POSTO IL PERCORSO GIÁ COMPLETO.
PERCORSO PLURIDISCIPLINARE
Alunno: Serrano Arranz Jaime
Classe: IV-B
Argomento scelto: Il prospettivismo
Filosofia- L´ultimo Nietzsche
Lett. Italiana- Pirandello
Arte- Il Cubismo
Introduzione:
Durante la fine del XIX secolo e l´inizio del XX secolo si evidenzia nel mondo culturale Occidentale la crisi delle certezze esaltate dal positivismo; la convinzione che la realtá sia un complesso di fenomeni materiali, regolati da leggi ferree, meccaniche e deterministiche, che la scienza, una volta individuate tali leggi possa garantire una conoscenza oggettiva e totale della realtá e, attravero di essa, garantire il dominio dell´uomo sul mondo.
Questa crisi di valori porterá alla base d´un mondo decadente, d´un irrazionalismo misticheggiante, che riprende ed esaspera posizioni giá largamente presenti nella cultura romantica della prima metá del secolo XIX.
Una risposta a questa crisi che vede la salita dell´irrazionalismo, di posizioni nichiliste e relativiste viene data da una corrente filosofica, da una visione del mondo nuova e originale, nascosta peró dietro alle grandi correnti culturali del tempo, il prospettivismo, che si presenta in diversi autori, come Nietzsche (curiosamente paradigma dell´irrazionalismo), Pirandello e nella teoria che sta dietro a una delle correnti artistiche piú importanti del secolo XX, il Cubismo.
Sará unicamente il filosofo spagnolo José Ortega y Gasset nel suo saggio “Il Tema del nostro tempo” a chiarificare esplicitamente questa dottrina filosofica.
Il prospettivismo nell´ultimo Nietzsche.
Solitamente si suddivide il filosofare Nietzschano in tre grandi periodi:
-gli scritti giovanili del periodo wagneriano-schopenhaueriano (1872-1876)
-gli scritti del periodo “illuministico” o “genealogico” (1878-1882)
-gli scritti del meriggio o di Zarathustra (1883-1885)
Tuttavia un gruppo sempre maggiore di critici e studiosi individuano un ultimo periodo, nel quale Nietzsche tratta problematiche del tutto nuove come la volontá di potenza, il nichilismo e il prospettivismo, ritenendo che essi rappresentino “il punto estremo” e forse anche il piú elevato del pensiero di Nietzsche.
Questo ultimo periodo sarebbe:
-gli scritti del tramonto (1886-1889)
É in questo ultimo periodo dove si assiste ad una radicalizazzione del prospettivismo.
Secondo l´autore non esistono cose o fatti, ma solo interpretazioni circostanziate di cose o fatti, cessando il mondo di avere un unico senso, acquistandone innumerevoli sensi, che corrispondono ad altrettante interpretazioni formulate da angoli prospettici diversi.
Nietzsche individua le circostanze che provocano questa molteplicitá di angoli prospettici nei bisogni e interessi collegati all´istinto di conservazione e alla volontá di potenza: “Sono i nostri bisogni, che interpretano il mondo: i nostri istinti e i loro pro e contro”.
Non é questo un idealismo soggettivo come quello di Fichte, pocihé come fa notare Nietzsche, visto che non si danno centri sostanziali dell´interpretazione, anche il soggetto risulta una costruzione interpretativa.
In pratica dirá il filosofo che giá affermare “tutto é soggettivo” é a sua volta un´affermazione soggettiva, essendo dunque un´altro punto di vista prospettico della realtá.
Dire che non esiste veritá assoluta, che tutto sono singole interpretazioni, che l´essere esiste solo all´interno delle singole e storiche prospettive con sui si rapporta ad esso, equivale a dire che non esiste un criterio assoluto di veritá e di falsitá.
Nietzsche peró puntualizza dicendo che il prospettivismo non significa che tutte le interpretazioni siano valide, il che sarebbe piú una sorta di relativismo.
Dunque l´autore evidenzia come criteri di scelta la salute e la forza, alludendo al globale modo di essere del Superuomo, inteso come colui che sa vivere senza certezze o fedi assolute, colui capace di accettare insomma la tragicitá della vita e il suo aspetto dionisiaco.
L´idea di prospettivismo rientra nel pensiero filosofico globale di Nietzsche se la s´intende come una pluralitá di prospettive che arrichisce di significato la conoscenza stessa, conoscenza dunque che é pluralitá di prospettive, d´interpretazioni e perció produzione e creazione continua, dunque volontá di potenza. É il superuomo dunque colui che possiede i criteri per rendere valida la propria visione prospettica.
Riporto ora la parte del saggio di Ortega y Gasset “Il tema del nostro tempo” relativo al prospettivismo, facendo notare come la pulcritudine dello stile discorsivo renda chiaro come il prospettivismo non porta al relativismo e neanche all´affermazione d´una realtá noumenica sconosciuta per noi, all´affermazione d´un ideale platonico:
“Da diversi punti di vista due uomini osservano lo stesso paesaggio. Comunque, non vedono lo stesso. La diversa situazione fa in modo che il paesaggio s´organizzi dinanzi a loro in forme diverse.
Ció che per uno occupa il primo piano e nota con vigore tutti i suoi dettagli, per l´altro si trova nell´ultimo e rimane oscuro e diffuso. Inoltre, come le cose messe una dietro l´altra si nascondono in tutto o in parte, ognuno di loro avrá porzioni di paesaggio che all´altro non arrivano.
Avrebbe senso che ognuno dei due dichiarasse falso il paesaggio dell´altro? Evidentemente, no; cosí reale é l´uno come l´altro.
Ma neanche avrebbe senso che messisi d´accordo, vedendo che i loro paesaggi non coincidono, li ritenessero illusori. Questo significherebbe che c´è un terzo paesaggio autentico, il quale non si trova sottomesso alle stesse condizioni degli altri. Purtroppo, quel paesaggio ideale non esiste e non puó esistere.
La realtá cosmica é tale che solo puó essere vista sotto una determinata prospettiva. La prospettiva é uno dei componenti della realtá.
Lungi dall´essere la sua deformazione, é la sua organizazzione.
Una realtá che, vista da qualunque punto, fosse sempre identica é un concetto assurdo.
Ció che succede con la visione corporea si compie ugualmente in tutto il resto. Ogni conoscenza é da un punto di vista determinato. Le “species aeternitatis” di Spinoza, il punto di vista ubicuo, assoluto, non esiste propriamente; é un punto di vista fittizio e astratto.
Non dubitiamo della sua utilitá strumentale per certi aspetti della conoscenza; ma é preciso non dimenticare che da lui non si vede il reale. Il punto di vista astratto solo proporziona astrazioni.
Questa forma di pensare porta a una riforma radicale della filosofia e, ció che é piú importante, della nostra sensazione cosmica.”
Dalla lettura del testo si evidenziano quattro punti importanti:
1) Ortega y Gasset tramite quest´immagine rende inutili le idee platoniche, il mondo iperuranico.
2) Mostra inoltre come sia inutile la negazione della visione dell´altro, che porterebbe solo al nichilismo.
3) Diversamente da Nietzsche, per Ortega y Gasset non ci sono criteri per discernere quale visione sia valida.
4) Diversamente da Nietzsche, l´autore spagnolo considera questo prospettivismo categoria inerente alla stessa realtá cosmica, potendo dire che si configura come categoria a priori non del sogetto (Kant), ma dell´oggetto e come esso si mostra al soggeto.
Il Cubismo
Il cubismo é un movimento artistico d´avanguardia creato dallo studio di Picasso e Braque attorno al 1908.
I principali punti teorici del cubismo sono la rinuncia alla rappresentazione diretta degli oggetti che vanno ricreati, cercando invece di rappresentare simultaneamente sulla tela diversi aspetti del medesimo oggetto. Cercare di rappresentare cioé che l´autore conosce dell´oggetto stesso, piuttosto che l´immagine che gli giunge attraverso l´organo visivo.
Per tale motivo nelle opere cubiste l´oggetto rappresentato é spezzato, analizzato e riassemblato nella forma mentale che l´artista ha dell´oggetto. L´artista tende a ritrarre l´oggetto in un contesto piú vario, mostrandone piú punti di vista.
Dunque lo sfondo e i piani prospettici si compenetrano, creando un ambiguo spazio vuoto caratteristico del cubismo.
La novitá del cubismo risiede nella volontá di rappresentare nella bidimensionalitá della tela la nostra conoscenza della realtá, non limitata all´aspetto di essa che appare al nostro occhio da un qualsiasi punto di vista, ma cercando di coglierla completamente.
La nostra coscienza, formata da una varietá di viste prospettiche ottenute con l´esperienza, ci permette di capire e riconoscere un oggetto nella sua totalitá anche quando di esso vediamo una sola parte.
In questo senso il cubismo coglie e fa sua l´idea di Nietzsche, implicitamente, secondo la quale la coscienza é una pluralitá di angoli prospettici.
La visione totale dell´oggetto non si limita a darci i vari aspetti del suo volume entro lo spazio, ma essa é determinata pure dal tempo, poiché come diceva Ortega y Gasset, il prospettivismo non vale solo per la realtá corporea, ma per tutti gli ambiti dell´essere umano.
É dunque la rappresentazione dell´oggetto una sintesi intuitiva e personale della totalitá dell´oggetto stesso interpretata dall´artista seguendone la propria conoscenza.
La storia del cubismo é divisa in quattro fasi fondamentali.
Il protocubismo (1907-1909)
Il cubismo analitico (1909-1912)
Il cubismo sintetico (1912-1921)
É nel cubismo analitico dove l´elaborazione della pittura richiede una sfaccettatura fitta, minuziosa, analitica del soggetto nelle sue varie “componenti”, un cubismo che si rifá a obbiettivi di tipo scientista, con molti autori che avevano intenti scientifici.
Il quadro “La fabbrica a Horta de Ebro” di Picasso del 1909 rientrerebbe nel periodo del cubismo analitico.Picasso direbbe poi che “matematica,trigonometria,chimica,psicanalisi,musica e non so che altro sono state imparentate con il cubismo per spiegarlo. Tutto ció non é stato che letteratura”. Infatti Picasso rientrebbe piú in quel cubismo Sintetico, che consiste in una piú libera e intuitiva ricostruzione dell´ oggetto
ritratto nella sintesi con cui si presenta alla mente del pittore nell´attimo in cui lo pensa rivivendolo interiormente.
Appartenente a questo stile di cubismo é la tela “Natura morta con sedia impagliata” del 1912, pure di Picasso. É in questo periodo che comincia anche l´uso di incollare sulla tela inserti ritagliati da giornali e da stampati o materiali vari. Sicuramente uno degli scopi di questi collages é evocare il reale, il reale nel quale viviamo e dal quale non possiamo prescindere perché ogni idea, pure la piú astratta, non puó che formarsi nella nostra mente se non con il contatto con ció che ci circonda.
Luigi Pirandello
“La realtá, io dico, siamo noi che la creiamo: ed é indispensabile che sia cosí. Ma guai a fermarsi in una sola realtá: in essa si finisce per soffocare, per atrofizzarsi, per morire. Bisogna invece variarla, mutarla, continuamente mutare e variare la nostra illusione”. Luigi Pirandello
In letteratura l´autore che sicuramente piú si avvicina a una visione prospettica del mondo é Pirandello, nato ad Agrigento nel 1867 e morto nel 1936.
La visione prospettica del mondo deriva peró in Pirandello da una concezione vitalistica di base del mondo.
L´intera realtá é vita, perpetuo movimento vitale, eterno divenire. Tutto é un flusso continuo di vita e dunque tutto ció che si stacca da questo flusso comincia a morire.
L´uomo, continua Pirandello, tende peró a cristallizzarsi in fomre individuali, anche se noi siamo pure parte indistinta dell´universale eterno fluire.
Tende l´uomo dunque a fissarsi in una realtá che noi stessi ci diamo, in una personalitá che vogliamo sia coerente e unitaria.
Ma questa personalitá é infatti un´illusione derivata solo dal sentimento soggettivo che noi abbiamo del mondo.
Non solo il singolo crea una visione fittizzia di se, bensí ogni individuo proietta su di noi una visione fittizzia personale riguardo la nostra personalitá.
Si arriva dunque al prospettivismo pirandelliano.
Essendo la realtá un perpetuo divenire essa non puó esser fissata in schemi e moduli d´ordine omnicomprensivi.
Il reale é multiforme, le prospettive possibili da dove puó esser visto sono infinite ed equivalenti.
Se a questo punto Nietzsche individua i caratteri per determinare quale visione della realtá sia valida e Ortega y Gasset direttamente si ferma a questo punto, in Pirandello si arriva invece a una posizione piú drammatica, a un relativismo conoscitivo.
Essendo equivalente ogni visione, ognuno ha la sua veritá e ne scaturisce un´inevitabile incomunicabilitá fra gli uomini.
Questa incomunicabilitá accresce il senso di solitudine dell´individuo che si scopre “nessuno”.
Queste tematiche che percorrono generalmente tutte le opere di Pirandello, sono comunque piú evidenti nel romanzo del 1909 “Uno, nessuno e centomila”, “Il fu Mattia Pascal” del 1904 e nella fortunatissima commedia “Cosí é se vi pare”.
Opere nelle quali la crisi dell´identitá individuale dinanzi alla scoperta della molteplicitá di viste prospettiche sulla propria personalitá é evidente.
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Come i nostri predecessori gli indiani ci accomuna un certo timore del sesso un eccesso di lamentazione per i morti e un costante interesse per sogni e visioni- JIM MORRISON