[Segnalazione] La caduta di Roma e la fine della civiltà

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Antioco il Grande
00venerdì 13 marzo 2009 23:05
Vorrei segnalare questo libro, uscito da poco. Premetto che non l'ho ancora comprato, e di conseguenza non l'ho letto, ma mi sembra interessante. A quanto pare il libro inizia da dove si conclude quello di P. Heather, edito da Garzanti, "La caduta dell'impero romano" e prosegue narrando ed analizzando gli eventi in Occidente tra V e VIII sec.d.C.

Titolo La caduta di Roma e la fine della civiltà
Autore Ward Perkins Bryan
Prezzo € 19,50
Dati 2008, 293 p., ill., rilegato
Editore Laterza (collana Storia e società)

Questa la sintessi che ne fa il sito IBS:

Roma non è caduta. O almeno cosi dicono le più recenti teorie storiografiche. La transizione al dominio germanico sarebbe stata graduale e pacifica, risultato di una progressiva integrazione delle popolazioni del nord, vitali ma primitive, nel grande organismo imperiale, raffinato e ormai prossimo all'esaurimento. II loro mescolarsi avrebbe dato vita a una nuova era di positive trasformazioni culturali. Niente affatto, sostiene Bryan Ward-Perkins. Ma quale integrazione, quale proficua sistemazione delle popolazioni esterne entro i confini dell'impero! "I Germani che invasero l'impero d'Occidente occuparono o estorsero con la minaccia della forza la massima parte dei territori in cui si stabilirono, senza alcun accordo formale sulla divisione delle risorse con i loro nuovi sudditi romani. Dovunque si abbiano testimonianze di una certa ampiezza, la norma era indubbiamente la conquista o la resa alla minaccia della forza, e non un accordo pacifico".



Pilbur
00domenica 15 marzo 2009 20:01
Interessante...una voce fuori dal coro, un ritorno alle vecchie teorie che vedono il barbaro come flagellum dei...
arysfalian
00domenica 15 marzo 2009 23:19
beh,a mio avviso la cosa è stata così.
Il tutto è disquisire sulla quantità.
a tal proposito avevo adocchiato in libreria un libro che traeva spunto dall'immigrazione barbarica nei confini per spiegarne poi la loro evoluzione all'interno.Non dico che ogni barbaro al di qua del limes portasse ferro e fuoco,ma di certo una politica controllata e di comando sulle genti entranti era fondamentale.Col collasso della struttura di potere,delle risorse e di tutto quanto il resto,si può parlare bene di invasione d'urto.Che poi questa immissione di linfa abbia giovato ad un impero in pericoloso stallo è un discorso a parte,che a primo atticco non mi sento di escludere.
Spero non sia troppo OF,comunque il libro è questo,posto proprio la foto che ho fatto così rendo più facile la ricerca se qualcuno è interessato

luifik
00venerdì 20 marzo 2009 19:12
Re:
arysfalian, 15/03/2009 23.19:

beh,a mio avviso la cosa è stata così.
Il tutto è disquisire sulla quantità.
a tal proposito avevo adocchiato in libreria un libro che traeva spunto dall'immigrazione barbarica nei confini per spiegarne poi la loro evoluzione all'interno.Non dico che ogni barbaro al di qua del limes portasse ferro e fuoco,ma di certo una politica controllata e di comando sulle genti entranti era fondamentale.Col collasso della struttura di potere,delle risorse e di tutto quanto il resto,si può parlare bene di invasione d'urto.Che poi questa immissione di linfa abbia giovato ad un impero in pericoloso stallo è un discorso a parte,che a primo atticco non mi sento di escludere.
Spero non sia troppo OF,comunque il libro è questo,posto proprio la foto che ho fatto così rendo più facile la ricerca se qualcuno è interessato







Letto, molto interessante...

arysfalian
00sabato 21 marzo 2009 04:31
Re: Re:
luifik, 20/03/2009 19.12:






Letto, molto interessante...





potresti farci una recensione al volo?
luifik
00sabato 21 marzo 2009 17:47
Re: Re: Re:
arysfalian, 21/03/2009 4.31:




potresti farci una recensione al volo?






Mah in pratica Barbero si ferma ad analizzare la situazione dell'immigrazione dei barbari nell'impero, nata come fenomeno utile e controllato, arrivando a determinare i primi periodi di comparsa di numeri barbari nell'esercito, se non sbaglio all'epoca di Marco Aurelio, puntando l'obbiettivo sulla pesante pestilenza che funestò il suo regno per poi ricostruire passo passo l'integrazione sempre più completa con i popoli soggiogati, è un pò che l'ho letto ma devo dire che lo stile di Barbero mi piace, divulgativo ma non per questo banale. Lo consiglio comunque...
luifik
00sabato 21 marzo 2009 17:48
Tra l'altro sono stato a vedere la mostra a Venezia l'anno scorso, "Roma e i barbari", ed è stata veramente appagante ed illuminante per certi aspetti... scusate l'O.T.


Ciau
Claudio II
00martedì 24 marzo 2009 13:19
Ottimo libro questo,va assolutamente in antitesi rispetto alle ultime teorie che ho letto,e condivido le stesse teorie di Perkins Bryan
luifik
00mercoledì 1 aprile 2009 17:47
Finito di leggere ieri, condivido appieno le tesi dell'autore, peraltro suffragate da notevoli rilevamenti archeologici.
Von Moltke il vecchio
00venerdì 10 aprile 2009 11:04
"La caduta di Roma e la fine della civiltà" - l'opinione di un lettore
Il libro è l'unico attualmente in pubblicazione in Italia di Parkins. Lo storico inglese infatti è autore di diversi saggi in Inghilterra e "La caduta di Roma e la fine della civiltà" è il primo edito nel nostro paese da Parkins. Nella prefazione lo storico anglosassone si dice contento del fatto che il suo libro (portato alle stampe nel Regno Unito nel 2005) sia stato diffuso anche Italia e con la nuova edizione ha potuto anche apportare delle modifiche sui riferimenti bibliografici. Parkins sin dai primissimi capitoli espone la teoria secondo la quale la caduta dell'Impero Romano d'Occidente non si sia consumata senza dolore per Roma e nega le tesi per cui il passaggio di consegne del potere tra romani e barbari sia avvenuto in modo automatico e indolore. Anzi a detta di Parkins il popolo di Roma ha affrontato, attraverso il porcesso di disgregazione dell'asse di potere romano, periodi di terribili sofferenze, causati dalla barbarie dei popoli invasori e dalla ferocia con la quale questi ultimi rispondevano alla negazione delle richieste che essi avanzavano ai romani.

Insomma Roma ha dovuto affrontare prima della definitiva caduta e della deposizione di Romolo Augustolo una lunga stagione di patimento di indicibile gravità, fatto di massacri e ripercussioni. Verso la parte conclusiva della propria storia millenaria le autorità di Roma (ma sarebbe meglio dire di Costantinopoli, visto che il fulcro dell'Impero si era spostato in Oriente sin dall'epoca di Costantino nel IV sec.) rimasero fondamentalmente ostaggio dei capi barbari e dovevano mostrarsi accondiscendenti a qualsivolgia loro richiesta. L'esercito imperiale era giunto ad integrare un numero elevatissimo di gente barbara (e l'integrazione delle armi si era dimostrato anche un ottimo strumento di coinvolgimento o inserimento societario) e i capi romani, che ormai erano in misura maggiore barbari romanizzati, si trovavano a far fronte alle nuove emergenze dovendo fare assegnamento su truppe prevalentemente barbare. Il dissipamento della colonna portante dell'esercito fu tra le maggiori cause della fine della civiltà romana nella componente occidentale dell'Impero.
Tercio Real
00domenica 19 aprile 2009 01:29
Io non ho mai creduto alle tesi secondo le quali non si puó parlare di invasioni barbariche, che parlano di fusione graduale, non senza alcuni confronti, tra mondo latino e germanico.

Parlando da un´ignoranza non da poco, i testi dei contemporanei parlavano della caduta di Roma poco meno come un Apocalisse, come una degradazioen totale o completa scomparsa delle istituzioni civili. E l´involuzione architettonica, tecnologica, delle infraestrutture e culturale é abbastanza bene documentata, essendo questo un fenomeno abbastanza piú brusco e non certamente graduale di quanto affermano le tesi odierne.
Parlo comunque da un´ignoranza su questi fatti e non conoscnedo fonti che riportare, bensí da ció che studiai nel Liceo e poca cosa piú e dall´intuizione.
Claudio II
00domenica 19 aprile 2009 12:47
Si potrebbe pure aprire un topic a rigurdo,è chiaro che le tesi dell'integrazione pacifica delle popolazioni barbariche nell'Impero è portata ai massimi estremi da studiosi anglosassoni o romani che hanno tutto l'interesse a nobilitare un poco le rozze genti da cui derivano(ed a cui somigliano ancora per certi versi).D'altra parte in diversi casi l'impero accolse con successo popoli barbari nei propri confini..
Antioco il Grande
00giovedì 9 luglio 2009 10:36
Ho quasi finito il libro. Il testo è molto ben fatto, chiaro e cristallino nella semplicità delle prove che porta.

Un esempio su tutti: durante l'Impero tutti avevano tetti coperti da tegole, comprese le bestie nelle stalle. Dopo la fine di Roma, in Occidente, specie in Britannia, tutti, compresi i re, abitano in case di legno con tetti di paglia (naturalmente la situazione varia da regione a regione). In Britannia le prime strutture di nuovo in muratura saranno due chiese erette, nel VII secolo da due monaci che avevano visto Roma durante un pellegrinaggio e fecero venire operai e materiali dalla Gallia per costruire due chiesette con muri di mattoni e vetri alle finestre, cose sconosciute nell'isola da duecento anni.

Inutile dire che sposo totalmente la tesi dell'autore che finalmente fa giustizia del "buonismo" di molti studiosi, specie tedeschi ed inglesi, che hanno minimizzato l'impatto dei barbari sul mondo mediterraneo, vedendo nelle "migrazioni di popoli", come le chiamano loro, una vitale trasfusione di sangue teutonico nelle rinsecchite vene del Mediterraneo morente. Finalmente questo testo ribatte a queste teorie e ridona a queste "migrazioni" il loro vero nome "Invasioni barbariche".


Claudio II
00giovedì 9 luglio 2009 11:55
Peccato che l'autore basi tanto la sua argomentzione sui reperti e ritrovamenti di cocci e simili in Britannia,che seppur una zona molto periferica è solo una piccola parte dell'impero.
Interessante sarebbe se le sue tesi si possano estendere a regioni più estese dell'impero,e probabilmente meno periferiche e più prospere...
Per quanto riguarda le sue conclusioni non posso che appoggiare tale linea di pensiero,i barbari si comportarono come tali e basta...prima durante e dopo le grandi invasioni del V secolo..
Antioco il Grande
00giovedì 9 luglio 2009 12:24
Sebbene molto spazio, ma non in modo eccessivo, sia dato alla Britannia, ed è comprensibile essendo elgi inglese, lo studioso spazia per tutto l'Impero (Africa, Spagna, Italia, impero romano d'Oriente), e dimostra, ad esempio, che mentre le tegole scompaiono in Britannia, rimangono perfettamente in uso in Oriente, dove i contadini in Siria risiedono in case in muratura e con tegole non solo nel V secolo, ma anche nel VI e VII passando poi alla dominazione araba senza un sensibile cambiamento di usi e costumi.

Lo stesso autore avverte che la situazione in Britannia rappresenta un caso limite e che, ad esempio in Africa ed Italia, il declino è meno marcato e meno repentino, ma pur sempre presente (ad esempio nella riduzione e poi graduale scomparsa del commercio navale di vasellame di ottima fattura che dall'Africa andava in Italia e che dalla conquista vandala va continuamente diminuendo fino a scomparire).

Quando segnala che le campagne tra Roma e Veio erano densamente popolate nel I secolo, mentre gli scavi archeologici dimostrano una sensibile diminuzione della presenza umana negli stessi luoghi nel VII, l'autore avvisa che non sempre l'assenza di reperti indica l'assenza di persone. Costruendo con materiali più deperibili, come il legno e la paglia ed usando ceramiche di pessima qualità e molto più fragili, gli insediamenti del VII secolo possono sparire senza lasciare traccia, rispetto alle strutture romane in mattoni e con tetti di coccio.

Nel complesso non mi sembra che l'autore abbia condotto un lavoro approssimativo, anzi è molto accurato e va con i piedi di piombo nel giugere a conclusioni, non vuole aver ragione per forza.
Claudio II
00giovedì 9 luglio 2009 13:16
Antioco guarda io non dico che il suo lavoro sia approssimativo,tutt'altro,l'ho letto tempo fa e mi è rimasto impresso la grande quantità di dati o reperti che è riuscito a reperire in Inghilterra,e parzialmente nella zona di Roma,dove è vissuto.Ecco le sue considerazioni si basano su queste relativamente piccole basi di reperti,e lo ammette strada facendo,dico solo che sarebbe molto interessante ricostruire bene come ha fatto per la Britannia(citando l'evoluzione della produzione di cocci e vasellame nonchè abitazioni ecc..) il declino economico in dettaglio di zone più centrali rispetto il Mediterraneo,tipo Gallia,Spagna,Illyria,Africa e Medioriente(che effettivamente declinò poco)..

Detto questo è un ottimo libro che vanta interessanti argomentazioni,migliori di altri autori per esempio,e aggiungo che è singolare che uno studioso di origine anglosassone non segua l'ultimo trend dei suoi conterranei...
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