De historia Julio-Romana (by 753 aC)

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753 aC
00lunedì 10 luglio 2006 18:04
Ave Generali!
Apro questa nuova discussione per pubblicare, a puntate, lavoro permettendo, un lungo racconto basato sul nostro gioco preferito “moddato” con SPQR 6.1, massima difficoltà, unità enormi, fazione Giulii.
Ho cercato di seguire pedissequamente tutti gli avvenimenti che mi sono capitati giocando in modalità campagna, rielaborati, ma non troppo, in maniera letteraria.
Tutti i suggerimenti e le correzioni che vorreste darmi sono graditi.
Spero di aver incontrato il vostro gusto.


P.S. Data la difficoltà, riscontrata direttamente sulla pelle dei “miei” legionari, non è detto che il racconto si concluda positivamente!
mitrandil20
00lunedì 10 luglio 2006 19:21
mi suona interessante
Megas Alexandros
00lunedì 10 luglio 2006 19:34
Vorresti scrivere una specie di tuo De Bello Gallico???????????
753 aC
00martedì 11 luglio 2006 16:45
Prologo
Dai turbolenti due secoli e mezzo nei quali regnarono i mitici sette re, avvolti nelle nebbie della leggenda, all’epica battaglia del Lago Regillo, la prima ad essere ricordata, con l’apparizione, nel momento decisivo dello scontro, dei Dioscuri, Castore e Polluce, l’Urbe, tranne che per brevi intervalli, non aveva mai avuto periodi prolungati di pace. Tuttavia il Fato gli aveva già decretato: “Lungo e glorioso, o Roma, sarà il Tuo cammino nella storia della civiltà ma il prezzo a Te richiesto sarà altissimo: ogni lido calpestato da piede latino verrà bagnato da copioso sangue romano!”

Ciò che è stato previsto ha inizio
Con la battaglia di Populonia la resistenza etrusca alla dominazione romana dell'Italia è stata una volta per tutte spezzata. La conquista di Segesta ha assoggettato a Roma tutta la penisola e con l’importante città di Messana, passata in mani romane, si è creata una testa di ponte per la ricca Sicilia.

Estate 280 a.C.
Dopo decenni di lotte di potere, la nostra famiglia, i Giulii, si è ormai definitivamente affermata. L’influenza degli altezzosi Scipioni e degli odiati Valeri è stata annientata.
Il Senato ha ancora, saldo, il comando generale. Direttamente controlla, grazie a legioni composte dalle migliori unità che Roma possa avere, il Latium e l’Urbe stessa.
Duce della nostra famiglia è FLAVIO GIULIO, 47 anni, sommo comandante, generale a sei stelle, fine burocrate di quarto livello, quattro corone di alloro per il suo forte ascendente nella politica romana, governatore della città di Arretium, d’importanza seconda solo a Roma. È grazie a lui e al successo della nostra storia familiare che il Senato ci ha affidato la difesa e il dominio dei territori romani: un territorio immenso che si estende dalle rive meridionali del Padus fino alla punta più meridionale del Bruttium, compresa la parte nord-orientale della Sicilia di pertinenza della città di Messana.
La famiglia si completa con LUCIO GIULIO, 31 anni, figlio ed erede designato di FLAVIO, generale a tre stelle, abilissimo burocrate di sesto livello, grazie all’educazione ricevuta nelle più importanti accademie della Repubblica, due corone di alloro che testimoniano una discreta autorevolezza tra i suoi pari. Nipoti di FLAVIO sono VIBIO GIULIO e QUINTO GIULIO.
A VIBIO GIULIO, un valoroso esperto - tre baffi d’argento nella gerarchia militare - comandante superiore di 28 anni, tanto da meritare il grado di generale a tre stelle, pratico nel combattimento notturno, ma anche fine burocrate e naturalmente predisposto all’arte della politica, è affidato il comando degli intrepidi veterani della legione di stanza nei pressi della città di Croton, nel Bruttium., così composta:
• 3 manipoli di Triarii, tre baffi d’argento;
• 4 manipoli di Principes, un baffo d’argento;
• 5 manipoli di Hastati, due baffi di bronzo;
• 2 manipoli di Velites, due baffi di bronzo;
• 2 manipoli Frombolieri, due baffi di bronzo;
• 2 reparti di Equites, due baffi di bronzo.
In tutto, compresa la sua guardia personale, 2.890 uomini.
QUINTO GIULIO, genio militare nonché prode attaccante, generale anch’esso a tre stelle, con tre baffi d’argento d’esperienza sulle spalle e preparato nei combattimenti notturni, guida un’altra legione di 2.890 cittadini romani, composta e suddivisa come quella di VIBIO GIULIO. Attualmente, il suo accampamento militare è situato presso Arretium.
La situazione non è delle migliori. Il passato impegno bellico per la conquista e la pacificazione dell’Italia ha gravato sensibilmente sulle casse dello Stato che constano di soli 1.000 denari.
La città di Messana è pericolosamente sguarnita. La prosperosa Siracusa e la Sicilia cartaginese hanno una terribile fama.
Al fine di accrescere le misere finanze, la famiglia ha deciso di intraprendere la costruzione di un porto a Segesta, per aumentare i traffici marittimi, e di incrementare, nei territori direttamente controllati, il peso fiscale, cercando, nello stesso tempo, di tenere a bada lo scontento popolare che ne sarebbe derivato.

Inverno 280 a.C.
Le scelte fatte nella passata stagione hanno dato i loro frutti. Il tesoro centrale è aumentato a 4.479 denari. Il porto a Segesta, completato. Queste nuove risorse saranno impiegate per la realizzazione di un vasto piano stradale. Al suo completamento si prevede l’aumento dei traffici commerciali. Inoltre, elemento più importante, consentirà di spostare più velocemente le nostre truppe sul territorio.
Dopo una lunga e severa valutazione è stata accettata la richiesta della mano di nostra figlia Ortensia da parte MARCELLO CAPITONE, 19 anni. Le nozze sono previste a giorni. Come da tradizione romana il futuro sposo sarà considerato come un figlio o un fratello all’interno della nostra famiglia.
Purtroppo, contro il nostro parere, il Senato ha dichiarato guerra alla Lega delle città greche, ai germani, ai galli e all’impero cartaginese. Nello stesso tempo ci ha ordinato di conquistare Siracusa entro cinque anni. Ai comandi, comunque, non si discute: obbediremo, come ci si aspetta da un vero romano!
Le nostre valutazioni belliche, sulla base delle scarse conoscenze che possediamo, sono le seguenti: Siracusa è militarmente ben fornita; sulla Sicilia cartaginese non si sa nulla. Abbiamo però il timore che un attacco a Siracusa potrebbe far muovere Cartagine verso Messana per impedirci di rafforzarci troppo sull’isola.
Procediamo in questo modo: alla nostra flotta tirrenica, ormeggiata presso Neapolis, è ordinato di fare rotta verso i nostri lidi siculi. La legione di VIBIO GIULIO deve dirigersi verso le coste dello stretto di Messana per approssimarsi allo sbarco, che comunque avverrà nell’estate del nuovo anno. Contemporaneamente vengono impiegati 500 denari per la costruzione di una torre d’avvistamento sulla punta più meridionale della regione.
La dichiarazione di guerra ai galli ci impone, al nord, di monitorare il nostro passaggio settentrionale situato sul guado orientale del Padus. La missione potrebbe essere molto pericolosa. Di conseguenza, affidiamo alla legione di QUINTO GIULIO il compito di dirigersi presso quel pericoloso varco. Come temevamo le avanguardie di QUINTO GIULIO ci hanno informato dell’avvistamento di un’armata gallica, sebbene al di là del grande fiume, pericolosamente vicina al guado. L’emergenza della situazione comporta di assegnare, da subito, A MARCELLO CAPITONE il governo di Ariminium: si muove verso la città con la sua guardia personale.
Nonostante la fama dei nostri legionari, i galli, comandati dal loro capo a due stelle LUGOTORIGE, hanno attraversato il guado e ci hanno attaccato! Poveri pazzi. Assaggeranno il gelido acciaio romano!
BATTAGLIA DI ARIMINIUM
In vista delle prime avanguardie, i due eserciti iniziano a schierarsi:
- da una parte QUINTO GIULIO con i suoi 2.890 uomini, si dispone, per impressionare i nemici, in unica linea di fanteria, i cui vertici si compongono di due manipoli di Triarii. Un manipolo di Triarii viene messo in seconda linea, al centro, poco avanti la guardia del generale e i due reparti di Equites ai lati del lungo fronte. Un’altra unica linea, in formazione distanziata, posizionata più avanti la linea di fanteria, è fatta di schermagliatori;
- dall’altra 3.886 galli si dispongono in una formazione a cinque linee: schermagliatori, lancieri, due di fanteria pesante, guardia del capo; ai lati la cavalleria. La preparazione e l’esperienza è mediamente alta. La loro determinazione, impressionante!
Comincia a piovere.
I galli, compatti in formazione, marciano verso di noi.
Visto che hanno preso loro l’iniziativa, QUINTO GIULIO dà l’ordine, oltre che agli schermagliatori, agli Hastati e ai Principes di scagliare, appena a tiro, i loro pila.
Astutamente LUGOTORIGE manovra i suoi sul nostro fianco destro.
Tutto il nostro schieramento viene fatto ruotare in modo tale da avere sempre di fronte quello nemico e il più possibile all’interno della nostra linea.
I galli provano più volte, continuando ad avanzare, di puntare sulla nostra destra.
La preparazione dei nostri si dimostra nel tenere sempre il centro all’avversario e nel non indietreggiare di fronte alle terribili urla dei loro guerrieri.
Il capo gallico, non riuscendo evidentemente più nella sua tattica, decide di puntare deciso in avanti, confidando sulla massa d’urto dei suoi uomini.
Il nostro generale lancia i suoi schermagliatori: attaccheranno quelli nemici e la loro prima linea di fanteria.
I galli vengono disorientati dalla pioggia di proiettili loro scagliata. Gli schermagliatori gallici indietreggiano sulle prime file della loro fanteria, coinvolgendo quest’ultimi nella selva dei nostri colpi.
LUGOTORIGE, condottiero esperto, ordina, allora, alla sua cavalleria leggera di caricare i Velites e Frombolieri romani.
Nonostante il ripiegamento, i nostri sono raggiunti. La formazione distanziata limita i danni. Nello stesso tempo la cavalleria nemica si è avvicinata troppo alla nostra fanteria: una quantità impressionante di pila viene scaricata sui cavalieri. Imperterriti e senza curarsi delle perdite subite, continuano ad avanzare nell’intento di inseguire i nostri schermagliatori.
Parte al loro inseguimento la nostra cavalleria con due manipoli di Triarii.
Intanto la prima linea gallica si avvicinata ai nostri. Gli Hastati e i Principes gli vuotano addosso il loro arsenale di pila. Non arretrano di un sol passo e continuano a tirare diritto. La resistenza e il morale degli avversari è sconvolgente. Solo un cittadino romano, addestrato per anni all’arte della guerra, può resistere a tanto!
L’urto del fronte gallico con quello romano è terribile. I nostri resistono; devono resistere! QUINTO GIULIO sta aspettando che anche la seconda linea avversaria si scagli sul nostro centro per poi dare l’ordine agli altri manipoli, non ancora impegnati, all’estremità della linea, di accerchiarli. Attende, inoltre, che la nostra cavalleria e i nostri Triarii abbiano finito con la cavalleria gallica.
Il centro tiene a fatica. Bersagliato anche dagli schermagliatori nemici, deve fronteggiare un numero doppio di uomini con una risolutezza inquietante. La tentazione di anticipare l’ordine di attacco agli altri manipoli è forte. Ma QUINTO GIULIO non deve e non può commettere questo errore. Egli stesso, con la sua guardia personale e un manipolo di Triarii si lancia nella mischia.
La sua fermezza viene premiata.
Visto che il fronte romano tiene, LUGOTORIGE si scaglia con la sua seconda linea e parte della terza sugli avversari.
QUINTO GIULIO viene informato che la cavalleria gallica è in rotta. È il momento che aspettava.
La linea romana si chiude a tenaglia. I due manipoli di Triarii, a per di fiato, accorrono in aiuto. I nostri reparti di Equites raggiungono gli schermagliatori gallici.
Alcuni nostri manipoli del centro, esausti e con gravi perdite per il lungo protrarsi dello scontro, in vista del rafforzamento del nemico insieme al loro comandante, si fanno prendere dal panico e si danno alla fuga.
Il nostro generale, dall’inizio dei combattimenti, nel sangue e nel sudore, insieme ai suoi uomini, richiama all’ordine i nostri in fuga. Nello stesso tempo si lancia su LUGOTORIGE, già in difficoltà con il suo reparto di cavalieri.
Il capo gallico viene ucciso. Alcuni dei nostri legionari giurano che è stato lo stesso QUINTO GIULIO a trafiggerlo con la sua lama.
L’esito della mossa è vincente. Il morale del nemico comincia a vacillare; ma, per adesso, continua a tenere su tutti i fronti.
I nostri incalzano. QUINTO GIULIO deve andare a sostenere i suoi reparti di Equites: gli schermagliatori che li stanno impegnando sono più resistenti del previsto.
Comincia ad andare in rotta qualche settore avversario. Ma non è ancora la fuga generale.
La resistenza degli schermagliatori gallici è finalmente spezzata. Anche se molto ridotta, la nostra cavalleria si scarica contro le retrovie nemiche.
Uno dopo l’altro i reparti gallici si lasciano prendere dal panico e rompono le righe. I nostri manipoli ancora compatti si lanciano su questi disperati che vengono travolti anche dalla nostra cavalleria. È l’atto finale della battaglia. L’armata gallica fugge in ordine sparso; tali sono le perdite per il nemico che i sopravissuti si disperdono tra i campi.
Uccisioni da parte dei romani ? 3.761 uomini.
Uccisioni da parte dei galli ? 1.546 uomini.
Una vittoria schiacciante!
Le nostre perdite sono però pesanti. Sono rimasti a QUINTO GIULIO 1.702 uomini ma l’esperienza maturata in questo scontro gli ha fruttato una conoscenza più approfondita delle tattiche militari barbare.
mitrandil20
00mercoledì 12 luglio 2006 10:18
[SM=x506651]
silenziario
00mercoledì 12 luglio 2006 11:05
Bel racconto [SM=x506627]
Attendiamo nuovi sviluppi... [SM=x506642]
TGD5511
00mercoledì 12 luglio 2006 12:07
Bel lavoro davvero...
mitrandil20
00mercoledì 12 luglio 2006 22:19
ehi tgd555 perchè nn continui anche tu la tua storia? era molto avvicente anche la tua
TGD5511
00venerdì 14 luglio 2006 12:11
Re:

Scritto da: mitrandil20 12/07/2006 22.19
ehi tgd555 perchè nn continui anche tu la tua storia? era molto avvicente anche la tua


Sto completando la storia di un mio altro generale, fra 2 settimane (anche meno) la posterò...
Celta berserker
00venerdì 14 luglio 2006 12:23
Davvero accurato questo lavoro. [SM=x506627]
@TGD5511
Non vedo l'ora che posti un'altra bio.
Io la leggerò di sicuro. [SM=g27964]
753 aC
00mercoledì 19 luglio 2006 13:01
Estate 279 a.C.
Il nostro duce, FLAVIO GIULIO, ha deciso di adottare SESTO LACONE, uomo probo e retto.
L’economia va a gonfie vele, tanto da decidere l’inizio di cantieri ad Ariminium, per un campo da tiro, e ad Arretium, per un complesso di stalle militari.
Per adesso non abbiamo la possibilità di riaddestrare i manipoli di Triarii e Principes di QUINTO GIULIO, i cui ranghi si sono di molto diminuiti nella battaglia di Ariminium, finché uno dei nostri insediamenti non raggiunga una popolazione sufficiente a consentirlo. Viene deciso di forzare, migliorando l’agricoltura e portando al minimo consentibile il livello di tassazione, l’aumento demografico di Arretium, insediamento, attualmente, più popoloso tra quelli amministrati dalla nostra famiglia.
QUINTO GIULIO entra ad Ariminium per far riposare la sua legione, riaddestrare i suoi Hastati, schermagliatori ed Equites e la sua guardia personale. Lo raggiunge MARCELLO CAPITONE col compito di insediarsi come governatore della città. QUINTO GIULIO, al fine di rafforzare la legione, chiede a MARCELLO, avuto il consenso dal nostro Duce, di entrare a far parte dei suoi. MARCELLO accetta, entusiasta, anche perché più predisposto alla spada, è un generale a una stella, che al governo. È deciso che anche SESTO LACONE debba far parte della legione di QUINTO GIULIO, per impratichirsi direttamente sul campo.
VIBIO GIULIO sbarca in Sicilia occupando il porto di Syracusa. Scambia i suoi due manipoli di Frombolieri con due manipoli di Velites, due baffi di bronzo, del contingente di Messana.

Inverno 279 a.C.
Continua il buon momento per l’economia. Viene decretato una vasto piano di disboscamento intorno ai nostri insediamenti in modo da aumentare i raccolti per le prossime stagioni.
SESTO LACONE raggiunge la legione di QUINTO GIULIO presso Ariminium.
Il pericolo gallico ci impone di reclutare almeno cinque manipoli di Hastati; vengono impartiti i preparativi e stanziati i costi finali. A supporto di queste nuove future reclute vengono fatte affluire da Segesta, Arretium e Asculum tre esperti manipoli di Velites.
Il nostro valoroso VIBIO GIULIO mette sottoassedio Syracusa con i suoi intrepidi legionari. Vengono iniziati i lavori per la costruzione di quattro macchine d’assedio, di tipo ariete, per l’assalto finale!

Estate 278 a.C.
Cattive notizie dalla nostra marina: i pirati, che da anni infestano i nostri mari, hanno distrutto la nostra flotta ancorata sulle coste siciliane. Viene richiamata quella tirrenica in appoggio alla legione di VIBIO GIULIO.
VIBIO, per fiaccare il nemico, mantiene l’assedio a Syracusa. Il suo servizio di spionaggio ha scoperto che il governatore della città è nientemeno che CLEOMENE DI SPARTA, tiranno supremo della Lega della città greche, primo condottiero a riunire tutte le gloriose citta-stato greche.
Arretium inizia il reclutamento di quattro reparti di Equites.
Come bacino di reclutamento, Ariminium è fondamentale per la difesa dei territori romani, almeno per il fronte settentrionale. Per aumentare la crescita demografica, terminata l’opera di disboscamento, vengono iniziati, prima fra tutti i nostri insediamenti, grandi lavori generali di messa a coltivazione delle terre al di fuori delle mura.
Ai galli non è stata sufficiente la batosta inflittagli con la battaglia di Ariminium. Hanno attaccato con un’armata al completo un solo nostro manipolo di pattuglia poco fuori Ariminium. Per evitare un massacro certo, questo si è dovuta ritirare. Barbari imbelli pagherete cara la vostra offesa! QUINTO GIULIO con la sua legione, lascia Ariminium, per attaccarli.
II BATTAGLIA DI ARIMINIUM
«QUINTO confida di sorprenderli con l’audacia, 2.316 romani contro 4.284 galli, comandati da MATUGENO DI MOSELLA, e la rapidità, li attaccherà di notte, della nostra risposta.
La superiorità del nemico obbliga QUINTO a adottare uno schieramento non tradizionale. Sarà rispettato la solita linea unica di fanteria ma al suo centro saranno sistemati i Principes in formazione più estesa possibile. Gli Hastati, in formazione con la tradizionale profondità, sono collocati ai lati, i due manipoli di Triarii, ai vertici della linea.
I Principes hanno il compito di sopportare e contenere il più possibile il grosso dell’armata gallica. Gli Hastati, al momento opportuno, li attaccheranno, dove sono più deboli, ai fianchi.
I Triarii, comandati da MARCELLO CAPITONE con l’ausilio di SESTO LACONE, insieme ai nostri Equites, si occuperanno prima della loro cavalleria e dei loro schermagliatori; poi convergeranno alle spalle della fanteria nemica.
Vengono schierati, in posizione più avanzata rispetto al nostra linea, in formazione distanziata, ben sei manipoli di Velites. In questa battaglia la loro presenza e la loro valitudo sono fondamentali.
Si avvicinano: rimaniamo in attesa.
Le linee nemiche vengono investite dapprima dai pila dei nostri velites. Come di norma, i galli vengono disorientati e, soprattutto nelle prime fila, stentano a rimanere in formazione.
Anche il loro contrattacco segue iniziative già viste da QUINTO: MATUGENO fa partire i suoi reparti di cavalleria sui nostri schermagliatori. Danni limitati dall’utile formazione distanziata.
Ma in questa battaglia QUINTO, forte dell’esperienza maturata nel passato impegno bellico, intuisce immediatamente la carica della cavalleria e dà subito l’ordine ai Triarii di contro-caricare. L’impatto delle nostre lance sui loro cavalieri è devastante. Colpiti anche dai pila degli Hastati, vanno in rotta nel giro di qualche minuto.
MARCELLO CAPITONE e SESTO LACONE, con i loro reparti di Equites si lanciano all’inseguimento. L’intento principale è, però, data la prevedibile superiore velocità della cavalleria leggera nemica, l’aggiramento dell’armata gallica in modo da attaccare, al momento dello scontro delle opposte fanterie, i loro odiosi schermagliatori.
Le prime linee nemiche hanno ormai raggiunto il nostro centro. Abile il comando di QUINTO e pronti i nostri soldati nel far confluire la compatta formazione gallica verso la parte centrale della nostra lunga linea: la strategia pensata e decisa dal nostro generale si sta compiendo!
I Principes e gli Hastati scagliano i loro pila. Questa volta i galli sono, però, veloci nella carica – i nostri non fanno quasi a tempo a lanciarglieli contro che già gli stanno addosso - e le loro perdite sono modeste.
Il centro, a fatica, regge bene. A differenza della prima battaglia di Ariminium, questa volta QUINTO non sarà costretto a tardare l’ordine di accerchiamento. Infatti, dopo aver valutato attentamente la situazione, ordina ai manipoli di Hastati e Triarii di caricare i fianchi della formazione nemica.
Nel frattempo MARCELLO CAPITONE e SESTO LACONE insieme ai loro due reparti di Equites hanno decimato gli schermagliatori gallici e si lanciano sulle retrovie nemiche.
Il massacro generale che si preannuncia farebbe tremare qualsiasi popolo ma questi galli sono veramente sovrumani nella loro resistenza e disprezzo per la morte: continuano a combattere sebbene stretti da tutti i lati!
E gli effetti di questa tempra disumana ha delle conseguenze: i nostri Principes avendo inizialmente subito tutto il peso dell’armata gallica, con manipoli già ridotti nel numero, sono sfiancati e vanno in rotta. Le retrovie nemiche, al principio travolte dalla cavalleria romana, in parte, si sono girate e combattono di fronte ai nostri.
La nostra cavalleria si trova spiazzata di fronte a questa reazione e, non potendo efficacemente combattere nel corpo a corpo, è costretta a ritirarsi per preparare un’altra carica. Ma un destino tragico si compie: MARCELLO CAPITONE, entrato in profondità nelle fila nemiche, fatica ad uscirne e, rimasto solo, viene ucciso dai guerrieri gallici dopo essersi difeso strenuamente.
QUINTO GIULIO capisce che il momento è topico. Comprende che la strenua resistenza del nemico è dovuta in gran parte alla figura di MATUGENO DI MOSELLA, impegnato fin dall’inizio nel combattimento.
QUINTO vede che la guardia personale di MATUGENO si è molto assottigliata. È l’occasione buona per eliminarlo. Parte alla carica con il suo corpo d’elite e travolge MATUGENO e i suoi. La fanteria, già impegnata col capo gallico, dà il suo contributo; ed è proprio per mano di uno di questi valorosi che MATUGENO DI MOSELLA cade a terra trafitto a morte da lama romana.
L’intuizione di QUINTO era esatta. La notizia della morte del capo gallico si diffonde subito tra i galli e uno dopo l’altro i loro reparti si danno alla fuga.
Si dà inizio alla carneficina: solo 85 galli sui 4.284 iniziali si salvano. È una vittoria schiacciante: sul campo rimangono i corpi di 4198 galli contro 1081 romani.
QUINTO GIULIO viene onorato con una nuova stella di grado e nel suo seguito entra a far parte un eroe decorato che gli conferisce ulteriore prestigio e più autorevolezza nel comando.
Le circostanze della morte di MARCELLO CAPITONE accrescono l’onore della famiglia. La sua persona sarà glorificata da tutta ROMA con celebrazioni religiose e gli sarà dedicata la battaglia in suo onore.»
L’impossibilità di riaddestrare Principes e Triarii sta diventando preoccupante. I loro manipoli si sono ridotti ormai in maniera consistente. Addirittura uno di Triarii è stato sciolto a causa della sua esiguità.
QUINTO GIULIO rientra ad Ariminium per il riaddestramento di Hastati, schermagliatori ed Equites e per far riposare, meritatamente, la truppa.
Le valli padane sembrano inesauribili nel vomitare feroci guerrieri: un’altra armata è stata avvistata alla foce del Padus!
Anche ad Asculum - un insediamento molto promettente - è stato deciso di iniziare un opera di disboscamento al fine di incrementare il suo discreto numero di abitanti.
Si continua a mantenere l’assedio su Syracusa.

Inverno 278 a.C.
Le entrate sono oramai costantemente buone: altri 5.325 denari, che saranno impiegati in strutture e uomini.
Arretium ed Asculum hanno completato le opere di disboscamento. Perchè ci sia l’aumento di risorse sperato, è d’obbligo continuare con una messa a coltivazione comune dei campi, a questo punto liberati dalla vegetazione
Quattro reparti di Equites, il cui reclutamento ad Arretium è terminato, sono in viaggio per Ariminium.
Il Senato ci informa che il grandioso Impero seleucide e il glorioso e antico Egitto, oggi governato dalla venerabile stirpe di Tolomeo I, sono in guerra; un conflitto tra giganti! Speriamo di trarne qualche vantaggio.
I Syracusani continuano, nonostante le perdite per fame e malattie, a rimanere dentro le mura della città. Li stiamo cuocendo a fuoco lento e la loro disperazione li potrebbe portare a fare l’errore – che auspichiamo – di uscire allo scoperto. Quindi, aspettiamo!

Estate 277 a.C.
Altri 6.647 denari al tesoro centrale.
Maledetti cartaginesi! Come temevamo ci hanno attaccato mettendo sotto assedio Messana. Il nostro misero contingente cittadino non può far nulla contro quella imponente armata. Si raccontano, inoltre, racconti spaventosi: alcuni reparti sarebbero composti da enormi e strani mostri sbuffanti, con lunghe lance bianche e ricurve sul davanti. Avrebbero anche il potere di pietrificare quegli stolti che osassero mettersi davanti al loro cammino. Siamo uniti! E saremo saldi di fronte anche al più terribile dei pericoli. Niente può intimorire un soldato romano!
Nonostante l’attacco cartaginese, la nostra famiglia decide di tenere l’assedio a Syracusa.
La famiglia ha un nuovo uomo: AMULIO GIULIO. Figlio di QUINTO. L’avvenuta maturità di questo nostro figlio ci apporta felicità e aumenta la nostra prosperità.
Ad AMULIO viene affidato un grande compito: il comando di una legione. Fin da piccolo ha dimostrato una grande propensione all’arte della guerra. Gli viene data la possibilità di dimostrarla e di manifestare il suo valore di soldato. La legione, di stanza poco fuori Ariminium, è così composta:
• 3 manipoli di Hastati, due baffi di bronzo;
• 2 manipoli di Hastati, un baffo di bronzo;
• 5 manipoli di Hastati, appena reclutati;
• 5 manipoli di Velites, due baffi di bronzo;
• 1 manipolo di Velites, un baffo di bronzo;
• 3 reparti di Equites, appena reclutati.
La famiglia è consapevole della sfida, la difesa di Ariminium, e della difficoltà, una legione non eccezionale, che attende AMULIO ma confida nelle sue doti e nel grande riconoscimento che ha, ad appena 16 anni e senza alcuna esperienza, ricevuto.
Le nostre fonti diplomatiche ci informano che:
- il Pontus e l’Impero seleucide sono entrati in guerra. Constatiamo che l’Impero seleucide ha un altro fronte aperto;
- i daci e macedoni si sono alleati.
Il vasto piano di disboscamento disposto nel recente passato sta procedendo speditamente: Ariminium, Apulania, Capua, Neapolis, Tarentum e Croton l’hanno già terminato.
L’armata gallica avvistata lo scorso anno ha attraversato il Padus e sta mettendo a ferro e a fuoco le nostre campagne umbre creando malcontento nella popolazione locale e perdite economiche. Dobbiamo intervenire! Ma con ponderazione e prudenza.

Inverno 277 a.C.
Armenia e Pontus hanno stretto un alleanza. Sebbene non ne abbiamo la certezza, parrebbe che si siano coalizzate contro il loro ingombrante vicino, l’Impero seleucide.
Per incrementare i nostri floridi commerci e il numero dei cantieri militari navali, viene deciso di iniziare, fin da subito, la costruzione di un complesso portuale sia a Capua che a Neapolis e stabilito per il prossimo futuro di fornire di tale struttura ogni territorio romano attualmente sprovvistone.
A Segesta, cittadina al confine coi territori gallici, terminata la deforestazione dei territori contigui all’insediamento, viene dato il via alla coltivazione comune dei campi.
La situazione a Messana è oramai diventata insostenibile. La popolazione si è rivoltata al governo di Roma. È stata distrutta la caserma militare locale. Dobbiamo ammettere che ha sostegno di questo comportamento, che in altre situazioni sarebbe intollerabile e condannabile senza riserve, esistono delle ragioni: la conquista di Syracusa viene preferita alla difesa della Messana romana! Il risentimento che ne è conseguito è stato generale. Il nostro Duce FLAVIO GIULIO, che tra i tanti meriti annovera anche il buon senso e la compassione, ordina a VIBIO GIULIO di togliere l’assedio a Syracusa, sacrificando tutto quello che si è finora maturato, e, come mossa diversiva, lo fa muovere verso l’insediamento cartaginese che i nostri esploratori hanno scoperto essere la città di Lilybaeum. Intanto l’armata cartaginese ha già costruito tre macchine d’assedio di tipo ariete.
Attualmente i nostri familiari sono così distribuiti sul territorio:

FLAVIO GIULIO
Paterfamilia Giulii e Governatore di Arretium

LUCIO GIULIO
Governatore di Segesta

VIBIO GIULIO
Genenerale comandante legione in Sicilia

QUINTO GIULIO
Governatore di Ariminium

SESTO LACONE
in Ariminium

AMULIO GIULIO
Generale comandante legione presso Ariminium

Nonostante la benevolenza del nostro Comandante supremo, Messana è stata tradita. Dei vigliacchi, venduti al nemico, hanno riferito a CARPOFORO SAUNITE, il generale dell’armata cartaginese che tiene sotto assedio Messana, delle condizioni in cui versa la città e del piano affidato a VIBIO GIULIO. Conseguentemente, il Cartaginese, in possesso di queste preziose informazioni, decide di attaccare la città.
BATTAGLIA DI MESSANA
«La difesa di Messana è affidata al capitano TITO, scelto direttamente dalla truppa, e a:
• 4 manipoli di Guardie cittadine;
• 4 manipoli di Frombolieri, due baffi di bronzo;
• 1 manipolo di Velites.
In tutto 1.710 romani contro 2.509 cartaginesi comandati da un membro effettivo della famiglia al potere a Cartagine.
Inferiori nel numero, nell’addestramento, nel tipo di unità, nell’esperienza militare e, ahimé, nel valore, ci apprestiamo al combattimento.
Anche il cielo sembra compatirci: piove, in un modo e in una quantità simile al pianto di una donna.
Le macchine d’assedio dei nemici si avvicinano: una al portone principale, una alle mura occidentali e l’ultima al portone secondario ad occidente. Le nostre misere fortificazioni, poco più che di legno, dureranno poco.
Ci disponiamo ad affrontarli.
I quattro manipoli di Guardie cittadine si schierano a ridosso del portone principale.
Due manipoli di Frombolieri e l’unico di Velites, cercando di rimanere a contatto con i manipoli delle Guardie, nel tratto della mura minacciate.
Gli altri due Frombolieri, al portone secondario.
Finalmente incontriamo gli esseri dalla terribile fama!
I nostri manipoli di Velites e Frombolieri incaricati di difendere quel lato delle mura sono atterriti. Le mastodontiche dimensioni e i rumori che emettono sono esperienze del tutto nuove per qualsiasi cittadino romano. Dobbiamo far fronte a qualcosa di completamente sconosciuto e dall’orribile visione.
Sono sormontati da cavalieri, se cavalieri è il termine giusto da usare, muniti di arco. La possenza di questi animali li porta ad essere usati direttamente come arieti! Fortunatamente il capitano TITO è stato informato, dai nostri influenti contatti a Roma, che queste belve sono particolarmente vulnerabili a lance con punta lunga e acuminata; descrizione che si adatta magnificamente ai nostri pila. Di conseguenza, i nostri Velites, già ben posizionati, dovranno avere come principale obiettivo i loro smisurati corpi.
I nostri schermagliatori sono pronti. Appena a tiro, scaglieranno il loro arsenale di proiettili sui nemici.
L’ariete diretto al portone principale e il reparto formato dai grandi animali dai lunghi denti sono i primi ad essere a tiro.
I nostri gli riversano addosso le loro munizioni.
Mentre le truppe nemiche adibite all’ariete, ben protette dalla macchina d’assedio, non risentono troppo dell’attacco, i pila dei nostri Velites, a differenza delle armi dei Frombolieri, che semplicemente rimbalzano sopra la loro pelle grigia, stanno danneggiando fortemente le fila dei grandi animali.
Tanto sono efficaci le nostre lance che i loro cavalieri hanno perso il controllo delle loro cavalcature, interrompendo l’opera di demolizione e mettendo in pericolo addirittura gli altri reparti nemici.
Purtroppo questa è l’unica nota positiva. Il primo ariete ha sfondato il portone principale e il secondo si appresta a farlo su quello occidentale.
I nostri soldati si battono come leoni, fino alla morte, ma nulla possono contro una superiorità nemica che fa onore ai nostri ma non certo agli avversari.
Messana è orami presa da più fronti e le nostre truppe sono accerchiate da ogni lato.
Da vero vile il loro generale si lancia adesso sui nostri allo stremo.
Ma l’orgoglio e la tenacia romana non conoscono limiti: avviene l’incredibile!
Sicuro di avere gioco facile con le ultime difese romane, CARPOFORO SAUNITE non si accorge delle conseguenze dell’ultimo disperato ordine lanciato dal capitano TITO: quello di isolarlo dalla sua guardia personale.
L’ordine, con enormi sacrifici, viene eseguito e il generale non ha più scampo. Circondato, viene ripetutamente trafitto a morte!
La piazza principale viene difesa fino all’ultimo uomo. Nessuno sarà prigioniero, nessuno si consegnerà all’odiato nemico cartaginese: questo l’ultimo grido della guarnigione della Messana romana!
Oltre all’eroica resistenza, che sarà ricordata negli annali della storia di Roma e che presto o tardi sarà sicuramente vendicata, la vittoria del nemico non è stata del tutto indolore: l’intero reparto dei grandi animali distrutto, un loro familiare ucciso, 536 nemici uccisi.»
=Pretoriano=
00venerdì 21 luglio 2006 01:19
Avvincente, come leggre un libro [SM=x506651] [SM=x506651] [SM=x506666]
753 aC
00martedì 1 agosto 2006 14:50
Estate 276 a.C.
Finalmente la nostra famiglia comincia a ricevere dei riconoscimenti. Il Senato di ROMA ha nominato Questore LUCIO GIULIO.
Il piano stradale è completato. Una rete di collegamenti viari, concepiti per le aumentate esigenze militari e commerciali di questi ultimi anni, prevedendo fin da ora risorse finanziarie per una loro attenta manutenzione, finalmente, unisce tutti i nostri insediamenti.
I nostri uffici diplomatici ci mettono al corrente dei seguenti sviluppi internazionali:
- la Tracia e la Lega delle città greche sono in guerra fra di loro;
- i germani hanno dichiarato guerra ai daci.
VIBIO GIULIO e la sua legione si imbarcano per raggiungere i lidi italici.

Inverno 276 a.C.
I pirati ormai controllano il mar Tirreno e quello di Sicilia. Non danno tregua. VIBIO GIULIO è costretto a rimettere piede su suolo siculo-greco per l’imminente pericolo che minaccia la nostra flotta.
La situazione al nord si sta facendo molto preoccupante. Oltre all’armata gallica che sta tormentando i nostri territori umbri, un’altra ha oltrepassato il Padus e punta dritta su Ariminium.
Siamo dinanzi ad una vera e propria invasione. Non possiamo contare a breve sul sostegno della legione di VIBIO; dobbiamo intervenire subito! La legione di AMULIO GIULIO esce da Ariminium e attacca l’armata gallica più vicina alla città.
III BATTAGLIA DI ARIMINIUM
«Il rapporto di forze è equilibrato: 3021 romani contro 2980 galli. Ma sono il valore e l’esperienza del loro capo, di nome VINDECE, che impressiona: le sue qualità militari sono equivalenti a quelle di un nostro generale a sei stelle! La sola sua presenza sarà un elemento determinante per il morale dei suoi e, purtroppo, dei nostri guerrieri.
Schieramento romano:

-----------Un’unica linea in formazione distanziata di 6 manipoli di Velites con l’ordine di tenere la distanza dal nemico-----------

------------------------------------------------------------Distanza di circa 20 metri-------------------------------------------------------------

-----------2 Equites------Un’unica linea di 10 manipoli di Hastati con l’ordine di tirare a volontà------1 equites + AMULIO----------

I galli sono schierati nella solita formazione compatta su tre linee con ai lati la cavalleria, gli schermagliatori nelle retrovie pronti ad avanzare in testa e la guardia del capo dietro la terza linea.
A differenza degli altri scontri, forse perchè l’iniziativa dello scontro è questa volta romana e il rapporto di forze equilibrato, i galli rimangono in posizione.
Il territorio è estremamente pianeggiante e senza vegetazione ad alto fusto; questo non gli dà, fortunatamente, nessun particolare vantaggio.
Il loro attendismo sembrerebbe, perciò, avere nessuna spiegazione tattico-militare. Forse nel dubbio come muoversi rimangono in attesa per vedere come agisce AMULIO.
Queste considerazioni comunque non interessano molto ad AMULIO – impetuosità, fuoco della giovane età – che ordina ai Velites, subito, l’attacco.
Di corsa raggiungono le prime fila del nemico.
VINDECE fa avanzare i suoi due reparti di schermagliatori per contrastare i nostri.
La superiorità dei nostri schermagliatori è però determinante. In poco tempo un intero reparto di schermagliatori gallici è ridotto ad alcune unità; l’altro, sensibilmente diminuito, arretra dentro le fila dei propri camerati di fanteria, coinvolgendoli nella selva di pila scagliati dai nostri.
Stranamente il capo gallico non fa intervenire, come di solito tali popolazioni fanno in battaglia, la cavalleria.
I Velites si stanno comportando benissimo. La fanteria nemica tenta di sottrarsi al fuoco avversario cercando di caricarli. Ma l’addestramento ricevuto dai nostri schermagliatori risulta molto valido ed efficace: l’ordine avuto di tenere la distanza col nemico fa si che non entri mai in contatto con costoro.
Il lavoro dei Velites continua fino all’esaurimento del loro arsenale.
I galli hanno avuto molte perdite, soprattutto tra i loro reparti di Warband.
È venuto il momento del vero scontro.
I manipoli di Velites si ritirano dietro gli Hastati, pronti a supportarli all’abbisogna.
AMULIO, contemporaneamente al movimento dei suoi schermagliatori, dà l’ordine alla linea di Hastati, con i reparti di cavalleria, di marciare verso il nemico, ancora fermo in posizione.
Il Generale romano ha intenzione di sfruttare la poca reattività dei galli. Non farà caricare i suoi ma cercherà di avvicinarsi il più possibile perché i manipoli di Hastati siano a tiro per i loro pila. È comunque probabile che i nemici attacchino prima; AMULIO tiene anche pronto l’ordine per il contrattacco.
Anche i reparti di Equites rimangono compatti nella formazione originaria, ai lati della linea della fanteria.
Il continuo immobilismo dei guerrieri barbari incuriosisce. Presumibilmente VINDECE non conosce bene, in generale, i guerrieri romani e, in particolare, i loro equipaggiamento. Aspetta solo il corpo a corpo. Povero stolto, non sa quello che lo aspetta!
Il nugolo dei pila scagliati dagli Hastati, a due riprese, come presunto, sorprende i galli che già si erano preparati per lo scontro. Le loro perdite sono ingenti e il morale vacilla.
AMULIO, a questo punto, ordina agli Hastati di caricare e, insieme ai tre reparti di Equites, due sul lato sinistro, l’altro insieme al suo reparto d’elite sul lato desto, parte per aggirare il nemico e puntare, in prima battuta, a VINDECE e alla sua guardia personale.
VINDECE dimostra, purtroppo, in questo frangente la sua stoffa. Nota e comprende il movimento di accerchiamento di AMULIO. Di conseguenza dà l’ordine a due reparti di fanteria di svincolarsi dal combattimento per muoversi contro la nostra cavalleria.
Il Generale romano viene colto alla sprovvista da questo rapido cambiamento. L’inesperienza lo porta a non concepire immediatamente un contr’ordine e la cavalleria romana si schianta sulle fila nemiche.
AMULIO si rende conto del suo errore. Sprona i suoi a raggiungere, nonostante tutto, il capo gallico. È consapevole dell’azzardo e, anche se i suoi riusciranno a svincolarsi dai guerrieri gallici, che questo comporterà grosse perdite. Ma vuole assolutamente riscattarsi, rischiando anche personalmente.
Ridotti molto di numero riescono ad arrivare a VINDECE.
Il capo gallico e la sua guardia si difendono con tenacia.
In soccorso, dopo poco tempo, entrano nella mischia anche i due reparti di guerrieri gallici.
La meta – l’uccisione di VINDECE – sembra oramai persa.
Ma, dimostrando un valore e una tenacia al limite del divino, AMULIO si fa strada col proprio corpo e la propria spada verso il capo gallico. Il varco aperto consente ai nostri cavalieri di raggiungere VINDECE, che dopo un combattimento feroce, cade a terra morto.
Il prezzo di questa azione eroica è la morte di AMULIO GIULIO! Il suo valore di soldato è stato ampiamente dimostrato!
Il sacrificio del Generale porta in premio le condizioni per la vittoria.
Il già fiaccato morale dei guerrieri gallici crolla di colpo.
Le poche unità nemiche non uccise dai nostri guerrieri sono raggiunte e finite dagli Equites, che in preda ad un furore sanguinario a causa della perdita del loro capo, non mostrano pietà e fatica.
2.770 galli con il loro capo sono spediti da Caronte perché siano trasportati nell’Ade o nel loro inferno barbaro. Quelli che sopravvivono si disperdono tra le campagne umbre. Dovranno vivere come lupi per sottrarsi alla vendetta dei locali.
1.828 romani con il loro generale AMULIO GIULIO hanno lasciato le loro vite terrene nella gloria e nell’onore.
Un’altra netta vittoria da ricordare nella storia di ROMA!».
Tutta la famiglia piange la scomparsa di AMULIO. Il padre QUINTO è, nella tragedia, comunque orgoglioso del tipo di morte che ha avuto suo figlio.
In onore alla memoria del nipote, il nostro duce FLAVIO GIULIO promuove, direttamente dalle fila della legione, il capitano MARCELLO a Generale. Gli sarà permesso di usare pubblicamente il proprio nomen, LECA.
La scelta fatta dal nostro Duce non è solo di natura emozionale. MARCELLO LECA ha già tempo dimostrato doti fuori del normale. Le sue grandi qualità militari gli consentono di acquisire tre stelle di grado, per la sua esperienza di veterano nel comando, e una corona di alloro, per la sua popolarità nella truppa.
Le truppe della legione del defunto AMULIO rientrano ad Ariminium per il riaddestramento.
La Lega delle città greche ci offre una tregua. Proponiamo di aggiungere la riapertura degli scambi commerciali tra romani e greci: la proposta viene accettata. Questo porterà sicuramente nuova ricchezza a ROMA e ai suoi territori.
Anche la nostra flotta adriatica è stata distrutta nei pressi delle coste siculo-greche dai pirati. Dovremo costruirne un’altra per recuperare la legione di VIBIO GIULIO.

Estate 275 a.C.
Le nostre fonti diplomatiche ci informano che la Dacia e la Scythia si sono alleate.
VIBIO GIULIO, ormai in un territorio completamente straniero, si allontana dai territori siculo-greci, in ossequio agli accordi diplomatici appena siglati con la Lega delle città greche, entra in quelli siculo-cartaginesi di Lylibaem ed erige un forte.
A Neapolis vengono iniziati i lavori per la costruzione di una flotta al fine di riportare la legione di VIBIO nella penisola italica.
La situazione al nord si sta facendo più che preoccupante. Una nuova armata gallica si è affacciata nei territori umbri. Le nostre fonti spionistiche ci informano che è comandata da un altro capo gallico equivalente, per valore e competenza, ad un nostro generale a sei stelle.
Non è auspicabile attaccarli in campo aperto. QUINTO GIULIO con LUCIO GIULIO con una legione così composta:
• 9 manipoli di Hastati;
• 6 di Velites, un baffo di bronzo di esperienza;
• 1 di Frombolieri, due di bronzo;
• 2 reparti di Equites, rispettivamente, un baffo e tre baffi di bronzo; si asserragliano dentro Ariminium, in evidente, purtroppo, strategia difensiva.
MARCELLO LECA e SESTO LACONE vengono inviati verso Arretium con gli ultimi manipoli di Principes e Triarii ancora esistenti.

Inverno 275 a.C.
Il Senato comincia, ahinoi, a riflettere sul ruolo assegnato alla nostra famiglia. La perdita di Messana e la mancata conquista di Syracusa ha molto turbato i senatori della Repubblica. Ma la nostra forza militare ed economica, il prestigio e il valore non possono essere messe in discussione. Sono obbligati a riconfermarci la loro fiducia.
La terribile armata gallica non perde troppo tempo nelle campagne umbre e attacca direttamente Ariminium mettendola sotto assedio.
Finalmente Arretium ha raggiunto una popolazione sufficiente per potersi fregiare del titolo di città. Il prerequisito è stato acquisito ma è necessario costruire il Palazzo del Governatore. Vengono iniziati subito i lavori, opera oramai consona all’importanza dell’insediamento. Per finanziare questa grande costruzione venie deciso di aumentare sensibilmente le tasse in loco.
A Segesta, priva di governatore, viene deciso di prediligere una politica di governo locale basata sulla crescita e sulla sicurezza della popolazione con la prospettiva di un suo aumento. Nella cittadina viene iniziato il reclutamento di cinque manipoli di Hastati; una minacciosa armata gallica si sta avvicinando da occidente.
MARCELLO LECA e SESTO LACONE entrano ad Arretium.
Le deduzioni – e anche le speranze – del nostro Duce fatte in passato si sono rivelate esatte: anche il Pontus ha dichiarato guerra all’Impero seleucide. Un ulteriore fronte di guerra aperto per il grande impero.
La costruzione della flotta a Neapolis è terminata. Viene fatta salpare verso le coste sicule in prossimità dell’accampamento di VIBIO GIULIO. Le navi pirate che infestano il Tirreno, però, la intercettano subito. L’infausta conseguenza è l’ennesima totale distruzione delle nostre biremi.

Estate 274 a.C.
Il Senato di ROMA preoccupato per la guerra contro i galli vuole conoscere l’effettiva estensione territoriale dello Stato macedone in vista di una possibile intesa diplomatica. Ci viene chiesto di inviare una delegazione diplomatica presso il più vicino insediamento macedone entro cinque anni. Per adempiere la missione senatoriale abbiamo bisogno di creare e di istruire un corpo diplomatico.
Inaspettatamente i galli hanno tolto l’assedio ad Ariminium. Viene subito disposto il riaddestramento di tutta la guarnigione cittadina.
Ancora più inaspettatamente al Senato della Repubblica viene offerta dai galli una tregua. Viene chiamato a ROMA il nostro duce FLAVIO GIULIO perché i senatori siano personalmente messi al corrente dei suoi preziosissimi consigli. Il Senato decide di accettare lo proposta del nemico barbaro. Questo lasso di tempo – sicuramente questa interruzione delle ostilità sarà di breve durata – sarà molto importante per riorganizzarci militarmente.
MANIO GIULIO, figlio di VIBIO GIULIO, ha raggiunto la maturità. Un altro uomo su cui la famiglia può contare. Gli viene assegnato il governo di Asculum.
Rimane il problema del salvataggio delle legione di VIBIO GIULIO. Non abbiamo né il tempo né le risorse finanziarie per eliminare definitivamente, con la forza, il pericolo degli assalti dei pirati. Il nostro Duce ha ideato, di conseguenza, una brillante strategia: verranno costruite a Neapolis tre flotte di bireme. Disgiuntamente verranno inviate sulle coste della Sicilia. Una sola imbarcherà la legione di VIBIO. Le altre avranno il compito di proteggerla nel corso delle operazioni di imbarco e confondere le navi pirate durante il tragitto verso le coste italiche. Un’operazione rischiosa! Ma l’unica, al momento, da poter essere utilizzata. ROMA ha bisogno del valore e dell’esperienza degli uomini di VIBIO per la difesa e il riscatto dei suoi domini settentrionali minacciati dalle orde galliche.

Inverno 274 a.C.
Il rafforzamento di Segesta deve continuare. Terminato il reclutamento dei manipoli di Hastati viene dato inizio a quello di cinque manipoli di Velites.
Neanche un anno è durata la tregua con i galli! Il Senato è stato costretto a dichiarare guerra a questi barbari incivili per le loro continue scorrerie in territorio ligure. Potevamo aspettarci che mantenessero fede alla parola data se non hanno la benché minima nozione di onore e di diritto?
Da Neapolis partono le tre flotte. Si muoveranno secondo la strategia già delineata nei mesi scorsi dal nostro ottimo duce FLAVIO GIULIO. VIBIO GIULIO sposta la sua legione verso le coste settentrionali sicule e, nell’attesa delle navi romane, costruisce, come da tradizione militare romana, un accampamento fortificato.
Ad Asculum è terminato l’addestramento del nostro corpo diplomatico. Scelto chi dovrà condurre e sovrintendere la spedizione, verrà organizzato il viaggio verso le terre macedoni. MANIO GIULIO entra nella cittadina e, nel giro di pochi giorni, ne prende ufficialmente il governo; gli insegnamenti specifici ricevuti riguardanti le finanze e le pratiche commerciali saranno molto utili nell’amministrazione dell’insediamento.

Tercio Real
00giovedì 3 agosto 2006 17:01
Splendida, con tutti i movimenti che fai...molto bella.

Io ebbi la tentazione di fare lo stessp con una campagna macedone. Ma mi stancai velocemente di trascriere tutto in fogli e tantomeno di trascrivere tutto qua.
[SM=x506651] .


Vedo molto dura la situazione a Nord coi Galli.....a sud, con l´alleanza greca sembra sia protetta la frontiera sud, Sicilia dovrá aspettare.
Io conquisterei tutta l´Italia, e caccierei via i galli, oltre le Alpi, creerei accampamenti difensivi nei passaggi alpini e poi andrei verso Sicilia, poiche greci e cartaginesi si saranno rafforzati di molto, perche fare quello che ho detto prima sara durissimo e lungo (tutte le risorse dello stato andrebbero a uomini per la frontiera nord, e poi creare i forti nelle alpi, e riempirli, almeno, di astati, veliti e equites, contro prevedibili invasioni galliche attraverso le alpi).

[Modificato da Tercio Real 03/08/2006 17.03]

Mctoast Deluxe
00domenica 27 agosto 2006 19:20
haha simpatica come idea, tantopiù che nel gioco capitano cose impreviste davvero e molto divertenti!! però a scopo di migliorare la narrazione ti consiglio di levare roba tipo diplomatico di quarto grado o generale a sei stelle.. nn è molto orecchiabile :D e poi vorrei sapere ma come viene raccontato un crash? l' apocalisse?? :D
Tercio Real
00domenica 27 agosto 2006 19:54
[SM=x506668] [SM=x506668] [SM=x506672] [SM=x506673] [SM=x506673] [SM=x506651] [SM=x506651] [SM=x506666] [SM=x506666] [SM=x506659]

AHAHAHAH!!! SEI UN GRANDE!!! AHAHAHAH. Basta basta!!! Non ne posso piú dalle risate!!! [SM=x506658]
753 aC
00lunedì 28 agosto 2006 12:48
Re:

Scritto da: Mctoast Deluxe 27/08/2006 19.20
haha simpatica come idea, tantopiù che nel gioco capitano cose impreviste davvero e molto divertenti!! però a scopo di migliorare la narrazione ti consiglio di levare roba tipo diplomatico di quarto grado o generale a sei stelle.. nn è molto orecchiabile :D e poi vorrei sapere ma come viene raccontato un crash? l' apocalisse?? :D



la traslitterazione di simboli, cariche o connotazioni dei personaggi che "popolano" il gioco è voluta. infatti non voglio romanzare gli accadimenti della camapagna di RTW ma riportare, come se fosse un vero e proprio diario, in maniera pedissequa, il gioco stesso. perciò "l'opera" è destinata solo al giocatore di RTW, il quale può, leggendo, solo lui, come se fosse una normale campagna di gioco, immedesimarsi.
[SM=x506642]
Mctoast Deluxe
00lunedì 28 agosto 2006 21:46
:p [SM=x506693]
753 aC
00lunedì 11 settembre 2006 17:58
Estate 273 a.C.
La fama di ROMA, grazie anche ai preziosi servigi della nostra famiglia, comincia ad essere diffusa e temuta: i germani, popolo, si racconta, ancor più truce dei selvaggi galli, ha chiesto una tregua al Senato della Repubblica. Gli viene concessa, non certamente per timore ma per puri calcoli economici e di strategia politica.
Le tre flotte romane, partite da Neapolis, sono giunte sulle coste siciliane, in prossimità dell’accampamento di VIBIO. Avendo ben presente l’azzardo, il Generale romano, con la sua legione, si imbarca. Destinazione, Capua. Le altre due dovranno fare opera di sviamento alle navi pirate.
Ariminium, nuovamente, è attaccata da una armata gallica. La tempra della popolazione di questo centro è divenuta ormai così forte che, nonostante la minaccia, continua a svolgere le sue quotidiane attività come se nulla fosse accaduto. Non è che uno degli esempi, sicuramente tra i migliori, che dimostrano che ROMA e la sua gente sono destinati a dominare il mondo!
Le nostri fonti di sicurezza ci fanno notare che Messana è caduta in mano ai ribelli. Dobbiamo infiltrare nostri agenti per condurre questa ribellione verso un ricongiungimento con la loro madre patria: ROMA.
MARCELLO LECA, a Segesta, al comando di un’intera legione reclutata direttamente nella cittadina, approfitta che l’armata gallica, da tempo nei territori liguri, senza un loro capo carismatico, si è divisa in tre parti. Attacca quella più vicina all’insediamento romano. Il loro grado di coraggio viene dimostrato dalla loro umiliante ritirata.
MARCELLO, forte del risultato militare appena riscosso, attacca gli altri due tronconi di armata. Quest’ultimi, però, accettano la pugna!
BATTAGLIA DI SEGESTA
«I romani contano 2.950 uomini. Le due divisioni barbare constano, rispettivamente, di 964 e 724 uomini per un totale 1.688 galli.
MARCELLO LECA adotta un classico schieramento di romana tradizione militare:
- un’unica linea di Velites, avanzata rispetto la fanteria, in formazione aperta e con l’ordine di tenere la distanza al nemico;
- un’unica linea di Hastati con l’ordine di tirare i loro pila appena il nemico sia a tiro;
- due reparti di Equites all’estrema sinistra degli Hastati;
- un reparto di Equites e la Guardia del Generale all’estrema destra degli Hastati.
I galli, compatti nelle loro formazioni, tentano di riunirsi in un unico fronte.
MARCELLO è veloce nel capire le intenzioni degli avversari e lancia tutti i suoi schermagliatori verso una loro parte e si mette in marcia con il resto della legione verso l’altra.
I galli raggiunti dai Velites sono letteralmente falcidiati dai pila romani. Sei manipoli di Velites contro pesanti e mal addestrate unità di fanteria gallica, prive, inoltre, di reparti di cavalleria, sono una forza devastante! Ormai si sentono perduti. Il resto della loro armata non può raggiungerli. Le perdite sono ingentissime. La ritirata è la sola loro unica via di uscita da una morte certa.
Ma loro ritirata provoca la ritirata generale di tutti i galli. Tale è la paura che hanno dei nostri soldati che gli Hastati non riescono neanche ad averli a tiro per i loro pila.
È una vittoria importante per ROMA. Per la prima volta guerrieri barbari fuggono e lasciano il campo di battaglia prima dello scontro diretto. La preparazione dei nostri soldati e dei nostri generali è più che un solo elemento determinante per la vittoria!
Risultato: 477 galli uccisi; nessun vittima romana.»
Il corpo diplomatico formatosi ad Asculum parte per la sua missione; sarà guidata da Bruto Fabrizio, elemento che si è distinto nel corso preparatorio per oratoria e perspicacia.

Inverno 273 a.C.
Quest’anno si conclude con una tragedia così infausta da mettere in dubbio la benevolenza degli dei per la nostra famiglia: VIBIO GIULIO con tutta la sua splendida legione sono morti nella distruzione della flotta che li stava trasportando a Capua. I pirati che da anni controllano i mari sono i responsabili di quest’immane disgrazia. L’ottima strategia concepita dal nostro Duce non ha dato esito positivo. Nonostante l’opera di disorientamento messa in atto con tre diverse nostre squadre navali, questi selvaggi bucanieri sono riusciti a distruggerle tutte.
La perdita è pesantissima. Viene a mancare uno degli uomini migliori che i Giulii abbiano mai avuto, ancora giovanissimo, prima che potesse compiere quelle gesta per cui era nato, cresciuto ed educato. Vengono a mancare quei soldati che costituivano, per preparazione ed esperienza, la crema del nostro esercito, ormai indispensabili per proteggere le nostre frontiere settentrionali.
Non perdiamoci d’animo romani! La nostra stirpe è stata concepita anche per fronteggiare la sorte avversa! Per aspera ad astra. Le fatiche di oggi ci renderanno, domani, ancora più forti!
Ad Arretium è stato completato il Palazzo del Governatore, più che una sede per il nostro FLAVIO GIULIO, un monumento alla grandezza di ROMA e alla famiglia dei Giulii. L’importanza acquisita dalla città fa sì che si possa iniziare a costruire una Caserma della Legione e consentire di ingaggiare, al completamento della struttura, nuovi istruttori specializzati nell’addestramento di unità di Principes e di Triarii.
Le nostri fonti spionistiche ci informano che Messana è stata riconquistata da Cartagine.

Estate 272 a.C.
Nuove cariche senatoriali sono state concesse a membri della nostra famiglia: Edile a LUCIO GIULIO, Questore a MARCELLO LECA.
Per suggellare in maniera maggiore l’appartenenza alla famiglia dei Giulii, il nostro Duce ha acconsentito allo sposalizio della figlia di QUINTO GIULIO, Amunia, con MARCELLO LECA. Le nozze saranno celebrate nelle Calende di giugno.
Ariminium è costantemente presidiata da un’armata gallica.
Segesta è di nuovo circondata da armate galliche. Sono quattro, che, sebbene nessuna al completo e prive ognuna di un capo carismatico, stanno devastando i territori liguri e minacciano l’Etruria.
La situazione è così grave che il Senato ha inviato una delle legioni senatoriali direttamente in Etruria. Purtroppo temono che le nostre truppe possano essere travolte da questa massiccia invasione. Il nostro duce FLAVIO GIULIO è profondamente amareggiato da questa dimostrazione di sfiducia. Il sospetto e il pericolo è che stiano prevalendo a ROMA le critiche di quei senatori, da sempre, sfavorevoli e invidiosi del successo della famiglia Giulia. Il nostro potenziale bellico e soprattutto quello economico sono comunque tuttora troppo grandi per essere non ancora considerati indispensabili!
Il nostro corpo diplomatico ha completato la sua missione: dietro un corrispettivo di 2.000 denari ha avuto le Informazioni geografiche di cui aveva bisogno il Senato. Grazie all’abilità di Bruto Fabrizio, è stato anche raggiunta una Alleanza con i macedoni e lo scambio di Diritti commerciali. Il nostro Duce constata insieme ai senatori della Repubblica l’enorme estensione territoriale di questa civiltà, raggiunta anche a spese della Lega delle città greche – la grande Atene è ormai macedone!
Alla nostra famiglia servono nuovi generali. Per la prima volta, dietro concessione del nostro grande e ottimo pater familia FLAVIO GIULIO, verrà educato e istruito ad Arretium, direttamente dalle fila del nostro esercito, il migliore dei capitani, per virtù di comando e autorevolezza, per diventare generale e comandante di legione. Contemporaneamente verrà reclutata e addestrata una guardia personale che accompagnerà il nuovo generale in battaglia.

Inverno 272 a.C.
Il Senato di Roma ci affida un nuovo compito: conquistare, entro 5 anni, l’insediamento sito a sud dell’isola di Sardinia, chiamato dai locali Caralis. La sua importanza per l’espansione commerciale, e non solo, di Roma è vitale. Anche l’Impero cartaginese si è accorto del suo valore strategico; dobbiamo fare in fretta!
Ad Arretium la Caserma della legione è completata. La nostra famiglia può, finalmente, riaddestrare ed iniziare a reclutare Principes e Triarii. Presto sarà costituita una nuova legione comandata dal generale, fresco di nomina, COSSO URSO, generale ad una stella, buon amministratore di primo livello e dotato di una corona d’alloro per la sua autorevolezza.
Ad Ariminium vengono iniziati i lavori per la realizzazione di un Mercato, prima struttura del genere rispetto a tutti i possedimenti controllati dai Giulii. Dopo ROMA, sarà il più grande polo commerciale della Repubblica.
Le nostri fonti diplomatiche riferiscono che il popolo degli armeni e la selvaggia Scythia sono in guerra. Luoghi e popoli troppo lontani, adesso, per interessare ROMA.
Apprendiamo con soddisfazione che Messana è ritornata in mano ai ribelli.

Estate 271 a.C.
I valorosi ribelli di Messana sono stati di nuovo soggiogati dai potenti guerrieri cartaginesi.
Anche Asculum è degna di elevarsi a città. Vengono iniziati i lavori per un Palazzo del governatore.
Nonostante la delicata situazione militare dei territori settentrionali, presso il Senato aumenta il favore della nostra famiglia. Il fine lavoro fatto dai nostri agenti a ROMA, per ingraziarci alcuni, scelti, senatori, sta dando i frutti sperati.
Il figlio di LUCIO GIULIO, DECIO GIULIO, ha raggiunto la maturità. Una stella di comando e un primo livello nell’arte del governo, acquisiti nei lunghi studi, lo pongono da subito come un elemento di spicco presso la famiglia Giulia. Gli viene data la possibilità di dimostrare il suo valore. Comanderà la legione destinata alla conquista di Caralis. La legione è così composta:
• 1 manipolo di Frombolieri, due baffi di bronzo di esperienza;
• 5 di Hastati.
L’esiguità degli uomini si giustifica dal fatto che il Senato ci ha messo al corrente del livello di potenza militare della milizia locale. DECIO dovrà utilizzare al meglio i suoi uomini, anche perché, per adesso, la famiglia non può permettersi di alleggerire di più il fronte settentrionale e reclutare nuovi soldati.
La legione si muove verso il porto di Arretium in attesa dell’imbarco per l’isola.
A Segesta vengono iniziati i lavori per la costruzione di quattro squadre di Bireme; queste costituiranno la flotta destinata a prendere a bordo la legione di DECIO GIULIO.

Inverno 271 a.C.
Quest’anno l’inverno è stato molto precoce e di una intensità mai vista a memoria d’uomo. Tutte le attività, in primis quelle militari, non hanno avuto nessuna possibilità di svolgersi. L’unico lato positivo è che i nostri mortali nemici, i galli, sono rimasti anch’essi inattivi, impossibilitati persino a muoversi dai loro luridi villaggi. L’Umbria è libera dai loro guerrieri.
Gli unici avvenimenti degni di nota sono i seguenti. L’eruzione dell’Etna in Sicilia e il completamento della flotta a Segesta; appena possibile si dirigerà verso il porto di Arretium per imbarcare DECIO GIULIO e la sua legione.

Estate 270 a.C.
Il nuovo anno si apre con l’avvento del tempo mite e lo sposalizio tra MANIO GIULIO, figlio di VIBIO, e Giulia.
Dopo anni di duri lavori è finalmente completa una vasta rete stradale pavimentata che collega Segesta, Ariminium ed Arretium. Un’opera che, al di là dei fini utilitaristici, pur importantissimi, dimostra a che punto può arrivare il genio romano!
La nostra famiglia viene informata del trattato di pace tra germani e armeni. Constatiamo, con incredulità mista ad ammirazione, come emissari germani possano essere arrivati così lontani.
Nonostante le condizioni avverse, agli inizi di quest’anno la flotta di Segesta è riuscita a raggiungere il porto di Arretium, ad imbarcare, intorno alle None di Aprile, la legione di DECIO GIULIO e, alle Idi di giugno, è avvenuto lo sbarco presso le coste settentrionali della Sardinia. Dopo un periodo di breve riposo, i nostri soldati marceranno via terra verso Caralis. La via per mare è purtroppo minacciata dall’onnipresente presenza di pirati.
FLAVIO GIULIO, nostro duce e pater familia, ha deciso di riorganizzare tutte le nostre truppe e la distribuzione dei comandi come segue:
- una legione così composta:
• 5 manipoli di Triarii,
• 5 di Hastati, mediamente, un baffo di bronzo di esperienza,
• 6 di Velites, mediamente, due baffi di bronzo di esperienza,
• 2 reparti di Equites, uno con un baffo d’argento e uno di ronzo di esperienza,
il cui comando sarà affidato al grande QUINTO GIULIO. Al suo seguito farà parte LUCIO GIULIO, con la sua guardia, erede designato dal nostro Duce;
- una seconda legione:
• 4 manipoli di Triarii, due di questi con tre baffi d’argento di esperienza,
• 13 di Principes, dei quali, due con due baffi d’argento e uno con un baffo d’argento,
• 2 reparti di Equites,
comandata da COSSO URSO di Arretium;
- una terza:
• 10 manipoli di Hastati,
• 5 di Velites,
• 1 di Frombolieri, due baffi di bronzo di esperienza,
• 2 reparti di Equites,
condotta da MARCELLO LECA, generale a tre stelle ormai sulla via della grandezza. Anche alla legione di MARCELLO sarà affiancato un altro generale: SESTO LACONE, da anni al seguito del generale MARCELLO, ottimo ed esperto comandante in seconda.
La legione di QUINTO GIULIO dovrà approfittare della momentanea assenza di armate galliche nell’Umbria per oltrepassare il Padus e attaccare un grosso villaggio gallico, sito a nord-est del grande fiume, scoperto dal nostro corpo diplomatico durante il lungo viaggio verso i territori macedoni, in modo da infliggere un duro colpo a tale popolo e togliergli un sicuro bacino di reclutamento vicino ai nostri territori. Il compito è rischioso, Ariminium verrà pressoché sguarnita, e pericoloso, non abbiamo conoscenza dell’effettiva forza della guarnigione in quell’insediamento e di eventuali altre forze barbare sul territorio. Per questo è stato scelto QUINTO, il migliore generale comandante che i Giulii possiedono in questo momento.
QUINTO GIULIO non sarà comunque da solo. La legione di COSSO URSO, dopo che QUINTO con la sua legione avrà fatto da apri-pista, attraverserà il Padus per controllare, ed eventualmente impedire, rinforzi gallici, provenienti da occidente, in aiuto al loro insediamento.
MARCELLO LECA dovrà vedersela con le armate galliche che ormai da anni saccheggiano il territorio ligure. Una di queste è ormai comandata da un loro capo tribù ed è al pieno della potenza. Un’altra ha la metà degli uomini che normalmente hanno queste armate barbare. Non hanno ancora attaccato Segesta, nonostante sia scarsamente difesa, perché, presupponiamo, è stanziata nell’Etruria settentrionale, vicino al confine con la Liguria, una legione repubblicana. A MARCELLO è comunque affidato l’incarico di attaccarle e ricacciarle nei loro territori. Dovrà approfittare della prima occasione a lui favorevole, magari puntando in un primo tempo sull’armata non completa, per avere possibilità concrete di successo. MARCELLO LECA ha già dato prova delle sue abilità tattiche e di opportunismo militare. FLAVIO GIULIO ha considerato proprio queste sue capacità e le passate esperienze belliche prima di assegnargli questa rilevante e difficile missione.
Il successo o, ahinoi, l’insuccesso di queste due imprese determinerà la gloria o il disonore della nostra famiglia e il trionfo o una terribile disfatta per ROMA!

Inverno 270 a.C.
È successo l’impensabile. Due nostri manipoli di Guardie cittadine, capitanate dal sottoufficiale Marcello, in viaggio verso Segesta si sono venduti, per vile denaro, ad un non meglio identificato nemico – si sospetta dei galli. Cosa mai accaduta da quando ROMA è nata! Faranno bene questi traditori a nascondersi perché se verranno presi saranno sottoposti a pene orribili. Il nostro duce FLAVIO GIULIO, tremendamente scosso, ha indetto una riunione familiare, per le Calende di Marzo, per prendere i necessari provvedimenti perché quello che è accaduto non si possa ripetere in futuro.
Veniamo a sapere che il grande Impero Seleucide ha siglato una pace con i nostri nemici cartaginesi.
Altre notizie diplomatiche: tregua dei seluecidi con l’Egitto tolemaico. Questo ci fa sperare che quest’ultimo concentri i suoi sforzi bellici col confinante Impero cartaginese.
QUINTO GIULIO ha raggiunto il suo obbiettivo con una rapidità davvero impressionante data l’assenza di qualsivoglia tracciato stradale dopo aver oltrepassato il Padus – questo dimostra la barbarie in cui versano questi popoli e l’opera civilizzatrice che attende ROMA. L’insediamento gallico, il cui nome è Patavium, viene cinto d’assedio e viene iniziata la costruzione di quattro macchine d’assedio di tipo Ariete.
Anche la legione di COSSO URSO ha attraversato il grande fiume. E subito intercetta una piccola armata gallica in marcia verso Patavium. Dati la consistenza del nemico e l’ordine di non far arrivare rinforzi all’insediamento gallico, COSSO attacca. Il nemico cerca invano, indietreggiando, di non entrare in battaglia. Il Generale romano forza i suoi per raggiungerli e per costringerli alla pugna. Nei pressi del lacus Benacus sono raggiunti.
BATTAGLIA DEL LACUS BENACUS
«COSSO URSO è al comando di 2.985 uomini contro soli 964 guerrieri gallici. A meno di incredibili idiozie, la vittoria è certa.
Piove moltissimo. Il cielo è nero come la pece.
COSSO fa schierare i suoi su quattro linee:
- 5 manipoli di Principes, con l’ordine di tirare a volontà, in prima linea;
- altri 5 di Principes in seconda linea;
- gli ultimi 3 in terza;
- 4 Triarii in quarta, al centro, con la guardia del Generale subito dietro;
- 1 reparto di Equites all’estrema sinistra della quarta linea;
- 1 reparto di Equites all’estrema destra.
I galli, in questo schema di formazione:

......lancieri.......
lancieri – lancieri
.............schermagliatori

COSSO dà immediatamente l’ordine ai due reparti di Equites di caricare gli schermagliatori nemici.
Contemporaneamente, fa muovere, in formazione, i suoi Principes e Triarii in modo da avvicinarsi e impressionare i galli.
La resistenza degli schermagliatori, nonostante il loro armamento leggero, è più forte del previsto. Un reparto di Equites va in rotta.
Il Generale romano li richiama all’ordine. Il reparto arresta la sua fuga. Coprendoli di insulti, COSSO URSO gli riordina di riprendere il combattimento. Questi, ancora titubanti, si lanciano in aiuto dell’altro reparto ancora impegnato nello scontro.
Intanto i soldati romani si sono avvicinati quanto necessario perché COSSO ordini alla prima linea di Principes di attaccare quella di lancieri gallici. Secondo tradizione militare romana, prima del corpo a corpo, verranno lanciati i pila in dotazione.
Appena i primi Principes vengono a contatto col nemico, il Generale romano fa attaccare la seconda linea di Principes, senza, questa volta, il preventivo lancio dei pila.
I galli sono sopraffatti dal numero, dal valore e dalla preparazione e dall'equipaggiamento militare romano. Nulla possono la loro proverbiale resistenza e ferocia.
Nel giro di poco tempo volgono le spalle ai nostri e si danno alla fuga.
Solo tre fortunati si salvano. Il resto viene, senza pietà - hanno dimostrato di non meritarla o, forse, di non comprenderla -, passato per le armi.
Una vittoria netta da dedicare a ROMA e, in onore, ai 92 fieri romani che hanno sacrificato la loro vita in questa battaglia!»
DECIO GIULIO, in Sardinia, è costretto ad assoldare alcuni contingenti di mercenari locali per ben 3.900 denari. È venuto a sapere che la guarnigione di Caralis è aumentata grazie all’arruolamento forzato della popolazione. La legione di DECIO, dopo il reclutamento, continua ad avanzare.
(Polz)
00lunedì 11 settembre 2006 18:17
sempre piu avvincente [SM=g27963] [SM=x506651]
753 aC
00martedì 10 ottobre 2006 12:50
Estate 269 a.C.
Anche Capua ha raggiunto una popolazione sufficiente per fregiarsi del titolo di città. Ma ufficialmente l’insediamento non lo potrà ancora assumere. Le casse familiari non hanno denari sufficienti per la costruzione di un Palazzo del Governatore. L’impegno bellico ha per adesso la prevalenza.
Ad Asculum, finanziato, invece, in tempi economicamente migliori, il Palazzo del Governatore è completato. Fastose cerimonie sono in corso nell’insediamento romano per l’avvenuta qualifica a città. La partecipazione, graziosamente concessa, del nostro Duce all’avvenimento ne testimonia l’importanza per ROMA e per la nostra famiglia.
Il plurisecolare Egitto apre un altro fronte di guerra: l’Impero seleucide. Piacevolmente siamo anche informati che quest’ultimo ha rotto l’alleanza con Cartagine.
La legione di DECIO GIULIO, dopo aver attraversato l’aspra e selvaggia Sardinia, ha raggiunto Caralis. Viene messa immediatamente sotto assedio. Verranno allestiti due Punti di scavo e due Torri. Anche la flotta che aveva imbarcato la legione è giunta presso l’insediamento sardo; ormeggerà poco lontano.
Buone notizie giungono da Segesta. Le due armate galliche hanno abbandonato la Liguria. Tre i possibili motivi: l’approssimarsi della legione di MARCELLO LECA – i galli hanno già assaggiato la sua lama! – , supportata da quella repubblicana di stanza in alta Etruria; soccorrere Patavium dall’assalto romano; un loro nemico li sta impegnando in altre parti e sono necessarie in loco rinforzi. MARCELLO, comunque, avanza cercando di raggiungere il ponte situato sul Padus.
L’arretramento gallico predispone FLAVIO GIULIO a modificare ed ampliare i suoi piani originari. Avendo a disposizione due legioni, ad ovest quella di MARCELLO LECA, ad est quella di COSSO URSO, si può rischiare un invasione del territorio gallico a nord della Liguria. Non conosciamo assolutamente nulla su quella regione. Neanche se esista un loro insediamento al di qua delle Alpes – le possibilità che ce ne sia uno sono, comunque, alte perché la presenza di così tanti galli in Liguria non si spiegherebbe se non con un loro insediamento relativamente vicino. Inoltre, non sappiamo quale potenziale bellico nemico ci aspetti. Nonostante questi pericoli ed incertezze il nostro Duce allestisce la seguente organizzazione strategica. COSSO avanzerà da oriente in esplorazione. MARCELLO muovendosi da occidente, valicherà il Padus e punterà anch’esso verso l’insediamento barbaro scoperto – si spera – da COSSO. Eventuali armate nemiche dovranno essere affrontate o dalla legione di COSSO, se poste a levante rispetto all’abitato dei galli, o da quella di MARCELLO, se poste a ponente. Fortuna audaces adiuvat! E spesso la fortuna è l’altra faccia del genio. Convinti della perspicacia e dell’intelligenza del loro pater familia, nonché loro Duce, MARCELLO e COSSO si apprestano ad eseguire gli ordini di FLAVIO GIULIO.
COSSO URSO intercetta da subito una piccola armata gallica. Questa viene immediatamente attaccata. Sicuri della sorte che li attende, indietreggiano abbastanza perché la legione di COSSO non li possa raggiungere. Ma gli esploratori romani riescono a scoprire ciò che tutti i Giulii attendevano: un insediamento gallico, oltretutto di notevoli dimensioni e molto avanzato per il loro metro, in mezzo alla sconfinata pianura che da poco tempo abbiamo cominciato a conoscere, chiamato Mediolanum. La cattiva notizia è che è presente all’interno delle misere mura di legno una nutrita guarnigione di feroci galli. MARCELLO LECA, oltrepassato il Padus, interrompe la sua avanzata verso Mediolanum – è stato già messo al corrente della scoperta di COSSO dal nostro velocissimo, grazie soprattutto all’avanzata rete stradale completata da pochi anni, e organizzato servizio informativo – perché ha scorto ben tre armate galliche. Questa era una eventualità già prevista dal piano del nostro Duce. MARCELLO dovrà attirare a se quanti più guerrieri gallici possibili affrontandoli nei pressi del ponte occidentale che attraversa il Padus, in posizione, quindi, militarmente, favorevolissima. FLAVIO GIULIO prevede che, confidando nell’assenza di qualsivoglia acume strategico-militare dei galli, appena verrà avvistata la legione di MARCELLO, questi stupidi barbari si riverseranno a testa bassa e con tutte le loro forze contro i legionari romani a difesa delle loro terre.
Visti i nuovi sviluppi, a QUINTO GIULIO viene ordinato di mantenere l’assedio a Patavium.

Inverno 269 a.C.
Si susseguono gli insediamenti che hanno raggiunto una popolazione sufficiente per assurgere a città: Tarentum e Neapolis. La famiglia deve posticipare la costruzione del Palazzo del Governatore, e il conseguente riconoscimento, per mancanza di fondi.
Bollettino diplomatico: alleanza tra l’Impero seleucide e la Tracia.
DECIO GIULIO decide di mantenere l’assedio a Caralis. Non c’è alcuna motivazione per affrettare la conquista. Questa attesa indebolirà la guarnigione e metterà a dura prova la popolazione locale.
COSSO URSO è finalmente riuscito a raggiungere la piccola armata gallica che ormai sfuggiva da mesi. Lo scontro avviene presso un piccolo borgo di nome Bergomum, alle pendici delle Alpes.
BATTAGLIA DI BERGOMUM
«COSSO URSO dispone di 2.965 uomini. I galli, condotti dal guerriero più valoroso del contingente, di nome Togodummo, di 724.
Nella loro tipica formazione compatta, ci attendono nella posizione più favorevole che consente loro il territorio.
I nostri sono così schierati:
- una lunga prima linea di 10 manipoli di Principes pronti a scagliare i loro pila appena il nemico si avvicina;
- una seconda linea composta di 4 Triarii, due all’estrema sinistra e due all’estrema destra, dove notoriamente i barbari scaricano la loro cavalleria, con in mezzo la Guardia del Generale;
- una terza linea di 2 reparti di Equites, ai due lati dello schieramento.
I galli tengono la posizione. Ci muoviamo frontalmente, mantenendo lo schieramento, per impressionarli.
L’imponenza del numero e, ormai, la fama che accompagna i guerrieri romani li convince a ripiegare ed a abbandonare il campo di battaglia.
COSSO URSO dà ordine ai Principes di caricare. Lui e i due reparti di Equites si lanciano sul nemico.
L’impatto è, come sempre, devastante.
Ma COSSO non ha previsto due elementi che ad un generale romano non possono sfuggire: la prima è che i galli hanno fatto una ritirata calcolata e, seppur intimoriti, non perché presi dal panico; la seconda è che la cavalleria sarebbe entrata in contatto col nemico molto prima di essere supportata dalla fanteria.
La conseguenza è che, dopo un primo disorientamento, i singoli contingenti barbari hanno arrestato la fuga e si sono rivolti verso i nostri cavalieri.
Per evitare una carneficina il Generale romano ordina il dietro-front. Le perdite sono comunque ingenti. 153 cavalieri comprese alcune unità della Guardia di COSSO URSO. Quelle nemiche ammontano ad appena 114.
Una vittoria, seppur netta, che conta più romani uccisi che nemici caduti.
COSSO URSO è stato immediatamente chiamato ad Arretium, al cospetto del nostro duce FLAVIO GIULIO, per riferire dell’accaduto.»
Gli esploratori di MARCELLO LECA hanno individuato presso Mediolanum due armate galliche al completo, capitanate da un loro capo, ed una non al completo ma ben fornita.
Il nostro Duce, anche sulla base delle notizie avute da MARCELLO, ordina a QUINTO GIULIO di attaccare immediatamente Patavium; un eccessivo prolungamento dell’assedio, se da una parte indebolirebbe maggiormente la guarnigione a difesa dell’insediamento, dall’altra potrebbe consentire l’arrivo di rinforzi non solo da occidente ma anche da nord – nostre fonti estere hanno paventato ulteriori territori gallici a nord delle Alpes.
BATTAGLIA DI PATAVIUM
«2.976 fieri romani vs. 1.184 luridi galli.
I galli sono privi di un loro capo carismatico. Sappiamo che sono condotti da un certo Tancogeistla. Nome impronunciabile degno di gente incivile.
QUINTO GIULIO, esperto nel combattimento notturno, decide di sorprenderli nei loro sonni.
Le mura e il portone principale vengono abbattuti dai nostri Arieti.
Appena le nostre truppe valicano le difese del villaggio gallico, QUINTO si accorge di un fatto inaspettato: i guerrieri gallici ci attendevano e non sono assolutamente sorpresi dell’attacco.
Il sospetto che qualche schifoso traditore proveniente dalle sue fila abbia avvertito i galli sconvolge la mente del Generale romano.
Come una furia si lancia personalmente all’attacco urlando l’ordine di carica a tutta la legione!
In questa battaglia, solamente la preparazione, l’equipaggiamento e il valore dei legionari hanno permesso la vittoria.
QUINTO GIULIO reso oramai cieco dall’ira si è comunque battuto come un leone uccidendo, insieme alla sua Guardia, almeno un centinaio di feroci guerrieri barbari.
Per nulla preoccupato di rimanere circondato, si è introdotto, aprendo un varco utilissimo per i suoi soldati, fino al cuore dell’insediamento, lì trovando il meglio dei guerrieri gallici pronti a riceverlo.
La morte, seppur eroica, era ed è stata inevitabile.
Le perdite, per i romani, sono comunque pesanti: 513 uomini.
Lo sterminio è stato totale –1.184 su 1.184 – ma il giudizio sulla battaglia non può che essere negativo, oltretutto aggravato dalla perdita dell’ultimo dei due grandi generali – QUINTO GIULIO e VIBIO GIULIO, tutti e due ancora giovani uomini, ai quali la famiglia aveva riposto così grandi speranze.»
Dopo la distruzione dei templi dei loro falsi dei, sarà costruito a Patavium un maestoso Arco di trionfo a imperituro ricordo delle gesta del Generale romano. A ROMA, in suo onore, il Senato organizzerà grandi sacrifici presso il Santuario dedicato a Jupiter Pluvialis, protettore della città, e la famiglia Giulia finanzierà fastosi giochi e ricchi spettacoli.
L’ordine di ROMA è, in ogni caso, di non vendicarsi sulla popolazione civile ma solo di occupare l’insediamento. Importante sarà il ruolo di Patavium nel futuro della Repubblica. Dobbiamo dimostrare fin da subito il volto umano che contraddistingue la nostra superiore civiltà e la convenienza ad adottare i nostri usi e costumi.
Viene concesso un piccolo saccheggio – saranno depredati l’equivalente di 1.406 denari – giusto per accontentare la truppa. Le tasse sono rese al minimo.
Questo è un grande giorno per ROMA e i Giulii. La prima conquista fuori da territorio italico. La regione di pertinenza di Patavium sarà organizzata in Provincia e nominata Venetia.
Vengono subito riparate le strutture pubbliche che hanno subito danni nella battaglia, costruito un altare a Jupiter e riaddestrati i manipoli di Hastati e Triarii.
MARCELLO LECA arretra strategicamente in posizione favorevole. Si posiziona al di qua – in territorio ligure – del ponte che attraversa il Padus.

Estate 268 a.C.
Patavium, come prevedibile, è in rivolta. Molti civili e alcuni soldati sono rimasti vittime degli scontri urbani. Vengono iniziati i lavori per un Tempio a Jupiter.
La nostra famiglia è stata onorata di altre cariche pubbliche. Pretore a LUCIO GIULIO, Edile a MARCELLO LECA, Questore a FLAVIO GIULIO.
Si mantiene l’assedio a Caralis.
Gli dei ci hanno favorito. Solo pochi anni fa la situazione sembrava, agli occhi di qualche imbelle senatore, disperata – e già si metteva in dubbio la persona del nostro duce FLAVIO GIULIO e la qualità militare dei Giulii. In breve tempo la nostra grande Guida ha dimostrato, se ce ne fosse stato bisogno, in quali capaci mani il Senato ha affidato i destini di ROMA. Lo stato delle cose è ormai talmente favorevole che possiamo osare! Conquisteremo Mediolanum!
MARCELLO LECA, da occidente, e COSSO URSO, da oriente, muovono verso il grande villaggio gallico.
Le avanguardie di COSSO individuano due armate galliche al completo condotte, entrambe, da un esponente del clan dominante che stanno marciando verso Patavium.
La legione di MARCELLO è intercettata da un’armata di galli presso il territorio abitato da una popolazione che i romani chiamano Taurini; la battaglia è inevitabile!
BATTAGLIA TAURINIA
«L’armata gallica è imponente. 4.279 feroci guerrieri comandati da una leggenda presso il loro popolo: CASSIVELLAUNO DI CARCASO. Un condottiero equivalente ad un nostro generale a sette stelle!
MARCELLO LECA dispone di 2.949 prodi romani ed è supportato dall’esperienza del generale SESTO LACONE.
Militare di grande intuito, MARCELLO dispone in uno schieramento a “V” allargata i suoi 10 manipoli di Hastati, pronti a lanciare i loro pila appena possibile.
Distanziati dalla fanteria romana ed in una unica linea, 3 manipoli di Velites e 1 di Frombolieri, tutti e quattro in formazione estesa e con l’ordine di tenere la distanza.
SESTO, con 2 manipoli di Velites e 2 reparti di Equites, viene fatto appostare in un boschetto alla destra del fronte di battaglia, in modo da sorprendere il nemico sul suo lato sinistro.
L’inferiorità numerica ha oggi il suo peso. I galli sono guerrieri resistenti e brutali e in questa battaglia hanno con loro un capo dal carisma al limite del mitico e dalle capacità di comando straordinarie.
I galli nella loro abituale formazione compatta – disposizione su quattro linee, cavalleria ai lati e comandante dietro alla quarta – si spostano sul nostro lato destro, il più vulnerabile. Già questo dimostra che sono condotti da un uomo che “mastica” tattica militare, a differenza delle loro abituali cariche frontali.
Grazie alla loro preparazione, i romani non sono colti di sorpresa. MARCELLO fa ruotare lo schieramento in modo da avere gli avversari sempre frontalmente.
Il piccolo contingente di SESTO rimane in attesa, ancora nascosto agli occhi dei guerrieri nemici.
La tattica di MARCELLO è quella di “abbracciare” mortalmente il compatto schieramento barbaro, fiaccato precedentemente da un nugolo di pila provenienti da tutti i lati, e di disorientare con l’aiuto di SESTO gli eventuali reparti che rimanessero al di fuori dell’accerchiamento romano.
L’idea è rischiosa per due motivi: il primo, più importante, lo schieramento è del tutto nuovo per i soldati romani e, quindi, non li aiuta il fatto di essere stati preparati. Il secondo, probabilmente i due primi manipoli ai vertici dello schieramento a “V” dovranno sopportare inizialmente, sebbene per pochi minuti, l’impatto della carica di tutta l’armata gallica; anche in questo breve lasso di tempo, non avendo la sicurezza di avere alle spalle altre schiere di soldati, il morale potrebbe vacillare.
L’importante, comunque, è che i galli rimangano nel loro schieramento compatto.
Purtroppo MARCELLO ha di fronte un condottiero eccezionale.
Capisce le intenzioni del Generale romano.
CASSIVELLAUNO dà l’ordine alla prima linea di warband di caricare i due manipoli più vicini a loro.
Contemporaneamente, insieme ai suoi reparti di cavalleria si lancia contro i nostri schermagliatori per metterli in fuga.
Velites e Frombolieri sono presi dal panico alla sola vista dell’impetuoso assalto dei cavalieri barbari.
Le warband, inorgoglite dall’assalto vittorioso del loro capo, assaltano, in un numero almeno triplo, i due manipoli di Hastati.
La situazione disperata impone al Generale romano di dare l’ordine al contingente di SESTO LACONE di attaccare i galli.
Ma tranne la prima linea, l’armata nemica è ancora bella compatta e non impegnata nei combattimenti.
MARCELLO LECA ha ben presente questo e nel dare l’ordine a SESTO lo ha istruito sul cosa fare: cercare di impegnare o infastidire più reparti barbari possibili senza entrarci in contatto.
Allo stesso tempo, visto la controffensiva nemica, ordina la carica frontale, con preventivo lancio dei pila, di tutti i suoi Hastati.
È consapevole che in uno scontro frontale, dato il numero dei galli e i primi successi in battaglia, le probabilità di vittoria sono scarse. Infatti impiegherà egli stesso e la sua guardia, i due reparti di Equites al comando di SESTO e quei pochi manipoli di schermagliatori che è riuscito a recuperare per uccidere CASSIVELLAUNO. Si spera, se l’impresa va a buon fine, di scuotere il morale dei guerrieri barbari.
SESTO e i suoi uomini sono riusciti ad arrivare nei pressi delle retrovie nemiche.
Mentre la cavalleria prosegue nel tentativo di raggiungere il capo gallico, i due manipoli di Velites e lo stesso SESTO si impegnano nell’attività di disturbo.
Gli effetti sono immediati. La formazione barbara comincia a perdere la sua compattezza al fine di evitare i giavellotti romani e nel tentativo di impegnare i romani nel corpo a corpo.
Tutti gli Hastati, intanto, hanno raggiunto i loro fratelli d’arme impegnati da tempo e ormai sul punto di crollare. Possono così occuparsi, in superiorità numerica, dei galli provenienti dalla prima linea. Il resto dell’armata è ancora disorientata dalla imboscata di SESTO LACONE e dall’assenza di ordini del loro capo.
Subito CASSIVELLAUNO, accortosi della confusione dei suoi, comanda ai due reparti di schermagliatori, in quarta fila, di sbarazzarsi degli uomini di SESTO.
Il disordine messo in atto dai Velites di SESTO LACONE finisce, ahinoi, troppo presto. Attaccati dagli schermagliatori gallici non possono che difendersi e, conseguentemente, sono costretti ad abbandonare il loro lavoro di disturbo.
È il momento per CASSIVELLAUNO per ordinare la carica generale di tutta la sua fanteria.
Raggiungere il capo gallico non è impresa facile. Nonostante sia in ogni momento al centro della battaglia, si preoccupa costantemente della propria incolumità. Sa in quale misura è venerato dai suoi; una sua dipartita avrebbe esiti disastrosi sul morale della truppa. Inoltre ha da tempo compreso le intenzioni di MARCELLO.
MARCELLO vede e riflette sulle difficoltà insite nel raggiungere CASSIVELLAUNO. Gli uomini impiegati stanno subendo forti perdite e nessun risultato. La fanteria romana ha retto, grazie alla solidità della sua preparazione, l’urto della carica nemica ma la sua resistenza, visto il numero e la ferocia dei galli, sarà prevedibilmente di breve durata. Per avere una chanse di vittoria deve a tutti i costi uccidere il condottiero barbaro. Vede in SESTO LACONE la sua ultima risorsa.
Ormai terminato il suo ruolo come comandante del contingente di disturbo, può avvicinarsi velocemente e agilmente alle spalle di CASSIVELLAUNO senza che questo se ne accorga. L’azione è ad alto rischio, al limite del sacrificio! Solo ad un uomo come SESTO, dalle virtù romane eccezionali, può essere chiesto questo! L’ordine è impartito.
Occupato da MARCELLO e dalla confusione della battaglia, il capo gallico, fortunatamente, non si accorge di SESTO. Quest’ultimo, dopo essersi avvicinato il più possibile, attende l’occasione favorevole per entrare in contatto con la guardia personale di CASSIVELLAUNO.
Il leader barbaro, impressionato dalla tenacia dei guerrieri romani, deve dare fondo a tutte le sue risorse militari; non può permettersi di tenere inutilizzato nessuno. Ordina una seconda carica generale in modo da ribadire lo scontro totale e, allo stesso tempo, sorreggere il morale degli uomini attualmente in combattimento.
È il momento buono per SESTO! Non esistendo più retrovie, le spalle dei galli, e anche quelle del loro comandante, non sono più protette.
SESTO esce allo scoperto e punta direttamente su CASSIVELLAUNO.
Fino all’ultimo secondo il capo gallico non si accorge di nulla.
L’impatto è devastante. Almeno un quinto della guardia di CASSIVELLAUNO perisce travolta della carica.
Il comandante barbaro non si fa prendere dal panico – che tempra! L’odio nei suoi confronti è misto ad una profonda ammirazione. Rivolge la sua guardia verso quella di SESTO LACONE e si appresta a difendersi; pur diminuita può, comunque, ancora contare su un numero superiore di nobili cavalieri rispetto a quelli di SESTO.
Contemporaneamente, – o infausto giorno! – la resistenza dei soldati romani è spezzata.
Come MARCELLO aveva previsto, gli Hastati non potevano prevalere in uno scontro frontale. L’astuzia del loro comandante ha vanificato l’ottima strategia del Generale romano. Inoltre, la morte di CASSIVELLAUNO non è ancora arrivata e il tempo necessario per altre strategie non può più fare affidamento sulle energie dei soldati romani.
I primi manipoli ad andare in rotta sono quelli che da più tempo sono impegnati nei combattimenti. Queste defezioni peggiorano di molto il morale e la fiducia dei romani.
Inutili sono gli incitamenti e le esortazioni di MARCELLO.
Il ripiegamento generale è inevitabile.
Sfiancati e presi dal panico, i romani sono facile preda dei galli e le vite di questi valorosi figli di ROMA sono falcidiate in gran numero.
Persa ormai la battaglia, MARCELLO LECA non si arrende! Vuole comunque terminare il suo obbiettivo: l’uccisione di CASSIVELLAUNO DI CARCASO!
MARCELLO vede che anche SESTO sta per soccombere. Ordina ai pochi che gli sono rimasti di puntare verso il capo gallico.
La maggior parte dell’armata gallica è impegnata ad inseguire i nostri in rotta, quindi, il bersaglio è relativamente facile da raggiungere.
Prima MARCELLO e un reparto di Equites notevolmente ridotto, poi due manipoli di Velites raggiungono la guardia di CASSIVELLAUNO. Lo scontro è feroce. Il capo gallico chiama a raccolta i suoi schermagliatori, più veloci nel muoversi. A costo di venire egli stesso colpito, gli ordina il lancio dei giavellotti sulla mischia.
Proprio uno di questi proiettili colpisce SESTO, che prima di cadere a terra, vibra il suo ultimo colpo mortale ad un cavaliere nemico.
I cavalieri di CASSIVELLAUNO stanno rapidamente soccombendo. Ma il condottiero barbaro si tiene al centro della sua guardia; confida in alcuni suoi warband che si stanno velocemente avvicinando.
MARCELLO deve tentare il tutto per tutto. Si rivolge con la sua guardia e quella residua di SESTO verso gli schermagliatori gallici, in modo da interrompere il lancio dei loro giavellotti. I pochi Equites rimasti, con la speranza di poter contare su una loro tenuta, restano a tenere impegnati la guardia di CASSIVELLAUNO. Ai due manipoli di Velites gli viene ordinato di scagliare i loro pila verso la guardia gallica anche al costo di coinvolgere i cavalieri romani.
La mossa è vincente! Un nugolo di proiettili investe la guardia del capo gallico. Molti dei suoi cavalieri sono colpiti e lo stesso CASSIVELLAUNO viene trafitto in più parti. Quello che rimane della sua guardia fugge in preda al panico. Gli schermagliatori gallici sono messi in fuga.
Prima che il grosso dell’armata nemica si riavvicini, MARCELLO impiega le sue ultime risorse di uomini per colpire gli sparuti reparti di galli che stavano accorrendo in aiuto del loro capo. Dopodichè, prima che la situazione diventi troppo pericolosa, suona la ritirata generale di ciò che rimane della legione.
Una sconfitta netta ha subito ROMA! Più della metà delle legione di MARCELLO LECA è stata annientata. Per di più, un bravo generale romano ha perso la sua vita per poter portare a termine l’ordine che aveva ricevuto – sarà eretta in suo onore una statua in marmo bianco presso il foro Flavio in Arretium. Unica consolazione, la morte di un capo-guerriero temibile, la cui eco avrà, certamente, conseguenze nefaste presso quei barbari popoli!»
Ad occidente la legione di COSSO URSO è attaccata da due armate galliche. Il numero più che doppio dei galli rispetto agli uomini della sua legione, sebbene rinforzata da altri tre manipoli di Principes, lo costringe al ripiegamento. La meta è il ponte sul Padus per conquistare una posizione favorevole cui attenderli. Durante il tragitto, le sue avanguardie avvistano un’altra armata gallica composta per lo più da mercenari. La guida un’altra leggenda vivente presso quel popolo: BRIGOMAGLO DI SABIS, familiare del clan dominante, le cui virtù di comando equivalgono ad un nostro generale a sette stelle.
A COSSO, anima focosa, già umiliato nel non aver potuto affrontare il nemico per palese inferiorità militare, gli si presenta una occasione di riscatto. Affrontare un condottiero barbaro di altissima levatura. A costo di una reprimenda del nostro Duce, osa e si prepara all’attacco in territorio veneto.
BATTAGLIA VENETA
«2.952 romani dovranno fronteggiare 1.953 galli.
La consapevolezza di avere una superiorità di 1.000 uomini non deve far commettere l’errore di sottovalutare in alcun modo lo scontro. Di fronte, COSSO URSO, valente generale ad una stella, avrà un condottiero di estrema capacità ed esperienza e solo questo elemento potrebbe colmare il deficit numerico che hanno i galli nei confronti dei romani.
Il Generale romano fa schierare i suoi 13 manipoli di Principes in unica linea. Ai vertici, 2 manipoli di Triarii da una parte e 2 di Triarii dall’altra.
I 2 reparti di equites, in seconda linea, uno dietro l’ultimo manipolo di Triarii di sinistra, l’altro dietro quello di destra.
COSSO si pone alle spalle del manipolo centrale di Triarii.
I galli, nelle cui fila sono presenti ben 4 reparti di cavalleria leggera mercenaria, si dispongono, come da loro consuetudine, su tre linee compatte con il capo gallico dietro a tutti.
Il lungo fronte romano, composto da ben 17 manipoli, è pensato per impressionare il nemico. E tale è l’effetto, tanto da dare l’impressione di una lunga corda pronta a prendere alla gola chiunque avesse l’ardire di avvicinarsi troppo al suo centro. Ed è proprio nel mantenere il centro al nemico che l’addestramento e la disciplina dei legionari saranno messi a dura prova.
Le condizioni atmosferiche non ci aiutano: il terreno è coperto dalla neve, nevica e fa molto freddo. Tutto questo avvantaggia il nemico abituato a combattere su questo tipo di terreno e in questo clima.
BRIGOMAGLO adotta una tattica d’attesa e, aiutati dal tempo, fa nascondere i suoi nella boscaglia, dov’è schierata la sua armata.
COSSO è impreparato a questo. Tranne che per la guardia del capo, non scorge nessun altro guerriero barbaro. I galli potrebbero essere ovunque all’interno della macchia.
Fortunatamente la sua abilità strategica e la sua lunga preparazione nelle arti militari lo sorreggono. Il Generale romano fa muovere tutto lo schieramento avendo come riferimento, per il centro, BRIGOMAGLO. Si sposterà di piccoli tratti in piccoli tratti. Spera così di svelare i nascondigli dei nemici. Conta su un elemento fondamentale: il fronte è talmente ampio da raggiungere i confini del bosco. Nessun manipolo romano potrà essere colto di sorpresa alle spalle.
La valitudo militaris viene confermato dai fatti: uno dopo l’altro i vari contingenti nemici sono costretti a svelarsi per non essere, singolarmente, costretti ad ingaggiare un combattimento. Il resto non ancora scoperto esce dai nascondigli per rientrare in formazione ed affrontare unito il nemico romano.
Questo è il momento determinante per la vittoria. Neanche la grande abilità del capo gallico può nulla contro una compiuta manovra di accerchiamento.
Tenta un’ultima risorsa: sfondare il centro romano concentrando in quel punto tutta la sua armata. Ma il cappio romano è velocissimo. In pochissimi minuti la lunga linea romana si ripiega accerchiando completamente i galli.
Anche BRIGOMAGLO è all’interno, costretto a vedersela con tre manipoli di Triarii, muniti di lance micidiali per i poveri cavalieri.
Prima fiaccati da nugoli di pila, poi “lavorati” da migliaia di gladii e centinaia di lance, i galli vengono letteralmente macellati come tonni in una mattanza da tonnara.
Solo qualche fortunato riesce a sfuggire – per lo più cavalieri mercenari – in parte finiti dalla nostra cavalleria.
Anche BRIGOMAGLO soccombe attaccato da più parti senza che abbia potuto, se non in fase di schieramento, dimostrare e mettere in pratica le sue leggendarie arti militari.
1.727 galli sono rimasti sul terreno contro 585 romani. 221 sono i barbari che sono riusciti a sopravvivere.
Una vittoria netta che riscatta pienamente la disfatta di MARCELLO.»
Gli eventi della magnifica battaglia veneta raggiungono FLAVIO GIULIO. Per le capacità dimostrate viene attribuito a COSSO URSO una nuova stella di comando ma verrà tenuto conto, in futuro, della sua avventatezza nell’impiegare la sua legione in una battaglia non essenzialmente necessaria, che ha privato di risorse umane, seppur in maniera molto limitata, l’esercito romano in un periodo dove anche l’ultimo dei legionari è vitale per i destini di conquista dei territori oltre Padus.
COSSO URSO raggiunge il Padus e presidia il ponte in territorio umbro.

[Modificato da 753 aC 10/10/2006 12.51]

[Modificato da 753 aC 10/10/2006 12.52]

Pausania79
00martedì 10 ottobre 2006 13:46
La tua storia sta diventando piu' avvincente di un romanzo! Peccato per quella sconfitta che ti costringerà a rivedere le azioni militari. Attento a patavium i macedoni non ci metterenna molto a farsi vedere da quelle parti.
A caralis ti sta andando bene mi sono dovuto sobbarcare due attacchi di armate ribelli a pieni ranghi.
Ciao
Matthila
00mercoledì 1 novembre 2006 16:09
Ave 753 A.C., e complimenti per l'opera che stai scrivendo!
Se vuoi un consiglio, ogni tanto posta qualche cartina o qualche albero genealogico per rendere più chiara la situazione...
TGD5511
00mercoledì 1 novembre 2006 16:23
Bella opera..davvero [SM=g27960]
Secondo me a Taurinia, sapendo di avere contro un generale fortissimo, dovevi puntare tutto sulla sua uccisione.
I nemici scappano sul momento se al decesso del loro generale segue una carica.
Sono riuscito una volta a vincere una battaglia in rapporto numerico 1 a 4 coi galli in sta maniera (SPQR 5.0).
753 aC
00giovedì 2 novembre 2006 15:43
Re:

Scritto da: Matthila 01/11/2006 16.09
Ave 753 A.C., e complimenti per l'opera che stai scrivendo!
Se vuoi un consiglio, ogni tanto posta qualche cartina o qualche albero genealogico per rendere più chiara la situazione...



ti ringrazio.
è da tempo che vorrei inserire schemi, cartine e quant'altro di supporto alla versione scritta. non l'ho ancora fatto semplicemente perchè non sono capace di inserirli. ho chiesto già a Modred - che, gentilmente, mi ha risposto come fare - ma non ci ho capito nulla. forse mi potete aiutare ancora.
753 aC
00giovedì 2 novembre 2006 15:56
Re:

Scritto da: TGD5511 01/11/2006 16.23
Bella opera..davvero [SM=g27960]
Secondo me a Taurinia, sapendo di avere contro un generale fortissimo, dovevi puntare tutto sulla sua uccisione.
I nemici scappano sul momento se al decesso del loro generale segue una carica.
Sono riuscito una volta a vincere una battaglia in rapporto numerico 1 a 4 coi galli in sta maniera (SPQR 5.0).



un grazie sentito. specialmente se proviene da uno scrittore del tuo calibro.

con generali o capi barbari con oltre tre stelle, è la tattica che uso in tutte le battaglie.
però, nella versione 6.1 (che allora usavo. adesso uso la 6.2), le cose non sono così semplici. il generale è sempre ben protetto (mi ricordo, specialmente, di una battaglia dove un capo gallico con ben sette stelle andava in lungo e largo presso la sua armata ma appena mi avvicinavo con la cavalleria subito ritornava in mezzo ai suoi reparti di lancieri o warband) e la sua morte non comporta un repentino crollo del morale delle rispettive truppe.
TGD5511
00venerdì 3 novembre 2006 13:29
Re: Re:

Scritto da: 753 aC 02/11/2006 15.56


un grazie sentito. specialmente se proviene da uno scrittore del tuo calibro.

con generali o capi barbari con oltre tre stelle, è la tattica che uso in tutte le battaglie.
però, nella versione 6.1 (che allora usavo. adesso uso la 6.2), le cose non sono così semplici. il generale è sempre ben protetto (mi ricordo, specialmente, di una battaglia dove un capo gallico con ben sette stelle andava in lungo e largo presso la sua armata ma appena mi avvicinavo con la cavalleria subito ritornava in mezzo ai suoi reparti di lancieri o warband) e la sua morte non comporta un repentino crollo del morale delle rispettive truppe.


Ti ringrazio per i complimenti, non avendo io mai giocato a SPQR 6.2 non ho idea di come sia il generale, ma se è davvero ben protetto bisogna dire che hanno fatto un passo avanti notevole [SM=g27960]
Matthila
00martedì 30 gennaio 2007 09:34
Dai continua questo AAR, adesso che sta diventando cosssì avvinecente..
Celta berserker
00martedì 30 gennaio 2007 18:21
Re: Concordo in pieno

Scritto da: Matthila 01/11/2006 16.09

Se vuoi un consiglio, ogni tanto posta qualche cartina o qualche albero genealogico per rendere più chiara la situazione...



Qualche screen della mappa strategica oppure di qualche scena saliente di battaglia non può che fare bene.
Renderebbe tutto molto più chiaro; con questo non voglio dire che il racconto sia ingrabugliato... per carità. [SM=x506627]

[Modificato da Celta berserker 30/01/2007 18.21]

Matthila
00mercoledì 31 gennaio 2007 16:11
Giusto.. servirà soprattutto quando le cose cominceranno a ingrandirsi e diventa difficile seguire tutto...
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