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battaglia d'inghilterra

Ultimo Aggiornamento: 25/06/2014 23:21
27/01/2014 07:31
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Immunes
le cause della sconfitta tedesca
salve ragazzi
volevo chiedere a qualcuno più esperto quali furono le cause che portarono la germania alla sconfitta

personalmente da un manuale sugli aerei della WW2 so che i tedeschi avevano mezzi,piloti e tecniche aeree migliori. In compenso gli inglesi erano coraggiosi ma poco coordinati famosa è la loro formazione d'attacco ribattezzata dai teutonici "fila di idioti" perchè attaccavano uno alla volta
27/01/2014 11:13
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Tribunus Angusticlavius
Lo scopo della Germania era raggiungere la supremazia nell'aria distruggendo la RAF ed obbligando quindi gli inglesi a trattare. Sicuramente si arrivò ad un punto critico, non dovuto all'esaurimento dei mezzi inglesi (la produzione di velivoli continuò costantemente a crescere), bensì all'inesperienza dei piloti, ma, in mancanza di una vittoria e senza risultati di rilievo da parte dei tedeschi, la fermezza di Churchill fu determinante e alla lunga l'attrito fu talmente oneroso che portò Hitler a desistere.
Distruggere la RAF solo con i mezzi aerei era fattibile ma onerosissimo e potenzialmente sterile, considerando che senza uno sbarco in Inghilterra (cosa che i tedeschi all'epoca non erano assolutamente in grado di fare e che probabilmente non pensarono mai seriamente mettere in atto), il potenziale bellico inglese non si sarebbe comunque esaurito e probabilmente con esso neanche la volontà di combattere. Del resto l'obiettivo principale do Hitler era l'URSS, la guerra mondiale contro gli inglesi non gli interessava.
[Modificato da Legio XIII gemina 27/01/2014 11:43]


« ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


« Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


« Pallida no ma più che neve bianca
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca:
quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
Morte bella parea nel suo bel viso. »

Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


« Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


« Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale

27/01/2014 12:54
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Praefectus Fabrum
tuttavia la RAF stava rischiando grosso perchè nella prima fase della Battaglia la Luftwaffe stava picchiando duro su installazioni radar e piste aeree nonostante le perdite poi gli inglesi riuscirono a bombardare Berlino scatenando l'ira di Hitler che commise poi l'errore di concentrare le risorse sui bombardamenti sulle città sopratutto Londra contrariamente a quanto era stato fatto prima e da quel momento fu veramente una perdita di tempo e risorse della Luftwaffe quasi come fu messa KO la marina in seguito alle perdite subite sul campo navale nella campagna di Norvegia.
non abbiate pietà dei nemici! vittoria,vittoria e sempre vittoria!!!!

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28/01/2014 23:50
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Tribunus Angusticlavius
Da un punto di vista ideologico, al Nazionalsocialismo tedesco Hitler prefissò come obiettivo non solo di abbattere il comunismo nell'URSS, ma anche di combattere le plutocrazie occidentali, portatrici del capitalismo, antitetico (come il comunismo) al nazismo (così come al fascismo italiano - quello puro, di Sansepolcro e di Salò - e delle altre nazioni, del resto).
E' vero che Hitler, probabilmente, voleva andare fino in fondo in Russia, mentre per l'Inghilterra non pensava ad un suo annientamento totale (che realmente non era forse fattibile); tuttavia, lo scopo ultimo della Germania nazista era di dominare l'intera Europa, se non il mondo (salvo magari le nazioni fasciste alleate), ed instaurare un nuovo ordine, all'insegna della presunta superiorità tedesca.

Militarmente, so che gli Inglesi ebbero il radar, quale strumento che gli permise di ottenere un vantaggio tattico e strategico, potendo prevedere l'arrivo dei velivoli germanici. I Tedeschi non avevano ancora sperimentato quella strumentazione, che invece ai loro nemici risulto uno dei fattori determinanti.

[Modificato da Iulianus Apostata 29/01/2014 12:10]
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IULIANUS IL VOLSCO

Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

Su Amazon.it
https://www.amazon.it/Antium-memorie-storiche-territorio-Nettuno/dp/8831646443



«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

-SOLDATO IGNOTO-

«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

Gianni Granzotto,"Annibale"

29/01/2014 10:09
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Il radar era sicuramente un vantaggio, tuttavia le basi di partenza tedesche erano talmente vicine che, pur avvistando il nemico, spesso gli inglesi non riuscivano a radunare in tempo abbastanza velivoli e/o a portarli ad una quota sufficiente. A tal proposito altro punto a sfavore dei tedeschi fu la ridottissima autonomia dei Bf.109, alla quale venne posto rimedio con i serbatoi ausiliari da 300 litri dell'E-7 e dell'E-9, ma questi ormai arrivarono troppo tardi nel teatro di combattimento.
[Modificato da Legio XIII gemina 29/01/2014 10:11]


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« Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

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« Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale

29/01/2014 10:31
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se non fossero stati sprecati così tanti apparecchi, la luftwaffe in piena potenza avrebbe contribuito di più forse alla campagna dell'Est,vittoria no ma perdite inutili in meno...
non abbiate pietà dei nemici! vittoria,vittoria e sempre vittoria!!!!

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29/01/2014 12:19
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Hitler aveva la vittoria in tasca nel 1940,
ma è Goering quello che ha cappellato, non distruggendo le postazioni radar posizionate sulla costa, non ne comprese l'importanza, pròvò un attacco con gli stukas e ne distrusse solamente una per vedere cosa succedeva, bastava che ne distruggesse solamente un altra e avrebbe scoperto che i radar erano vitali per la difesa aerea, ma non lo fece

secondo errore-ma questo è da imputare anche a Hitler- è stato quello di rispondere all'attacco portato dal modesto bombardamento di Berlino, ordinato da Churchiil, per stornare l'attacco alle basi dell'airforces dove si erano concentrati gli sforzi maggiori della Luftewaffe.
Hitler si incavolò di brutto perché gli avevano bombardato il teatro dell'opera e allora ordinò di cambiare strategia di attacco concentrandosi sulle città, così facendo l'airforces si rimise in sesto -producevano anche più aerei da caccia dei tedeschi- e tenne duro!
Altri fattori, questa volta tattici, vanno poi considerati la scarsa autonomia dei messerscmith 109 e la mancanza di una flotta di bonbardamento strategico, Enigma non era stato ancora decifrato, i polacchi passarono i primi codici ma i tedeschi aggiunsero un rotore e poi si sentirono tranquilli, mentre i perfidi albionici non rimasero a dormire sugli allori.


29/01/2014 12:20
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anche gli Italiani contribuirono ad ingrossare le file dell'Asse in quel teatro: non fu un apporto determinante, ma vi parteciparono, tra i vari e diversi velivoli, gli SM - 79 e i Fiat CR -42, quegli ultimi biplani così difficili da pilotare, così acrobatici (sto pure costruendo un modellino di quell'aereo).
I velivoli italiani furono abbattuti in gran numero: 180 apparecchi ebbe il corpo aereo, e pare che i migliori assi della Regia Aeronautica vi persero la vita; i piloti dei Fiat CR 42 fecero una buona impressione al nemico.
Anche i gli italiani partivano dalle basi aeree del Belgio.
[Modificato da Iulianus Apostata 29/01/2014 12:26]
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«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

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«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

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29/01/2014 13:54
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gli italiani mandarono bomardieri breda, gr42, fiat g50 -i bimotori breda furono venduti anche ai giapponesi e da questi quasi immediatamente radiati per via del' eccessivo accumulo di calore sulla ampia vetrata, che in seguito venne ridisegnata.
entrarono in azione, tardi, quando oramai si bombardava per forza di inerzia -settembre, ottobre, ma ebbero inconvenienti in quanto non attrezzati per il volo nei cieli brumosi e nebbiosi e fecero sporadiche azioni di bombardamento sui porti del sudovest di quella zolla di terra chiamata perfida albione , quasi subito rimpatriati in Italia, vennero spediti probabilmente in Grecia per l'imminente "spezzata di reni"
29/01/2014 13:58
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Re:
Iulianus Apostata, 29/01/2014 12:20:




i gr42 erano bare volanti, troppo lenti e ormai obsoleti, un buon aereo per gli anni 30 ma noi li usammo fino al settembre 43, quando volavano i moschito, i tunderbool, i mustangh ecceccecc.

29/01/2014 15:25
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Re:
Fulcherio;, 29/01/2014 13:54:


gli italiani mandarono bomardieri breda, gr42, fiat g50 -i bimotori breda furono venduti anche ai giapponesi e da questi quasi immediatamente radiati per via del' eccessivo accumulo di calore sulla ampia vetrata, che in seguito venne ridisegnata.
entrarono in azione, tardi, quando oramai si bombardava per forza di inerzia -settembre, ottobre, ma ebbero inconvenienti in quanto non attrezzati per il volo nei cieli brumosi e nebbiosi e fecero sporadiche azioni di bombardamento sui porti del sudovest di quella zolla di terra chiamata perfida albione , quasi subito rimpatriati in Italia, vennero spediti probabilmente in Grecia per l'imminente "spezzata di reni"



Fiat CR 42 (non gr)- Gli Italiani parteciparono dal Novembre 1940, e i CR 42 operarono anche sull'estuario del Tamigi, scortando bombardieri.

« Il Comandante di una squadriglia di Hurricane, che tentava di intercettare degli intrusi sull'estuario del Tamigi, rimase stupito di vedere avanzare strani bombardieri scortati da caccia biplani. Era la Regia Aeronautica e i piloti da caccia italiani fecero buona impressione sui loro Fiat; ma i bombardieri vennero rapidamente dispersi e 12 abbattuti senza perdite. Poco dopo, ebbero un eguale trattamento, quando ebbero l'imprudenza di ripresentarsi, e ci si può domandare cosa pensassero i duri veterani della Luftwaffe nell'osservare i loro inesperti alleati decollare dai campi belga sui loro antiquati apparecchi. [...] Quando il capitano britannico Eric M. Brown testò il C.R.42 del sergente Paolo Salvatori della 96 Squadriglia che l'11 novembre fece un atterraggio forzato vicino al faro di Orfordness, nel Suffolk, restò colpito dalle prestazioni del C.R.42. Scoprì che il Fiat era delizioso da pilotare: era veloce per un biplano, con una velocità massima di 270 mph e gloriosamente (sic) acrobatico, ma era anche poco protetto, leggermente armato e generalmente vulnerabile agli attacchi[26] »


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«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

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«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

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Re: Re:
Iulianus Apostata, 29/01/2014 15:25:



Fiat CR 42 (non gr)- Gli Italiani parteciparono dal Novembre 1940, e i CR 42 operarono anche sull'estuario del Tamigi, scortando bombardieri.

« Il Comandante di una squadriglia di Hurricane, che tentava di intercettare degli intrusi sull'estuario del Tamigi, rimase stupito di vedere avanzare strani bombardieri scortati da caccia biplani. Era la Regia Aeronautica e i piloti da caccia italiani fecero buona impressione sui loro Fiat; ma i bombardieri vennero rapidamente dispersi e 12 abbattuti senza perdite. Poco dopo, ebbero un eguale trattamento, quando ebbero l'imprudenza di ripresentarsi, e ci si può domandare cosa pensassero i duri veterani della Luftwaffe nell'osservare i loro inesperti alleati decollare dai campi belga sui loro antiquati apparecchi. [...] Quando il capitano britannico Eric M. Brown testò il C.R.42 del sergente Paolo Salvatori della 96 Squadriglia che l'11 novembre fece un atterraggio forzato vicino al faro di Orfordness, nel Suffolk, restò colpito dalle prestazioni del C.R.42. Scoprì che il Fiat era delizioso da pilotare: era veloce per un biplano, con una velocità massima di 270 mph e gloriosamente (sic) acrobatico, ma era anche poco protetto, leggermente armato e generalmente vulnerabile agli attacchi[26] »





si, hai ragione C.R.42, era un ottimo aereo acrobatico ma come utilizzo bellico valeva nà s... , la velocità era il suo handikap,
anche gli inglesi avevano biplani imbarcati sulle portaerei, li usavano come siluranti, furono protagonisti della notte di Taranto, studiata molto attentamente dai giapponesi che pensavano già a Pearl Harbor.
i biplani inglesi vennero radiati molto presto mentre noi invece di costruire Reggiane e Macchi sprecammo inutilmente preziosi materiali per fare delle baracche obsolete
[Modificato da Fulcherio; 29/01/2014 16:06]
29/01/2014 16:36
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Re: Re: Re:
Fulcherio;, 29/01/2014 16:02:



si, hai ragione C.R.42, era un ottimo aereo acrobatico ma come utilizzo bellico valeva nà s... , la velocità era il suo handikap,



Deriva dal CR 32, che in Spagna si era ben distinto; il CR 42 era più manovrabile, mi pare, di un Macchi MC 202 Folgore, ma certamente più lento.

chiudo il piccolo ot


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IULIANUS IL VOLSCO

Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

Su Amazon.it
https://www.amazon.it/Antium-memorie-storiche-territorio-Nettuno/dp/8831646443



«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

-SOLDATO IGNOTO-

«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

Gianni Granzotto,"Annibale"

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Miles
e questo lo conoscete? esisteva qualcosa di simile o è completamente di fantasia?


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spettacolare eheheheheheh :)
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(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

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«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

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«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

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«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

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25/06/2014 23:21
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Re: le cause della sconfitta tedesca
halek117, 27/01/2014 07:31:

salve ragazzi
volevo chiedere a qualcuno più esperto quali furono le cause che portarono la germania alla sconfitta

personalmente da un manuale sugli aerei della WW2 so che i tedeschi avevano mezzi,piloti e tecniche aeree migliori. In compenso gli inglesi erano coraggiosi ma poco coordinati famosa è la loro formazione d'attacco ribattezzata dai teutonici "fila di idioti" perchè attaccavano uno alla volta




Bè, come mezzi potremmo parlarne, perchè lo Spitfire complessivamente era superiore al Bf109E...
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