AAR con i Russi: L'arciere dello zar

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Caesar633
00giovedì 28 dicembre 2006 21:54
Salve a tutti, allora ho appena iniziato una grande Campagna con i Russi, difficolta VH\VH, con il Darth Mod.
Allora vorrebbe essere un resoconto un po'particolare, infatti non narrerò le gesta della nazione in generale, quanto lascerò che a parlare sia un semplice arciere, proveniente da Novgorod.
E' la prima volta che mi accingo a scrivere un AAR, e cercherò di garantire un frequente aggiornamento delle gesta di Vasyili (chissa perchè l'ho chiamato così [SM=x506644] ).
Spero che ne esca fuori qualcosa di interessante, e soprattutto spero che vi piaccia.
Premetto anche che è la mia prima campagna seria, quindi il risultato finale potrebbe giungere prima del previsto.
Vabbè andiamo a incominciare.
Caesar633
00giovedì 28 dicembre 2006 22:17
PROLOGO

Il mio nome è Vasyli, sono stato arruolato presso la milizia cittadina di Novgorod.
In realtà mi sono offerto volontario, ero stufo di questo freddo e dell'inattività che circonda il Monastero di San Basilio, dove sono stato allevato per 13 anni dopo che i miei genitorti erano morti a causa di un incursione Danese lungo la costa. Avevo solo 5 anni, ma giurai vendetta.
E sento che presto otterrò ciò che voglio.
La vita come i monaci non è tanto male, mi hanno dato le basi della lettura e della scrittura, inoltre mi hanno insegnato l'uso dell'arco, quest'ultimo fatto so che può sembrare strano, ma dopo le incursioni vichinghe nessuno si è più sentito al sicuro e persino i monaci hanno deciso di armarsi.
Nonostante questo l'esistenza qui è monotona e ho paura che rimanendo chiuso in questi chiostri, non potrò soddisfare il mio desiderio di vendetta.
Per questo ho deciso d unirmi all'esercito.


Caesar633
00venerdì 29 dicembre 2006 13:06
Capitolo I (AD 1080-1081)

Finalmente trovo il tempo per stendere un resoconto di quello che è avvenuto negli ultimi due anni.
Partimmo dal nostro campo di addestramento diretti verso ovest nell'estate del 1080, e giungemmo nei pressi della nostra capitale, Novgorod, dove ci unimmo alle guardie del Granduca Ysevold, che voleva guidare l'esercito contro un gruppo di Ribelli lungo il mar Baltico, mentre suo fratello Mikhail avrebbe condotto un altra armata verso sud.
Purtroppo infatti il nostro regno negli ultimi anni ha subito numerose frammentazioni per mano di boiari ribelli, rivoltatesi contro l'autorità del granduca e creando regni indipendenti.
Tutto ciò sta per finire, Ysevold non è un sovrano come gli altri, c'è stato inviato da Dio stesso per creare un glorioso impero, e decise che avrebbe ridato lustro a Novgorod annettendo quei regni ribelli al volere del granducato.
Così ce avviammo verso le infinite distese erbose che costeggiano il baltico, purtroppo le strade sono poche e in pessime condizioni, per cui l'avanzata fu difficile, i nostri muli si impantanavano nel fango, i nostri archi si piegavano per la forte umidità. Ma la cosa peggiore fu affrontare il nulla.
Camminammo per mesi in distese deserte, interrotte ogni tanto da qualche piccolo agglomerato di case.
Poi sopraggiunse l'inverno e quello che era un enorme campo dai colori della steppa si ricoprì di una neve bianchissima, che si estendeva fino all'orizzonte.
A un certo punto della nostra marcia scorsi un piccolo casolare nei pressi di una foresta.
Fu ordinato al reparto di arcieri in cui milito di andare a controllare, si temeva fosse un avamposto di briganti, che avrebbero avuto il loro campo nella foresta retrostante.
Con mia enorme sorpresa scoprii invece che era una stazione commerciale, dalla quale stava partendo una carovana diretta verso Novgorod, per commerciare Ambra.
Il mercante venne subito incontro alla nostra pattuglia vedendo i vessilli del granduca sui nostri piccoli scudi rotondi, e ci accolse all'interno di quella Yurta. Gli interni erano arredanti con una povertà disarmante, e lo stesso mercante ci fece notare che il commercio di ambra era solo agli inizi per cui si doveva accontentare di vivere in miseria, ma che presto sarebbe diventato ricchissimo.
Proseguimmo il nostro viaggio e alla fine dell'inverno giungemmo al confine con il regno dei ribelli Lettoni, ora dovevamo marciare fino alla loro insulsa capitale e ridurla in macerie.
Marciammo per tutta l'estate e la nostalgia di casa si iniziava a sentire, specie quando giungevano notizie dalla nostra terra natale.
Si sparse la voce che un porto era finalmente stato costruito a Novgorod; a noi questa notizia ci toccò relativamente, ma credo che il mercante incontrato durante l'inverno ne sarebbe stato felice.
Senza incontrare particolari intoppi giungemmo alle porte di Riga e ci preparammo all'assalto.
Personalmente rimasi deluso, mi aspettavo una grande battaglia, invece ci ritrovammo a dover conquistare un semplice villaggio, privo persino di mura difensive e difeso da dei contadini, armati di qualche lancia e ascia.
La battaglia infatti fu breve, noi arcieri, divisi in due battaglioni eravamo posti al centro del villaggio insieme alle due unità di boscaioli, che accompagnavano l'armata, mentre la cavalleria, composta dal granduca e da un'unità d kazaki era su un fianco.
Fummo fatti avanzare davanti ai boscaioli, e iniziammo a bersagliare i balestrieri che tentavano di colpire senza successo la nostra fanteria.
Il nemico allora decise di mandare i suoi lancieri a fronteggiarci, ma invano infatti appena usciti dalle viuzze del villaggio furono caricati da un orda di boscaioli armati di scure, che li decimarono senza alcuna difficoltà.
Nella breve mischia creatasi venne ucciso anche il loro duce, ponendo di fatto fine alla sortita.
Nel frattempo le truppe kazake a cavallo armate di arco, eliminarono un armata di boscaioli, che cercava invano d inseguirli.
Rimanevano solo un centinaio di contadini a difendere l'accesso alle loro case, ma a questo punto scese in campo il nostro condottiero, che voleva avere il merito di entrare per primo nella piazza del villaggio.
Per i contadini non ci fu nessuna speranza, vennero trucidati dalle asce dei cavalieri, dagli zoccoli dei cavalli e dai nugoli di frecce che ancora fioccavamo contro i poveri nemici.
Non un solo soldato sopravvisse, mentre le nostre perdite furono minime.
Ysevold decise d risparmiare gli abitanti in un grande atto di clemenza, ma scontentando i soldati che non videro la possibilità di bottino.
@Asdrubale@
00venerdì 29 dicembre 2006 13:52
Molto bello!Anch io sto facendo un campgna coi russi!sono molto belli da usare..non vedo l'ora di avere i fanti con ascia [SM=x506718]
Caesar633
00venerdì 29 dicembre 2006 15:33
Capitolo II (AD 1082-1083)

Sono alla fonda su una nave nel porto di Novogorod. Come è cambiata la mia città negli ultimi anni. Ero partito, che non aveva nemmeno un porto, e adesso al mio ritorno ha persino una piccola flotta e un piccolo molo mercantile.
Grandi notizie sono giunte da meridione, il Duca Mikhail, fratello di Ysevold, ha espugnato la città Smolensk, e iniziato la costruzione di una conceria.
Dicono che la battaglia sia stata grandiosa, nonostante i nostri avessero perso un ariete, grazie a tre compagnie salite sulle mura mediante le scale e all'eroica carica del duca stesso a colpire gli arcieri che bersagliavano i nostri la città venne espugnata.
Quanto avrei voluto esserci, anziché stare fermo a gestire l'ordine a Riga, che nel frattempo è diventata un piccolo borgo.
Dalla cittadina ci siamo spostati verso il porto dove adesso alloggiamo insieme ai rinforzi giunti da Novgorod nei termini di cinque compagnie di lancieri della milizia, e due unità di arcieri. Con noi c'è anche una spia, il suo nome non mi è concesso scriverlo, non posso svelare la sua identità per ragioni di sicurezza, comunque avrà il compito di infiltrarsi nella città di Helsinki e se possibile aprirci le porte.
Sta calando la sera e la tensione si fa palpabile tra poco meno di due mesi saremo di nuovo in battaglia.
~Ducis~
00venerdì 29 dicembre 2006 16:30
???? [SM=g27833]

Io preferisco farla o con i veneziani o il papato!!!
@Asdrubale@
00venerdì 29 dicembre 2006 16:32
Re:

Scritto da: ~Ducis~ 29/12/2006 16.30
???? [SM=g27833]

Io preferisco farla o con i veneziani o il papato!!!


apri un altro post...
Sirius 21
00venerdì 29 dicembre 2006 17:57
Bel lavoro, Caesar633! [SM=x506651]
Cacciatori Raubal
00venerdì 29 dicembre 2006 21:33
[SM=x506651]
Caesar633
00venerdì 29 dicembre 2006 23:20
CAPITOLO III (AD 1084-1085)

Siamo nella città di Helsinki ormai da anni, ma purtroppo il clima inclemente e la morte del nostro condottiero ci hanno costretto a svernare in questa gelida città scandinava.
E pensare che l'anno Domini 1084 era iniziato con le migliori aspettative, il Granducato riprendeva potere, il grande Ysevold era riuscito a varare delle riforme economiche tali da garantire almeno la sussistenza del paese.
Ma soprattutto io mi apprestavo alla mia prima vera battaglia.
Infatti nell'Estate del 1084 le nostre truppe erano alle porte di Helsinki e ci preparavamo all'assalto finale.
Avrebbe inoltre avuto inizio la mia personale vendetta.
Infatti la spia che ci stava appresso sulle navi, ci riferì che nell'insediamento non vi erano fanti semplici, bensì razziatori vichinghi.
Quando lo disse non ci vidi più, il mio animo bruciava e di fronte a me riprendeva vita il massacro che portò alla morte dei miei genitori, era il momento di fargliela pagare ai quei barbari. Preparai l'arco con estrema cura, all'alba sarebbe iniziato l'assalto e volevo essere pronto.
Il giorno dell'attacco ero eccitatissimo il sangue mi ribolliva nelle vene, però quando venne dato il segnale dell'avanzata, ero freddo come il ghiaccio, la rabbia si era congelata dandomi nuova forza. Adesso dovevo ucciderli tutti.
Seguimmo l'ariete fino a 50m dalle mura, poi mentre le torri iniziavano a bersagliarlo, io e la mia compagnia ci dedicammo al massacro dei razziatori vichinghi che sostavano all'interno dell'insediamento aspettando che l'orda dei nostri lancieri si riversasse all'interno.
Tre brecce aprimmo con i nostri arieti e 450 uomini si riversarono all'interno della fortezza. All'inizio i due reparti di razziatori vichnghi sembrava avessero la meglio, nonostante i nugoli di frecce che solcavano il cielo.
Erano veramente i terribili guerrieri che padre Georg mi descriveva quando sentivamo i resoconti delle loro razzie lungo la costa del baltico.
Sembravano invasati da come ruotavano quelle asce, troncando gambe e braccia ai nostri uomini.
La situazione sembrò mettersi male, quando i loro balestrieri tirarono i loro quadrelli su di noi, impedendoci di tirare con la frequenza desiderata. La terra intorno a me iniziava a tingersi di rosso, mentre i miei compagni giacevano morenti sul terreno.
Io stesso venni colpito di striscio da un quadrello, ma non so per quale miracolo mi sfiorò soltanto graffiandomi il viso.
La battaglia all'interno proseguiva furiosa, eravamo in una fase di stallo, finché non udimmo un grido, il comandante nemico era morto, e i vichinghi iniziavano a cedere terreno alle nostre milizie di lancieri.
Un altro evento favorevole volse a nostro vantaggio la battaglia; il generale insieme ai kazaki, facendo il giro della cinta era entrato in una breccia secondaria e aveva caricato i balestrieri, mentre i kazaki prendevano possesso della piazza al centro.
In pochi attimi la battaglia divenne una carneficina, i balestrieri vennero trucidati dalle asce, e il granduca ne eliminò una dozzina con la sua spada, a questo punto i tiratori non vedendo nessuna utilità nel combattimento contro simili avversari, presero a scappare verso la piazza, ma vennero crudelmente eliminati senza alcuna pietà.
Vedendo lo stravolgimento della situazione i razziatori presi dal panico abbandonarono le armi e iniziarono a correre cercando di sfuggire alla furia dei nostri, ma a parargli la strada il nostro grandioso duca e la sua compagnia di cavalieri, che li trucidarono senza lasciarne uno solo in vita.
La battaglia si concluse così con la nostra vittoria contro quegli sporchi barbari.
Anche questa volta il nostro duce ci impose di non trucidare la popolazione e di non saccheggiare la città.
A quest'ordine l'esercito iniziò a borbottare, era il secondo assedio che intraprendevano e nemmeno questa volta avremmo raccolto del bottino.
Poi però capimmo il perché di quella decisione, precisamente quando arrivò l'inverno e ci fece comodo trovare la popolazione tutto sommato ben disposta, case calde e dei viveri.
L'inverno trascorse tranquillo, finché non ci giunsero le notizie che una flotta pirata, probabilmente norrena, cercava di occupare il porto di Novgorod, fortunatamente venne sbaragliato dalla flotta del granducato.
Una notizia, come ho già anticipato, ci turbò invece all'inizio dell'estate dell'AD 1085, infatti Ysevold venne colto da febbri e con rammarico non solo dell'esercito ma della popolazione tutta morì.
Adesso il potere è nelle mani del nuovo granduca Vladimir, speriamo sia un degno successore di suo padre, che tanto fece per rendere grande il nostro paese.
Il castello appena costruito a Helsinki gli sarà dedicato a imperitura memoria per i posteri.
@Gaius Philippus@
00sabato 30 dicembre 2006 02:31
Maledette febbri [SM=x506650]

Bel lavoro complimenti.
L'Atleta
00sabato 30 dicembre 2006 10:45
Bel lavoro Caesar [SM=g27811]
Sirius 21
00sabato 30 dicembre 2006 11:06
Mi è venuta voglia di giocare coi russi... mi sa che saranno la mia prossima campagna. [SM=g27828]
L'Atleta
00sabato 30 dicembre 2006 12:27
Re:

Scritto da: Sirius 21 30/12/2006 11.06
Mi è venuta voglia di giocare coi russi... mi sa che saranno la mia prossima campagna. [SM=g27828]



Stessa cosa per me [SM=g27828] dopo che finisco questa coi Veneziani.
~Ducis~
00sabato 30 dicembre 2006 13:27
Complimenti!!!!!!! [SM=g27823]
A raga ma i cavalieri sarmati non sono russi????
TGD5511
00sabato 30 dicembre 2006 14:07
Complimenti vivissimi Caesar.
Hai avuto un idea stupenda con questo AAR, quasi quasi ti plagio :P
Caesar633
00sabato 30 dicembre 2006 14:52
CAPITOLO IV (AD 1086-1087)

Mentre scrivo dalla caserma d Novgorod, venti inquietanti squotono le nostre remote lande.
Con la morte del precedente Granduca, Ysevold il Magnanimo, alcuni boiari osarono alzare i loro vessilli sopra quello di Novgorod, formando bande di ribelli e briganti, che con nostro rammarico saccheggiano tuttora le nostre terre, sebbene il moto rivoluzionario inizi a retrocedere dopo il fallito assedio di Helsinki.
Infatti grazie al coraggio del conte Shuba di Milovsh e a quello della guarnigione, il loro tentativo di guadagnare una piazzaforte per la loro rivolta è miseramente fallito.
Tutto ciò avvenne mentre noi eravamo sulla strada per Novgorod troppo lontani per poter soccorrere i nostri fratelli, e a nostro malgrado li abbiamo dovuti lasciare al loro destino.
Ma non si persero d'animo, fecero rifugiare donne e bambini nella roccaforte e attesero il momento il cui il nemico avrebbe tentato l'assalto alle mura.
Molti semplici cittadini decisero di prendere le armi e dar man forte alla guarnigione locale.
L'attacco nemico non si fece attendere, ma non colse impreparati i difensori, che dagli spalti bersagliarono l'ariete di nugoli di freccie infuocate, mettendolo fuori uso con poche salve.
Non restava ke aspettare che le scale fossero appoggiate alle mura e che il nemico iniziasse la scalata.
Ma i lancieri imbottiti nelle loro armature di cuoio impalarono gli spadaccini che tentavano l'arrampicata.
Ormai una gra folla di nemici si era radunata sotto le scale attendendo il proprio turno per salire, ma il prode duca Smilosh uscendo dal portone prese sul fianco la marmaglia nemica costringendola a una rovinosa ritirata.
Con enorme atto di cavalleria, il duca decise di non inseguire il nemico limitandosi a uccidere il loro caporione, e lasciando vivere il resto di quella che ormai era solo un'accozzaglia di contadini male armati.
Sebbene la rivolta sia ormai sedata ci sono i sentori di una guerra contro i danesi, infatti un loro contingente è sbarcato nei pressi di Riga e riteniamo si appresti ad attaccare la città.
Caesar633
00sabato 30 dicembre 2006 14:55
Re:

Scritto da: TGD5511 30/12/2006 14.07
Complimenti vivissimi Caesar.
Hai avuto un idea stupenda con questo AAR, quasi quasi ti plagio :P



Plagia, plagia pure, ne sarei onorato, in fondo sei stato tu e i tuoi AAR su Rome Total War a darmi l'ispirazione.
Caesar633
00sabato 30 dicembre 2006 15:22
CAPITOLO V (AD 1088-1089)

il tempo passa lungo e tedioso qui a Novgorod, le nostre orecchie e i nostri archi sono tesi, notizie sempre più inquietanti ci giungono da ovest, la guerra è dichiarata e nei cantieri di Novgorod fervono i preparativi per la costruzione di una flotta in grado di competere con le temute navi vichinghe.
Fortunatamente la nostra flotta è dotata di uomini capaci e hanno impedito lo sbarco di ulteriori contingenti danesi nei pressi di Riga.
Ora che la guerra è giunta non aspetto altro che imbarcarmi e farla pagare a quei vichinghi che anni addietro distrussero la mia famiglia. Il momento della vendetta è finalmente arrivato.
Adesso ho persino un motivo in più per lottare, ho una nuova famiglia da proteggere. Mi sono da poco sposato nella capitale, e Rada è rimasta in cinta, non posso permettere che le succeda nulla di male.
Perciò presto lasceremo Novgorod per dirigerci a Riga e rompere l'assedio, infine porteremo il terrore nelle case di quei diavoli irsuti dei danesi.
Caesar633
00sabato 30 dicembre 2006 20:04
CAPITOLO VI (AD 1090-1091)

Con i Danesi la guerra è ormai aperta da quasi due anni.
Adesso ci stiamo rifocillando nei pressi di Riga, in attesa di imbarcarci per portare la guerra in casa di quei barbari pagani.
Non poseranno più i loro sudici calzari sulla nostra beneamata terra, il loro contingente di invasione è stato sterminato qualche mese fa lungo la costa.
Era una giornata piovosa, il fango ci arrivava alle caviglie, il contingente nemico, era appostato su una collina, ma era decimato dalla fame e dalle malattie, per la prolungata denutrizione e la mancanza di viveri.
Abbiamo avuto noi arcieri l'onore di aprire le danze, scagliando i nostri dardi sul drappello del generale nemico, mentre i kazaki con i loro archi ricurvi infliggevano profonde perdite tra gli arcieri avversarie e gli impedivano di sparare.
Con urla di giubilo vedemmo il loro comandante trafitto dalle nostre frecce.
Era il momento di far intervenire la cavalleria a inseguire i fuggiaschi.
Fu questione di attimi e la battaglia potè considerarsi finita, era diventata un massacro.
Purtroppo sappiamo che le nostre future battaglie non saranno così semplici, per questo ci stiamo preparando all'imbarco verso la città nordica di Stoccolma.
=Hidden=
00sabato 30 dicembre 2006 20:35
Molto bello! Bravo complimenti [SM=g27822]
Great Legionar
00martedì 2 gennaio 2007 01:37
e beh? un AAR così avvincente merita di continuare io sono due giorni che aspetto la continuazione(o hai perso la compagna e nn ce lo vuoi dire [SM=g27817] )
Sirius 21
00martedì 2 gennaio 2007 17:36
Merita di stare in evidenza, a quanto pare... [SM=g27811]
Caesar633
00martedì 2 gennaio 2007 19:42
Nono tranquilli, la campagna non è ancora finita, solo che tra feste, cenoni, raffreddori e compiti, non ho avuto il tempo di combattere per le strade di Stoccolma. Se riesco stasera vado avanti.
Caesar633
00martedì 2 gennaio 2007 23:36
CAPITOLO VII (AD 1092-1093)

Gli eventi stanno prendendo una piega drammatica per il Granducato di Novgorod.
Siamo su una nave, stiamo navigando nelle fredde acque del nord, torniamo in patria, lasciandoci alle spalle una rovina fumante di quella che un tempo fu una città danese e di cui oggi restano solo macerie insanguinate.
Che battaglia cruenta fu quella del 15 Dicembre1093.
Il cielo era terso e di un limpido quasi spettrale, la neve scricchiolava sinistramente sotto i calzari dei nostri uomini e sotto il peso degli zoccoli dei cavalli.
Sin dall'inizio era chiaro, che avremmo perso moltissimi uomini.
Stavamo combattendo in suolo danese e il loro re aveva soggiornato in quella città per passarvi l'inverno.
Ci mettemmo subito all'opera per scalare le mura con le scale, tentammo un classico assalto frontale, non avevamo uomini sufficienti per operare accerchiamenti o manovre simili.
Inizialmente la fortuna sembrò essere dalla nostra, la cinta difensiva venne occupata con relativa facilità, mentre il nemico si ritirava ordinatamente lungo le strade cittadine a formare dei blocchi per le vie d'accesso al centro della piazza.
Una volta rese sicure le mura, noi arcieri entrammo in città e disponendoci in linea insieme ai Kazaki, abbiamo iniziato a bersagliare con nugoli di frecce, il contingente di miliziani, preparando il terreno ai lancieri che li avrebbero colpiti una volta indeboliti.
A quel punto accadde l'impensabile, il re nemico e la sua cavalleria, ci si scagliò addosso con una foga sovrumana, spinti forse dal vino o da qualche droga sconosciuta a noi cristiani, iniziò a menare fendenti a destra e a manca, mutilando e uccidendo molti dei nostri.
Io stesso fui costretto per breve tempo ad abbandonare il mio arco e a utilizzare la corta daga che portavo al fianco per difendermi da quei violentissimi attacchi.
Fortunatamente la fanteria, vedendoci in così gran difficoltà, accelerò il passo e in tutta fretta scese i brevi pertugi che dalle mura davano sulla piazza.
In breve il combattimento genero in una mischia, in cui il valore del singolo serviva più della coesione e dell'addestramento di gruppo.
Alla fine i cavalieri si ritirarono, ma non era ancora giunto il momento di prendere fiato, un reparto di miliziani stava avanzando verso di noi, ma questa volta non eravamo impreparati; i nostri lancieri crearono una fitta foresta composta da scudi e lance, mentre noi bersagliavamo il nemico in avvicinamento.
Nonostante questo lo scontro si tinse si ancor nuovo sangue.
Il re e i suoi uomini tornarono a caricarci, rimanendo loro malgrado bloccati in quel fitto bosco di aste e punte.
Un nostro uomo, tale Ivan riuscì ad impalare Haakon, il re nemico, facendo retrocedere il nemico fin verso la piazza e lasciando il loro re morente sul lastricato della strada.
A questa prima vittoria noi commettemmo un grandissimo errore, infatti i mercenari, in previsione di una facile vittoria e di un ricco bottino, si lanciarono disordinatamente verso il centro della cittadina, dove ancora sostavano tre reggimenti danesi. Rischio di diventare una strage per i nostri. Il Granduca Vladimir diede ordine a tutte le fanterie di dare manforte ai mercenari che nel frattempo stavano cedendo, mentre lui stesso al comando dei suoi valorosi cavalieri stava percorrendo le anguste vie della cittadina per cogliere il nemico alle spalle e mandarlo definitivamente in rotta.
La manovra riuscì, i mercenari alleggeriti dalla morsa del nemico grazie all'intervento dei valorosi mercenari russi ripresero a combattere come professionisti, sbaragliando le prime truppe nemiche.
Intanto le truppe del prode Vladimir arrivarono alla piazza e colpirono alle spalle i battaglioni rimanenti, schiacciandoli con furore sotto il peso degli zoccoli dei loro stalloni puro sangue.
La battaglia presto degenerò in una mattanza.
Nessun danese riusci a scappare, vennero tutti trucidati e lo scontro presto poté definirsi concluso.
Il granduca sapendo che non potevamo fermarci e mantenere la città, diede a malincuore l'ordine di saccheggiarla demolirne ogni edificio distruttibile, rendendola una città fantasma.
Per molte notti i fuochi degli incendi arsero a imperitura memoria di ciò che sarebbe successo a tutti coloro che avrebbero mosso guerra al glorioso granducato di Novgorod.
Un evento rimase impresso nei nostri animi di solito imperturbabili dagli orrori della guerra.
Una mattina prima del sorgere del sole, vedemmo un'aurora di un colore rosso vermiglio, e il cui colore si rifletteva sulle nostre pelli dando a tutti un colorito rossastro, di una tintura sinistra però, color del sangue.
Quello strano presagio ci venne confermato dalle notizie giunte dalla madre patria, i Polacchi ci muovevano guerra e assediavano Riga.
Il nostro duce non perse tempo, mandò emissari lungo la costa e fece assoldare delle navi mercenarie, non potevamo perdere un solo istante, il regno creato tanto faticosamente da suo padre era in pericolo, e ancor di più lo erano le nostre famiglie.
Great Legionar
00mercoledì 3 gennaio 2007 00:07
NOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!! così no porca zozza, NN TENERCI SULLE SPINE!!!!!!!!!
Sirius 21
00mercoledì 3 gennaio 2007 19:12
Sapevo che sarebbe successo... a forza di leggere 'sto topic ho cominciato una campagna coi russi... mitico!
Caesar633
00mercoledì 3 gennaio 2007 23:38
CAPITOLO VIII (AD 1094-1095)

Ormai ne il freddo ne la fame sembrano più tormentarci, siamo spettri, fantasmi di una gloriosa armata partita per dominare il nord e adesso ridotta a esercito di straccioni.
Quell'oscuro presagio visto una notte di quattro anni fa non sbagliava, le nostre mani si sarebbero davvero coperte di sangue, ma non sarebbe stato dei nostri nemici, bensì quello dei nostri compagni abbandonati nella morsa del gelo e della neve mentre eravamo costretti a fuggire, verso la capitale, Novgorod, ultima speranza per il nostro Granducato.
Eppure le premesse per la vittoria c'erano tutte, ma il fato ci fu avverso.

Sbarcammo nei pressi di Riga all'inizio della Primavera, pronti a rompere l'assedio che la stringeva. Eravamo gravidi di speranze; il conflitto scoppiato tra noi e i danesi era scemato ad una serie di piccole scaramucce marittime e a breve venne suggellata la pace.
Avvistammo la retroguardia polacca dopo soli pochi giorni di cammino, e ci preparammo subito a dar battaglia a quegli sporchi invasori.
Eravamo su una collina, e loro sotto di noi a valle, bivaccavano tranquilli, evidentemente non si aspettavano che il Granduca con il suo esercito si fosse mosso così velocemente.
Ma noi eravamo lì, pronti a difendere la madrepatria e le nostre famiglie. ci schierammo immediatamente, dovevamo coglierli di sorpresa, Il nostro duce decise di porre noi arcieri in prima linea, e la cavalleria kazaka sul fianco destro del nostro schieramento.
Partimmo subito alla carica bersagliando il nemico con nugoli di frecce, sentivamo il terreno sotto di noi tremare sotto il peso dei cavalli kazaki, che discendevano la collina mentre formavano un cerchio in costante movimento che bersagliava i lanciatori nemici.
Non avevamo pietà, ci avevano attaccato alle spalle, mentre noi eravamo lontani e adesso avrebbero pagato con il sangue quel loro misfatto.
Le nostre frecce uccisero il generale nemico,e quei vigliacchi dei suoi cavalieri lo lasciarono lì a morire nel fango per fuggire senza il peso di un ferito.
A quella vista l'intera armata nemica tentennò, i loro boscaioli, che avevano tentato di caricarci, vennero sopraffatti dalle lance dei nostri e si diedero alla fuga.
Vladimir appena li vide correre giù per il pendio, non perse tempo e li inseguì causando numerosi morti tra le loro fila.
Prendemmo molti prigionieri, ma il Granduca non poteva avere pietà e decise di giustiziarli tutti.
Mentre festeggiavamo per quella vittoria, che per quanto piccola indicava il valore di noi russi sulla feccia polacca, una spia giunse al campo con allarmanti notizie.
Un esercito polacco avanzava verso Novgorod.
Non potevamo permetterlo, avevamo tutto là, le nostre famiglie erano in città.
Perciò senza perdere tempo e senza rimpinguare la nostra armata stremata partimmo all'inseguimento.
Fu una marcia che durò molti mesi, e non riuscivamo a coprire le distanze, malgrado tutto la nostra unica speranza sarebbe stata che assediasse Novgorod, così da poterla raggiungere e attaccare alle spalle.
Purtroppo senza alcuna logica apparente i Polacchi si diressero verso la steppa, lasciando incolume la capitale. Eravamo già pronti a festeggiare, ma un'armata più piccola si stava dirigendo verso Novgorod, attraversando il granducato da sud verso nord.
Riprendemmo immediatamente la marcia, nonostante le strade e i sentieri fossero praticamente inutilizzabili a causa della neve, proseguimmo concedendoci brevissime soste.
La loro armata era ferma a qualche miglio dalla città, troppo perché i nostri potessero giungere in nostro soccorso, decidemmo però di non attaccarli, eravamo troppo malconci per combattere un esercito fresco, così ci accampammo in attesa che il nemico, assediasse la città.

Le cose non andarono secondo i piani, l'armata non strinse d'assedio la città, ma ci attaccò.
Noi non ci facemmo trovare impreparati, e nonostante la neve ci impedisse di vedere chiaramente ci disponemmo su una collina in attesa che il nemico arrivasse.
E i Polacchi non si fecero attendere, tentarono un primo assalto isolato con la loro cavalleria contro i nostri arcieri, ma noi avevamo già le frecce incoccate e appena li scorgemmo tra la bufera, le scagliammo uccidendone una decina.
Ritentarono la carica, ma anche questa volta vennero abbattuti, ma non si ritirarono, anzi proseguirono la loro corsa verso un tragico destino.
Dei lancieri russi erano appostati in mezzo agli alberi e non appena i cavalieri furono vicini i fanti li caricarono senza pietà, molti rimasero impalati, mentre la restante cavalleria si preparò a un'ignominiosa rotta.
Per un attimo sembrò che l'esercito nemico si stesse ritirando, ma in realtà si stava riorganizzando su un'unica fila di fanti e cavalieri per una carica frontale, che secondo i loro piani avrebbe dovuto portare allo sfaldamento del nostro fronte.
Il Granduca non perse tempo, fece arretrare noi arcieri e mise avanti i lancieri pronti a fare muro con le loro lance.
Intanto lui insieme ai pochi kazaki rimasti si spinse sul fianco destro del nostro esercito.
Voleva attaccare alle spalle l'esercito nemico una volta che fosse coinvolto in mischia.
L'idea di Vladimir funzionò, anche se per aggirare il nemico ci volle parecchio tempo e il fronte vacillò più volte portando persino noi arcieri a batterci in mischia.
Ma alla fine il duce nostro arrivò a toglierci di impiccio e colpendo alle spalle quei barbari, che si definivano nobili Polacchi, senza nemmeno un cavallo e armati di lance, li costrinse alla ritirata.
Iniziò un feroce inseguimento, non avremmo lasciato nessun polacco vivo in quella pianura, non facemmo prigionieri, un'intera generazione di Nobili polacchi venne annientata per sempre.
La collina presto si tinse del rosso cupo del sangue, che lentamente scorreva sulla neve immacolata verso la valle.
Purtroppo numerosi furono i morti anche tra i nostri. Saremmo dovuti rientrare a Novgorod a rifocillarci, ma il clima inclemente ci costrinse a rimanere in quel pantano nei pressi del campo di battaglia.
Passammo così la notte all'aperto, con la speranza che ci saremmo presto ricongiunti con i nostri cari.
Questa speranza venne però a mancare quando la mattina vedemmo all'orizzonte un'enorme armata polacca, comandata dal principe di Varsavia in persona.
Il nostro comandante non si fece prendere dal panico, e sebbene fossimo malconci a causa della giornata precedente, e con pochi uomini in grado di combattere decidemmo di cercare di arginare l'orda nemica alle porte di Novgorod.
Alla fine però non ci fu battaglia, se non per brevi istanti, ci soverchiavano a tal punto di numero che il Granduca a malincuore diede l'ordine di ritirarci.
Patimmo per la prima volta l'onta della sconfitta e il dolore di dover abbandonare i nostri morti e i feriti in balia di un nemico barbaro e crudele.
IMPERATORE MARCOAURELIO
00giovedì 4 gennaio 2007 13:50

una domanda un po sciocca:ma se l'arcere in questione dovesse morire?oppure si cerca di non farlo morire mai?
Caesar633
00giovedì 4 gennaio 2007 14:35
Per esigenze narrative evito di farlo morire, a meno che l'intera campagna non naufraghi verso disfatta certa.
Allora credo che gli darò degna morte e porrò fine all'AAR.

[Modificato da Caesar633 04/01/2007 16.15]

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