi gettai anch'io nella battaglia subito seguito dai Principi, i miei valorosi soldati spezzarono le difese macedoni creando defezioni tra le fila nemiche fino a provocare la fuoriuscita dal campo di battaglia anche dello stesso generale.[SM=g27960] .
Sembrava tutto finito,invece c'era ancora un fronte aperto...quello a Sud.
Il contingente di Astati e Veliti si era completamente immolato ed aveva tenuto alla larga 3 squadriglie di opliti.
"che Giove li abbia in gloria e li elevi al grado di eroi, quali essi si dimostravano in quel frangente".
Riorganizzai le truppe e mi preparai psicologicamente.
GLi mandai incontro le esigue forze di guardie cittadine, mentre Cavalleria,principi e io stesso aggirammo il contingente Macedone e lo prendemmo alle spalle.
Dopo alcune resistenze i valorosi comandanti MAcedoni si rassegnarono alla sconfitta e scapparono anche loro oltre le colline seguendo il loro generale[SM=g27976] [SM=g27961]
Alea iacta est
29/10/2004 22:18
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Principalis
Sulla base della campagna che sto conducendo, partita ricreata grazie all'amico mecenate.

"Sono peggio i Romani o i Greci?" scherzava l'ultimo re di Cartagine, Gelon, nella sua fortezza di Cartagine, appunto. Da anni il regno sotto i colpi dei Greci, degli Egizi e dei Romani aveva perso tutti i territori, tranne la capitale, che era resistita a quattro attacchi in 5 anni. Ora, gli Egizi si erano ritirati dalla guerra, ma una coalizione di Greci e Romani era sbarcata in armi nella regione, per stringere nuovamente d'assedio la città. Intanto, un'armata numida, comandata dal generale Oxynta stava muovendo per rompere l'assedio. Gelon era sicuro che avrebbe vinto e che presto sarebbe passato dal contrattacco, magari convincendo l'indipendente Tapso a riunirsi con lui.

Asinio Giulio e il suo alleato, Acamus da Siracusa, osservavano le grandi mura della città ergersi nella campagna punica. Gli onagri pesanti erano già stati allestiti e poco mancava alle torri d'assedio per essere terminate. Si erano accordati sul fatto che i primi uomini ad entrare in città sarebbero stati gli opliti spartani e la coorte pretoriana.

Era arrivato all'accampamento romano da poco un contingente di Sarmati mercenari in precedenza di stanza a Cirta e avevano brutte notizie. Sulle montagne un'armata numida stava marciando verso le spalle dell'accampamento greco-romano. In totale gli uomini che avrebbero dovuto affrontare nella sortita sarebbero stati circa 4500 contro 2200 romani e 1100 greci. Asinio Giulio si limitò a ordinare lo scavo di una trincea per ripararsi le spalle, ma Acamus vide in questo fato un'occasione d'oro. Il giorno arrivò assieme ai Numidi. Erano per lo più uomini del deserto, armati alla leggera. Ma non era garanzia di vittoria per gli assedianti. Il giovane romano chiese cosniglio al suo più esperto alleato: l'unica cosa che ne ricavò fu "voi al mio ordine attaccate la città, gli spartani capiranno".

Gelon, dalle mura, osservava il polverone sollevato dai rinforzi e quello dei nemici che si preparavano alla battaglia.
Gli ultimi sette elefanti catafratti del regno erano là, pronti ad essere utilizzati come decenni addietro facevano i suoi antenati. La brezza del pomeriggio portava un odore misto di olivi e mare. Ben presto l'unico odore che avrebbe sentito sarebbe stato quello del sangue.

Asinio guardò le porte della città: solo due erano attaccabili, le altre, anche in caso di sortita, sarebbero state difese dai due eserciti nemici.
Quando la cavalleria numida iniziò a bersagliare le falangi greche, le porte si aprirono e ne uscì l'esercito. Non avrebbe potuto usare le scale e le torri, questo era certo. Gli onagri lanciarono e iniziarono a colpire le truppe uscenti.

-Più veloci!- urlò Gelon sul cavallo alle truppe. A un certo punto gli elefanti furono incitati troppo e calpestarono molte truppe; due colpi di onagro centrarono altrettanti elefanti che rovinarono sui fanti punici. Gelon si promise che avrebbe fatto scuoiare vivo il comandante degli elefanti dopo la battaglia. Gli animali vacillarono ma poi ripresero la marcia. L'esercito si schierò con ordine davanti alle porte e poi riprese la marcia in formazione. Il re era visibile in mezzo alle truppe.

Acamus cercava mandava ordini con furia: fanti e cavalieri nemici continuavano a punzecchiare le sue falangi e i suoi cavalieri tessali potevano ben poco. Arrivò la carica dei sarmati, accorsi in aiuto, ma s'infranse sulle lance numide.
Si voltò e vide i Cartaginesi in marcia. Allora urlò in modo disumano e la coorte urbana iniziò a muoversi verso la porta.

Asinio, dopo aver mandato i pretoriani verso la porta, diede l'ordine a tutti, ausiliari e legionari, di attaccare. Le frecce volavano, giavellotti, pila, proiettili pesanti. Tutto.
La cavalleria legionaria contrastò la Fascia Sacra a cavallo, mentre i legionari tentavano d'insinuarsi nelle falangi nemiche approfittando dei varchi aperti dai pila.

Gelon guardò i libici a difesa della porta. Ce l'avrebbero fatta?
Intanto ordinò agli schermagliatori e agli arcieri, finite le frecce, di muoversi verso il fianco nemico.
Gli elefanti erano stati tutti abbattuti dagli onagri.

Oxynta quasi non vide la sarissa avvicinarsi sempre di più per poi sfondare corazza, costato e polmoni. Cadde a terra, ma i suoi uomini non se ne accorsero.

I fanti leggeri Cartaginesi sui fianchi erano in stallo, per fortuna. I pretoriani lanciarono la loro salva e attaccarono, sfondando. Corsero verso il centro della città, sguarnito e lo raggiunsero di corsa.

Gelon se ne accorse e ordinò il ripiegamento totale.

Acamus vide con sollievo cosa stava accadendo. Raccolse le forze e ordinò l'attacco generale.

Asinio inseguiva i nemici disperati. La cavalleria travolse Gelon e la sua guardia, i legionari intercettarono i falangiti. Il pretore dichiarò la città presa.

I greci ottennero la Macedonia come ricompensa e i Numidi furono ricacciati nel deserto.

[Modificato da Sebastiano Ferrero 29/10/2004 22.19]

30/10/2004 14:08
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Centurio Primus Pilus
I fatti da me narrati si svolgono 541 anni dopo la fondazione di Roma, lo stesso anno si svolge la 141° olimpiade, dove Antigono d’Atene ha sbaragliato i suoi avversari nella corsa, si dice sia più veloce di Mercurio!!!!! Nelle stesse olimpiadi Aiace di Corinto ha vinto nella lotta e da allora gli è stato dato il nominativo di “possente”, “Aiace il possente”, nome più che appropriato.
Noi però non eravamo lì in Grecia, ormai nostra provincia, a goderci i giochi, eravamo alla fine del mondo in Mauretania.
Come siamo finiti qui, che cosa ci facciamo tutte domande che mi sono fatto più volte, le risposte già le conoscevo. Noi eravamo li in uno dei posti più inospitali dell’impero per un’unica ragione la Guerra Civile. Già la guerra tra romani, fratelli, amici. La causa di tale guerra è di Roma stessa. Il popolo, infatti, diversi anni prima ha chiesto il nostro aiuto contro il Senato ormai divenuto corrotto. Il nostro capofazione Giuliano Bleso ha deciso di accogliere la risposta anche perché stanco di essere un pupazzo nelle mani del Senato, lui come tutte le altre fazioni Romani aveva un solo obiettivo la conquistare Roma, la città più ricca e potente del mondo. I rischi non sono pochi le altre famiglie sicuramente avrebbero dichiarato guerra a noi, i Giuli una delle famiglie più antiche e potenti di Roma, ma del resto “la fortuna aiuta gli audaci” cosi Bleso ha conquistato la potente città facendola diventare capitale del nostro impero. Immediatamente dopo le altre Gens romane, come era prevedibile, hanno dichiarato guerra alla nostra famiglia. Dando cosi inizio alla guerra civile che ormai dura da ben cinque anni. Cosi noi siamo finiti in questa calda e inospitale regione per eliminare i Corneli anche loro, infatti, aspirano a diventare imperatori e non accettano di sottomettersi all’imperatore Giuliano Bleso.
L’inverno prima abbiamo conquistato, sotto il comando del generale Gaio il Vittorioso la città di Tingi che era sotto il dominio dei Corneli.
Gaio è sicuramente uno dei migliori generali di tutto l’impero, è stato lui a conquistare l’intera Hispania combattendo contro i barbari che noi chiamiamo Iberni, rozzi e bellicosi come i Galli già distrutti da diversi anni ormai e ormai civilizzati.
I nostri avversari non sono però barbari ma Romani, Uomini che parlano la nostra lingua, la stessa cultura e conoscono e usano le nostre tecniche militari.
La battaglia decisiva si svolge sud del fiume che le popolazioni locali chiamano Mulùia, quel corso d’acqua che si raggiunge dopo un paio di giorni di marcia verso Est rispetto alla città di Tingi. Qui abbiamo sostato e atteso, il comandante Gaio parlava con Antigono, uno dei veterani nominato adesso Primus Pilo. Antigono era uno schiavo greco che, grazie alla riforma di Mario, si è arruolato nelle legioni nel tentativo di scappare al suo destino di schiavo e guadagnarsi cosi la libertà. Una riforma quella di Mario che è giunta improvvisa, ora ci sono unità del vecchio e della nuova riforma che combattono uno accanto all’altro, i primi si con equipaggiamento piu vecchio ma veterani di moltissime battaglie, quello che non sono le nuove reclute della riforma Mariana.
All’improvviso arrivarono gli esploratori con la notizia che due eserciti, uno di 723 soldati e uno di 317 per un totale di 1040 uomini si stavano spostando verso il luogo dove eravamo accampati. Tale esercito, della famiglia dei Corneli, è uno dei più numerosi che la fazione rivale può schierare, la loro sconfitta significherebbe un durissimo colpo ai nemici e ci aprirebbe la strada verso una vittoriosa marcia alla volta di Cirta e poi Cartagine, la vecchia città dei punici nostri acerrimi nemici una volta e adesso solo un lontano ricordo, tale città è stata nominata dai Corneli capitale del loro patetico impero che si estende solo per le regioni dell’Africa e si ferma a sud dove “ci sono i leoni” una terra sconosciuta ancor più inospitale del luogo dove ci troviamo noi.
Gaio con un esercito di 707 soldati decide di attaccare. Il nostro comandante poteva contare su:
3 arcieri ausiliari
1 arcieri romani
1 frombolieri mercenari
3 cavalieri romani
7 unità di astati
1 principi
2 coorte della legione originale
ed inoltre elefanti da guerra, mercenari è vero ma bestie capaci di spazzare via un’intera unità di soldati sia essa fanteria o cavalleria.
Gli eserciti nemici sono formati da diverse unità di Principi, arcieri, veliti, ausiliari e unità di cavalleria. Non avevamo una conoscenza precisa delle truppe nemiche poiché tutte le spie mandate a osservare sono state scoperte e uccise.

Il giorno è arrivato il generale nemico, Pubilio Memmio con i suoi 723 era schierato sopra una collina, noi eravamo di fronte a loro e dietro c’erano i 317 soldati nemici di rinforzo. Gaio voleva attaccare il contingente più piccolo ma questi invece si tenevano a debita distanza da noi e aspettavano, sarebbero intervenuti solo quando avremmo combattuto contro il grosso dei nemici. Gli esercito cosi schierati si fronteggiarono per diverso tempo bisognava attaccare prima di notte.
Gaio spostò i suoi tiratori avanti che iniziarono a bersagliare i nemici questi allora mandarono gli schermagliatori ma venero distrutti ancora prima di potere arrivare a debita distanza per poter tirare le loro salve. Dopo che i tiratori hanno finito i loro proiettili l’intero esercito avanza iniziando cosi a tirare a volontà i nostri pila dopodiché, una volta finite le nostre armi da tiro inizia il combattimento corpo a corpo in un cozzare di armi causando un fragore assordante ma mentre il combattimento si faceva più intenso ed ancora la fine era lungi dall’arrivare ecco arrivare i rinforzi dei valeri. Gaio decide di mandargli incontro i pachidermi da guerra assieme a una unità di cavalleria. Cosi mentre gli elefanti cozzavano contro le inermi unità, i cavalieri davano il colpo di grazia mandandoli in rotta. Il piano sembra funzionare ma il lato sinistro dove si trovavano i pachidermi e la cavalleria mandato contro i rinforzi cede, Gaio tentando di evitare una caduta di tutto il fronte interviene egli stesso nella battaglia combattendo in prima linea e richiamando allo stesso tempo i soldati che stavano fuggendo. Nel frattempo sul fianco destro la nostra cavalleria ha la meglio su quella nemica riuscendo cosi a circondare i nemici mandandoli in rotta. Nel frattempo alle loro spalle gli elefanti, assieme alla cavalleria, hanno completamente distrutto l’esercito di rinforzo e ora si muovono verso la prima linea. Gaio riesce a cacciare i cavalieri nemici grazie anche all’arrivo della cavalleria che si trovava a destra. Il generale nemico rimasto lontano, non poteva fare altro che guardare l’intera linea sfaldarsi. Gli restavano due possibilità o fuggire come un codardo o morire sul campo come un vero romano. Memmio fece la scelta giusta morire sul campo di battaglia come si addice a tutti i guerrieri più valorosi, un degno avversario morto da eroe ma il suo sacrificio è stato completamente veno.

Questa vittoria è costata ai Giuli 138 soldati ma il nemico lasciava a marcire sul campo ben 895 uomini che hanno fatto il solo errore di combattere per la parte sbagliata!!!!
Lo stesso inverno due eserciti occupavano Salona e Crotone annientando completamente la famiglia dei Valeri. Un problema in meno dalla mente del nostro imperatore.

E io Antigono posso scrivere questa battaglia ora da uomo libero, grazie alla bontà di Gaio che dopo questa battaglia mi ha dato la libertà, che ho guadagnato visto che sono stato ferito e non ero più utile alle legioni.





Ps la battaglia, per chi si sta facendo ancora i calcoli, è stata combattuta nell’estate del 212 a.c.

_____________________________________________________________________________________________________

Baroni, date a pegno
Castelli, borgate e città,
piuttosto che cessar di guerreggiare l'un l'altro.

Ser Bertran de Born.

In Guerra gli eroi ci sono da entrambe le parti.


30/10/2004 18:24
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Liapos guardò fuori dalla sua tenda. La pioggia era appena finita e si erano formate grandi pozzanghere su quella altura sarmatica. Il generale Liapos era preoccupato: i Traci in arrivo si sarebbero impantanati, ma pure i suoi cavalli e i suoi carri mercenari avrebbero avuto vita difficile. Inoltre, minacciava di piovere ancora. Liapos chiamò suo fratello.
"Arame! Da' l'ordine di ripiegare. Torniamo alla capitale".

Il capitano tracio Kersos aveva già dato l'ordine di prepararsi per la notte, sicuro che la battaglia ci sarebbe stata solo l'indomani. Ma poi vide che gli Sciti stavano smontando gli attendamenti. Chiamò a raccolta le truppe e ordinò loro di urlare il più possibile.

Liapos disse ai suoi uomini di non rispondere alle provocazioni, ma fu inutile. Pioveva di nuovo. Le prime a parte furono le cacciatrici di teste, seguite a ruota dai carri e dai nobili arcieri di entrambi i sessi. Alla fine arrivarono gli azzieri e i carri.

Kersos non aspettava altro. Mandò i Bastarni contro quelle donne, coraggiose ma avventate: quasi soccombettero, ma i Bastarni ripresero le forze e uccisero una per una quelle donne. Intanto gli arcieri si disposero a cerchio per bersagliare le falangi, ma con scarso successo.

Liapos correva verso i suoi uomini. I Traci avevano formato una muraglia di falangi teoricamente impossibile da aggirare e le frecce facevano molto poco. I carri lo superarono e andarono a sbattere contro una di quelle falangi: penetrarono di molto, ma un contrattacco di cavalieri greci li fece retrocedere; questi nell'impeto caricarono le donne scite ma i loro mariti, nel vederlo, accorsero e dispersero i cavalleggeri.

Kersos non aveva arcieri ma in fondo sarebbero stati più un fastidio; al contrario i giavellottieri fecero un buon lavoro contro gli azzieri. I Bastarni caricarono spontaneamente ma, impacciati dalle falangi, fecero poco. Oramai gli Sciti avevano esaurito le frecce.

Liapos richiamò tutti i cavalieri rimasti, l'ultimo carro e gli arcieri scelti appiedati. La parte centrale dello schieramento, dove si trovava il generale nemico, si assottigliava sempre più grazie agli azzieri. Ordinò una carica su quel singono punto.

Kersos vide cosa accadeva e temette per la propria vita: non aveva una seconda linea! Ma quando si accorse che due sue unità di falangiti mercenari erano erano disimpegnate, fece caricare i fianchi nemici per alleggerire la pressione sui suoi uomini, sempre più respinti indietro.

Liapos udì l'urlo d'attacco. Come mosche i suoi uomini cadevano sotto le sarisse nemiche.
"Ritirata! Ritirata!" urlò.

126 uomini tornarono alla capitale.

Partita in LAN, io ero Liapos [SM=g27963]
31/10/2004 09:34
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P.S.: mi sono dimenticato che questo qua aveva modificato dei files per l'occasione in modo che gli Sciti avessero i carri falcati.
31/10/2004 15:56
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Qvintvs Mavritivs Maximvs
Terra di Gallia. La VII "Gemina" e la XXIV "Victrix" nei pressi di Massilia. Comandante Qvintvs Mavritivs Maximvs,con Sextvs Decio Fibvlvs come Coadiutor. Marce forzate verso Massilia, per intercettare un esercito di Galli ribelli.


128 a. C. Castrvm Acqvae Saextiae.

Fabivs Sextilivs ritornò trafelato al Castrvm di Acqvae Saextiae e chiese di conferire col Comandante Qvintvs Mavritivs Maximvs.
Le 2 Legioni (la VII Gemina e la XXIV Victrix) erano in fermento. I genieri stavano approntando 14 scorpioni per il prossimo scontro con i Galli, avvistati a 25 miglia dall’accampamento, mentre gli addetti alla logistica avevano ricevuto l’ordine di smantellare il campo, chè sarebbe stata prevista la partenza dell’intero esercito per l’alba dell’indomani.
La nostra spia venne ricevuta immediatamente dal Legato.
-I Galli stanno ritirandosi, Comandante!-
-Questa è una buona notizia, Sextilivs……c’è dell’altro?-
-Si, purtroppo. I Galli stanno dirigendosi verso Alesia, ne sono sicuro, ma non per paura di noi. Nella foresta dietro a Massilia ho avvistato un grosso esercito in avvicinamento….e non erano Galli-
-Allora?-
-C’erano una ventina di carri da guerra, simili a quelli che usano gli Egizi, ma diversi. Sono riuscito ad avvicinarmi abbastanza da poter capire di più…..-
-….Uhm???-
-Ho visto guerrieri dipinti di azzurro, temibili nell’aspetto, feroci all’apparenza-
-…Che sia una tribù in appoggio dei Galli?-
-No. I Galli hanno lasciato, li hanno evitati di proposito, sembravano intimoriti-
-Se vogliamo prendere Massilia, se non hanno intenzioni amichevoli, saremo costretti a vedercela con loro. Bisogna che tu corra ventre a terra a spiare le loro attuali intenzioni, poi torna a riferire-
-Sarà fatto, Comandante!-

Il giorno dopo, la colonna romana era in marcia verso Massilia. Le avanguardie di cavalleria esploravano il terreno davanti, mentre distaccamenti di ausiliari coprivano l’armata in marcia ai fianchi e nelle retrovie.
Sextilvs giunse con Servivs Fabivs (il suo fido attendente) per riferire.
-Comandante, a 4 miglia da qui c’è un passo. Nella foresta vicina ho notato movimenti di barbari. Dovremo passare per forza da lì. Dei Galli nemmeno l’ombra.-

Qvintvs Mavritivs Maximvs diede ordini di fermare l’armata, chiamò a rapporto i suoi attendenti, i centurioni e diede le disposizioni per l’imminente battaglia.
Due ore dopo l’esercito era di nuovo in marcia, ma Sextvs Decio Fibvlvs alla guida di sette reparti di cavalieri e di mercenari traci si allontanò nella direzione opposta, per compiere una larga “u” che arrivasse nella parte posteriore della piccola foresta dove era nascosto presumibilmente l’esercito barbaro.
Nel tardo pomeriggio,quella che doveva essere un’imboscata era stata tramutata in una spietata trappola.
Il Comandante fece avanzare le due legioni, poi improvvisamente i cornicem diedero i segnali convenuti di preparazione al combattimento. In men che non si dica, le due legioni erano in pieno assetto di combattimento, col fronte girato verso la foresta, proprio mentre una marea urlante, variopinta e terrificante discendeva fra gli alberi verso l’arteria consolare.
I due eserciti si fronteggiavano ora a circa 300 metri di distanza. Faceva contrasto l’ordine ed il rigore militare romano, perfetto in efficienza ed il silenzio, al caos barbaro, al rumore assordante e raggelante dei Britanni.
-Proiettili infuocati!- Tuonò il Comandante, mentre c’era un andirivieni di portaordini e partivano i primi segnali sonori dei cornicem. All’abbassamento del braccio del comandante, si scatenò l’inferno. L’artiglieria romana era all’avanguardia nell’epoca e temutissima. A ragione, perché le prime salve degli scorpioni crearono larghi vuoti fra le prime file dei Britanni, che vacillarono e cominciarono, sempre urlando, ad indietreggiare.
Poi, spinti da un furore disumano, l’intera massa barbara cominciò a correre incurante dei pericoli per cercare lo scontro corpo a corpo. Nugoli di frecce piovvero nel falsopiano, lasciando a terra centinaia di corpi. I velites ebbero il tempo di lanciare i loro giavellotti, ed insieme agli arcieri si rifugiarono dietro le centurie dei legionari, muro compatto ed invalicabile. L’urto fu terribile, altrettanto terribile fu la furia cieca dei barbari, guerrieri fortissimi e indomiti.
I carri da guerra nemici sbucarono di gran carriera dagli alberi e misero in crisi in men che non si dica l’intera ala destra dello schieramento romano.
Qvintvs Mavritivs fece lanciare il segnale convenuto. L’arciere incoccò la freccia infuocata, e la scagliò facendole compiere un alto e largo arco in direzione della foresta.
Le riserve ingaggiarono un furioso corpo a corpo con i pericolosissimi carri da battaglia britanni, subendo gravi perdite.
Improvvisamente, dalla foresta sbucarono alla carica gli uomini di Sextvs Decio, che piombarono come furie alle spalle dei britanni. Le cariche di cavalleria fecero vacillare e andare in fuga l’intera fanteria nemica, che venne finita orribilmente dai mercenari traci, assetati di sangue. La furia di questi guerrieri impressionò persino gli stessi compagni romani, spossati e impauriti (nonostante fra le fila vi fossero valorosi veterani di tante battaglie) dal cruento scontro.
Fu fatta grande strage, come mai si fu vista da queste parti. Il Capo Britanno venne atterrato dal suo carro e finito da un centurione del VII manipolo della “Victrix”, che gli tagliò la gola e lo decapitò alzando la sua testa al cielo.
14000 uomini urlarono all’unisono la loro gioia liberatoria, sancendo così la fine della battaglia.
-Per la Gloria di Roma! –gridò il Comandante entusiasta della grande vittoria.
-Roma vittoriosa! – risposero in un’unica voce, alzando i gladi in alto, i suoi soldati.




"DANDVS INVIDIAE EST SANGVIS"
02/11/2004 08:31
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Competizione Chiusa !!!
da qui in poi i racconti non saranno tenuti più in considerazione, ai fini della competizione.
Nei prossimi giorni verranno letti e valutati e quindi pubblicati i migliori tre, ai quali verrà inviato un DVD dedicato a Rome
(non è il gioco.... non capite male [SM=g27964] )

Grazie a tutti e complimenti a Tutti !!!![SM=g27959]
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03/11/2004 21:55
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Re: Qvintvs Mavritivs Maximvs

Scritto da: LunaRossaMauri 31/10/2004 15.56
Terra di Gallia. La VII "Gemina" e la XXIV "Victrix" nei pressi di Massilia. Comandante Qvintvs Mavritivs Maximvs,con Sextvs Decio Fibvlvs come Coadiutor. Marce forzate verso Massilia, per intercettare un esercito di Galli ribelli.


128 a. C. Castrvm Acqvae Saextiae.

Fabivs Sextilivs ritornò trafelato al Castrvm di Acqvae Saextiae e chiese di conferire col Comandante Qvintvs Mavritivs Maximvs.
Le 2 Legioni (la VII Gemina e la XXIV Victrix) erano in fermento. I genieri stavano approntando 14 scorpioni per il prossimo scontro con i Galli, avvistati a 25 miglia dall’accampamento, mentre gli addetti alla logistica avevano ricevuto l’ordine di smantellare il campo, chè sarebbe stata prevista la partenza dell’intero esercito per l’alba dell’indomani.
La nostra spia venne ricevuta immediatamente dal Legato.
-I Galli stanno ritirandosi, Comandante!-
-Questa è una buona notizia, Sextilivs……c’è dell’altro?-
-Si, purtroppo. I Galli stanno dirigendosi verso Alesia, ne sono sicuro, ma non per paura di noi. Nella foresta dietro a Massilia ho avvistato un grosso esercito in avvicinamento….e non erano Galli-
-Allora?-
-C’erano una ventina di carri da guerra, simili a quelli che usano gli Egizi, ma diversi. Sono riuscito ad avvicinarmi abbastanza da poter capire di più…..-
-….Uhm???-
-Ho visto guerrieri dipinti di azzurro, temibili nell’aspetto, feroci all’apparenza-
-…Che sia una tribù in appoggio dei Galli?-
-No. I Galli hanno lasciato, li hanno evitati di proposito, sembravano intimoriti-
-Se vogliamo prendere Massilia, se non hanno intenzioni amichevoli, saremo costretti a vedercela con loro. Bisogna che tu corra ventre a terra a spiare le loro attuali intenzioni, poi torna a riferire-
-Sarà fatto, Comandante!-

Il giorno dopo, la colonna romana era in marcia verso Massilia. Le avanguardie di cavalleria esploravano il terreno davanti, mentre distaccamenti di ausiliari coprivano l’armata in marcia ai fianchi e nelle retrovie.
Sextilvs giunse con Servivs Fabivs (il suo fido attendente) per riferire.
-Comandante, a 4 miglia da qui c’è un passo. Nella foresta vicina ho notato movimenti di barbari. Dovremo passare per forza da lì. Dei Galli nemmeno l’ombra.-

Qvintvs Mavritivs Maximvs diede ordini di fermare l’armata, chiamò a rapporto i suoi attendenti, i centurioni e diede le disposizioni per l’imminente battaglia.
Due ore dopo l’esercito era di nuovo in marcia, ma Sextvs Decio Fibvlvs alla guida di sette reparti di cavalieri e di mercenari traci si allontanò nella direzione opposta, per compiere una larga “u” che arrivasse nella parte posteriore della piccola foresta dove era nascosto presumibilmente l’esercito barbaro.
Nel tardo pomeriggio,quella che doveva essere un’imboscata era stata tramutata in una spietata trappola.
Il Comandante fece avanzare le due legioni, poi improvvisamente i cornicem diedero i segnali convenuti di preparazione al combattimento. In men che non si dica, le due legioni erano in pieno assetto di combattimento, col fronte girato verso la foresta, proprio mentre una marea urlante, variopinta e terrificante discendeva fra gli alberi verso l’arteria consolare.
I due eserciti si fronteggiavano ora a circa 300 metri di distanza. Faceva contrasto l’ordine ed il rigore militare romano, perfetto in efficienza ed il silenzio, al caos barbaro, al rumore assordante e raggelante dei Britanni.
-Proiettili infuocati!- Tuonò il Comandante, mentre c’era un andirivieni di portaordini e partivano i primi segnali sonori dei cornicem. All’abbassamento del braccio del comandante, si scatenò l’inferno. L’artiglieria romana era all’avanguardia nell’epoca e temutissima. A ragione, perché le prime salve degli scorpioni crearono larghi vuoti fra le prime file dei Britanni, che vacillarono e cominciarono, sempre urlando, ad indietreggiare.
Poi, spinti da un furore disumano, l’intera massa barbara cominciò a correre incurante dei pericoli per cercare lo scontro corpo a corpo. Nugoli di frecce piovvero nel falsopiano, lasciando a terra centinaia di corpi. I velites ebbero il tempo di lanciare i loro giavellotti, ed insieme agli arcieri si rifugiarono dietro le centurie dei legionari, muro compatto ed invalicabile. L’urto fu terribile, altrettanto terribile fu la furia cieca dei barbari, guerrieri fortissimi e indomiti.
I carri da guerra nemici sbucarono di gran carriera dagli alberi e misero in crisi in men che non si dica l’intera ala destra dello schieramento romano.
Qvintvs Mavritivs fece lanciare il segnale convenuto. L’arciere incoccò la freccia infuocata, e la scagliò facendole compiere un alto e largo arco in direzione della foresta.
Le riserve ingaggiarono un furioso corpo a corpo con i pericolosissimi carri da battaglia britanni, subendo gravi perdite.
Improvvisamente, dalla foresta sbucarono alla carica gli uomini di Sextvs Decio, che piombarono come furie alle spalle dei britanni. Le cariche di cavalleria fecero vacillare e andare in fuga l’intera fanteria nemica, che venne finita orribilmente dai mercenari traci, assetati di sangue. La furia di questi guerrieri impressionò persino gli stessi compagni romani, spossati e impauriti (nonostante fra le fila vi fossero valorosi veterani di tante battaglie) dal cruento scontro.
Fu fatta grande strage, come mai si fu vista da queste parti. Il Capo Britanno venne atterrato dal suo carro e finito da un centurione del VII manipolo della “Victrix”, che gli tagliò la gola e lo decapitò alzando la sua testa al cielo.
14000 uomini urlarono all’unisono la loro gioia liberatoria, sancendo così la fine della battaglia.
-Per la Gloria di Roma! –gridò il Comandante entusiasta della grande vittoria.
-Roma vittoriosa! – risposero in un’unica voce, alzando i gladi in alto, i suoi soldati.





14.000 uomini!!!!ma mica sul serio c'erano tanti uomini in una mappa???[SM=g27981] [SM=g27981]
'Desti,desti cavalieri di Rohan!!Lance saranno scosse,scudi frantumati!Un giorno di spade!Un alba rossa prima che sorga il sole!!
Cavalcate ora!Mooorteeee!!!!'


04/11/2004 19:16
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Re: Qvintvs Mavritivs Maximvs
Qvintvs Mavritivs fece lanciare il segnale convenuto. L’arciere incoccò la freccia infuocata, e la scagliò facendole compiere un alto e largo arco in direzione della foresta.
................................
Improvvisamente, dalla foresta sbucarono alla carica gli uomini di Sextvs Decio, che piombarono come furie alle spalle dei britanni. Le cariche di cavalleria fecero vacillare e andare in fuga l’intera fanteria nemica, che venne finita orribilmente dai mercenari traci, assetati di sangue.
.......................
-Per la Gloria di Roma! –gridò il Comandante entusiasta della grande vittoria.
-Roma vittoriosa! – risposero in un’unica voce, alzando i gladi in alto, i suoi soldati.




dove l'ho gia sentito??ah,si... Gladiatore[SM=g27964]:Sm14 [SM=g27964] [SM=g27964] : !
ciao
05/11/2004 07:14
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Eh eh eh
[SM=g27964]

Ave


"DANDVS INVIDIAE EST SANGVIS"
15/11/2004 15:32
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Centurio Primus Pilus
I racconti sono stati valutati e i migliori avvisati via mail,presto li leggerete on-line.Complimenti a tutti cmq [SM=g27961]
Ave
03/01/2005 09:40
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Salve....thread vecchio ma mi ci butto.
Ho, coi giuli, 42 province (tutta l'italia, tutta la gallia, germania, mezza inghilterra, mezza grecia...insomma quasi tutta europa).
Mi viene la peste a bisanzio, muovo il mio generale fuori dalle mura (era un pluridecorato, genio militare assoluto).
Vengo attaccato da due legioni valerie.
Battaglia:
Io 750 uomini di cui metà cavalleria
Valeri 1700 (1000 + 700)
Circa mille uomini di differenza.

Nella mappa tattica ho le due legioni nemiche davanti e alle spalle.
La situazione non è delle migliori!!!

Divido la mia piccola armata in due fronti. Le due legioni avversarie si scagliano sepratamente contro i miei due gruppuscoli che, immediatamente, muovo in avanti caricando alle spalle, i due gruppi valeri in carica (è difficile da spiegare, giuro).
Risultato: vittoria, persi 22 uomini, uccisi circa 1500.
Questa battaglia mi ha permesso, tempo due giorni, di finire la campagna.
Grande gioco


03/01/2005 12:51
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Pontici 3243
Armeni:2946

Fermi dinnanzi alle mura di Sinope i soldati armeni,respiravano aria intrisa dell'orgoglio e della presunzione delle armate pontiche rese sicure dalle alte mura cui paravano la testa,in quei momenti ogni minimo suono,metteva tenzione tra i cavalli bardati di cotte di maglia,nitrivano,come tigri in cerca di sangue,eppure il generale sapeva che la cavalleria non poteva niente,se prima i soldati non avessero combattuto di fronte,a morire,gli stessi soldati che andavano fieri del proprio stendardo.
I pontici avevano sempre considerato gli armeni come delle terre da spazzare via,ma non quel giorno,i mercenari guardavano le mura in alto pensando alla somma cospicua da spendere le falangi erano tenute ferme dinnanzi alle mura e i legionari avanzavano lentamente,tutto taceva,la nebbia copriva i due immenzi eserciti.
Dall'altra parte si respirava un clima di tenzione,si le armate dei pontici erano guasi incontrastabili,guardavano dall'altro le altre civiltà,guasi essere superiori,ma i soldati anche se molti,reduci da battaglie temevano per il peggio i veterani sulle mura, guardavano i grandi torrioni di legno,i soldati all'interno delle torri gemevano tenendo tese le corde dei loro potenti archi,i mercenari sembravano combattere una guerra a se disinteressati degli stessi alleati,un urlo,una spada indicante le mura e i torrioni iniziarono a essere trainati cigolavano e le frecce dei pontici erano come della pioggia sui soldati armeni,che caddero a centinaia..
Viste le torri vicine gli arceri iniziarono a tirare,ma con scarzo risultato la torre,rivestita non prendeva fuoco e ben troppo tardi si accorsero di averla alle mura gli arceri si disposerò sotto le mura e presto i soldati accorsero sopra per difendere,il patio si apri,picchiando violentemente,su un merlo,i soldati iniziarono a scagliarsi sui veterani,morivano,come i branchi di porci in un macello,ma presto con l'arrivo dei legionari e il supporto degli arceri le mura cadderò la porta venne aperta trascinando con se cadaveri su cadaveri lo stesso generale non indietreggiava davanti alla cavalleria di catafratti entrati nella città,i popolani erano chiusi nelle casi,e nei vicoli stretti attaccavano i soldati tirandogli ciò che avevano,ma l'armato armena era li imponente,presto la cavalleria si diresse abbassando le lance contro il generale,che indietreggiando scopri una enore e possente falange,i cavalli pesantemente bardati vennerò impalati e quelli che non rimanevano li,cadevano sopra i lanceri increduli che la cavalleria gli avesse perforati,iniziarono la ritirata una rotta,che nemmeno il generale riusciva a fermare,vigliacchi pensarono i soldati armeni e si riversarono nella città,barbaramente,i mercenari pontici che come bestie sotto i colpi dei legionari perivano.
Gli armeni radunatosi dentro una via si accorserò ben prestodi avere arceri che tiravano su di loro e due cavallerie che arrivavano per schiacciarli,nelle prime file di entrambe le armate c'erano i generali entrambi consapevoli del loro ruolo nella battaglia nell'impatto il generale pontico morì ma i diversi capitano non si perserò d'animo e iniziarono a sfondare tra i legionari gli stessi legionari che parevano andare avanti come un grande muro.
L'orgoglio che tanto avevano delle loro armate ben presto andò in frantumi e quella presunzione nei loro volti,gli armeni con la faccia tirata dal ghigno che si estendeva nei loro volti rincorreva le ultime manciate di soldati pontici che si dava ad una estenuante ritirata molti caddero per la stanchezza,molti vennerò travolti dalla cavalleria,ma il generale degli armeni,non si era accorto dell'armate in arriva dalle colline che dividevano Sinope dalla Capadocia, gli armeni riunitosi in quei pochi soldati stremati e logorati dal combattimento di prima partirono in una carica suicida contro quelle unità che parevano essere il portale per l'ade la cavalleria leggere arrivata dai fianchi falcio i legionari,ma rimase nel mezzo senza via di fuga sotto i colpi dei fanti orientali perì, gli stessi fanti che poco dopo si riversarono in prima fila ad assopire l'impatto devastante,il generale come vigliacco inizio a fuggire e un arcere ben bardato su il suo cavallo tirò lui nella schiena,la sua fama era stata distrutta da quella infingarda codardia che lo pervadeva,quell'immensa schiera di cavalieri arrivò annientandò i soldati armeni,i pochi che erano rimasti erano mercenari che ben presto scapparono,come si potevanoaspettare gli altri soldati.
I pontici ripreserò la città sgomberando e bruciando le carcasse,e cadde di nuovo il silenzio,dopo una notte,la mattina seguente,il brusio dei popolani di Sinopre,rieccheggiava nelle terre assopite e piene di vergogna di Colchis
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