l'essere supremo

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Archita
00giovedì 25 aprile 2013 00:08
il titolo sembra suggerire una discussione sulla massoneria ma l'argomento verte su uno de concetti su cui la filosofia e le religioni occidentali hanno affrontato per secoli quale la questione dell'esistenza sul piano materiale di essenza divina. La questione ovviamente non avrà mai una risposta perchè non esistono per il momento prove definitive. Tuttavia ritenete secondo le vostre convinzioni che possa essere possibile l'esistenza di una forma di volontà propria "cosciente" di sè più antica del tempo e dello spazio e dotato di illimitata capacità ( l'attributo di "onnipotenza" creatrice ) e dotata secondo il nostro metro umano di "morale" e "arbitrio" tale da poter avere facoltà di giudicare e condannare ? sempre nei limiti della nostra mente umana concepiamo tutto quello che è intorno a noi nelle tre cardinali dimensioni dello spazio ma abbiamo scoperto tramite le convenzioni matematiche l'esistenza di più livelli non lineari del tempo ( la relatività ) e dunque verrebbe spontaneo il grande dubbio amletico sulla posizione a livello materiale di tale essenza, se esiste secondo i nostri punti di riferimento oppure accettare la possibilità già sostenuta dalla teologia di un piano separato dove le leggi che stabiliscono il nostro sistema non valgono.
Xostantinou
00giovedì 25 aprile 2013 10:05
Questa è la posizione ufficiale mia e della mia chiesa.
Seguendo i Santi Padri, l'Ortodossia non cerca di riconciliare fede e ragione, o di provare la fede con la logica e la scienza; in questa attitudine essa vede piuttosto un pericolo di mistificazione della fede nel tentativo di adeguamento ai processi intellettuali del tempo.
L'Ortodossia ritiene piuttosto che la conoscenza di Dio sia impiantata nella natura umana, ma che la ragione sia stata intaccata dalla caduta allo stesso modo di tutte le altre facoltà umane; salvo un intervento di Dio, quindi, la ragione umana non può scoprire altro.
Legio XIII gemina
00giovedì 25 aprile 2013 11:40
Da agnostico l'unica entità che concepisco è un lógos inteso come causa ( non necessariamente originaria ), di tutte le cose. Non so se ciò valga in ambito metafisico, dove non posso indagare, è piuttosto importante per me stesso: è più facile per me vivere accettando una causa a me superiore e sconosciuta che inventare una risposta per spiegare cose che non conosco.
andry18
00giovedì 25 aprile 2013 12:10
"Quando in codesto sentire ti senti veramente felice, chiamalo pure come vuoi: chiamalo felicità, cuore, amore. Per questo io non ho nome alcuno. Sentimento è tutto! La parola è soltanto suono e fumo." - Goethe
Augusto.Carducci
00venerdì 26 aprile 2013 13:39
non escludo che possa esistere qualcosa, ma per il momento sono felice di credere nella selezione naturale e nelle leggi della fisica...del resto chi esclude che questa "entità" non sia altro che una legge fisica che spiega tutto l'universo e la sua creazione ed evoluzione?
phoenix_92
00venerdì 26 aprile 2013 14:45
non credo nell'esistenza di un essere supremo,non ho alcun motivo logico per farlo,non nego che potrebbe comunque esistere ma anche se così fosse io non me ne preoccuperei più di tanto anche perchè al crescere della sua ipotetica potenza(immortale,onnipotente etch)le mie possibilità di interazione con lui sarebbero essenzialmente nulle.Io credo che il concetto di Dio sia stato creato dall'umo come ente di comodo per rispondere alle sue domande,l'uomo da un lato si pone un infinità di domande(e questo è un bene perchè il progresso è figlio della curiosità)però speso si accontenta di una risposta data da altri senza verificarne l'autenticità,un pò come il bambino che crede nelle favole.
Tito Flavio
00domenica 28 aprile 2013 03:11
hmmmm argomento complesso, lungo la mia vita mi sono via via convinto che ogni singolo episodio che succede in natura sia esso stesso divino, la forza di un uragano, la creazione di un fulmine, un terremoto, un esplosione vulcanica, è l'evento naturale in se che per me assume connotati divini e ogni evento ha un suo essere divino personale

una visione che mi ha portato vicino al politeismo romano

la personificazione invece è solo frutto della mente umana, che all'atto di onorare questo e quell'evento ha dovuto dare, per una mera questione di saldo ponte divino-umano, un aspetto antropomorfo e un nome a questi eventi naturali

la concezione giudaico-cristiana non mi appartiene più da un pò ormai

Costantinus
00martedì 30 aprile 2013 19:43
Da buon romano vecchio stile odio la filosofia, anche se ne capisco qualcosa. In sostanza sono più per un buon pragmatismo romano [SM=x1771228]

Comunque mi faccio questa domanda: ammesso che esista un essere supremo, può essere buono o cattivo. Se è cattivo le nostre buone azioni non contano nulla; se è buono siamo comunque sottoposti al suo libero arbitrio e quindi non siamo liberi. Dunque la soluzione sarebbe quella di vivere liberamente? [SM=g8113]
andry18
00martedì 30 aprile 2013 19:48
se non ci stavano i greci i rozzi romanacci non sarebbero andati molto lontano :P
impara dai romani più vecchio stile di te xD
Costantinus
00martedì 30 aprile 2013 19:49
Se non c'erano i greci forse conquistavano il pianeta ma è un'altra storia :P
andry18
00martedì 30 aprile 2013 19:55
Re:
Costantinus, 30/04/2013 19:49:

Se non c'erano i greci forse conquistavano il pianeta ma è un'altra storia :P


sèè vabbè vabbè, manco in rome1 :P xD
Xostantinou
00martedì 30 aprile 2013 20:38
nella teologia cristiana una delle prerogative di Dio è proprio la sua volontà di non interferire con il libero arbitrio umano...in parole povere, Dio non obbliga l'Uomo a compiere una scelta, pur potendo sapere gli esiti di ciascuna scelta l'Uomo compirà.
Archita
00venerdì 3 maggio 2013 17:03
Re:
Xostantinou, 30/04/2013 20:38:

nella teologia cristiana una delle prerogative di Dio è proprio la sua volontà di non interferire con il libero arbitrio umano...in parole povere, Dio non obbliga l'Uomo a compiere una scelta, pur potendo sapere gli esiti di ciascuna scelta l'Uomo compirà.



in parte coccia con il principio in cui gli uomini dovevano agire come era stato già "scritto" per la condanna di Cristo e il principio della Salvezza che doveva scaturire da tale esito. Pietro era libero di tradire ? si poteva decidere una sorte diversa per Gesù da parte del Tempio e dai romani?


andry18
00venerdì 3 maggio 2013 17:10
non coccia affatto, sei sempre tu a decidere come agire. dio sa già cosa farai, ma ti concede comunque il libero arbitrio. poi se fai cavolate brucerai all'inferno

PS: non sono esperto, ma quello non era giuda? xD
Archita
00venerdì 3 maggio 2013 17:20
intendo il tradimento di Pietro :) se Gesù disse a Pietro "tu mi tradirai etc etc" significa che il tradimento è "già avvenuto" e in un certo senso Pietro è obbligato a commettere il tradimento. Giuda è anche questo è un argomento di libertà o atto predestinato ovvio :)
andry18
00venerdì 3 maggio 2013 17:27
in realtà il tutto viene fatto di propria spontanea volontà. dio prevede il futuro, ma non è egli stesso a plasmarlo
Archita
00venerdì 3 maggio 2013 17:37
sembra una contraddizione sul concetto di predestinazione che è uno dei pilastri della teologia cristiana, il Dio cristiano ha già stabilito il futuro che è già quindi "passato" e che è "conosciuto" da Dio ( onnisciente ). Ritenere che gli uomini possono plasmare il futuro significa concepire il creato divino in "divenire" cosa che contraddice l'infinito finito dell'Alfa e Omega della creazione divina.
andry18
00venerdì 3 maggio 2013 17:47
non esattamente, dio essendo onniscente conosce il futuro (in potenza) sono gli uomini che, agendo in modo libero e responsabile, lo plasmano (atto). dio non ha alcun ruolo in tale processo
Archita
00venerdì 3 maggio 2013 20:10
in tal caso scaturirebbe la Salvezza come una probabilità, non come parte del disegno divino e questo farebbe traballare parte della dottrina teologica cristiana...

in tal guisa se Giuda avesse deciso autonomamente di non tradire, il disegno divino non si sarebbe realizzato, non in quel modo comunque ma in tal caso renderebbe privo di significato il messaggio profetico della natività quando gli angeli annunciarono il mutamento dei tempi e il ruolo chiave di Dio fatto Uomo.
andry18
00venerdì 3 maggio 2013 20:23
per quanto ci riguarda la salvezza è decisamente una probabilità, in quanto ignari della predestinazione. stessa cosa ovviamente non vale per dio, che, in quanto onniscente, ha tutte le certezze del caso

per quanto riguarda giuda...era assolutamente certo che tradisse in quanto disegno divino. tuttavia non è stato costretto a farlo, ma ha agito di sua spontanea volontà. ecco quindi che libertà decisionale dell'uomo e sovranità divina coesistono perfettamente
Legio XIII gemina
00venerdì 3 maggio 2013 21:44
Nemmneno io sono un esperto ma concordo con quanto sostenuto da andry. Certo però tutto ciò lascia spazio a perplessità.
Archita
00venerdì 3 maggio 2013 23:16
le vie del Signore sono infinite ma è anche corretto dal punto di vista dottrinario affermare che il libero arbitrio è un illusione perchè crediamo di agire secondo nostre scelte ma alla fin fine siamo destinati senza saperlo a sorti già progettate dal Disegno. Infatti è il grande dilemma del "Fato" che è una costante di tutte le religioni che vedono l'Uomo sul palcoscenico dell'universo. Le religioni asiatiche infatti escludono il concetto di Fato perchè gli uomini non sono al centro del Cosmo anche se è pur vero che gli asiatici definiscono il concetto di Fato non come esito finale dell'esistenza del mortale ma come valore delle azioni del mortale prima di ogni nuova vita nel ciclo delle reincarnazioni ( il concetto di reincarnazioni è quasi assente nel pensiero occidentale di matrice-romano-giudaica ).
Xostantinou
00sabato 4 maggio 2013 16:29
"L'onnipotenza si compie limitandosi. Nello stesso atto creativo, in certo qual modo Dio si limita, si ritira, per dare all'uomo lo spazio della libertà. Dio può tutto, recita un adagio patristico, fuorché costringere l'uomo ad amarlo; e così, accedere ad un amore significa abbandonarsi senza protezione alla peggiore delle sofferenze, quella del rifiuto e dell'abbandono da parte di chi amiamo. Dio è quindi un mendicante d'amore che attende alla porta dell'anima senza osare varcarla. E, infatti, egli non si accontenta solo di chiamare a sé lo schiavo che ha amato, ma scende egli stesso alla ricerca, lui, il ricco, si accosta alla nostra indigenza, si presenta da solo, dichiara il suo amore e prega che gli sia ricambiato; ad un rifiuto non si ritira, non si formalizza per l'offesa, respinto, attende alla porta e fa di tutto per mostrarsi vero amante, sopporta i danni e muore."
(St. Nikolas Cabasilas [Thessaloniki, 1322-1397]; Της ζωής εν Χριστώ, VI, A, I).
boboskus
00mercoledì 5 febbraio 2014 23:09
scusate il necroposting....
volevo sottolineare che la piega che la discussione ha preso è la stessa che si creò tra calvinisti e cattolici e/o protestanti.
la base del calvinismo è proprio la predestinazione e l'inesistenza pratica del libero arbitrio. e il successo è ovviamente una prova della benevolenza a cui si è destinati.
per quanto riguarda la domanda principale, la mia opinione è semplice:
io ci credo.
-kapo-
00venerdì 21 febbraio 2014 16:56
Re:
boboskus, 2/5/2014 11:09 PM:

scusate il necroposting....
volevo sottolineare che la piega che la discussione ha preso è la stessa che si creò tra calvinisti e cattolici e/o protestanti.
la base del calvinismo è proprio la predestinazione e l'inesistenza pratica del libero arbitrio. e il successo è ovviamente una prova della benevolenza a cui si è destinati.
per quanto riguarda la domanda principale, la mia opinione è semplice:
io ci credo.




Un buon necroposting,ti seguo e necroposto anche io:
Per me è la realtà ad essere illusoria e noi stessi siamo tutt'uno con l'essere supremo, semplicemente siamo parti di un unicum a livello cosmico che è l'universo, che sperimenta se stesso soggettivamente, essendo che la materia tende naturalmente alla vita. L'universo materiale (alias velo di maya) è talmente tanto contingente, relativo e fallace, che se dovessi prendere un cervello umano e collegarlo a un computer che da gli stessi stimoli che il cervello riceve dal corpo nella vita comune, l'io che abita quel cervello sarebbe al 100% convinto di trascorrere una vita normale pure non avendo un corpo. E non è una prospettiva inquietante in quanto se inquieta questo, dovrebbe inquietare anche la "vita reale". Ergo la vita non esiste e tantomeno la morte, e anche la paura della stessa, che sta alla radice di buona parte delle religioni abramitiche e di qualsiasi tipo di morale, è una panzana. Questo porta a una conclusione semplice, la morale è una presa in giro, e il bene e il male non esistono, quindi possiamo fare come straminchia ci pare in stile superuomo di Nietzsche? In parte, poichè se le emozioni esistono, e si distinguono in odio/amore principalmente, se amiamo noi stessi dobbiamo amare l'essere supremo, quindi amare il Tutto, ergo agire in modo corretto e distaccato, senza godere dei frutti delle nostre azioni, nella vita e nei confronti degli altri "io". Se scegliamo l'odio, significherebbe odiare se stessi e scegliere la non esistenza, dato che è impossibile scegliere di non esistere (anche se l'argomento si può approfondire ma ci vuole troppo), e bada, non morire, ma non esistere, va da se la conclusione che siamo spinti per natura verso un agire retto e positivo, e qualsiasi distorzione di questo agire fa solo danni.
Archita
00venerdì 21 febbraio 2014 18:50
in teologia si "rolla" da pazzi! :boing
boboskus
00lunedì 24 febbraio 2014 09:48
Re: Re:
-kapo-, 2/21/2014 4:56 PM:




Un buon necroposting,ti seguo e necroposto anche io:
Per me è la realtà ad essere illusoria e noi stessi siamo tutt'uno con l'essere supremo, semplicemente siamo parti di un unicum a livello cosmico che è l'universo, che sperimenta se stesso soggettivamente, essendo che la materia tende naturalmente alla vita. L'universo materiale (alias velo di maya) è talmente tanto contingente, relativo e fallace, che se dovessi prendere un cervello umano e collegarlo a un computer che da gli stessi stimoli che il cervello riceve dal corpo nella vita comune, l'io che abita quel cervello sarebbe al 100% convinto di trascorrere una vita normale pure non avendo un corpo. E non è una prospettiva inquietante in quanto se inquieta questo, dovrebbe inquietare anche la "vita reale". Ergo la vita non esiste e tantomeno la morte, e anche la paura della stessa, che sta alla radice di buona parte delle religioni abramitiche e di qualsiasi tipo di morale, è una panzana. Questo porta a una conclusione semplice, la morale è una presa in giro, e il bene e il male non esistono, quindi possiamo fare come straminchia ci pare in stile superuomo di Nietzsche? In parte, poichè se le emozioni esistono, e si distinguono in odio/amore principalmente, se amiamo noi stessi dobbiamo amare l'essere supremo, quindi amare il Tutto, ergo agire in modo corretto e distaccato, senza godere dei frutti delle nostre azioni, nella vita e nei confronti degli altri "io". Se scegliamo l'odio, significherebbe odiare se stessi e scegliere la non esistenza, dato che è impossibile scegliere di non esistere (anche se l'argomento si può approfondire ma ci vuole troppo), e bada, non morire, ma non esistere, va da se la conclusione che siamo spinti per natura verso un agire retto e positivo, e qualsiasi distorzione di questo agire fa solo danni.




il sunto sembrerebbe essere la morale Cristiana (immagino anche di altre religioni, ma quella più vicina mi sembra la Cristiano-cattolica)....ama tutti e non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te.....



Archita, 2/21/2014 6:50 PM:

in teologia si "rolla" da pazzi! :boing



oooo yessssss :smokin



Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 05:46.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com