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Il vostro amore per la Storia vi ha mai creato problemi a livello sociale?

Ultimo Aggiornamento: 16/12/2013 00:12
20/05/2013 01:18
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Tribunus Angusticlavius
Re:
Legio XIII gemina, 20/05/2013 00:03:

Beh studiare scienze politiche senza conoscere la storia è come studiare ingegneria senza conoscere la fisica o la chimica...hanno le gambe corte questi di cui parli. Purtroppo la maggior parte delle persone che studia lo fa esclusivamente in termini di laurea = lavoro, prendendo una laurea che tanto poi, priva di altre conoscenze ed interessi, nonchè di volontà, non è altro che carta straccia.

Problemi a riguardo non ne ho mai avuti, piuttosto penso che altri ne abbiano a non conoscere la storia, una volta stavo parlando con una ragazza di lettere insieme ad altre persone ed ho detto che avevo seguito un corso di storia islamica medievale e questa tizia si è messa a ridere ( come a dire, che cosa inutile, che importanza vuoi che abbia la storia islamica medievale? [SM=p1736119] ) ed è calato il gelo nel gruppo.



Quoto! Molta gente studia solamente per poi ottenere un titolo, senza amare veramente ciò che sta studiando, e di persone così ne ho conosciute...alcune si sono laureate anche prima di me alla triennale, ma non ci hanno messo la mia passione!!. Si tratta, a volte, di gente mediocre...che non apprezza la cultura vera e propria, specialmente la storia..qualunquismo, ragazzi!
Un rispettabilissimo cittadino con un titolo inferiore alla laurea potrebbe approdare all'università e studiare con più passione rispetto a certi scemetti (parlo per esperienza).
E farei un'osservazione.
Almeno nella mia facoltà, salvo eccezioni (magari non sporadiche), sembra che siano soprattutto le ragazze a portare avanti gli studi solo per tornaconto (e questo si ricollega un pò al tuo discorso della ragazza di lettere)..mentre noi uomini dimostriamo un pò di interesse nello studio della storia e della politica.

Certo, non deve essere obbligatorio amare la storia e capisco chi non la gradisca troppo, ma denigrarla in via generale, obiettiva, è diverso..

[Modificato da Iulianus Apostata 20/05/2013 01:27]
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IULIANUS IL VOLSCO

Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

Su Amazon.it
https://www.amazon.it/Antium-memorie-storiche-territorio-Nettuno/dp/8831646443



«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

-SOLDATO IGNOTO-

«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

Gianni Granzotto,"Annibale"

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