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Impero romano d'oriente o impero Bizantino?

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    moros21
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    Centurio
    00 06/10/2014 18:39
    ..per continuare la discussione iniziata in Attila total war!
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    Principalis
    00 06/10/2014 21:14
    Ribadisco, se storicamente vogliamo parlare dell'Impero d'Oriente dobbiamo nominarlo come Impero Romeo (per distinguerlo dall'Impero Romano classico), è un ipocrisia nominarli come qualcun altro impose due secoli dopo la loro dissoluzione !

    Come tutti reputiamo anti-storico e incoerente che il Sacro Romano Impero si definisse tale ed erede dell'Impero Romano !

    Basileia Rhōmaiōn (Regno Romano) cosi si definirono, gli Illuministi
    erano dei Pirla !

    I Romei, infine, chiamavano la penisola Balcanica, Rumelia, nome di regione che sarà conservato pure dai conquistatori ottomani.

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    «La religione è considerata vera dalla gente comune, falsa dalle persone sagge, utile dai governanti.»
    -Seneca


    « Accogliete dunque il ragazzo [Manuele] come signore unto da Dio e come regnante per mia decisione. Manuele imperatore dei Romani. »
    - Giovanni II Comneno






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    Sir Roma
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    Principalis
    00 07/10/2014 20:33
    Ora che lo so, li chiamerò sempre romei
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    Il dado è tratto

    (Caio Giulio Cesare)

    Un uomo che non ha una buona memoria non dovrebbe mai azzardarsi a mentire

    (Marco Aurelio)

    Chi non riesce ad accettare una sconfitta, non riuscirà mai a vincere

    (Winston Churchill)

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    Iulianus Apostata
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    Tribunus Angusticlavius
    00 08/10/2014 23:30
    E' evidente che le influenze culturali, come quella di Du Cange, portano ad avere una certa visione del mondo; quindi a chiamare qualcosa con un dato nome. Così l'aggettivo "bizantino", promosso da Du Cange e dagli illuministi, ha determinato anche il nostro modo di denominare quello che fu l'antico impero romano d'oriente.

    Riguardo sempre alla visione delle cose, certo anche io ho sempre notato una differenza tra "la fase dell'impero romano d'oriente" (quella che rientra ancora nell'antichità - quindi fino al 476 d.c.) e quella "bizantina" (che vede il detto impero cavalcare i secoli del medioevo, ossia a partire dal 476 d.c.).

    E' facile credere che quell'impero potesse chiamarsi ancora "romano" solo fino al 476 d.c.; mentre dopo poteva definirsi solamente una realtà medievale. Certo, ho parlato di una credenza magari comune; ma è chiaro che l'impero d'oriente fu sempre veramente "romano".

    Per dare addosso all'illuminismo razionalista, anche io potrei essere portato a rifiutare la dicitura "bizantino" . Peraltro, a prescindere preferisco "impero romano d'oriente".
    [Modificato da Iulianus Apostata 08/10/2014 23:32]
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    IULIANUS IL VOLSCO

    Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

    Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

    Su Amazon.it
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    «..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

    (Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

    «Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

    -SOLDATO IGNOTO-

    «Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

    -Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

    «furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

    -Platone, "libro delle leggi"-

    «Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

    Gianni Granzotto, "Annibale"

    «..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

    Gianni Granzotto,"Annibale"

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    -kapo-
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    Tribunus Angusticlavius
    00 21/11/2014 20:14
    Re:
    (Mod), 10/6/2014 9:14 PM:

    Ribadisco, se storicamente vogliamo parlare dell'Impero d'Oriente dobbiamo nominarlo come Impero Romeo (per distinguerlo dall'Impero Romano classico), è un ipocrisia nominarli come qualcun altro impose due secoli dopo la loro dissoluzione !

    Come tutti reputiamo anti-storico e incoerente che il Sacro Romano Impero si definisse tale ed erede dell'Impero Romano !

    Basileia Rhōmaiōn (Regno Romano) cosi si definirono, gli Illuministi
    erano dei Pirla !

    I Romei, infine, chiamavano la penisola Balcanica, Rumelia, nome di regione che sarà conservato pure dai conquistatori ottomani.



    Mah guarda io non sono così d'accordo. Cioè, il sacro romano impero, il cui vero nome fu semplicemente "Impero romano d'occidente" dai carolingi in poi, (divenne "sacro e germanico" di nome, ufficialmente solo nella prima metà del 1500... non viene chiamato "impero romano d'occidente" dagli storici, per lo stesso motivo per cui l'impero d'oriente è chiamato "bisanzio".) i romei lo consideravano illegittimo, verissimo, ma sbagliavano in questo, poichè a quanto pare, pur volendo essere romani, ignoravano le loro stesse leggi.
    E le leggi romane suddividono il potere in Auctoritas e Potestas, il papa, in quanto pontefice di Roma, era a tutti gli effetti un magistrato romano, e in questa misura, dotato di potestas, in questo caso aveva tutto il diritto, legalmente, di attribuire ad un uomo il titolo di Imperatore dei Romani(Auctoritas). E anzi, a seguito dell'incoronazione a Roma di Carlo Magno, il novello imperatore fu vestito in toga e acclamato dal popolo, secondo la cerimonia tipica dell'Acclamatio, cerimonia che legittimava l'effettiva salita al potere di un Cesare. Cerimonia che in oriente non avveniva da molto... E dopotutto anche in occidente. Questo rende il tutto più che legittimo a rigor di legge. Diversamente, a quel tempo sul trono di Costantinopoli c'era Irene, donna, e secondo le leggi romane il suo potere non poteva essere riconosciuto. Inoltre c'è da dire che i bizantini in precedenza arrogarono il diritto di "primus inter pares" della chiesa al patriarca di Costantinopoli, quando in realtà quel "primato d'onore" in precedenza era del papa, causando una forte rottura e un senso di "tradimento". Per di più non difesero quasi per nulla quella che in occidente era considerata la "madre di tutte le province" cioè l'Italia. (noi sappiamo bene perchè, dato che dovevano fronteggiare decine di nemici ma agli occhi di un latino europeo del tempo, lontano dalla frontiera danubiana e anatolica, non era lo stesso credo) Al punto che i papi da soli dovettero provvedere alla difesa della città di Roma, tramite diplomazia e tramite la creazione di un esercito di milizia formato da cittadini romani, d'altronde ai loro occhi Costantinopoli pareva averla del tutto dimenticata la città di Roma. Alla luce di questo non mi pare tanto strana la nomina di Carlo a Imperatore... E dico tutto questo da simpatizzante bizantino, perchè anche io sono favorevole alla rivisitazione della storia di Bisanzio che sta avvenendo in questi ultimi anni tra gli storici, ma idealizzarli positivamente è più errato che farlo negativamente, come gli storici illuministi, che detesto. Di solito per porre fine ad ogni forma di "Impero Romano" in occidente si utilizza la formula "Le insegne furono inviate in oriente, rendendo l'Impero di Costantinopoli unico erede di Roma" io la trovo un idiozia, la sovranità dell'impero romano non si è mai basata su un insegna o uno scettro, come nelle monarchie orientali, ma sul predominio del senato e popolo di Roma, e il popolo della città di Roma, compresi i senatori, acclamarono Carlo, che ci piaccia o no, e tutto sommato, non è stato neanche così male come imperatore. ^^
    Poi in occidente le cose degenerarono senza dubbio e nell'undicesimo secolo aveva già poco di Romano, ma questa è un altra cosa. ^^
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    00 30/11/2014 15:38
    .
    Allora siamo d'accordo che Carlo Magno non fu affatto male come Imperatore, su questo non ci piove.

    Ma contesto il fatto che i Pontefice avesse la vera autorità per godere del ruolo che ricopri.

    Ma che i Bizantini non abbiano riunito l'Impero è una balla bella e buona.
    Il Restauratio Imperii vi fu eccome da parte dei Romei
    Nel 527 venne incoronato Imperatore d'Oriente Giustiniano I. Egli riuscì a riconquistare nel corso del suo lungo regno gran parte dell'Impero d'Occidente, Roma compresa: tolse l'Italia agli Ostrogoti, l'Africa settentrionale ai Vandali e la Spagna meridionale ai Visigoti. Il mar Mediterraneo tornava a essere così il mare nostrum dei Romani. Ma solo per poco: le conquiste di Giustiniano si rivelarono infatti effimere, a causa della comparsa di nuovi nemici (Longobardi, Avari, Arabi, Bulgari). L'Impero romano d'Occidente, comunque, rischiò di rinascere nel corso del VI secolo. Infatti gli imperatori d'Oriente Tiberio II, prima, e Maurizio, poi, ebbero il progetto di dividere l'Impero in due parti: una occidentale, con Roma capitale, e una parte orientale, con Costantinopoli capitale. Tiberio II ci ripensò e nominò unico successore il generale Maurizio. Lo stesso Maurizio, che aveva espresso nel suo testamento l'intenzione di lasciare in eredità la parte occidentale al figlio Tiberio, mentre la parte orientale sarebbe andata al primogenito Teodosio, venne ucciso insieme alla sua famiglia da una ribellione.[56]

    L'impero romano d'Occidente rinacque de facto per un anno il 22 dicembre del 619, quando l'esarca eunuco di Ravenna, Eleuterio, si fece incoronare dalle sue truppe imperatore d'Occidente con il nome di Ismailius.. Su consiglio dell'arcivescovo ravennate, Eleuterio decise di marciare su Roma per legittimare il proprio potere con la tradizionale ratifica da parte del senato. Questa sua idea di marciare su Roma, secondo lo storico Bertolini, «rivelava la consapevolezza di ciò che sempre rappresentava Roma, prima sede e culla dell’impero, come perenne custode dell’antica tradizione imperiale. Provava inoltre che a Roma esisteva sempre un senato e che ad esso si attribuiva ancora la prerogativa di essere il depositario del potere sovrano in concorrenza con gl’imperatori, e la capacità giuridica di convalidare la proclamazione di un nuovo imperatore. Al senato di Roma, infatti, e non al papa, ebbero certo la mente così l’arcivescovo di Ravenna come l’esarca ribelle.» Tuttavia, giunto a Castrum Luceoli (presso l’odierna Cantiano), Eleuterio venne ucciso dai suoi soldati.

    Oltre all'Impero bizantino, unico e legittimo successore dell'Impero romano dopo la caduta della sua parte occidentale, altre tre entità statuali ne rivendicarono l'eredità. La prima fu l'Impero carolingio, che mirava esplicitamente a un grande progetto di ricostituzione dell'Impero in Occidente: simbolo di questa aspirazione fu il giorno di Natale dell'800 l'incoronazione a "Imperatore dei Romani" da parte del papa Leone III del re dei Franchi Carlo Magno (la questione è tutt'oggi dibattuta, si pensa a uno scambio di favori tra Franchi e Papato per avere riconoscimento). La seconda fu l'Impero ottomano: quando gli Ottomani, che basarono il loro stato sul modello bizantino, conquistarono Costantinopoli nel 1453, Maometto II stabilì nella città la propria capitale e si proclamò Imperatore romano. Maometto II compì anche un tentativo di impossessarsi dell'Italia in modo da "riunificare l'impero", ma gli eserciti papali e napoletani fermarono l'avanzata turca verso Roma a Otranto nel 1480. Il terzo a proclamarsi erede dell'Impero dei Cesari fu l'Impero russo, che nel XVI secolo ribattezzò Mosca, centro del potere zarista, la "Terza Roma" (essendo Costantinopoli considerata la seconda).

    Seguendo la logica del più forte, Franchi, Ottomani e Russi hanno solamente abusato di un titolo che mai gli è spettato, unica differenza è che i Franchi ebbero un riconoscimento da una un potere che ottenne anch'esso conferma quando non gli spettava.

    E questo lo rivediamo con Stefano IV (Successore di Leone III) un continuatore delle politiche del predecessore. Immediatamente dopo la consacrazione ordinò al popolo di Roma di giurare fedeltà all'imperatore del Sacro Romano Impero Ludovico il Pio (814-840), al quale comunicò subito la sua elezione e col quale si scusò, tramite ambasciatori, per la fretta con cui era avvenuta la sua consacrazione.
    In agosto trovò prudente recarsi personalmente in visita dal sovrano. Incoronò Ludovico il Pio a Reims assieme alla moglie Ermengarda e usò la corona (vera o presunta tale) di Costantino e l'unzione: due segni assenti nell'incoronazione di Carlo Magno avvenuta da Leone III e che indicavano una differenza netta tra imperatore d'Oriente e imperatore d'Occidente. Mentre il primo riceveva la sovranità per discendenza diretta dagli antichi romani, il secondo era tale solo per la grazia divina ottenuta con la mediazione del Vicario di Cristo in Terra.

    Stefano così consacrò Ludovico, che chiamò il "secondo Davide", come difensore della Chiesa, un "atleta di Cristo" al servizio del Papato che è la fonte della Chiesa universale. Questa abile mossa politica, che, simbolicamente, consegnava l'autorità papale tra le braccia della Mater Ecclesia, era stata pensata dal predecessore Leone III, il quale però, con Carlo Magno, non riuscì mai ad attuarla. Inoltre, la corona di Costantino servì a rafforzare il senso di dovere che, in base alla Donazione di Costantino, gli imperatori avevano verso i Papi.

    Poi ci fu Pasquale I. Esso si preoccupò di rendere omaggio all'imperatore carolingio Ludovico il Pio e ad informarlo prontamente che la celerità della sua nomina, da egli non sollecitata, era dovuta esclusivamente all'esigenza di evitare il formarsi di fazioni in Roma.[2] A tal fine inviò alla corte imperiale il legato pontificio Teodoro, che tornò non solo con le felicitazioni dell'imperatore ma anche con un Pactum cum Paschali pontifice con il quale l'imperatore s'impegnava a riconoscere la sovranità papale sui territori dello Stato Pontificio ed a garantire il libero svolgimento delle elezioni del papa.[3] Tale documento fu successivamente contestato da molti storiografi.[4] Le relazioni tra Pasquale I e l'imperatore comunque, non furono mai molto cordiali, così come Pasquale non riuscì mai a conquistarsi le simpatie della nobiltà romana.

    Nell'823 Pasquale ricevette Lotario I, figlio di Ludovico il Pio e della sua prima moglie Ermengarda, cui il padre aveva assegnato sei anni prima il Regno d'Italia. Nella domenica di Pasqua (823) lo incoronò ungendolo solennemente e gli consegnò simbolicamente una spada, simbolo del potere di amministrare la giustizia. Questa cerimonia, celebrata per la prima volta, si affermò come diritto del papa di incoronare re ed imperatori e di farlo in Roma.[3] Lotario diede subito esempio di esercizio di potere, accogliendo un'istanza dell'Abbazia di Farfa contro la Curia romana, accusata di essersi indebitamente appropriata di beni dell'Abbazia, ed imponendo la restituzione alla medesima dei beni in questione. La sentenza fu accolta con gran disappunto dal clero romano ma con soddisfazione dalla nobiltà filofranca, che organizzò una rivolta contro il potere ecclesiale i cui capi furono il primicerio dei notai romani, Teodoro (già nunzio pontificio presso la corte imperiale nell'821) e suo genero, il nomenclator Leone.

    La rivolta fu immediatamente repressa ed i due capi furono accecati e poi decapitati. L'evento scatenò il sospetto, presso l'imperatore, che dietro la decisione di eliminare i due ci fosse stato lo stesso Pasquale, per cui inviò due commissari a Roma per accertare i fatti. Il papa si proclamò innocente ma si rifiutò di essere sottoposto a giudizio da giudici imperiali, accettando solo di proferire un giuramento solenne con il quale si dichiarò estraneo all'operazione di esecuzione capitale dei due, pur considerandoli personalmente colpevoli e rei di morte. I commissari rientrarono ad Aquisgrana e Ludovico lasciò cadere la cosa. Il popolo di Roma tuttavia, essendo Pasquale deceduto poco dopo, gli rifiutò l'onore della sepoltura all'interno della Basilica di San Pietro[5] ed il suo successore, papa Eugenio II, calmatisi gli animi, lo fece seppellire nella basilica di Santa Prassede.

    Ora ti chiedo scusa se ho preso tutto questo materiale, ma che cosa ne trai da esso ?!!?! E evidente un chiaro scambio di favori tra due poteri ! Inoltre ricordiamoci che il Papa si è sempre dichiarato erede universale dell'Impero solo grazie all'Eredità di Costantino che già all'epoca era considerato un falso storico !

    [Modificato da (Mod) 30/11/2014 15:46]

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    00 30/11/2014 15:44
    Inoltre ho trovato questo materiale sulla Treccani.

    Dalla metà del sec. VI alla metà del sec. XIX.
    I ricordi di un'attività del senato romano dopo la ricostituzione fattane da Giustiniano sono molto scarsi. Si vedono i senatori opporsi, insieme col popolo di Roma, al papa Pelagio I, probabilmente a causa della controversia religiosa relativa ai tre capitoli; più tardi, nel 580, quando i Longobardi minacciano le ultime provincie rimaste in Italia sotto la dominazione romana, il senato e il clero di Roma mandano una deputazione a Costantinopoli per chiedere soccorso all'imperatore Tiberio; nel 603 il senato e il popolo romano accolgono solennemente le immagini dell'imperatore Foca e dell'imperatrice Leonzia mandate da Costantinopoli all'antica capitale dell'lmpero. Dopo questa attestazione c'è una lunga lacuna nelle fonti che dura un secolo e mezzo, ciò che ha dato luogo a supporre che il senato fosse totalmente spento, ipotesi che s'appoggia ad alcune asserzioni enfatiche contenute nelle lettere del papa San Gregorio Magno, il quale esclama: "dove è il senato, dove il popolo? Manca il senato, il popolo è perito". Altri, però, ha autorevolmente obiettato che il ricordo relativo all'imperatore Foca è posteriore al passo di S. Gregorio; d'altra parte, un'attività del senato è ricordata nelle fonti giuridiche dei secoli VIII e IX, come la Summa Perusina e il cosiddetto Constituto di Costantino. Più tardi i senatori sono ricordati dal papa Giovanni VIII (872-882) e nel patto fra i Romani e il papa Giovanni X di poco anteriore al 915 per la lotta contro i Saraceni. Si può quindi ritenere, secondo l'opinione espressa da P. Fedele, che il senato abbia realmente sopravvissuto anche nei tempi più tristi.
    È ben difficile, però, stabilire quali lineamenti precisi avesse l'istituto, tanto più che anche a Costantinopoli, dove esso si mantiene vigoroso e ha una notevole influenza sugli affari politici, non ha una fisonomia ben determinata, ma ha, in certi casi, funzioni puramente rappresentative; in altri, consultive; in altri, funzioni di corpo sovrano. Si può ritenere che si trattasse di riunioni dei capi della nobiltà romana, che si facevano nella chiesa di S. Martina, che occupa il posto del Secretarium senatus, cioè della cancelleria dell'antica assemblea senatoria dei tempi romani. Il pontefice Paolo I, scrivendo al re Pipino verso la fine del sec. VIII, parla infatti del clero romano, del cunctus procerum senatus e della diversa populi congregatio, ciò che corrisponde a quanto scrive nell'898 il sinodo di Ravenna. Questa riunione di proceres aveva parte nell'elezione del pontefice, esercitava una limitata funzione legislativa con l'assenso del pontefice stesso, e prendeva disposizioni relative al buon andamento della vita della città, per i commerci, il mercato, ecc. Più tardi, nel sec. X, quando a capo della città sta spesso un solo e potente dominatore, questi prende il titolo (come avviene di Alberico I e di Alberico II) di princeps et senator omnium Romanorum; anche la celebre Marozia si chiama senatrix Romanorum. Esclude ciò la presenza del consesso senatorio? È difficile dirlo, ma è probabile che questi principi non dividessero il potere con alcuno. Quanto ai Crescenzî, è soltanto alla venuta di Ottone III, quando il potere del secondo Crescenzio impallidisce, che una fonte (la Vita Adalberti) ci parla dei Romani proceres e del senatorius ordo, che inviano messi al giovane imperatore. L'ordo senatus è poi ricordato saltuariamente nel sec. XI e nella prima metà del sec. XII e, di certo, si riferisce sempre a riunioni della nobiltà romana.
    Un aspetto del tutto differente prende il senato di Roma dopo che il papa Innocenzo II entrò in discordia con i Romani, per il possesso di Tivoli, conquistato con armi comuni. I Romani presero allora d'assalto il Campidoglio e ricostituirono, secondo la narrazione dei cronisti, il senato. Sembra che questa ricostituzione avvenisse subito dopo la morte d'Innocenzo II (1143). Lucio II tentò di riconquistare il Campidoglio, ma il popolo lo respinse ed egli rimase ferito nella mischia. Il senato è a capo del comune di Roma, il quale si costituisce contro l'alta nobiltà. I senatori sono nominati, anno per anno, da un'assemblea che dovette corrispondere all'arengo o alla concio delle città dell'Italia settentrionale e centrale. Il numero varia intorno ai 50; sembra che si fosse fissato un massimo di 56, fra i quali dieci avevano le funzioni di consiliarii e con esse la direzione degli affari comunali. Nel senato si riunivano, fin che esso durò, il potere amministrativo, giudiziario, finanziario sulla città. Il senato batte moneta, regola i pesi e le misure, restaura le mura e i ponti, amministra la giustizia civile e criminale; ha una cancelleria e i suoi archivî sono custoditi nell'arce capitolina. Esso non esercitava però questo potere in modo assoluto, ma negli affari importanti doveva avere l'assenso del consiglio e in certi casi anche dell'assemblea generale o parlamento del popolo romano.
    I rapporti del senato con la potestà sovrana del pontefice non furono molto facili, data la tendenza che i senatori avevano d'arrogarsi ogni potere sull'Urbe. Il movimento, che porta alla formazione del senato, s'appoggia agli artigiani, e difatti vediamo alcuni di questi prender posto fra i senatori. Si tratta dunque, per quei tempi, d'un movimento di carattere rivoluzionario, ciò che è confermato anche dai legami che pare esso avesse con Arnaldo da Brescia, nel periodo nel quale questo celebre agitatore eccitava la plebe romana, con le sue infiammate allocuzioni contro il papato e l'impero. Le controversie fra il pontefice e il senato per la giurisdizione, il diritto di coniar monete e altri punti, furon sopite nel 1188, mediante un trattato che riconosceva la sovranità pontificia. Il senato, però, va decadendo per le discordie interne della città. Col 1191 si nomina, per un triennio, un senatore solo; poi nel 1194-95 è ristabilito il senato di 56 membri e altrettanto avviene nel 1203-04. Sembra però che il pontefice Innocenzo III, nel concedere questa rinnovazione, predicesse che tanti capi avrebbero male amministrata la città. Nel 1204 troviamo di nuovo un solo senatore nominato dal papa e ciò avviene, pare, per richiesta del popolo; tale sistema continua d'allora in poi con il solo mutamento che, in certi periodi, anziché uno, ne troviamo due. I rapporti fra la Santa Sede e questi senatori furono regolati da Nicolò III con la sua costituzione del 18 luglio 1278. Da allora la magistratura del senatore unico e dei senatori di nomina papale alternantesi o affiancata con magistrature di nomina popolare (tribuni, riformatori, banderesi, conservatori, ecc.) durò fino al sec. XIX, sebbene dalla metà del 1400 in poi, quando cioè si affermò saldamente il dominio del pontefice sulla città di Roma, essa fosse scaduta da ogni effettiva autorità.

    ID Steam: (Mod)

    Dimensione schermo 17,3
    Processore Intel Core i7, 3610QM, 2.30 GHz
    Chipset Intel HM 77
    Memoria 16 GB DDR3 1600 MHz........ampliata!
    Scheda Video NVIDIA GeForce GTX 670M
    Memoria video 3072 MB DDR5
    Hard disk 750 GB SATA 7200 rpm
    Unità ottica S-Multi DL, Blu-Ray Writer




    «La religione è considerata vera dalla gente comune, falsa dalle persone sagge, utile dai governanti.»
    -Seneca


    « Accogliete dunque il ragazzo [Manuele] come signore unto da Dio e come regnante per mia decisione. Manuele imperatore dei Romani. »
    - Giovanni II Comneno