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Crolla l'armeria dei gladiatori a Pompeii

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2010 20:25
01/12/2010 22:56
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Re:
=Morgoth Bauglir=, 01/12/2010 22.24:

estel, capisci bene che anche con i due soldi bucati che prendono possono comunque fare qualcosa, altrimenti se proprio sono senza soldi possono comunque appellarsi alle donazioni per fare un intervento di restauro, cacchio non è possibile che un tale patrimonio venga lasciato a sè in questo modo!
non siamo assolutamente diversi da quelli che prendevano il marmo dei templi antichi per usarlo come base del focolare delle capanne!!!!!!
bisogna prendere provvedimenti seri e salvare il salvabile.




Purtroppo da quello che mi hanno spiegato l'iter è molto più complicato di quando sembri.
Il punto è che quel patrimonio dovrebbe esser tutelato a prescindere da dove si trovi,anche se fosse al nord io sarei furibondo quindi ho detto tutto. [SM=g8231] [SM=g8231] [SM=g8231]
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"Per quelli come voi la violenza è un diritto,per noi un delitto"
Il Brigante Angiolillo prima di essere impiccato
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Fra Diavolo
Emergenza patrimonio.
Philippe Daverio: “Lo Stato ha fallito, più bravi i Borbone”

Mentre le celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia sono sempre più silenziose, decisamente fragorose e sempre più frequenti sono le bombe lanciate da autorevoli personaggi della cultura che stanno pian piano abbattendo il muro della retorica risorgimentale, riattribuendo i giusti meriti al sud pre-unitario e alla dinastia borbonica che lo condusse ai vertici del prestigio internazionale.

Sotto il profilo economico-industriale bastano i saggi di Paolo Malanima, direttore dell’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo del CNR e Vittorio Daniele dell’Università “Magna Græcia” di Catanzaro, e quello di Stefano Fenoaltea e Carlo Ciccarelli della Banca d’Italia per dimostrare che il sud non era affatto sottosviluppato rispetto al nord.
Ormai i grandi personaggi della cultura sono sempre più soliti nell’amplificare ciò che noi meridionalisti professiamo e facciamo oggetto della nostra battaglia culturale mai fumosa e poggiata, appunto, su cultura e studi in quanto consapevoli di essere “semplici” divulgatori di verità sotterrate.

Dopo l’amplificazione della legge borbonica sull’introduzione pionieristica della raccolta differenziata portata alla ribalta nazionale da Roberto Saviano, sulle pagine de “IL MATTINO” di Napoli del 1 Dicembre 2010 è il turno di Philippe Daverio, apprezzato e stimato critico d’arte e docente universitario, che decreta il fallimento della tutela del patrimonio artistico in Italia e la superiorità e l’efficienza delle Due Sicilie rispetto alla moderna nazione italica: «La tutela del patrimonio in Italia è un fallimento. Lo Stato ha fallito e l’Italia si è dimostrata meno capace di quanto fecero i Borbone nelle Due Sicilie che era un grande Stato».

Philippe Daverio sta per lanciare “Save Italy”, un progetto per portare all’attenzione dell’intera comunità internazionale il caso Italia e chiedere l’intervento di tutti per far qualcosa di utile alla salvaguardia del nostro impareggiabile patrimonio.
Del resto era stato proprio lui ad avallare la mia video-denuncia “Il ponte sullo Stretto che ammazza la cultura” ammonendo così: «In Italia viene ritenuto prioritario il ponte sullo Stretto di Messina. Vuol dire anche che per realizzare il ponte non si salva la Reggia di Caserta».

E significativo è, in chiave risorgimentale, un passaggio di una sua dichiarazione su “LA STAMPA” di Torino del 12 Dicembre 2009 in cui, pur valorizzando il patrimonio culturale torinese, Daverio trovò comunque il modo per dire ai piemontesi tra le righe che sono invasori: «il Piemonte non è Italia. Torino è la capitale di uno stato che ha conquistato l’Italia senza farne parte». Così confermando che il Risorgimento non fu un moto di unione ma una guerra senza dichiarazione, un’annessione del sud, unica parte del paese davvero indipendente e italiana, da parte di un nord sabaudo filo-francese (e inglese), quindi straniero.

Io sono d'accordo con lui dobbiamo dare la gestione agli stranieri.
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