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24 ottobre 79 d.C.

Ultimo Aggiornamento: 06/05/2021 17:26
11/04/2021 18:18
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la data che tutti conoscevano ma che tutti ignoravano
Scavi e scoperte recenti a Pompei hanno dimostrato, finalmente, oltre ogni ragionevole dubbio, che l'eruzione del Vesuvio avvenne il 24 ottobre del 79 d.C. e non il 24 agosto.

Il bello è che gli antichi lo sapevano e anche noi lo abbiamo sempre saputo!


Alla metà del III secolo, sotto i Severi, il senatore Cassio Dione, nativo della Bitinia, pubblica la Historia Romana, un'opera in 80 libri che va dall'arrivo di Enea nel Lazio fino al 229 d.C., anno del consolato di Severo Alessandro e dello stesso Dione, che del giovane imperatore era amico.

Il nostro storico, nel libro 66 della sua opera, al capitolo 21, parla della famosa eruzione del 79 d.C. e scrive: “In Campania si verificarono avvenimenti notevoli e spaventosi; infatti un grande incendio divampò improvvisamente proprio in autunno”.

Lo storico non fornisce la data precisa ma la stagione e ci dice che era l'autunno, non l'estate, l'epoca dell'eruzione. Eppure se guardiamo una qualsiasi traduzione moderna di questo passo troviamo “fine dell'estate”. Perché?

Torniamo indietro. L'opera di Dione è giunta solo parzialmente: i libri 1-21 sono riassunti dal cronista bizantino Giovanni Zonara che li usa come fonte della sua storia universale scritta sotto Alessio I Comneno (XII sec.). I libri 22-35 sono estremamente frammentari, i libri 36-60 sono giunti integri dai manoscritti medievali, a questi si affianca il riassunto dei libri 36-80 composto da Giovanni Xifilino, altro bizantino, che una cinquantina d'anni prima di Zonara scrive le vite degli imperatori romani da Pompeo Magno a Severo Alessandro riassumendo, semplicemente, il testo di Dione che si trova davanti. A sua volta Zonara usa questo riassunto di Xifilino per narrare l'età imperiale da Augusto a Severo Alessandro.

Quindi il testo di Dione sull'eruzione del Vesuvio ci è giunto in questo riassunto di Xifilino. Qui è il punto. Nel riassumere Dione Xifilino usa la parola kat'auto to phthinoporon nel passo da me citato sopra; a sua volta Zonara, nel riassumere Xifilino, scrive kata to phthinoporon. Se apriamo il “Rocci”, il glorioso dizionario di greco-italiano usato da sempre in Italia, e cerchiamo quella parola, troviamo che phthinoporon è un composto di phthino + opora e fin dai tempi di Erodoto, che è il primo dove la troviamo impiegata, significa “autunno”.

Se poi guardiamo le antiche edizioni di Xifilino e Zonara facciamo ulteriori scoperte:

- la traduzione italiana di Francesco Baldelli del testo di Xifilino, pubblicata nel 1562, riporta, a p.219, “nella stagione dell'autunno”.

- l'edizione greca con traduzione latina di Xifilino, curata da Enrico Stephanus nel 1592, a p.225 traduce la frase kat'auto to phthinoporon con sub autumni tempus.

- il Nieburh, nella sua edizione greca con traduzione latina dell'opera di Zonara (XI, 18 p.496 C19, 1844), traduce kata to phthinoporon con sub autumnum.

Quindi è evidente che i tre traduttori, sia quelli del Cinquecento che dell'Ottocento intendono la parola phthinoporon come “autunno”. Eppure le traduzioni moderne usano “estate”. Earnest Cary, curatore dell'edizione greca con traduzione inglese di Cassio Dione (pubblicata dalla Loeb nel 1925) traduce il brano con “at the very end of the summer” (Cary segue come testo principale Xifilino) e in nota riporta il testo e la traduzione di Zonara “at the end of the summer” (Dio Cassius, Roman History, LXVI, 21, 1, vol. 8). Anche l'edizione italiana, pubblicata dalla Bur (Cassio Dione, Storia romana, vol. 7: libri 64-67, 2000) a cura di Alessandro Stroppa, traduce il passo con “verso la fine dell'estate”. Come è possibile?

Semplicemente abbiamo uno scoglio enorme davanti alla povera barchetta di Cassio Dione: Plinio il Giovane. Sappiamo per certo che Plinio è stato testimone oculare dell'eruzione e nella famosa lettera all'amico Tacito (VI, 16) cita il giorno dell'eruzione: “nove giorni prima delle calende di settembre (ossia il 24 agosto)”. Davanti alla lettera di un testimone oculare come possiamo credere a un Greco che scrive 200 anni dopo? Però Dione parla di autunno, che si fa?

Semplice. La parola phthinoporon è un composto, come abbiamo detto, di phthino + opora. Riprendiamo il dizionario e leggiamo: phthino è un verbo e significa “consumare, perire, declinare, tramontare”, il sostantivo opora indica “la stagione della raccolta, stagione dei frutti, seconda parte dell'estate”; il Rocci segnala che in Omero si trovano 3 stagioni, inverno, primavera ed estate e quest'ultima è divisa in due: theros (estate vera e propria) e opore (stagione autunnale). Sempre il Rocci avvisa che a un certo punto, nel V secolo a.C., nasce il composto che però ora indica l'autunno, e come tale è usato da Erodoto, Tucidide e Senofonte e tale rimane anche in epoca romana.

Cosa è accaduto quindi? Fino all'Ottocento gli studiosi leggono in Dione phthinoporon e lo intendono, a norma di dizionario, “autunno”; nel Novecento però, ci si accorge che così facendo Dione contraddice Plinio, cosa impossibile (anche perché Dione è uno storico preciso) e si deve trovare il modo di far combaciare le due testimonianze. Ci si accorge che phthinoporon può essere inteso nel suo senso letterale “estate che finisce, che declina, tramonta” e quindi si pensa che Dione, pur sapendo che l'eruzione era avvenuta in agosto abbia ben pensato di usare una parola ai suoi tempi intesa come “autunno” per indicare la “fine dell'estate” (rifacendosi, se vogliamo, a Omero). Quindi gli studiosi traducono di conseguenza e riescono a mettere d'accordo Plinio e Dione. Solo che sbagliano!

Dione è uno storico, non un poeta, e per di più uno che si ispira al metodo di lavoro di Tucidide (il padre della storia “scientifica” se mi passate il concetto), quindi è molto improbabile, per non dire impossibile, che avrebbe usato una parola che tutti ai suoi tempi sapevano significasse “autunno” per dire “fine dell'estate” (anche se quelle due parole divise questo indicano).
Inoltre fin dai primi scavi a Pompei nel '700 si erano ritrovati bracieri e frutti autunnali nelle case e botteghe della città, i calchi in gesso delle vittime mostrano abiti molto spessi e pesanti, una moneta di argento di Tito, trovata nel 1974, datata certamente al settembre 79 d.C., tutte cose incompatibili con un periodo estivo ma non con una datazione autunnale.
Gli stessi manoscritti delle lettere di Plinio, proprio nel punto della data riportano versioni diverse e pure lacune (la data “24 agosto” è solo una delle opzioni presenti dei diversi manoscritti, ma ci sono date che indicano novembre, altre ottobre oppure lasciano uno spazio bianco).

Ma dal momento che la maggioranza dei codici riportava “24 agosto”, gli studiosi hanno continuato a supportare quella data nonostante le prove archeologiche (e a questo punto anche il buon Dione) dicessero altro. Solo la recentissima scoperta di una data a carboncino su un muro intonacato in una casa pompeiana (riportante la data “17 ottobre”) e che non può risalire al 78 d.C. (il carboncino non può reggere per un anno su un muro) ha costretto tutti ad ammettere che “24 agosto” era il mese sbagliato. Dione l'aveva sempre detto, ma noi avevamo le orecchie chiuse!
[Modificato da Antioco il Grande 06/05/2021 17:26]
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14/04/2021 21:53
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Tribunus
L'ingegnere
Ciao Antioco!
Post molto interessante. Complimenti per la ricerca e l'analisi delle fonti.


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'Antesignano'

"- Nel contesto di uno schieramento di battaglia
indica la prima linea così come gli astati lo
erano nella legione manipolare.

- Nell'ordine di marcia, identifica le truppe
di copertura prive di bagagli ...


Non abbiamo elementi per associarli nè ai primi ranghi delle coorti nè alla fanteria legionaria d'elité."

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"Le più varie combinazioni di forze erano possibili anche con i manipoli, e tutte potevano sentirsi tranquillamente attribuire l'attributo di coorte romana, ed essere tranquillamente associate o sostituite dalle più robuste coorti dei socii."

15/04/2021 10:28
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prego. Me se sono accorto perché stato traducendo il testo di Zonara e confrontando la traduzione latina con quella inglese ho visto che una scriveva "sub autumnum" e l'altra "summer" e mi sono incuriosito. Così ho controllato il testo greco e ho visto che in greco c'era "autunno".

Ovviamente quello che scrivo è una mia ipotesi. Di certo fino all'Ottocento traducevano con "autunno", nelle edizioni successive i traduttori traducono "estate" quindi ho supposto che il motivo fosse far concordare Plinio e Dione e l'unico modo per farlo era intendere la parola greca come un composto.
[Modificato da Antioco il Grande 15/04/2021 10:38]
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